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Autore: CuteLilShit    10/03/2015    0 recensioni
Durante il Reflection tour per via di un incidente Lauren perse la vista, da allora si allontanò sempre di più dalle ragazze, ma può un incidente rovinare un'amicizia? Può non poter vedere più qualcuno farti dimenticare di come lo hai amato?
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Ally Brooke, Camila Cabello, Dinah Jane Hansen, Lauren Jauregui, Normani Kordei
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1

La ragazza di carta

 




Lauren era ancora immobile nella funerea stanza dell’ospedale, qualche cavo attaccato al braccio. Erano passati giorni da quando aveva sbattuto la testa al concerto, e non c’era voluto molto per capire quale parte avesse danneggiato. I medici avevano fatto di tutto per operarla il prima possibile, ma la percentuale di successo in questi casi è minima. I genitori della ragazza erano ritornati a casa quel giorno, esausti, mentre le altre componenti della band erano con loro, cercando di consolarsi a vicenda, Camila aveva deciso di rimanere nell’ospedale. Era il terzo che cambiavano, avevano fatto di tutto pur di riportare la paziente alla sua città di residenza. Con i signori Jauregui anche i signori Cabello, mentre Sofi cercava di far sorridere Taylor con la sua vivacità, pur fallendo in molti casi. Era piccola ma non troppo per capire cosa fosse successo.
 
Camila sentì il bip regolare sullo schermo verde cambiare ritmo, aumentando leggermente, e poi rallentando, come se la ragazza cui era collegato stesse facendo un incubo e cercando disperatamente di svegliarsi. E così fu. Di colpo spalancò gli occhi, mentre il suo respiro si faceva più pesante e le mani tremanti. Continuò ad aprire e chiudere gli occhi, le lacrime amare che leggere rigavano le sue guance.
 
< Lauren? > chiese di nuovo la cubana, sentendo il repiro dell’altra dall’altra parte della cornetta. < Scusa > sentì solo, prima che il suono statico venne interrotto da un bip regolare, segno che la chiamata era terminata. Guardò il telefono, come se la linea se ne fosse andata, poi lo poggiò di nuovo sul comodino, ributtando la testa sull’ammasso di piume morbido, rilassando i suoi muscoli.
 
Non riusciva a capire il perché Lauren l’avesse chiamata, specialmente dopo il loro ultimo incontro.
Prima che i signori Jauregui decidessero che sarebbe stato meglio vietare alle ragazze di vedersi, la loro figlia aveva avuto un ultimo attacco di rabbia, dove aveva quasi distrutto mezza casa alla cieca, per poi accasciarsi a terra, cacciando con urla isteriche le amiche che cercavano disperatamente di calmarla. Mike, il padre di Lauren, le aveva quasi spinte fuori casa, duramente, ma con una goccia di tristezza negli occhi.
Da allora nessuna delle quattro aveva avuto più notizie della ragazza dagli occhi di smeraldo. Fatta eccezione per Camila, quello stesso giorno.
Sapeva solo che se la sua vecchia amica l’aveva chiamata c’era un motivo. Forse voleva scusarsi, o provava rancore… sapeva solo che approfittando di essere ritornata a Miami sarebbe andata a trovarla, e avrebbe fatto a calci e pugni pur di poter vederla e ascoltare la sua voce lontano da un filo.
 
