C
A P I T O L O
dodici
Ino alzò le braccia passandone uno
attorno alle spalle di Hinata, seduta accanto a lei nella vasca dell’onsen, «Quindi sono qui anche i ragazzi?!» domandò retorica,
un sorriso raggiante le colorava il volto, già arrossato dal vapore.
Tenten annuì affondando fino al
mento nell’acqua, poggiando la nuca al bordo del legno, «Neji ha
detto che Kiba li ha trascinati tutti qui» spiegò,
mentre Hinata guardava Ino, a metà fra la disperazione e
l’esaltazione.
«Quindi c’è anche Sai!» affermò
raddrizzando la schiena, liberando l’amica dall’abbraccio, «Ed io sono senza
trucchi!» aggiunse mentre Sakura rideva nell’angolo opposto del bagno.
«Non è una tragedia, Ino» le disse con
un sorriso, «dici sempre che è l’uomo della tua vita, no? Quindi vi sposerete,
e quando vi sposerete non potrai girare sempre truccata» le fece notare,
immergendosi poi fino al naso, facendo delle piccole bolle d’aria con la bocca.
«Ma lui sarà già mio e non dovrò più
conquistarlo» rispose Ino soddisfatta, seguita da Tenten che
sospirava, scuotendo il capo.
Non era sano che Ino facesse così,
certo, tutte le ragazze si truccano per sentirsi più carine, ma lei era
completamente ossessionata dai cosmetici e i vestiti.
Soffriva di shopping compulsivo, e la
sua teoria era dimostrata dall’armadio di scarpe che aveva nella sua stanza.
«Possiamo anche non vederli, se
volete» propose Tenten, tanto sarebbe comunque uscita
con Neji il giorno dopo, di certo non era lei a perderci.
Sakura fece spallucce, anche se
sapevano tutte che avrebbe voluto vedere Sasuke – soprattutto ora che
aveva scoperto che lui non era fidanzato.
Ino sembrò pensarci un attimo, e poi
si sistemò i capelli, legati sopra la testa con un mollettone azzurro «Va bene,
quando usciamo dì a Neji che li aspettiamo fuori» borbottò, come se
lo avesse fatto più per le sue amiche, ché per lei. «Ma adesso facciamo quello
che si fa nelle giornate fra donne…» continuò in tono categorico, come se la
sua parola fosse legge.
Avrebbe dovuto fare l’avvocato, Ino.
Sarebbe stata bravissima.
«Hina-chan,
come va lo studio con Naruto?» domandò sfiorando la spalla dell’amica che,
in gesto di protezione ed imbarazzo, si strinse nelle spalle come una
chiocciola offesa, nascondendosi dalla curiosità di Ino.
«Bene, non è poi così imbranato»
mormorò, rivolgendo un sorriso a Sakura che le si avvicinò, sedendosi accanto a
lei, «Va solo…».
«Stimolato?» suggerì Ino ammiccando,
facendola diventare rossa come un pomodoro.
«Ino, smettila!» la
rimproverò Tenten, che da quando si erano trasferite assieme si era
auto-proclamata difensore della pace e del rispetto fra di loro. Era come avere
un fucile puntato alla tempia ventiquattr’ore su ventiquattro, se ne stava lì,
pronta ad intervenire per rimbeccarle e dividerle – soprattutto quando si
trattava di Ino e Sakura. Quelle due erano come due uragani, e tenerle a bada
era assai complicato.
«Invogliato» parlò Hinata, ed Ino
ammiccò di nuovo guardando altrove, evitando di commentare.
Faceva così, insultava Sakura per
essere lo zerbino di Sasuke, prendeva in giro Hinata con le sue
battutine, ma non appena le vedeva in difficoltà non esitava ad aiutarle. Si
trasformava in un secondo, dal niente, diventando protettiva ed estremamente
dolce. Tenten l’aveva vista con Sakura qualche sera prima, il modo in
cui le aveva pettinato i capelli ed asciugato le lacrime mentre piangeva,
cercando di farla ragionare, abbracciandola e proponendo quella giornata alle
terme.
