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Autore: Malec Lovers_    08/03/2015    5 recensioni
E se Alec avesse perso la memoria in battaglia?
E se tutti i suoi ricordi di Magnus fossero ormai perduti?
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Altri, Izzy Lightwood, Magnus Bane
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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«Alec, Alec…ti prego riprenditi» la voce preoccupata di Magnus rimbombò nel salone vuoto.
Nel pentagramma non c’era più nulla, se non si contavano alcuni granelli di cenere infernale provenienti da Edom e del fumo che poco a poco sembrava star svanendo.
Alec diventava sempre più pallido, terribilmente pallido; la sua temperatura corporea scese notevolmente ed iniziò a tremare. Però era vivo, Magnus poteva sentire il suo cuore pulsare piano, ma ciò non alleviò la sua preoccupazione. Si inginocchiò accanto a lui, gli sollevò la testa con un braccio e se la mise in grembo, accarezzandogli capelli e viso delicatamente. «Dai Alec, riprenditi. E’ finita. Ci siamo riusciti… Dobbiamo festeggiare.» lo supplicò quasi cullandolo. Lo strinse a sé e gli diede un bacio sulla fronte. Era gelido.
Lo sollevò da terra e, tenendolo tra le braccia, si avviò verso la camera da letto. Spalancò la porta con un calcio e molto piano poggiò Alec, privo di sensi, sul letto, quello che nell’ultimo periodo aveva ospitato tante volte i loro corpi. Magnus lo spogliò di tutti i vestiti e lo infilò sotto le coperte gettando gli abiti a terra; uscì dalla camera quasi correndo per poi tornare pochi secondi dopo con una pezza bagnata tra le mani – da cui usciva del fumo –passandosela da una mano all’altra per evitare di ustionarsi.
Alla fine gli si sedette affianco e gli posò la stoffa calda sulla fronte. Riempì la stanza di candele accese, posizionandole a un centimetro di distanza l’una dall’altra lungo tutto il perimetro delle pareti verdi. L’effetto ottenuto era da togliere il fiato: sembrava molto romantico, avrebbe dovuto rifarlo una volta che Alec si fosse svegliato. Perché lui si sarebbe svegliato, stava solo riposando, doveva per forza essere così.
Con estrema rapidità prese altre coperte e le avvolse attorno al ragazzo. Rimase per ore sdraiato accanto al corpo freddo del cacciatore accarezzandogli una mano. «Spero che almeno tu stia facendo bei sogni, perché io qui sto vivendo un incubo» fece Magnus rivolgendosi al suo ragazzo, con un sorriso amaro. Poco dopo iniziò a fare caldo: le candele stavano dando l’effetto sperato, visto che la temperatura della camera stava salendo notevolmente, infatti lo stregone iniziò a sudare. «Sai tesoro, ho desiderato a lungo una persona come te. E adesso guardami: ti ho nudo nel mio letto. So che dovrei chiamare i tuoi, ma non ora, voglio stare ancora un po’ da solo con te. Forse è meglio che torni all’Istituto, sai, una volta finita tutta questa storia. Ti ho praticamente imprigionato qui per una questione di egoismo, avevo paura di perderti per davvero, ma mi hai dimostrato tante volte quanto io sia fortunato ad essere amato da una persona come te. So che ti manca casa tua, ed è giusto che tu ci torni, anche se mancherai molto a Charmain Meow. Si è davvero legato a te, soprattutto nell’ultimo periodo. Ti amo. Grazie per esserti innamorato di me. Ancora una volta.» sussurrò, come se gli stesse confidando un segreto.
In effetti, il loro amore era il loro segreto più grande, troppo grande e potente per essere confessato al mondo. Tutti avrebbero voluto appropriarsene o distruggerlo. Perché l’uomo è così, si appropria delle cose belle e poi le distrugge. Come quando strappa un fiore da un prato: la sua bellezza è incommensurabile, ma una volta strappato dalla sua terra soffre, e lentamente si spegne, appassisce, così come la sua bellezza.
Si portò la mano di Alec vicino alla bocca e sfiorò il dorso con le labbra, mentre con lo sguardo felino percorreva le linee del suo volto. La pelle era ancora bianca e intorno agli occhi si erano creati degli aloni violacei, dello stesso colore delle palpebre e delle labbra. I suoi respiri erano lenti e costanti e il petto si alzava regolarmente, non esattamente come avrebbe dovuto, ma quanto bastava per capire che era vivo. 


