Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Eriok    10/03/2015    1 recensioni
Il continuo di "Cacciatori e Vittime".
Cosa è successo dopo la morte di Elisa? Chi è questa donna dai capelli color rosso fuoco? Perché è così importante...?
I Cacciatori sono veramente tutti estinti...?
La guerra per la sopravvivenza non è ancora giunta al termine, e altre minacce spingono gli Eroi degli Dei a ritornare a camminare sulla Terra.
"L'Apocalisse....sta arrivando.
E io... sono il suo araldo.".
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri, FemSlash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Sovrannaturale
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Cacciatori E Vittime'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Cacciatori e Vittime.

La Profezia

Capitolo 3.

 

«Elisa...?» la voce della vecchia rispecchiava la sorpresa che scorreva in lei. E i ricordi lontani che entrano nel suo cuore.

Ci fu un secondo di silenzio, dove le due donne si fissarono.

«Scusami...non ho mantenuto la promessa...» mormorò la vecchia, sorridendo amaramente, stringendo il braccio della ragazza affianco a lei. Elisa la guardò con occhi sottili, traspariva risentimento e...tristezza.

Allungò una mano, poggiandola sulla fronte della donna anziana. Un’aura bianca si propagò in modo delicato, per pochi istanti. E poi una luce fortissima, che impedì la vista a Joshua e Andrea.

«Non importa più ormai.» le parole di Elisa spezzarono la luce, e al posto della donna anziana c’era Cassandra, in carne ed ossa, adulta e matura. I muscoli scattanti, la pelle liscia, ma gli occhi ancora bianchi, così come i capelli.

«Non posso fare più di così.» mormorò, fredda «Accontentati. Dopotutto questo sai farlo bene.».

Abbassò la mano, e guardò la strada vuota di fianco a loro, un vicolo stretto e buio.

«Presto, per di qua.» disse, correndovi dentro. I tre la seguirono, sparendo nel dedalo di corridoi e vicoli della città.

 

«Qui dovremmo essere al sicuro. Almeno finché non si saranno calmate le acque.» disse la donna pantera, chiudendo un tombino. Si erano rifugiati in una vecchia stanza della resistenza, piccola e buia, illuminata solo da una candela, nei sotterranei della cittadella.

«Come facevi a sapere della sua esistenza?» domandò Joshua, che pensava di conoscere solo lui i pochi veri anfratti della città. Lo sguardo di Elisa lo intimoriva, non riusciva a reggere il suo sguardo. Per lui, era come interpellare una dea sulla sua forza. E si sentì stupido nell’aver posto quella domanda.

«Lo so e basta.» affermò, sedendosi su una cassa impolverata, osservando la spada che aveva conservato da prima. Era una buona lama, mai usata.

«Se pensi che io sia una Dea o cose simili ti sbagli.» gli disse, vedendo come la guardava. Le dava fastidio, si sentiva deificata, e non le piaceva per niente. Si passò la lama sul braccio e un rivolo di sangue scorse sulla lama affilata. Lui sbiancò. «Posso sanguinare, sentire dolore, e morire. Proprio come te.» la coda si mosse infastidita, e il ragazzo non riuscì a non farci caso. «E non preoccuparti, le favole che vi hanno raccontato sugli Infetti non sono reali. So controllare il mio temperamento.» chiarì, sentendo l’odore di paura aleggiare nell’aria. La ferita lentamente si rimarginò, lasciando solo una traccia di sangue sulla pelle ormai asciutto.

«Su questo non ci giurerei più di tanto.» affermò Cassandra, avvicinandosi alla fonte di luce. Joshua la osservò, indagando la sua figura con malizia. Aveva sentito voci di come la Sacerdotessa fosse una donna bellissima ai suoi tempi, ma ora capiva che non gli rendevano minimamente giustizia. L’altezza non era cambiata, ma la pelle, il viso, il portamento – il seno – tutto insieme la rendeva una donna accattivante, e forte. O almeno così voleva apparire.

«Non ho chiesto un tuo parere, Cassandra.» il nome della Sacerdotessa venne quasi sputato, il tono acido.

Il risentimento che sgorgava nei suoi occhi ora si poteva sentire anche nel tono di voce.