Faceva tanto la diva, ma
nel profondo non era così.
«Beh, io lo picchiavo…» commentò
Sakura, svelando il suo personalissimo modo di invogliare Naruto allo
studio, certa che Hinata usasse metodi più gentili che, con grandi
probabilità, funzionavano di certo più delle testate sulla scrivania.
Hinata sorrise, incrociando il
suo sguardo, «Me lo ha detto…» le rispose con una leggera risata, «Io gli
preparo la merenda!».
Il cibo era decisamente un metodo
intelligente ed efficiente.
Sakura era felice che parlassero e
studiassero assieme, soprattutto da soli, dove Hinata riusciva ad
essere a proprio agio, senza nessuno che la mettesse in imbarazzo più di quanto
non lo facesse già la presenza di Naruto.
Restarono ammollo per una buona
mezz’ora, e poi uscirono, cambiandosi ed avvisando i ragazzi che li avrebbero
aspettati fuori, così da poter andare a fare qualcosa assieme.
― ♦
―
Kiba sbuffò guardandosi attorno,
amareggiato, «Non potevamo andare in quelle miste?» domandò,
interrompendo Choji, intento a raccontare qualcosa
a Shikamaru e Neji.
«Così trovavamo qualche vecchietta
nuda?» commentò Naruto, seduto sull’orlo della vasca con l’asciugamano
sulla vita, accanto a Sasuke e Sai che, al suo commento, accennarono
ad una smorfia.
Non era una bella immagine, no.
Kiba lo guardò male, «Sì, ma
siamo…» incominciò, fermandosi poi a contare, «nove piselli, se continuiamo ad
uscire solo fra di noi diventeremo tutti gay!» continuò, sistemandosi meglio
con il gomito sull’orlo della piscina.
«Tranne Neji» gli fece notare
Rock Lee.
«E Sai» puntualizzò Naruto.
«Perché sono già gay?!» domandò
confuso Kiba, come se il fatto che fossero entrambi impegnati non fosse
rilevante, «Già Shikamaru ha una sottospecie di relazione con un tipo
che lo batte al suo stupido gioco» disse, ed il ragazzo sembrò risvegliarsi
dal suo stato di coma.
«Non ho una relazione con nessuno!»
affermò affondando poi nell’acqua fino al naso, ma Kiba sembrò
ignorarlo.
«Naruto si ammazza di seghe con
Lee, Choji è fidanzato con il cibo, e Sas’ke non
ho mai capito se sia gay o faccia finta» concluse – finalmente – la sua
complessa analisi, risparmiando solo se stesso e il suo amico Shino.
Naruto si tolse l’asciugamano
entrando in acqua, seguito da Lee che, urlando, tentava di fare le sue mosse
di Judo mentre Neji lo teneva fermo per un braccio.
Sasuke sospirò, allungando il
piede e tirando un piccolo colpo al polpaccio di Naruto, facendolo cascare
e andare a fondo.
Chissà perché soltanto a quei due
importava di quello che quel coglione
di Kiba avesse da dire.
Riuscirono a separare la rissa ancora
prima che iniziasse, e poi uscirono dalla vasca, andando a cambiarsi.
Naruto continuava a lanciare
occhiatacce a Kiba, ma la brutta aria che tirava migliorò nel giro di un
secondo quando Neji lesse il messaggio di Tenten ad alta
voce.
«Happy hour con le ragazze!»
urlò Kiba, fiondandosi fuori dallo spogliatoio per raggiungerle.
― ♦ ―
«Volete ordinare?» chiese la
cameriera, preparandosi già alla confusione che ci sarebbe stata.
Per fortuna, Sakura era stata previdente
e aveva fatto scrivere su un foglio tutti i vari drink, in modo da poterli
dettare velocemente, «allora» iniziò, seguendo con il dito la lista, «tre heartland, un azzurra cup,
un arcobaleno, un sotto le lenzuola» e Sakura arrossì,
morendo di vergogna nel dire il nome del drink, probabilmente di Kiba, «poi… un japanese ice tea, un purple rain, miami ice, tequila sunrise e un analcolico alla frutta» poi guardò alla
sua destra, dove Sasuke stava seduto appoggiato al bracciolo senza interesse
per il casino che stavano combinando gli altri, «e tu?» gli sorrise.