Le palpebre dello stregone calarono lentamente e prima che se ne accorgesse era sprofondato in un sonno leggero.
Tutto sembrò tornare normale: erano loro due da soli nel letto, dormendo abbracciati. Da lì a poco Alec si sarebbe svegliato ed avrebbero fatto colazione insieme. E Alec non aveva mai combattuto con quel demone, non aveva mai avuto a che fare con suo padre, non aveva mai conosciuto Kyle. Niente di tutto ciò era successo, continuava la loro vita felice insieme, senza interferenze o problemi.
Questa fantasia gli si frantumò davanti gli occhi quando sentì bussare forte alla porta di casa. Magnus si alzò subito per andare ad aprire, ma i pugni non cessarono, anzi, continuarono sempre più forti, cosa che infastidì non poco lo Stregone. Non fece nemmeno in tempo a girare del tutto la maniglia, che all’interno si scaraventò un ragazzo biondo armato fino ai denti. «Dov’è?» gli urlò lui.
«Jace che ci fai qui?» rispose lo stregone spostasi dall’uscio della porta, dopo una spallata da parte del Nephilim.
«So che gli è successo qualcosa» rispose agitato il ragazzo. «L’ho sentito, l’ho sentito qui» aggiunse, indicando la sua runa parabatai, che fino a poco tempo prima era del tutto sbiadita. Jace iniziò a vagare senza meta fino a spalancare la porta della camera in cui riposava Alec.
«Cosa gli è successo, Magnus?» chiese allora, indicando il fratello nel letto, pallido come un fantasma. Si guardò intorno e notò tutte quelle luci messe lì sistematicamente e ne rimase abbastanza disgustato. «E questo? ...» Indicò le candele tutto intorno. «…che razza di gioco sadomaso è?»
Magnus lo afferrò per il braccio e lo trascinò fuori dalla stanza. Ora fu lui ad alzare la voce. «Senti, mio caro angioletto, amo Alec più di quanto tu possa immaginare, e, anche se volessi, non potrei fare nulla, nulla, che lo facesse soffrire.» Si calmò. «Deve aver perso i sensi»
«Come è accaduto?» domandò Jace con aria di sfida.
«Abbiamo scoperto chi è stato a privarlo dei ricordi: un demone molto potente, stanotte l’ho invocato. Siamo giunti ad un accordo grazie ad un… piccolo aiuto. Prevedo una guerra tra demoni e fate, ma la cosa più importante è che ci siamo riusciti. Quando Alec si sveglierà ricorderà tutto!» gli spiegò Magnus eccitato, omettendo ovviamente che il demone di cui parlava era suo padre.
«E se non lo farà? Se non si svegliasse più? Porteresti sulle spalle il peso della morte di uno Shadowhunter!» gli intimò Jace, lasciandolo paralizzato dalla paura che questa eventualità potesse realizzarsi, o peggio, che si fosse già realizzata.
«Non è un semplice Shadowhunter! Non per me, almeno. E non starò qui a non fare niente se il mio ragazzo rischia la vita.» terminò fiero Magnus, dando una spallata al suo ospite, per poi tornare nella camera.
Jace lo fermò trattenendolo per il braccio. «Avresti dovuto avvisarci, siamo la sua famiglia» il suo sguardo sembrò addolcirsi. Sapeva quanto Magnus tenesse al suoparabatai, ma come poteva non preoccuparsi? Suo fratello era in quel letto e non dava segni di vita.
«Lo stavo per fare, avevo intenzione di farlo rinvenire, non volevo darvi una preoccupazione inutile» rispose Magnus, dandogli poco conto.
Qualcuno batté forte il pugno contro la porta attirando l’attenzione dei due. Magnus aprì e subito si infilò all’interno del loft una piccoletta dai capelli rossi.
«Clary? Che ci fai qui?» chiese subito Jace, sorpreso, del tutto ignaro riguardo le sue intenzioni.
«Volevo sapere come stava Alec. Non avrai mica pensato che sarei rimasta con le mani in mano?» rispose.
Jace sollevò gli occhi al cielo, ma in cuor suo sapeva che la presenza di Clary l’avrebbe solamente tranquillizzato.
Magnus fece per chiudere la porta, ma una mano la bloccò: un ragazzo dai capelli ricci e castani era piegato in due e affannava.
«Oh, smettila, Shelly. Sei un vampiro, non puoi avere il fiatone» commentò quasi infastidito lo stregone.
«Si chiama Simon» si intromise Clary.
«Oh, giusto. La forza dell’abitudine.» si giustificò il neo-vampiro ridacchiando, portandosi un braccio dietro la testa riccioluta.
«Quando devi fare il cretino, ricordi benissimo cosa sei» notò Magnus.
Finalmente poté chiudere la porta.
Stanco di quella situazione, si lasciò cadere sulla poltrona di velluto, passandosi una mano sul volto. Quella situazione lo stava uccidendo: era stato un periodo difficile e strano, più di quanto potesse immaginare.