Quando scese in cucina trovò sua madre, intenta a leggere un libro seduta sul divano. Le dispiaceva disturbarla, ma ne aveva bisogno. La ragazza aveva da poco compiuto 19 anni, eppure non era ancora capace di prendere una decisione importante senza consultare nessun’altro. Specialmente se questa decisione comportava andare a casa di una persona più o meno instabile senza averla avvisata prima.
— Buongiorno — disse Sinu, notando la presenza della figlia appoggiata al muro. Questa si riprese dai suoi pensieri e andò a sedersi accanto la madre, dandole un bacio sulla guancia. — Cosa leggi? — chiese, osservando il libro pesante. — Sinceramente non lo so, ho preso il primo libro che ho visto in libreria — rispose la donna, ridendo.
— Mamma? — Si? — Posso chiederti una cosa?
Camila si morse la guancia, pensando che la madre potesse rispondere che era una pessima idea. Si fece coraggio e parlò, diretta. — Stamattina mi ha chiamato Lauren – pausa – e poi ha riattaccato… e dato che non ho la minima idea di cosa ciò possa significare io… pensavo di andare a casa sua. Dovrei? — sputò, prendendo qualche pausa tra un periodo e l’altro. — Karla, hai diciannove anni, non pensi sia il caso di prendere le tue decisioni da sola? — rispose Sinu, spegnendo la figlia, la quale sbuffò e si avviò al piano superiore, senza voler replicare e discutere. Essere maggiorenne era orribile.
Aprì il suo armadio in cerca di qualche vestito comodo, che fortunatamente trovò in dei jeans a vita alta e una maglietta non troppo stretta. Delle vecchie Vans ai piedi. Si sciacquò il viso e uscì di casa, decisa a compiere il suo obiettivo.
Nel pullman per arrivare a casa dell’amica cominciò a mordersi le unghie nervosa, senza neanche provare a fermarsi, rovinando le punte ancora lineari della manicure fatta qualche giorno prima. Nessuno le intralciò la strada, il che fu quasi un male dato che la voglia di rivedere la sua vecchia amica svaniva ogni passo che si avvicinava alla sua casa. Una volta arrivata di fronte alla porta si passò una mano tra i capelli e pregò che Mike non la ributtasse fuori, o che Clara la sgridasse. Prese un ultimo respiro e suonò il campanello, mettendosi composta, pronta a qualsiasi evenienza. Ad aprirle fu Chris. L’ultima volta che l’aveva visto era un bel ragazzo, abbastanza alto e in forma, una leggera barba sul mento. Il Chris che si trovava davanti a lei però aveva le sembianze di un uomo più che di un ragazzo. I pettorali sembravano essere persino cresciuti, e con essi gli altri muscoli e la barba, ben curata. — Hey — balbettò Camila, sorpresa dalla presenza. Il ragazzo non mosse un muscolo, se non per poggiarsi alla soglia della porta e incrociare le braccia. — Perché sei qui? — chiese acido. Il tono di voce sembrava lo stesso di Lauren quando si arrabbiava, e di sicuro non faceva piacere risentirlo. L’amarezza nella voce profonda del quasi maggiorenne fece tuonare nella testa della cubana la parola “Vattene, vattene, vattene”, ma questa la scacciò, cercando di non farsi sopraffare da un ragazzo più piccolo di lei. — Lauren mi ha chiamato stamattina — disse poi lei, assumendo uno sguardo duro come risposta, cercando di sembrare autorevole. Chris abbassò lo sguardo, come se sua sorella lo avesse già fatto, e si spostò leggermente, cambiando il tono severo in uno più concessivo per dire — I nostri genitori non sono a casa, hai un’ora di tempo. E che questa cosa rimanga tra noi.
 