Sembrò che lui la stesse guardando per
la prima volta, e quegli occhi le fecero una tenerezza assurda. «Bloody Mary» borbottò poi, ritorno appollaiato sul
bracciolo, esattamente come faceva Tempura.
«Variante giapponese?» domandò la
cameriera, «c’è il sake e il wasabi».
«Va bene».
La donna finì di segnare tutto nel suo
blocchetto e se ne andò a preparare tutto l’occorrente. Sakura si sedette al
suo posto, tra Sasuke e Naruto, «lo hai mai provato? Con il wasabi,
intendo» gli chiese, riferendosi al cocktail.
«No» mormorò lui, rimettendosi dritto
con la schiena, «ma lo provo adesso» continuò, passandosi una mano tra i
capelli, «quindi non è un problema. E poi è fatto con il pomodoro, quindi sarà
buono a prescindere».
Sakura ridacchiò, «quindi potrei darti
da mangiare… non lo so, una pera marcia intinta nel pomodoro e tu la mangeresti
comunque?».
«Se ne andasse della mia sopravvivenza
direi proprio di sì» rispose, accennando ad uno di quei sorrisi nascosti che
lei era diventata brava a vedere. C’era un’aria diversa, tra loro due, Sakura
la percepiva, come se la storia di Asami avesse
bloccato la comunicazione che c’era tra loro – ma ora lei sapeva la verità, e
quindi poteva ancora sperare.
«Senti, Sas’ke»
iniziò, lisciandosi i pantaloni sulle ginocchia, appoggiandosi allo schienale
morbido del divanetto nero, «chi era quella ragazza che ti ha portato via
all’università?» domandò tutto d’un fiato. Non sapeva perché era così nervosa a
chiederglielo, dato che conosceva già la risposta. Voleva evitare di dirgli che
sapeva tutta la storia di Asami ed Itachi e il matrimonio – eppure ora si sentiva una specie
di stalker nell’avergli fatto la domanda. «Aspetta,
non rispondere, ho sbagliato a farti la domanda» mormorò poi, «Naruto mi ha
detto che è arrivata la fidanzata di tuo fratello da Londra» iniziò, facendo un
bel respiro per affrontare il suo sguardo, «è quella che ti ha rapito
all’università?».
«Già»
disse lui, sembrava rilassato, «si sposano, erano venuti a dirmi
questo».
«Davvero?» Sakura sorrise, mentre una
gomitata di Naruto la colpiva al fianco.
«Ehi, dobe,
sta attento!» lo rimproverò Sasuke, allungandosi a scuotergli la spalla,
ricevendo un mugolio infastidito e un “non rompere, teme”. Sasuke le era
praticamente addosso, da quella distanza riusciva a sentire distintamente il
suo profumo più maturo – e inglese,
non sapeva come spiegarlo – mischiato a quello del dopobarba.
«Congratulazioni» continuò,
spostandosi un ciuffo dietro l’orecchio e dando la schiena a Naruto, per
girarsi verso Sasuke, «e quando si sposano?».
«In primavera».
«A Londra?».
«Sì».
Quindi lui sarebbe tornato di nuovo a
Londra per il matrimonio. Sakura sospirò, simulando poi un sorriso. Era felice
per molti aspetti: una famiglia che si riformava attorno a Sasuke, il fatto che
Sasuke non stesse con Asami, che suo fratello stesse
bene… ma non era mai stata tanto felice all’idea di lasciare andare via Sasuke, in Inghilterra poi.
Sasuke le sfiorò la mano, «guarda che poi
torno» le disse, ritirandosi subito
dopo, svelto.