Alec ferito, Alec che perdeva i ricordi, Alec che sembrava essersi avvicinato, Alec che baciava Kyle, la Regina, suo padre, ed ora questo.
Però finalmente sembravano essere giunti alla fine di quella “avventura”: Alec si sarebbe svegliato e avrebbe ricordato. Tutti quegli sforzi avrebbero dato il loro frutto e sarebbero stati felici insieme.
Bussarono forte alla porta e Magnus sbuffò. «Che nessuno si muova, se nessuno fiata penseranno che non siamo in casa».
Invece, colpi alla porta divennero ancora più forti.
«Brutto farabutto, credi che non ti abbia sentito?» urlò istericamente una ragazza all’altro capo della porta. Lo stregone fece cenno a Simon di aprire la porta. Isabelle si scaraventò dentro spingendo violentemente il ragazzo.
«Dov’è mio fratello?» chiese aggressiva a Magnus, che le indicò la camera, poi Isabelle se la prese con Simon che ancora barcollava.
 «E tu…» gli intimò puntandogli il dito contro «Cosa pensavi di fare lasciandomi lì fuori?».
Simon tentennò, cercò di dire qualcosa, ma tutto ciò che la sua gola produsse furono dei mugolii insicuri e parole senza senso. La ragazza lanciò un’ultima occhiata furtiva a tutti i presenti e si infilò nella camera in cui riposava il fratello.
«Bene, deve arrivare ancora qualche vostro invitato?» domandò Magnus decisamente irritato. I ragazzi si guardarono l’un l’altro con aria interrogativa, ma tutti scuotevano la testa, fino a quando dalla camera Isabelle parlò: «Io ho chiamato Maia, sarà qui a momenti»
«Oh perfetto» rispose Magnus, poi fece segno agli altri di andare in camera, averli tutti in soggiorno non faceva altro che innervosirlo. Una volta che tutti furono fuori dai piedi, si lasciò sprofondare ancor di più nella poltrona. «Guarda un po’ se devo fare il portiere in casa mia» sbuffò tra sé e sé stremato. Aveva bisogno di dormire, ma non poteva lasciare Alec così…e se ci fossero state delle complicazioni? C’erano cose – parecchie cose – che i suoi amichetti Nephilim non avrebbero potuto fare.
Scosse la testa per togliersi dalla mente quel pensiero, l’idea di Alec ferito lo faceva impazzire. Finalmente si udirono dei passi sul pianerottolo, passi un po’ troppo pesanti per una ragazza della statura di Maia.
Magnus si alzò per aprire la porta e si trovò davanti niente di meno che l’intero branco. Si spostò dall’uscio e lasciò entrare i lupi. E non solo: insieme a loro c’erano vampiri e Nephilim, tanto che iniziò a sentirsi in minoranza, fino a quando, alla fine di quella lunga fila, non trovò il suo amico Remus.
«Vecchio furfante. Dovrai spiegarmi prima o poi come fai a scoprire tutto.» disse Magnus rivolto all’amico, afferrandogli la mano e attirandolo verso di sé in un abbraccio rapido, mentre l’altro rideva. Avere un amico al suo fianco lo faceva sentire meglio, meno solo nella sua casa invasa da figli di Raziel, Licantropi e Figli della Notte. Remus chiuse la porta con un movimento della gamba. Magnus ricominciò a sorridere.
 «Sai» fece lo stregone Lupin «Sembra quasi una delle tue feste, mancano solo le fate. Ho saputo che hai avuto un incontro con la Regina. E’ davvero così bella come dicono?» gli punzecchiò il braccio con i proprio gomito.
Magnus guardò a terra ridendo «Tanto bella quanto meschina» rispose guardandolo in viso.
«Tanto si sa che ha un debole per te, è sempre stato così. Una sua visita non sarebbe tanto strana. Potrebbe offendersi, soprattutto perché hai un gran quantitativo di Nascosti in casa, ed è come se non l’avessi invitata ad una tua festa» osservò diplomaticamente Remus, gesticolando di tanto in tanto.
«Può anche essere, ma questa non è una festa e io non ho invitato nessuno. Se venisse in questo momento penso che la lascerei fuori la porta.» rispose infine Magnus.
Qualcuno bussò alla porta lasciando di stucco i due. 
«E’ arrivata davvero!» esclamò sorpreso lo stregone dai capelli rossi dando una botta alla spalla dell’amico, facendolo così avanzare in direzione della porta e lo esortò ad aprire. Le loro aspettative però vennero del tutto deluse: sul viso dello stregone scomparve quel sorriso che lo aveva accompagnato fino alla porta, e apparve una smorfia irritata, disgustata. I suoi occhi si fecero sempre più piccoli fino a sembrare due fessure, con le pupille che brillavano di rabbia.
«Dammi solo un motivo per non ucciderti.» ringhiò Magnus trattenuto soltanto dalla presa dell’amico sul suo braccio.
«Devo parlarti» rispose con tono deciso Kyle.


