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Autore: Alice_and_Lolly    07/03/2015    3 recensioni
Dentro quelle silenti mura, in quella città di pietra di nome East City, tutto era immobile, tranne qualcosa. Figure ammantate scivolavano veloci per le strade ormai deserte e buie. Riuscivano ad orientarsi alla perfezione, svelti e furtive. Se qualcuno le avesse viste le avrebbe scambiate per scure sagome del Diavolo. Quello che stavano per fare era di certo un’accusa in più nei loro confronti. Erano due giovani uomini, che si nascondevano nella notte, cercando di evitare di fare il benché minimo rumore. Se qualcuno li avesse visti sarebbe stato un problema, un problema davvero enorme per loro. Sapevano che stavano correndo dei rischi, in gioco c’era la loro vita, tuttavia non potevano fermarsi. La causa a cui si erano votati era essenziale, forse più importante della loro stessa vita.
Edward Elric, il maggiore dei due fratelli, ne era fermamente convinto. La scienza non poteva essere fermata.
Genere: Angst, Drammatico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Riza Hawkeye, Roy Mustang, Winry Rockbell | Coppie: Edward/Winry, Roy/Riza
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 5

Winry Rockbell si sentiva nuovamente in un incubo, un sogno angosciante ancora peggiore di quello che aveva vissuto qualche giorno prima. Le sembrava di non riuscire più a uscirne, a svegliarsi, era intrappolata. Non sapeva cosa le sarebbe accaduto, o almeno, poteva solamente immaginarlo e questo avvenire si prospettava terribile. Nei suoi fumosi pensieri non vedeva altro che sofferenza e torture, ma soprattutto non scorgeva una via d’uscita. Era in trappola come un topo, non doveva fare altro che aspettare la Morte e pregarla affinché la portasse via con sé in fretta. Questa volta i fratelli Elric non avrebbero potuto salvarla.

Piangeva in silenzio mentre veniva trascinata da due uomini in uno stretto corridoio che si trovava sotto il tribunale in cui l’avevano spinta a forza. Le facevano male le gambe e le braccia escoriate così come gli occhi gonfi e arrossati, la testa le scoppiava. Non aveva avuto un attimo di respiro, non avevano smesso di trainarla malamente da quando l’avevano rapita dalla sua casa. Il tempo non passava mai…

Ad un certo punto quasi non si accorse che l’avevano buttata in una stanza dai muri in pietra. Non c’erano finestre, e la luce traballante delle fiaccole appese al muro non le permetteva che una vista confusa di ciò che c’era attorno a lei. Annaspò per terra gemendo, provando a rannicchiarsi su se stesse e nei suoi miseri vestiti ridotti a brandelli dagli uomini che l’avevano maltrattata fino a quel momento. Quegli straccetti sporchi la coprivano a malapena, si sentiva nuda ed inerme, e quel luogo era freddo e umido. Incominciò a tremare, cogliendo qualche frammento di discorso attorno a sé. 

«Signor Bradley… Abbiamo portato la ragazza come ci avevate chiesto.»

«Ben fatto, ben fatto. Mi raccomando, che la notizia della cattura di questa presunta strega circoli in tutta East City.» rispose una voce che le metteva i brividi.

Winry aveva sentito parlare di King Bradley, lo aveva visto di sfuggita, sempre con aria grave e nello stesso tempo estremamente compiaciuta a moltissime esecuzioni. Era una specie di Inquisitore Capo da quel che aveva capito. Ed era feroce…

«Certamente. Ora gli abitanti di East City si sentiranno più al sicuro.»

«Gli abitanti di East City si sentiranno più al sicuro solo quando tutti i servi del Demonio saranno stati mondati nelle fiamme. Ricordatevelo. Avete portato anche delle prove da quella casa?»

«Sì, è stato orribile! Materiali blasfemi ovunque! Le pareti erano ricoperte di orribili disegni di visceri umani e formule di maledizioni. Non oso pensare a cosa non sia successo in quella casa, signore…»

«E i due giovani uomini? I fratelli Elric? Li avete trovati?»

«No, c’era solo questa donna lì dentro…»

Winry cercò di farsi il più piccola possibile e di rimanere immobile in un infantile moto di conservazione, come se così facendo avesse potuto confondersi con il pavimento gelido e sparire nel nulla.

