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Autore: lapoetastra    09/03/2015    2 recensioni
Due anziani, un uomo ed una donna, sono alla ricerca del loro grande amore conosciuto e perso durante la Seconda guerra mondiale.
Genere: Drammatico, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Gwen pensava a lui ogni giorno.
Gli anni erano passati, la vita era trascorsa portandosi con sé le sue esperienze, eppure era come se il tempo per la donna si fosse fermato a quel felice 10 marzo del 1945, quando lo aveva conosciuto.
 
Gwen sta preparando il caffè per un cliente, il quale non le stacca gli occhi di dosso.
La ragazza sa di essere bella, con i suoi lunghi capelli castano chiaro che le ricadono in morbidi boccoli lungo le esili spalle, circondandole il viso a cuore come una cascata di miele, e gli occhi vivaci e verdi come l’erba d’estate.
Eppure, nonostante gli infiniti inviti a cena dei clienti che ogni giorno si affollano nel locale dove lavora come cameriera, ella non ha mai accettato di uscire con loro.
Non vuole impegnarsi, ama la sua libertà come poche cose al mondo e non ha intenzione di perdere tale privilegio per nessun uomo, benché meno per quelli, sempre così invadenti ed eccessivamente stucchevoli.
Il campanello suona d’improvviso con il suo stridore acuto, segno che un nuovo cliente ha appena varcato la soglia del cafè.
Entra un gruppo di soldati, facilmente riconoscibili grazie alla divisa militare ed al passo sicuro di chi non ha paura di niente e si crede già un eroe, nonostante la guerra sia solo appena iniziata.
Gwen giunge al tavolo dove i quattro uomini sono seduti, per prendere le ordinazioni.
Non ne guarda neanche uno in faccia, ma riesce a percepire i loro occhi puntati sulle morbide forme del suo corpo, come se le volessero strappare il vestito dalla scollatura generosa di dosso.
Ma lei è abituata a questo genere di apprezzamenti, ed ormai non ci fa neanche più caso.
Prepara il caffè e, sempre senza dire una parola e con lo sguardo duro ed impenetrabile, sistema le tazze di fronte ai soldati che parlottano sottovoce tra loro e si lanciano occhiate furtive.
< Siediti qui a bere con noi >, la invita di colpo uno, il più spavaldo del gruppo.
Gwen trattiene a malapena un sospiro infastidito. < Non posso, devo lavorare. >
< Un minuto solo non ti costerà nulla, e poi non c’è molta gente oggi. Non vuoi dare un po’ di sollievo a quattro soldati che rischiano la vita tutti i giorni? >
La donna fissa uno ad uno gli uomini che ricambiano con sguardi eccitati e carichi di aspettativa.
< No! >, quasi urla Gwen, accennando a tornare dietro al bancone, lontana dalla loro voglia indomabile.
Il soldato che ha parlato, però, la trattiene rudemente per un braccio, costringendola a girarsi su se stessa ed a sedersi sulle sue ginocchia.
Gwen prova a divincolarsi, ma la presa dell’uomo è troppo forte, e quasi le fa mancare il respiro.
Sente le sue mani sul suo seno, il suo respiro caldo leggermente affannato sul proprio collo, e la paura inizia a dilagare nel suo cuore.
Vorrebbe gridare, chiamare aiuto, ma tanto sa che non accorrerebbe nessuno.
Molti sono infatti i clienti del locale che hanno visto ciò che sta accadendo, ma tutti hanno distolto lo sguardo e fatto finta che non stia capitando nulla.
Hanno timore di mettersi contro soldati armati ed addestrati, loro che sono solo semplici contadini.
Gwen spera allora unicamente che, se proprio non può evitare l’inevitabile, che almeno tutto accada velocemente.
Chiude gli occhi, ed aspetta.
< Che cosa state facendo? >, ode urlare d’improvviso, a pochi passi da lei.
Non ha neanche il tempo di voltarsi che sente le mani del soldato venirle tolte di dosso, rendendola libera di muoversi e facendole ritornare l’ossigeno nei polmoni.
Si alza in piedi per capire la causa di quel repentino mutamento di situazione, e lo vede.
Un altro soldato, grande e grosso, sta picchiando con ferocia quelli che fino ad un attimo prima la stavano molestando, i quali sembrano aver perso ora tutta la propria baldanzosità.
< Così ci pensate due volte a toccare una donna indifesa >, ansima ruggendo il militare appena sopraggiunto, facendo alzare malamente in piedi gli altri quattro soldati, che, con i volti tumefatti e ricoperti di sangue, lasciano traballanti il locale senza voltarsi indietro.
Gwen rimane ferma, immobile.
Il militare si pulisce le mani su un tovagliolo candido e le si avvicina.