Ormai la camera da letto di Magnus brulicava di Nephilim e Nascosti, che discutevano nervosamente tra di loro.
Isabelle era seduta sul letto vicino ad Alec e gli stringeva una mano, mentre Jace, che si era lasciato sprofondare sulla sedia africana di Magnus, si premette le mani fredde e marchiate da rune semi sbiadite sulle tempie e cercò di trattenere tutta quella rabbia e quell’ansia che gli paralizzavano il corpo. Perché stava succedendo questo? Perché proprio al suo parabatai? Per un attimo diede la colpa a Magnus per quello che era successo, ma poi, incrociando lo sguardo di Clary, si rese conto che tutto ciò era accaduto per via dell’amore che provava Alec per Magnus. In fondo lo capiva, lui per Clary avrebbe fatto questo ed altro.


Nella stanza si udiva un leggero ronzio dovuto alle numerose voci quasi silenziose che si sovrapponevano. Isabelle sussultò, attirando così l’attenzione di tutti: Alec si era mosso.
Si trattava di un piccolo movimento delle dita, ma abbastanza per dare speranza a tutti i presenti. Poi ne seguì un altro, e un altro ancora. Subito Simon si precipitò all’entrata per avvisare Magnus, che intanto annuiva a un ragazzo dai capelli color caramello. Non appena sentito quanto detto da Simon, però, Magnus sgranò gli occhi e sorrise. Si materializzò immediatamente nella camera e si sedette di fianco a Isabelle. Alec stava aprendo gli occhi: iniziò a sbatterli, una, due volte, fino a che non riuscì a vedere limpidamente.
Magnus quasi pianse dalla felicità, ripetendo in continuazione il suo nome per intero, mentre gli accarezzava dolcemente il viso, spostandogli all’occasione alcuni ciuffi scuri dalla fronte chiara e sudata.
«Magnus» mormorò debolmente Alec, per poi guardarsi lentamente intorno, notando così gli occhi di tutti posati su di lui. «Hai organizzato un party mentre dormivo?» chiese, in parte ironico. Magnus iniziò a ridere e lo baciò lentamente sulla bocca.
«Organizzerò un party in tuo onore» gli disse, senza staccargli gli occhi di dosso «Siete invitati tutti» annunciò alzando un braccio.
Alec sorrise, fece un colpo di tosse, ma si riprese subito dopo. «Come quello che hai organizzato per il Presidente Miao? Non è finito molto bene, se ben ricordo.» rispose con uno strano balenio negli occhi.
Magnus trattenne il respiro per qualche secondo prima di stringerlo in un abbraccio, così delicato che sembrava avesse paura che si potesse frantumare da un momento all’altro. Era così preoccupato del fatto che non si stesse svegliando, da dimenticare che avrebbe dovuto ricordare tutto una volta rivenuto. Una scossa di adrenalina li pervase.
«Ricordi?» gli chiese tremolante.
L’altro annuì. «Ricordo tutto, Magnus. Mi dispiace così tanto essermi dimenticato di te.» disse, e con un po’ di sforzo riuscì a mettersi seduto, con la schiena poggiata alla spalliera del letto. Poi fece avvicinare di più il suo ragazzo. «Grazie per esserti preso cura di me, e di avermi fatto di nuovo innamorare di te. Una vita senza il Sommo stregone di Brooklyn sarebbe una vita triste e senza amore
Alec non amava mostrare così in pubblico i suoi sentimenti, così cercò di avvicinarsi di più all’orecchio di Magnus per sussurrargli un leggero e armonioso “Ti amo”.
Lo Stregone lo baciò con maggiore enfasi rispetto al bacio precedente.
Le loro effusioni terminarono non appena entrò nella stanza Kyle. Alec si staccò dallo stregone e rivolse al ragazzino uno sguardo a dir poco truce.
«E lui che ci fa qui?» quasi ringhiò Alec. Odiava Kyle per quello che aveva fatto, per il dolore che aveva procurato a Magnus, per la sua meschinità, e per come lui stesso era caduto nella sua trappola.
Magnus si alzò dal letto e si parò davanti la figura di Kyle, quasi volesse proteggerlo. Il Nephilim rimase sorpreso da quel gesto così inaspettato, ma subito Magnus diede tutte le spiegazioni necessarie.
«Ho parlato con lui e mi ha raccontato la sua storia, è tutto…okay, ora.» gli disse, spostandosi al fianco di Kyle, esortandolo a ripetere quello che aveva confessato a lui prima.