Quello era veramente King Bradley. Le avrebbe fatto confessare delle cose orribili, le avrebbe estorto anche delle accuse contro Edward e Alphonse… Si prefisse di resistere. Sarebbe morta piuttosto, doveva essere forte.

Non si rendeva conto di essere una delle tante vittime che siglava quella promessa. Le avevano parlato delle torture, di dolori inimmaginabili ma non avrebbe potuto lontanamente sospettare della persuasiva potenza delle macchine infernali. Non sapeva che avrebbe dovuto incorrere alla furiosa e violenta pietà del proprio boia per dare pace alle proprie membra sfibrate. Non avrebbe potuto lontanamente comprendere la perversione di quella follia e lei non sarebbe stata poi diversa da tutti gli altri. Fino a quel momento nessuno era riuscito a resistere a quella sofferenza senza impazzire. Si giungeva al punto di rinnegare tutto ciò che si era stati, era come se si finisse di perdere la propria rispettabilità e il proprio onore. Si era degradati ad animali da macello, si era soltanto un ammasso di carne da torturare e a cui estorcere informazioni. Non c’era salvezza né redenzione, si moriva nella dannazione dell’Inferno, nell’ignominia della propria memoria. Sciagurati e scellerati, i condannati non si rendevano conto che niente vi era a salvarli, neanche una minima comprensione da parte del popolo, neanche gli amici più cari potevano sopravvivere in quel dolore… Spesso finivano per voltare le spalle e quindi accusare i conoscenti con ferocia, sempre in testa al corteo – per farsi credere dagli altri– oppure ancora venivano processati come complici e a quel punto la morte era preferibile a qualsiasi altra pena.

Bradley non sembrava per niente un Inquisitore che andasse per il sottile. Era calmo e pacato e aveva proprio le caratteristiche essenziali per accattivarsi un condannato, senza alcun dubbio. Lui era perfettamente consapevole di non cercare la verità, lui sapeva che nelle accuse e nelle confessioni ci si inventava situazioni ed eventi. In quel modo l’Inquisizione aveva il predominio e il controllo su tutto: vita politica, quotidiana, religiosa e laica. Nessuna sfera della società poteva sfuggire alle rigide regole ecclesiastiche, che prendevano configurazione di un vero e proprio stato militaresco. Con una piccola ed essenziale caratteristica: se soltanto ci si fosse ribellati non solo si sarebbe stati processati senza alcuna replica ma persino la paura e il terrore della dannazione eterna bloccavano i più temerari.

Winry in quel momento non era altro che una sciocca fra tante che si illudeva di poter resistere agli strazi più violenti. Bisognava riconoscere il suo coraggio, senza dubbio, ma presto la sua volontà si sarebbe spezzata, la sua decisione incrinata e in quel momento avrebbero fatto breccia le assurde speranze che donava il boia.

Da quel momento cercò di chiudersi in sé stessa come un piccolo riccio, tappandosi anche le orecchie. Non voleva sentire, si voleva eclissare, non avrebbe mai risposto finché avrebbe avuto la forza di lottare.

Quando una mano le sfiorò una spalla nuda sussultò di terrore coprendosi ancora di più il volto con le braccia magre.

«Ragazzina… Mi senti?» era la voce affilata e nello stesso tempo melliflua di King Bradley.

L’Inquisitore si era inginocchiato accanto a lei, la sua figura enorme e robusta la sovrastava completamente.

«Fammi vedere il tuo volto, ragazzina… Coraggio…»

Winry era terrorizzata, ma l’istinto di sopravvivenza le suggerì di obbedire, per evitare di farlo arrabbiare. Al momento non sembrava avesse intenzione di iniziare a farle del male, e il modo delicato con cui le accarezzava una spalla… Sollevò il viso rigato di lacrime lentamente, mostrandogli la sua espressione inconsciamente sconvolta. Arrivò in questo modo a fissare finalmente il suo viso.