La scruta con occhi preoccupati, cercando su di lei qualche ferita, e quando non ne trova sorride.
Un sorriso dolce, caldo, sincero.
Un sorriso di come Gwen non ha mai visto uguali, prima d’allora.
La donna sa che dovrebbe ringraziarlo, ma non riesce ad emettere alcuna parola, e non sa se la causa di ciò sia perché  è ancora in stato di shock per quanto accaduto, oppure perché si è completamente persa negli occhi di quell’uomo, blu come il cielo e profondi come l’oceano.
Il soldato non parla, e sempre con quel sorriso incantevole sulle labbra carnose le mette in mano quattro monete.
Al contatto del metallo freddo sulla pelle bollente, Gwen sobbalza e ritorna in sé.
< Per che cosa sono? >, domanda, e si stupisce di quanto la sua voce suoni stridula, facendola vergognare di aver parlato.
Il militare però non ci fa caso,  e sorride ancora di più.
< Quei quattro… uomini non hanno pagato ciò che hanno ordinato >, spiega allora, distorcendo la bocca nel pronunciare la parola “uomini”, come se chiamandoli così avesse concesso loro un privilegio non meritato.
< Io… grazie >, mormora Gwen, sinceramente, e non intende ringraziarlo solo per i soldati, ma anche e soprattutto per averla difesa e salvata.
< Ci mancherebbe >, esclama l’uomo, apprestandosi ad uscire.
Così, senza nemmeno chiederle il nome e presentarsi.
< Aspetta! >, sente Gwen urlare alle proprie labbra.
Il soldato si gira, e la ragazza capisce dal suo sguardo che in fondo era quello che sperava.
< Fermati a bere qualcosa >, gli dice, iniziando già a preparare un caffè.
Il militare si siede davanti a lei, ma la ferma con un gesto repentino della mano.
< Aspetta >, esordisce.
< Non mi va niente da bere, non adesso. Per favore, siediti qui vicino a me >, le sussurra poi, sempre con quel sorriso stampato sul volto.
Gwen percepisce il gelo invaderla.
Anche lui, come tutti gli altri uomini, vuole la sua compagnia solo in quel senso, quel senso che lei odia e che le fa odiare tutto il genere maschile.
Probabilmente è per questo che l’ha liberata dalle grinfie degli altri soldati: per averla tutta per sé.
Il militare vede la freddezza calata improvvisamente sul viso della ragazza, ed allarga ancora di più il proprio sorriso.
< Ehi, non pensare male! >, esclama, agitando in aria le mani. < Non sono come quelli di prima, io. Vorrei solo che tu mi informassi di cosa sta accadendo nel mondo negli ultimi giorni. Non ascolto molto le notizie, combattendo per salvarmi la vita, sai com’è… Ma se non vuoi, non importa. >
Gwen sente le proprie labbra curvarsi involontariamente all’insù, ed il suo cuore viene invaso per la prima volta da un sentimento nuovo, sconosciuto, strano.
Stupendo.
Si siede accanto a lui, felice come mai è stata.
Parlano, discutono, ridono insieme, e man mano che i minuti trascorrono veloci e sereni, Gwen si rende conto che quell’uomo è davvero diverso da tutti gli altri.
E non solo perché è bello da mozzare il fiato, con il suo viso da angelo ed il suo corpo perfetto, ma soprattutto perché la rispetta: non la guarda mai se non negli occhi ed è sempre attento a far sì che le sue mani non si avvicinino troppo a ciò che non dovrebbe toccare.
Quel soldato piace davvero a Gwen, tanto.
E quando lui la invita ad andare insieme a cena, quella sera stessa, lei accetta senza pensarci.
È l’inizio di un sogno.

 
Gwen sorrise a quei ricordi della sua gioventù, quando era bella, quando era felice.
Quando era con lui.
Ancora adesso le bastava chiudere gli occhi per poter ammirare il suo viso paradisiaco di fronte a sé, come se il soldato fosse davvero lì.
Dalla cena di quella sera di tanti anni prima era nata tra loro una storia meravigliosa, fatta di amore e complicità, la più bella che Gwen avesse mai avuto in tutta la sua vita.
Lei amava davvero quel soldato dolce e gentile, e per entrambi era stato incredibilmente difficile separarsi.
Il loro idillio si era infatti rapidamente spezzato quando il militare era stato richiamato alle armi, per andare a combattere quella guerra infinita ed assurda in un’altra parte dell’Europa, lontano da lei.
E da allora il tempo era passato, Gwen era cresciuta, diventata una donna, un’anziana, e non lo aveva mai più rivisto.
Non c’era però giorno in cui non sperasse con tutta se stessa di vederlo entrare dalla porta di casa, per abbracciarlo e baciarlo come una volta, come se fossero sempre stati insieme.
Ma niente di tutto ciò era mai successo.
   
 
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