«Il motivo per cui non ti sono sembrato una fata, ma che di fatto ne abbia i poteri, deriva dal fatto che io sono umano. Penso tu sappia dei bambini scambiati: loro non ricordano nulla della loro vita di mondani, perché vengono scambiati sin dalla culla, ma io ho vissuto fino ai cinque anni con la mia famiglia.» anticipò Kyle, prendendo fiato. «Un giorno vidi una fatina e decisi di rinchiuderla in un barattolo. Per me era solo una farfalla un po’ strana, ma una notte lei scappò dal barattolo e volò via. Io e mio fratello la seguimmo fino all’entrata del bosco, quando ci fu un’esplosione. Il cottage dei miei genitori prese fuoco e loro rimasero bloccati lì dentro fino alla morte. Una piccola famiglia di boscaioli che viveva nei dintorni decise di adottare me e mio fratello, ma io scappai e con vari autobus riuscii a tornare a New York: però lì non c’era più niente per me. Per un periodo dormii per strada, ma una notte di pioggia, la fatina che avevo catturato, tornata in forma umana, mi si avvicinò. Portava un neonato in braccio e mi disse di seguirla. Io lo feci, era l’unica persona che conoscevo, non avevo nessuno oltre a lei. Lei mi portò in un posto strano, dovemmo attraversare una specie di torrente, ma poi entrammo in una grande sala. Da quel momento ero di proprietà delle fate.» si fermò per qualche secondo, mentre tutti gli altri lo ascoltavano con attenzione. Deglutì e ricominciò. «Ho lavorato per loro tra gli umani, fino a quando non è apparso mio fratello. Eravamo molto legati noi due, erano anni che non lo vedevo. Mi aveva chiesto di trasferirmi da lui, che divideva un appartamento con un amico, tuttavia ospitarmi non sarebbe stato un problema. Sarei voluto andare da lui, ma le fate non me l’avrebbero mai permesso, così abbiamo fatto un patto. Tutto ciò che ho fatto, l’ho fatto solo per potermi salvare, per avere una vita migliore, per restare con mio fratello. Ti prego di credermi, non volevo far del male a nessuno, semplicemente non sapevo cosa stessi facendo.» concluse, avvicinandosi di più ad Alec, implorante.
Magnus gli poggiò una mano sulla spalla e lo fece indietreggiare. «E’ stato lui a farci avere il sangue, è grazie a lui che adesso hai riavuto i tuoi ricordi» lo informò lo stregone.
Alec aggrottò le sopracciglia non del tutto soddisfatto della versione di Kyle, come se mancasse di qualche informazione. Kyle si mise un braccio dietro la testa con fare ironico «Be’ …» indugiò. «Diciamo che dopo il mio fallimento, la regina mi ha cacciato dalla corte, ma ho minacciato di svelare informazioni della massima segretezza di cui ero venuto a conoscenza, se non avesse fatto qualcosa in vostro favore.» Si fermò cercando un segno di approvazione da Alec, ma non arrivò. «Mi sembrava ingiusto, le fate sapevano cosa era successo, eppure non facevano niente, anzi infierivano ancor di più. Quello non sono io, io sono diverso : sono stato educato dai miei genitori ad essere una persona corretta, ed è quello che voglio essere con mio fratello.» terminò con tono teatrale.
Magnus iniziò ad agitare la mano davanti il suo viso frivolmente. «Sì, sì, molto toccante, da grande diventerai sicuramente un astronauta» si girò verso di lui e gli mise di nuovo una mano sulla spalla. «Grazie» gli disse seriamente. «Ma la freccia te la sei meritata!» riprese più scherzosamene.
Poi si girò verso tutti gli altri «Andate tutti a casa, ci vediamo qui questa sera alle 21.00!»
Uno alla volta uscirono dalla camera e poi dall’appartamento. Rimasero solo Jace, Clary, Isabelle, Simon e Kyle.
«Ma si può sapere che cosa è accaduto realmente con quel demone?» chiese istericamente Izzy. Alec abbozzò un sorriso. «Mentre tornavo qui ho visto Magnus, o almeno qualcosa che sembrava Magnus, in mezzo alla strada, così mi sono avvicinato. Ma poi si è rivelata una trappola: un demone lo stava stritolando con i suoi grossi tentacoli. Mi ha preso alla sprovvista e con un tentacolo mi ha morso, ero troppo debole per combattere e ho scambiato i miei ricordi per la sua vita. Ma non appena quel che sembrava Magnus si è rivelato quello che realmente era, sono riuscito a tagliargli il tentacolo e scappare fino a qui.» concluse, ricordando tutti i dettagli alla perfezione. Dopo quella spiegazione Isabelle diede un bacio al fratello e insieme agli altri uscirono da casa dello stregone, fatta eccezione per Kyle che li guardava intimorito.
«Va’, ci vediamo stasera, e porta la tua bella cameriera» gli disse Alec simpaticamente. Kyle abbozzò una risata, li salutò e uscì anch’egli dal loft.
I due si guardarono per qualche secondo, poi Alec prese parola «Ora che siamo da soli… mi spieghi perché sono nudo?»
Magnus scoppiò in una sonora risata e si stese affianco al Cacciatore.