Non aveva mai visto Bradley così da vicino. Era un uomo che aveva sicuramente superato i cinquant’anni, con i capelli neri e corti, il viso squadrato incorniciato da baffi severi e una benda su un occhio, la quale era il suo segno distintivo. Tutti sapevano che l’inquisitore mancava dell’occhio sinistro, era inconfondibile…

Quando la giovane vittima lo vide sorridere e asciugarle una lacrima con il dorso della mano, ne rimase spiazzata. Non sapeva più cosa pensare, il cervello era ingombro di paura e di speranza. Quell’uomo avrebbe dovuto farla torturare, e invece le stava asciugando una guancia.

«Mi sai dire il tuo nome?» le mormorò affettato.

Lei si guardò attorno, come se cercasse delle risposte nei volti degli altri presenti, uomini che non aveva mai visto e che non tradivano alcuna compassione nei suoi confronti.

«Io… Mi chiamo Winry… Rockbell…» mugolò infine con un filo di voce.

«Bene, brava. Hai visto che non era difficile?» Bradley parve soddisfatto «Adesso mettiti seduta, non stare qui per terra. Tirati su. Ma guarda come ti hanno conciata, hai tutti i vestiti strappati…»

La prese per l’avambraccio e la aiutò ad issarsi a sedere. Il sangue nelle tempie di lei iniziò a pulsare dolorosamente, ma resistette, mordendosi un labbro, mentre con l’altra mano cercava di coprirsi il petto e le spalle con quello che rimaneva del suo abito. Lui continuava a rimanere abbassato alla sua altezza, tanto che ne poteva annusare l’alito: sapeva di menta, mentre le sue guance rasate odoravano di profumi muschiati orientali.

«Adesso dovrai rispondere solamente ad altre domande altrettanto semplici. Se farai la coscienziosa e mi dirai la verità verrai sicuramente premiata da me e ovviamente anche dal Nostro Signore misericordioso, che è sempre pronto ad accettare le sue pecorelle smarrite. Continua così e vedrai che questa situazione si risolverà al meglio, bambina…»

«Vi dirò la verità… Lo giuro, posso spiegarvi tutto! Non ho mai fatto niente di male…»

«Certamente, lo so che dirai la verità… Allora, iniziamo. Ammetti che condividi la tua casa con due giovani fratelli che non hanno alcun legame di parentela con la tua famiglia?»

Winry annuì debolmente.

«E come mai una bella ragazza in piena età da marito come te non è sposata? Per caso hai dimenticato perché il Creatore vi ha create? O forse c’è dell’altro? Perché vedi, io devo soppesare delle accuse molto gravi nei tuoi confronti, e che sembrano decisamente fondate su molte prove, bambina… Molti cittadini testimoniano il fatto che siate decisamente inclini tutti e tre al peccato della lussuria… Hai tu dunque giaciuto con i suddetti fratelli, vero?»

Lo sguardo di Winry si rivitalizzò tutto d’un tratto, indignata per sentirsi sbeffeggiata in quel modo, ma anche arrossendo al solo pensiero di ciò che aveva pensato di Edward solo qualche ora prima. «No!» Quelle parole erano il risultato del rifiuto di quel pensiero romantico, l’indignazione di ciò che si pensava di lei e il desiderio di mettere fine al più presto alla situazione.

Bradley scosse il capo, deluso «No, cara, questa non è la risposta giusta.»

Winry rimase completamente annientata dal suo tono calmo e dalle sue parole.

«Tutti sanno questa verità… Se anche tu davvero non avessi commesso il bieco peccato della lussuria nessuno ti crederebbe… E non potrai mai uscire da qui.»

Non era esattamente ciò che Winry si aspettava né quello che la gente aveva prospettato parlando di lui. Non era crudele, ma gentile e l’avrebbe aiutata, almeno questo sperava quella sciocca ragazza. Non si rendeva conto di essere caduta nella trappola e nella falsa fiducia del suo torturatore.

«Allora, cosa dovrei rispondere?» Il tono di voce della ragazza era straziante e triste, il suo sguardo supplichevole e mansueto.

Bradley finse di pensarci seriamente e poi le rispose «Dovrete ammettere la vostra colpa vergognosa e chiedere umilmente l’aiuto e il perdono di Dio che sicuramente vi saranno concessi.»

Winry tremò. Istintivamente iniziava a fidarsi un po’ meno, quelle parole risuonavano nella sua mente come una cupa minaccia. Non vi era motivo per cui adesso dubitasse, eppure quella frase l’aveva completamente raggelata.