Lui non lo sapeva, ma aveva appena
stretto il cuore di Sakura tra le mani e gli aveva impedito di battere
regolarmente. L’aveva stregata, assolutamente. Era morta e risorta sulle punte
delle sue dita. La frase, il gesto, perfino il taglio degli occhi stranamente
dolci e il tono della voce sembravano gridare verso ogni angolo della terra che
sarebbe tornato davvero. Prima che lei potesse reagire, la cameriera ritornò
iniziando a distribuire alcuni dei drink già pronti.
― ♦
―
«“Erano delle pannocchie imburrate
buonissime!”» gridò Kiba, alzandosi in piedi e agitando il suo bicchiere mentre
un’altra cameriera – più giovane della precedente – serviva la seconda ondata
di drink. Tra le risate degli altri, Kiba allungò la mano a toccare la spalla
della dipendente, «scusa, non è che potresti portarmi anche un kamasutra?» domandò, allungandosi poi
verso la cannuccia, senza bere. La poveretta diventò rossa come un pomodoro e
scappò via con il vassoio stretto sul petto.
«Certo che tu il rispetto non sai
proprio cosa sia» brontolò Shikamaru.
«Sta zitto, vecchia pentola di fagioli»
rimbeccò il ragazzo, sedendosi sulla poltrona singola con fare da re,
guardandosi attorno, «certo che le ragazze carine scarseggiano oggi, eh Shino?» domandò all’amico, seduto sul divanetto alla sua
sinistra, il quale annuì senza proferire parola.
«Certo che tu e le tue barzellette
fate schifo» commentò Ino, appoggiandosi allo schienale e passando un braccio
sotto quello di Sai, «non pensi a nient’altro che al sesso, tu?».
«Perché, tu pensi a qualcosa di
diverso, dolcezza?» rise, pensando di essere divertente, portandosi in una
risata anche Naruto e Rock Lee, che si batterono il cinque.
«Io almeno ho un lavoro!» borbottò
lei.
«Anche io, sai? E mi piace il mio
lavoro» commentò, poggiando il bicchiere sul tavolino, annuendo vigorosamente.
«Certo, raccogliere la merda dei cani»
commentò il biondo, ridacchiando, e anche Shino
sembrò sorridere.
«Ha parlato quello che gira per tutta Konoha a portare il cibo d’asporto e viene maltrattato dal
suo capo!».
Anche la terza e ultima ondata di
cocktails arrivarono, assieme al sushi per accompagnarle. Alzarono tutti
assieme i propri bicchieri e gridarono all’unisono «kanpai!», bevendo il primo sorso
assieme. Ino estrasse il telefono dalla borsa, impostando la telecamera interna
per farsi una selfie
con Sai, che le baciò la guanci al momento della foto.
«Certo che farsi foto è il passatempo
preferito di Ino» borbottò Tenten, mescolando il suo tequila sunrise con la cannuccia,
sorridendo a Neji ed Hinata, seduti accanto a lei. Era il divano più normale,
il loro.
«Lasciala fare» commentò Hinata,
appoggiando il bicchiere sul tavolo, «non sta facendo nulla di male» sorrise,
buttando un altro sguardo verso la bionda, la quale si faceva imboccare dal
quasi-fidanzato, come l’aveva definito.
Neji sospirò, «non vi volevo rovinare
la serata» borbottò, «Kiba ha origliato la nostra conversazione, e quindi ora
siete bloccate qua con lui e questa mandria di idioti» si spiegò, e Tenten
sorrise allungandosi a lasciargli un bacio sulle labbra.
«Non preoccuparti, va bene così» lo rassicurò, «vero Hinata?».
La ragazza annuì, «era da un po’ che
non uscivamo a bere qualcosa, anche se siamo in compagnia con Kiba e gli altri
va bene».
Nel frattempo, Naruto e Rock Lee
iniziarono a canticchiare una canzone dell’asilo, alzandosi in piedi e
passandosi le braccia sulle spalle, dondolando a destra e a sinistra. Kiba
sorrise, additandoli con una mano, mentre con l’altra afferrava un pezzo di
sushi con le bacchette, «certo che siete due cretini» disse, finendo il primo
drink.