Una miriade di luci colorate illuminavano il loft dello stregone, le grandi casse suonavano musica a palla e il bancone della cucina sorreggeva varie bottiglie di alcolici. Remus era lì dietro e si occupava dei drink, e anche se molti facevano vomitare, almeno si divertiva.
Magnus e Alec erano poggiati contro un mobile e avevano in mano un drink colorato ciascuno. Lo stregone portava dei pantaloni neri di pelle aderente e una maglietta bordeaux strappata in alcuni punti, mentre il Nephilim un semplice maglioncino blu scuro – quasi tendente al nero – e un paio di jeans.
«Dovresti preparare le tue cose e tornare all’Istituto» disse ad un certo punto Magnus.
Alec quasi si soffocò con il suo drink. Sembrava sconcertato. «Vuoi che me ne vada?» gli domandò.
Lo stregone posò entrambi i loro bicchieri sul bancone, in modo da potergli prendere le mani tra le sue. «Ho capito che hai bisogno di tornare un po’ tra i tuoi simili,sei un Cacciatore di demoni, non l’animaletto domestico di uno stregone eccentrico e dotato di un’immensa bellezza.» rise tra sé e sé. «E poi, so che ti manca. Torna all’Istituto, allenati, combatti i tuoi demoni e, quando vorrai, la mia porta sarà sempre aperta.» si fermò e si portò le mani alla bocca, baciandole delicatamente.
Alec annuì sorridendo e prese i bicchieri dal mobile, porgendone uno a Magnus.
«A noi» disse, alzando il bicchiere verso quello di Magnus, che avvicinò a sua volta facendoli tentennare all’unisono.
«A noi» ripeté poi a sua volta, ed entrambi bevvero il contenuto del bicchiere tutto di un fiato.
Alec si avvicinò allo stregone, gli mise una mano dietro la nuca e lo spinse verso le sue labbra.
«Già ubriaco?» lo prese in giro Magnus, per poi abbandonarsi completamente a quel bacio.