«Ma… Ma non sarebbe la verità!» Winry balbettava, con fare stentato era riuscita a pronunciare quelle parole, parole che probabilmente non giunsero nemmeno alle orecchie di Bradley, distratto dall’entrata di qualcuno nella stanza.

Si trattava di Roy Mustang, cosa che lei non poteva certamente sapere. Il nuovo arrivato, con una domanda alquanto sciocca, distolse l’Inquisitore dalla sua mansione.

Winry era frastornata, ma di certo non poteva non sentire su di sé lo sguardo di Mustang che la dardeggiava e la analizzava. Non riuscì ad ascoltare la loro discussione. Lui se ne andò poco dopo, rassicurato di non aver trovato al suo posto Riza Hawkeye come aveva sospettato quando gli era arrivata all’orecchio la notizia di una ragazza bionda che stava per essere torturata, ma comunque perplesso e triste di vedere una bella ragazza in quell’Inferno.

Bradley a quel punto si ricordò di altri due personaggi presenti nella sala. Uno di questi era un altro prigioniero, uno sconosciuto.

L?inquisitore si avvicinò al boia e diede inizio a una tortura, un’indiretta dimostrazione di forza per la ragazza.

Winry non riusciva ad osservare la scena raccapricciante, aveva la vista annebbiata o forse semplicemente non voleva capire ciò che la circondava. Sentiva gli stridii degli strumenti sconosciuti, prima silenziosi poi sempre più prolungati e strazianti. Sapeva che il condannato cercava di mantenere il silenzio ma piano piano, tra l’alternarsi di domande a cui lui rispondeva negativamente, sentiva prima dei gemiti stentati e involontari. Poi, tutto si mutò in grida disperate e infine in lamenti sempre più forti, pieni di preghiere di pietà. Era debole ma allo stesso tempo urlava con tutte le sue rauche forze, annichilendo sempre di più la povera Winry. Non sapeva quanto tempo fosse passato ma tutto era graduale, lento, e in un certo senso solenne. Non avevano alcuna fretta nel mettere fine alle pene del disgraziato. La donna ringraziava soltanto di non poter vedere tutte quelle sofferenze, anche senza questo si sentiva svenire. Nella sua mente immaginava quegli occhi fissarla, iniettati di sangue, con le pupille dilatate. Immaginava nelle ciglia aggrottate e nello sguardo supplichevole qualcosa di decisamente doloroso. In quegli occhi vedeva unire richiesta di pietà e dolore, debolezza e un insano desiderio di vivere o di morire e mettere fine a quei mali. Vedeva uniti in quello sguardo la massima convivenza di forti sentimenti nell’uomo. Non poteva che essere risucchiata in quella grandezza inquietante.

Era un incubo da cui doveva uscire al più presto, non voleva far parte di quella scena! Forse avrebbe dovuto solo confessare ciò che mai aveva fatto, cose terribili e impossibili, dire che volasse su una scopa, che praticasse chissà quale rito orgiastico insieme ai suoi compagni di vita in presenza di Satana in persona, che producesse lei stessa gli unguenti che diffondevano la peste… Se questo fosse servito a salvare Edward e Alphonse avrebbe pensino potuto farlo, invece sapeva che qualsiasi cosa avrebbe detto sarebbe stata usata come accusa nei confronto degli altri due, che sarebbero diventati suoi complici a tutti gli effetti. Non erano ancora stati trovati, quindi avevano una possibilità… Dovevano solo essere forti e scappare verso Resembool senza pensare a lei, che ormai era spacciata. Sì, se lei stava zitta, loro si sarebbero salvati.

Iniziò a mugolare, cercando di muoversi il meno possibile, anche se era continuamente sconvolta dai tremori. Non vedeva l’ora che tutto fosse finito. Con la sua morte avrebbe fatto in modo che i due fratelli potessero scappare via… Se solo non fosse stata terrorizzata avrebbe potuto sorridere in modo beffardo al pensiero del viso di Edward… “Sei una stupida!” poteva quasi sentirlo dire “Verrò a prenderti, Winry! Spaccherò il muso a tutto il tribunale se necessario, ma ti porterò via di lì…”. Lo pregò mentalmente di non farlo, in modo da impegnarsi a non ascoltare quello che stava succedendo attorno a lei. Bradley e quell’altro, il boia, volevano spaventarla, ma non le avevano ancora fatto nulla. Magari per un po’ si sarebbero anche dimenticati di lei, e questa era una speranza disperata più che una vera idea coerente.