«Ha parlato l’intelligente» borbottò
il biondo, afferrando la propria lager e superando il divano in cui era seduto,
andando ad accomodarsi sul bracciolo di quello di Hinata, «ehi» la chiamò,
picchiettandole la spalla, facendola girare, «come va?».
Hinata si sentì improvvisamente rossa,
forse era colpa del purple rain, forse
era la vicinanza assurda a Naruto, ma si sforzò di sorridere e di sembrare
disinvolta, «tutto bene, Naruto-kun» gli rispose,
«tu? Tutto bene?».
L’altro si grattò la testa, bevendo un
sorso di birra prima di appoggiarla al tavolino, «non lo so, in realtà» e fissò
un punto non determinato della parete, «mi alleno, mangio un sacco, dormo e
studio con te» riassunse la sua vita così, semplicemente, «quindi direi che va
piuttosto bene, anche se il teme è insopportabile».
Hinata sorrise, coprendosi le labbra
con una mano, «davvero? A me Sas’ke-kun pare
piuttosto tranquillo» confessò.
«Oh, no!» ribatté, alzandosi e alzando
le braccia, «quello è peggio di Yamata no Orochi» urlò, prevedendo già un insulto da parte di
Sasuke, ma quando si girò a controllare quanto fosse arrabbiato, notò il divano
vuoto e i drink suo e di Sakura abbandonati per metà sul tavolino. «Dove sono
andati?» chiese, senza rivolgersi a nessuno in particolare.
― ♦ ―
«Tu pensavi che Asami
fosse la mia fidanzata, vero?».
La domanda le arrivò in modo talmente
improvviso che le sembrò fatta d’aria, una corrente così forte da farle perdere
l’equilibrio e cadere. Si appoggiò al muro del locale, stringendosi il
cappotto, «beh, era arrivata e ti aveva abbracciato e…» le parole le morirono
in bocca.
«E lo pensavi» concluse lui, lanciando
poco lontano un sassolino con un calcio, dandole le spalle.
A Sakura non piaceva che Sasuke le parlasse
così, senza guardarla, senza nemmeno rivolgersi a lei. Si sentiva una
cameriera, una non degna della sua presenza, una ragazzina qualunque. E lei non
voleva essere una qualunque per
Sasuke, e le faceva male essere trattata così.
Cos’è,
siamo tornati a prima del periodo Edo, adesso?
Sakura chiuse gli occhi, ricacciando
indietro le lacrime. L’aria fredda trasportò fino alle sue narici quel profumo
da occidentale e di dopobarba di Sasuke – l’universo ce l’aveva con lei,
apparentemente. Più cercava di non pensare agli aspetti positivi di Sasuke, a
quelli di cui era innamorata, più intorno a lei le cose sembravano ricordarle
il suo profumo, la sua voce, la sua pelle bianca e quegli occhi scuri.
Quando riaprì le palpebre, lui era
davanti a lei, nemmeno mezzo metro a separarli. Vicinissimo. Assurdamente
vicino. Quando respirava, si rendeva conto che dentro di lei entrava l’odore di
Sasuke e anche parte del respiro che lui liberava. Poteva allungare una mano,
senza nemmeno piegare totalmente il gomito, ed avrebbe incontrato il suo
braccio, avvolto in quel giubbino di pelle che gli donava terribilmente.
«Eri gelosa?».
Da
morire.
«No» mentì.
«Allora eri arrabbiata».
Non
sai quanto.
«Mi dispiaceva» confessò, abbassando
lo sguardo.
Non successe niente. Sakura sapeva che
dentro di sé la fine di quella conversazione avrebbe segnato in modo indelebile
il loro già precario rapporto. Come se qualcuno stesse cercando di disfare la
corda che li collegava, sfregando forsennatamente la lama di una mannaia sulla
fune che lei tanto aveva custodito. Ricacciò indietro le lacrime e l’ansia,
alzando lo sguardo, cercando di prevedere la sua reazione.