 
Note delle autrici: (le ultime, sigh çç)

Lucrezia: Non ci credo che sia davvero finita. *lacrimuccia* Mi sembra ieri che ho scoperto la pagina di Ilenia e le ho proposto questa collaborazione. E’ stata una bellissima esperienza, e sono felice di averla condivisa con lei e con tutti voi che avete seguito la storia. Spero che la fine vi sia piaciuta.
Grazie a tutti coloro che ci hanno seguite fino a questo punto e a tutti coloro che hanno recensito. E grazie ovviamente anche ad Ilenia, che mi ha permesso di accompagnarla in questa 
avventuraChissà, magari un giorno troverete un’altra nostra storia. Ma fino a quel momento, ricordate: tutte le storie sono vere. ♥ 

Ilenia: Siamo giunti ufficialmente alla fine di questa avventura. Vorrei dire giusto due paroline * apre pergamena di 3 metri *
Ringrazio tutte voi per averci seguito fino alla fine e per averci sostenuto con le vostre recensioni, che ci hanno dato sempre la forza di andare avanti con la storia. Una collaborazione è terribilmente complicata, anche se non sembrerebbe: Tutto sommato siamo una sorta di artisti e non a molti va a genio se una sua opera viene modificata,  ma grazie a Lucrezia e ai suoi consigli e alle sue correzioni, tutto ciò è stato possibile e il risultato è stato di gran lunga migliore di quanto avrei potuto fare da sola. Ho iniziato a scrivere questa storia così, in estate, quando il tempo disponibile era tanto ed erano ancora freschi i feels dei libri e siamo arrivati fin qui. Ancora non ci credo che sia davvero finita, la mia prima long ♥
Ringrazio nuovamente tutti per aver reso questa storia ancora più magica ♥ Grazie per tutto il sostegno, per avermi invogliato a scrivere, per avermi fatto migliorare, per ogni sorriso donatomi con le vostre recensioni. Ovviamente tante grazie a Lucrezia per avermi accompagnato in questa avventura.

Inoltre, se qualcosa nel corso della storia vi ha incuriosito, o suscitato dei dubbi, scrivetelo nelle recensioni ed io tenterò di  riempire queste vostre lagune. Capita spesso che una persona dia per scontato una cosa quando ne conosce gli avvenimenti anteriori senza dare le opportune spiegazioni.
Un bacio ♥


Ps. Buona festa delle donne

 

Alla prossima,
Malec Lovers_
 
   
 
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