Come se avesse potuto leggere nei profondi reconditi della sua mente, King Bradley si rivolse di nuovo a lei con voce tonante.

«Allora, ragazzina? Non hai proprio niente da dirmi adesso che sai cosa ti aspetta? Voglio darti una seconda possibilità… Confessa tutti i tuoi delitti impuri e offensivi verso l’Altissimo e prometto che non ti succederà niente di male qui dentro. Scriveremo la sentenza, la applicheremo e non dovrai più soffrire…»

«No… Io non ho fatto niente, non voglio confessare delle bugie…»

«Perché ti ostini a difendere quei due fratelli?»

Quella domanda lasciò Winry totalmente spiazzata, e non rispose.

«Loro ti stanno usando, guarda che non sono uno sprovveduto, io l’ho capito. Sei solo una giovane ragazzina che è stata plagiata dagli occhi dolci di quello che credeva un amico fidato. E’ il maggiore dei due, quello con i capelli lunghi, la mente perversa, vero? La denuncia che mi è stata fatta afferma che sembra sia lui quello che vilipende i cadaveri della povera gente… Potresti dirci che sei sua complice, che ti sei lasciata tentare dai piaceri carnali… La legge del Signore afferma che le donne sono deboli e si lasciano facilmente tentare, non convieni?»

«No! Edward non c’entra, dovete lasciarlo stare! Non ha fatto niente di male, voi volete solo far divertire il popolo più becero con la nostra esecuzione! Non vi darò questa soddisfazione, non tradirò Ed e Al! Nostro Signore dice che il tradimento è il peccato peggiore che uno possa compiere, e io non mi macchierò di questa colpa! Anche io sono innocente, sono persino ancora vergine!» gridò Winry a pieni polmoni, con una forza residua che non pensava di poter avere.   

Bradley prese a guardarla, indifferente, con il suo unico occhio. Il suo corpo robusto e impassibile mettevano un certo timore per la rudezza e durezza dei suoi tratti. Era ovvio che avesse più rabbia di quanto dimostrasse con quella falsa freddezza. Winry adesso tremava, appena resosi conto di ciò che aveva detto aveva di nuovo sentito la debolezza invaderla. Il suo gesto di gagliardia era presto scemato nel guardare Bradley e nel ricordare la sua furia. Come aveva potuto dare fiducia a un tipo simile? E soprattutto, perché una persona tanto inquietante e losca era giunta a quel punto? Possibile che la Chiesa fosse corrotta così tanto da aver bisogno di gente del genere per avere il predominio? Era più importante soggiogare le persone con la forza piuttosto che farle credere sul serio in quella dottrina che non era altro che un modo per tenere sotto scacco tutti quanti? Era completamente vergognoso, una degradazione del genere umano.

Lui si avvicinò lentamente, ma anche minacciosamente. Il suo volto si era incupito di una nera violenza. La sua reazione fu più trattenuta e calma di quello che Winry avrebbe potuto sospettare, ma di certo le parole furono terribili.

«Fossi in voi, non lo ripeterei. La verginità è una situazione molto precaria e non si sa mai come casualmente si potrebbe perderla.»

Il boia, il complice di quelle terribile torture ghignò alle spalle di Bradley, comprendendo perfettamente l’allusione poco delicata dell’Inquisitore. Tutto ad un tratto, con il “voi”, con il tono, e con quelle minacce la scena era mutata drasticamente. Winry era completamente annullata da questo cambiamento. Quelle persone sgradevoli non facevano altro che minacciare per poi rendere reali le proprie paure più profonde e recondite.