«Quanto sei noiosa» le sussurrò.
Fine
dei giochi, Sakura.
Si disse, preparandosi già a chiudersi in bagno per tutta la notte e piangere,
raccontare tutto ad Ino e beccarsi la ramanzina da nonna. Sospirò,
ripetendosi mille volte che lo sapeva,
che lei era la stupida delle stupide, la noiosa delle noiose. Evidentemente
troppo noiosa per Sasuke, se continuava a trattarla come se lei potesse
aspettarlo per sempre, come se potesse fare sempre i suoi comodi.
«Forse è meglio tornare di là» suggerì
lei, respirando un’ultima volta il suo profumo prima di scivolare via per
ritornare dentro.
Ma non successe, perché Sasuke le
aveva stretto il polso con quella tenerezza che lei non sapeva avesse. Sakura
si bloccò, sentendo il freddo diffondersi dalle dita di lui ed abbracciarle
tutto il corpo in una morsa dolorosa, che la rendeva fragile – un soffio di
vento e si sarebbe spezzata. Una parola sbagliata da parte di Sasuke e lei
sarebbe caduta come cristallo a terra senza mai potersi ricomporre.
Non ebbe il tempo di pensare, e non
provò nemmeno a farlo mentre lui le sfiorava il braccio e la spalla con quella
mano che l’aveva bloccata. L’attirò a sé con delicatezza, sfiorandole la
schiena con lo stesso tocco che le aveva riservato dentro il locale. Si sentiva
presa in giro, ma non poteva dirgli di smettere, anche se era una tortura. Ogni
centimetro di pelle nascosta sotto ai vestiti che Sasuke sfiorava si bruciava e
veniva sostituita da un lembo nuovo, che aveva qualcosa di lui.
«Odio essere presa in giro» trovò la
forza di sussurrarlo, sentendosi la più grande contraddizione del mondo. Certo, e guarda come mi sto facendo prendere
in giro da te, Sasuke.
Lui non rispose. Smise di toccarla e
sospirò, allontanò la mano. «Lo so» disse, e la sua voce le sembrava
incredibilmente diversa.
Quelle parole non fecero nemmeno in
tempo ad essere assimilate completamente che le labbra di Sasuke premettero
contro le sue, con una forza e una dolcezza tale che le sembrò impossibile che
i ciliegi fiorissero durante l’inverno, che il sapore di Sasuke fosse così
buono nonostante avesse bevuto quella specie di passato di verdura piccante,
che i suoi capelli fossero così morbidi sotto il suo tocco, e che lei dovesse
stare sulle punte per baciarlo, senza raggiungerlo totalmente.
N O T E ♦ D ‘ A U T R I C I ; siamo in missione per
conto del Signore.
Boom babies.
~
Non eravamo certe di aver detto che ci
sarebbero state svolte, ma ci sono state, e quindi eccole qua. -3-
Non abbiamo nulla di particolare da
dire, in realtà, speriamo come sempre che vi sia piaciuto, e nada.
Speriamo sia chiaro che Sasuke fosse già innamorato di Sakura, e che non si è
svegliato fuori in una frazione di secondo, ma nei prossimi capitoli avrete
modo di vederlo per bene dal suo pov, in modo tale
che tutto risulti più chiaro.
Per chi fosse interessato allo
Spin-Off sui fratelli Uchiha e Asami
a Londra, sappiate che sarà fatto, ma vorremo portarci ancora un po’ avanti con
i capitoli, prima di pubblicarlo, quindi fra un po’ arriverà, vi terremo
aggiornati!
Per il resto è tutto come sempre,
abbiamo trovato una briciola di spazio per rispondere alle vostre recensioni, e
ne approfittiamo per ringraziarvi di cuore per questo seguito che non scema
nemmeno un po’. Siete un po’ i nostri adepti, mettiamola così.
Il prossimo aggiornamento sarà sabato
14!
Buon fine settimana, e auguri in
anticipo a tutte le donne che ci seguono. ♡
papavero
radioattivo