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Autore: Barry Q    08/03/2015    1 recensioni
Desiree Mancini è stata per anni vittima di bullismo, ma quando un'irreversibile tragedia investe la sua vita e quella del piccolo paesino in cui è nata e cresciuta, non sopporta più la vista dei luoghi e delle persone che le hanno reso l'esistenza un inferno, così, decisa a non subire mai più, parte, non lasciandosi dietro alcuna traccia.
Oggi, però, Desiree è tornata e la scoperta che il passato non ci lascia mai del tutto la riporta nuovamente in quel vortice di cattivi pensieri di cui credeva d'essersi liberata.
Il bullismo lascia un segno. Indelebile.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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CAPITOLO SECONDO

Una piovra di nome passato

 

Sei dei nostri.

Nella piccola e fredda casa che da mesi era testimone dei suoi tormenti e delle sue mille domande al secondo, Desiree non si era mai sentita davvero a proprio agio, eppure quella sera qualcosa era cambiato e persino le macchie d'umidità alle pareti sembravano aver assunto i contorni di tanti volti felici, esatto riflesso del suo e della gioia che ne increspava le labbra.
Sei. Dei. Nostri.
Con voce mossa da una strana commozione ed i dentastri ingialliti sempre in bella mostra, la preside aveva pronunciato quelle tre semplici parole e d'improvviso il mondo di Desiree aveva ricominciato a girare.
Che le cose stessero cominciando ad andare per il verso giusto? Dopo tutto il tempo passato a piangersi addosso?
Si concesse un rinvigorente bagno caldo, una cena surgelata e scaldata in fretta e furia al microonde, un po' di zapping davanti alla TV e SBANG!
Si premono gli interruttori, scattano i salvavita, esplodono le lampadine e alla loro stessa velocità il palloncino d'allegria di Desiree, stravaccata e al settimo cielo sul suo scomodo divano, semplicemente scoppiò. Puff. Rapido come s'era gonfiato.
Aveva tentato per ore di concentrarsi sul meglio, di lasciare da parte tutto il dolore che era stata costretta a richiamare dalle acque più profonde, a rivivere per il bene di quella magnifica impressione che le aveva garantito un posto di lavoro, il posto di lavoro, eppure quel benessere, per quanto agognato, non bastava a sopraffare tutto il resto.
Parlare di Lucia non era mai stato facile, ma raccontare la loro storia nei minimi dettagli lo era stato ancora meno.
Come ignorare quell'ingombrante passato? Come ignorare il sangue che macchiava quegli orribili ricordi?
Gli occhi le si riempirono immediatamente di lacrime, la gola le si strinse come in balia della più ferrea delle morse, lo stomaco si ribellò, intenzionato a svuotarsi con violenza.
Fissava il televisore, ma non vedeva nulla.
Osservava gli attori muoversi all'interno del cubo, ma non vedeva che lei.
Lucia.
Lucia, Lucia e ancora Lucia.
Erano passati anni, ma gli anni non sono che file di giorni ed i giorni, si sa, non scorrono mai troppo in fretta.

 

Oh, bene, il nostro maiale snob preferito s'è degnato di farsi vivo”.

Desiree prese posto, lo sguardo fisso sulla superficie liscia e linda del proprio banco.

Ignorala, continuava ad intimarsi, ignorala e non piangere, Guai, Desiree! Guai a te!

Come mai così silenziosa?” proseguì Lucia con quella sua voce da unghie sulla lavagna “Colazione pesante? Stai per vomitare? Oh, beh, non la riterrei affatto una sorpresa, dal momento che non fai altro che mangiare, lurida...”.

Piantala, Lucia!”.

No, Sara, piantala tu. Che? Ti piacciono le obese vestite da Barbie Culo Moscio?”.

Sara tacque, come da copione.

Desiree la odiava forse più di quanto odiasse Lucia, poiché sapeva che Sara non faceva altro che fingere, non faceva che mascherarsi di impertinenza per non finire nelle sue condizioni, per non essere una vittima, per non subire, per non rivivere gli orrori che si era lasciata alle spalle quando aveva finalmente trovato il coraggio di parlare con i suoi genitori e cambiare scuola.

La odiava perché se Lucia non capiva, Sara fingeva di non capire. Se Lucia colpiva, Sara uccideva.

Ma leggiamo un po' qui” andò avanti Lucia, furibonda per il modo in cui Desiree continuava a non guardarla, ad ignorare il suo patetico spettacolino “Caro diario, è così che si comincia, no? Mi chiedo e mi richiedo: perché Giacomo deve comportarsi in questo modo? È amico di Marcello! Come fa ad andare d'accordo con un ragazzo così dolce e poi atteggiarsi a idiota patentato quando provo ad avvicinarmi a lui? Io davvero non...”.

Basta, Lucia!”.

Sara, ti ho detto di...”.

Ma si interruppe.

La sedia su cui Desiree se n'era stata seduta fino a quel momento adesso era vuota e se il nemico non è in scena, ovviamente, la recita non ha motivo d'esistere.

Dov'è andata, la vacca?” domandò, chiudendo con forza il diario di Desiree ed infilandolo nuovamente nella borsa.

È scappata via” spiegò Sara, cupa “Lucia, io non credo che...”.

Taci” sbraitò Lucia “Taci o comincerò a prendermela con te!”.

 

Bussarono alla porta, con così tanta violenza che quasi la scardinarono.
Desiree sussultò, cominciando a guardarsi intorno con fare allarmato.
La TV ancora blaterava, il divano era ancora scomodo, il suo volto di nuovo rigato di lacrime e trucco.
Bussarono di nuovo. La donna lanciò un'occhiata all'orologio da parete e sospirò.
“Arrivo!” esclamò poi, alzandosi ed imprecando a mezza voce.
Detestava le visite improvvise di Giada, la sua migliore amica, e ancora meno quando queste arrivavano nelle serate come quella, avvelenate dai ricordi e da pianti che si era ripromessa di non assecondare mai più.
Sicura, spalancò la porta. Il cuore mancò uno, due, tre, cento, mille battiti.
Senza pensarci su un solo istante, richiuse la porta con eccessiva energia e si voltò, appoggiandosi con la schiena al freddo legno.
“No” biascicò, tergendosi il viso con le maniche del cardigan “No, no...”.
Calma, si disse, Mantieni la calma, Desiree. Ti scongiuro!
L'uomo sul pianerottolo bussò una terza volta, con sempre maggior ferocia.
Non si trattava di Giada, nient'affatto.

Mi chiedo e mi richiedo: perché Giacomo deve comportarsi in questo modo?

Dopo tutti quegli anni, si ritrovò a chiederselo ancora.

 

  
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