Non potevano essere chiamati uomini, erano dei veri e propri demoni. Winry – influenzata da Edward – forse non era il massimo della credenza religiosa, tuttavia non aveva davvero nessun altra parola per descrivere quelle persone tanto infami. Se Winry avesse dovuto associare quegli esseri a qualcosa, sicuramente li avrebbe paragonati a diavoli o al Demonio stesso. La Chiesa voleva riconvertire e punire, eppure proprio nel seno della sua istituzione si annidavano così tanti parassiti del male. Quella non era questione di fede o meno, quella era strumentalizzazione del terrore che metteva la morte alla gente, per usarla per tornaconto personale.

Winry non ebbe più il coraggio di guardare quella triste e bigia realtà. Non poteva protestare contro quelle parole e sentiva la propria dignità e riservatezza bruciarle dentro. Sapeva di dover far finta di niente, se soltanto avesse osato protestare probabilmente quella minaccia sarebbe diventata spaventosamente reale. Ma almeno la rabbia dell’Inquisitore aveva messo per un attimo fine a quelle domande insistenti sui due fratelli. Sapeva che presto avrebbe rincarato con i quesiti e l’avrebbe messa con le spalle al muro, non nello stesso modo, ma sicuramente con lo stesso risultato.

Ciò che non sapeva era una cosa ancora più terribile e orribile. Gli Inquisitori spesso avevano una capacità grandissima nel capire chi dicesse la verità o chi meno. Loro sapevano dove insistere e dove aggirare l’ostacolo minacciando, ma in realtà facevano in modo che tutti fossero colpevoli, che tutti giungessero a rivelare delle bugie inenarrabili, se non con la dialettica e la persuasione sicuramente con le torture. Era qualcosa di spaventoso, che faceva rabbrividire. Cosa aveva spinto quelle persone a diventare tanto feroci?

Non poteva rispondere a nulla de genere perché nella sua mente semplicemente non poteva concepirlo, eppure la frase che Bradley aveva appena pronunciato era stata di una schiettezza e di una crudeltà disarmanti. Si diede ancora della stupida, per aver affermato quelle parole in preda alla disperazione. Sì, quell’uomo avrebbe potuto farle una cosa tanto terribile, chi gliel’avrebbe impedito? Chi avrebbe potuto difenderla dall’ulteriore accusa di aver ammaliato un pio uomo di giustizia, che in seguito si sarebbe macchiato di un peccato carnale? Nessuno avrebbe portato conforto a lei, no, lei sarebbe sempre e solo stata una strega malvagia e reietta. Nessuno si sarebbe preoccupato se l’avesse stuprata, perché alla fine se lo meritava, nessuno tranne i suoi due amici… In ogni momento gli tornavano alla mente, non poteva fare a meno di pensare a loro.

Piangeva in silenzio, Winry, costernata e affranta, senza più speranze. Che Bradley la uccidesse, che lo facesse subito!

L’uomo continuava a fissarla con quella sua espressione seria eppure al contempo divertita, senza staccarle di dosso quella sua unica e penetrante pupilla. Si compiaceva del fatto che la ragazza lo temesse. King Bradley adorava detenere il potere e schiacciare i deboli come lei. Non era come quel bellimbusto di Mustang, che cercava in ogni modo di evitare le pene peggiori agli imputati. Non era un comportamento degno il suo, quella non era giustizia, la sua lo era. I condannati dovevano confessare ed essere puniti in modo esemplare. Il Signore avrebbe poi pensato a redimerli nel Regno dei Cieli se fosse stato opportuno a suo giudizio, mentre sulla terra vigeva la legge degli uomini, che non ammettevano lo sbaglio, e ogni reato aveva il suo prezzo.

«Forse hai bisogno di un giorno per pensare, bambina? Magari domani sarai pronta a dirmi quello che voglio sentire, no? Abbiamo un posto libero in una cella insieme ad un porco infedele ed un pederasta traditore… Magari passare un po’ di tempo con loro ti farà venire voglia di chiedere perdono e di confessare i crimini tuoi e dei tuoi concubini…»

Winry non ebbe nemmeno la forza di annuire. Si lasciò trasportare mollemente da due braccia che non conosceva e che l’avevano nuovamente afferrata, trasportandola via a pancia in giù. Le sue ginocchia grattavano contro il pavimento di pietra scorticandosi, tuttavia pareva non sentire nemmeno più il dolore.

«Signore, se esisti… Proteggili…» sussurrò a fior di labbra… Poi tutto divenne nero.

   
 
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