La casa dei Jauregui era decisamente diversa dall’ultima volta che ci era entrata. Non che prima fosse in disordine, ma ora l’ordine sembrava un difetto. Ogni cosa era al suo posto, non c’era una penna o un foglio fuori posto. Era impressionante. Senti la porta chiudersi dietro di lei e venire assorbita in un globo silenzioso e opprimente. — È nella sua stanza — continuò Chris, risedendosi sul divano, dove stava il suo cellulare. Salì le scale silenziosa, continuando ad osservarsi attorno, come in un luogo sconosciuto. Anche il corridoio era perfettamente in ordine.
La stanza della sua amica era semiaperta, ma non bussò prima di aprirla del tutto per poter entrare. E lì la vide.
Lauren era stesa sul suo letto, una tuta addosso e un libro poggiato sulle gambe. Sembrava tutto normale fin quando non li vide. Tanti piccoli puntini in rilievo sulle pagine, e il dito di Lauren che scorreva su di essi, mentre la bocca ripeteva le parole, senza emettere suono. Camila si sporse leggermente, mettendo il piede su una tavola sbagliata, facendola scricchiolare. L’attenzione della più grande si spostò immediatamente da dove proveniva il suono, dove la cubana era immobile. — C’è qualcuno? — sussurrò la ragazza dagli occhi verdi, come se imbarazzata dalla domanda. Non appena questa rigirò la testa sul suo libro la più piccola rispose con un semplice — Hey.
Le sopracciglia folte di Lauren si corrugarono quando sentì la parola, cercando di ricollegare quella voce ad una persona. Quando sembrò capire a chi appartenesse aprì leggermente la bocca. — Camila? — chiese, prendendo un segnalibro dal comodino e mettendolo in mezzo alle pagine per chiudere il libro. — Già… — rispose la castana, scrollando le spalle e facendo un mezzo sorriso, pur consapevole che nessuno l’avrebbe vista. — Sono venuta qua solo per capire perché mi hai chiamato stamattina — disse, leggermente e involontariamente acida. Lauren abbassò lo sguardo. Non che potesse davvero abbassarlo. — Non devi rispondermi, se vuoi me ne vado — mormorò contro voglia la più giovane. Non voleva andarsene, forse da una parte, ma la voglia di rivedere la sua vecchia amica era troppa. — No, uhm — borbottò Lauren, alzandosi. — Io… — iniziò poi, senza concludere la frase.
La ragazza dai capelli corvini si passò una mano tra i capelli, segno che era nervosa, scoprendo il suo collo e le spalle, che non passarono inosservate a Camila.
Era sicura che davanti a lei non si trovasse la sua vecchia amica, ma un’altra persona, una sconosciuta.
I capelli neri luminosi erano stati rimpiazzati da delle ciocche non curate torve, le guance rosee erano pallide come il resto della pelle e dei leggeri aloni grigiastri alloggiavano sotto gli occhi, ora aperti, della diciannovenne. Furono proprio i suoi occhi che fecero pensare alla cubana di star osservando un’estranea. Gli occhi brillanti e attraenti di smeraldo ora erano solo delle sfere di vetro. Sembravano essere più scuri e il tocco che li aveva sempre resi speciali era svanito. Erano vani, ci potevi guardare attraverso, l’anima di una persona stanca e triste, ma al contempo era impossibile decifrarli, come se la cecità avesse reso nulla la vista anche agli altri. Il suo corpo non era morbido come una volta. Le dita affusolate non erano più aggraziate ma aggressive, le nocche più acuminate e le vene ben visibili sul polso. Non era diventata troppo magra, ma le sue curve erano state rimpiazzate da un corpo più secco. Era incredibile quanto un incidente potesse influire su una persona. Dal fattore fisico al fattore psicologico, e da questo di nuovo al fisico. La cecità aveva portato con sé la spensieratezza della ragazza, inglobandola invece nella depressione, che probabilmente l’aveva portata a perdere peso. Le labbra screpolate si mossero per dire qualcosa, risvegliando Camila dalla trance, che sembrava come un — Accomodati.
 
Lauren indicò a Camila una parte del proprio letto, anch’esso perfettamente in ordine, invitandola a sedersi.
Sedersi vicino a Lauren non era proprio nei piani di Camila. Anzi andava oltre. Se avesse potuto paragonare Lauren a qualcosa, la cubana l’avrebbe paragonata di sicuro ad un foglio di carta. Sottile e facile a spezzarsi da un momento all’altro.
Come hai fatto a chiamarmi? — chiese ancora la più giovane, girandosi verso l’altra, che però continuò a osservare le proprie gambe, le mani che si sfregavano e il busto che tremolava avanti e indietro, nervoso. Anche se non avrebbe dovuto provarlo, vedere la sua amica così nervosa le faceva tenerezza, sembra una bambina pensò la castana. Allungò una sua mano verso quella dell’altra, sperando così di calmarla. Aveva sempre funzionato con lei, sentire le mani soffici e calde di Lauren intrecciare le sue, in un gesto rassicurante, ma ora sentire dei piccoli ossicini freddi ricoperti di pelle la inquietava. Non appena Lauren sentì il contatto si alzò di scatto. — È stato un errore, non dovevo chiamarti, perfavore… — iniziò, abbassando gradualmente il tono di voce. — Vattene — sussurrò quasi. Camila eseguì l’ordine lanciando un ultimo sguardo alla ragazza di carta sulla soglia della porta, vedendola risedersi sul suo letto, pensierosa. Poi scese le scale, non intenzionata a disturbare ulteriormente la ragazza. Almeno per quel giorno.









 










 
Note - prima e ultima (?) volta che le metto:

Volevo semplicemente dire che nonostante farò del mio meglio per trovare immagini o meglio gif che si addicano al capitolo alcune volte non centreranno ma HEY le gif a fine capitolo sono belle e le metto comunque LOL


Grazie per l'attenzione e per aver letto, chiedo scusa per eventuali errori grammaticali :3

 
  
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