«So che non sei felice di vedermi. Lo sento. Ma, a differenza tua, io sono felice di...sentirti.» la voce di Cassandra cambiò tono, diventando dolce per un secondo. Elisa alzò lo sguardo e la fissò in volto, cercando di scorgere qualcosa che voleva trovare: il sarcasmo. Ma di quello nemmeno una traccia.

Rimase in silenzio, la donna pantera. Non sapeva cosa dire, e la coda si muoveva stizzita, mostrando palesemente come lei si sentisse.

Andrea aveva osservato tutto nel silenzio della sua postazione poco lontana, arrampicatasi sopra una cassa più alta, appoggiando il busto sul muro, il volto appena illuminato.

Sentendo il silenzio diventare troppo pesante, parlò.

«Allora...sei veramente una Dea?».

Elisa alzò lo sguardo. Era giallo, come un felino che guarda nel buio. Il suo sguardo era più illuminante della candela di fianco a lei, che traballava. Andrea percepì un brivido.

«No. Sono qui solo per La Profezia.» rispose, e abbassò lo sguardo.

«Che Profezia?» domandò Cassandra.

«Non lo so. So solo che la Dea mi ha mandato qui, come emissario della Profezia. Non ricordo di più. Forse...lo saprò più avanti. Quello che so e che tu mi servi. E che devi venire con me, e uscire da questa città.» informò, guardandola storta.

«Qualche obiezione a riguardo?» Elisa pose le mani sulla cintola, i pantaloni neri di pelle aderirono alla sua figura, la camicia nera era scollata, molto, forse troppo per Joshua, che non resistette dal guardare. Si sentì afferrare per il colletto, e gli occhi gialli della donna a pochi millimetri dal suo volto.

«Guardami ancora così, e non avrai più gli occhi per farlo.».

«Scusami! Ti prego non mi uccidere!» il ragazzo sbiancò, chiedendo perdono. Elisa mollò la presa, e Joshua si scontrò col pavimento. La donna lo aveva sollevato da terra senza troppa fatica. I sudori freddi correvano per la sua schiena, e il cuore a mille.

«Tieni a bada il tuo cagnolino, Cassandra, o la prossima volta lo ammazzo.» disse acida, sistemandosi la camicia. La coda si mosse nervosa, ora non più bianca, ma aveva venature nere che scorrevano per tutta la sua lunghezza.

«Non è il mio “cagnolino”, Elisa. È solo un ragazzo.» Cassandra lo aiutò a tirarsi su, e lui si allontanò di qualche metro, spaventato. «Non sfogare la tua rabbia verso di me contro altri.» si alzò, e la guardò, al di là degli occhi bianchi, poteva quasi intravederla.

Elisa prese la spada e iniziò a tagliarsi i capelli a ciuffi, ignorando completamente la riccia.

«Se hai qualcosa da dire, dilla.» ribadì la sacerdotessa, sistemandosi le vesti.

Elisa tagliò l’ultimo ciuffo con rabbia. Ora aveva di nuovo i capelli corti, e Andrea, dall’alto della sua posizione, notò che era ancora più affascinante e intrigante. E sì, che Joshua aveva avuto un bel coraggio a farsi vedere da lei mentre gli fissava il seno.

Anche se, a dirla tutta, aveva tutte le ragioni di questo mondo. È invitante...

“Ma cosa pensi adesso, Andrea?!” si riscosse dai suoi pensieri dandosi una pacca sulla fronte.

«Sì, una cosa te la devo proprio dire.» appoggiò la spada sul mobile, e avanzò, arrivando a pochi millimetri dal volto della donna.

«Vaffanculo.».

«Elisa, non capisco a cosa ti stai riferendo.» lo sguardo della donna non la fissava in volto, ma percepiva che era vicina. Molto vicina. Tanto da sentirne l’odore, e ricordò che non è cambiato, in così tanti anni. Il cuore palpitò di un’emozione talmente vecchia che sembrava ormai dimenticata.

«Lo sai benissimo a cosa.» disse, e si voltò, allontanando lo sguardo. Doveva, non riusciva a guardarla senza...piangere.

«Tu...mi hai dimenticata...» appoggiò le braccia alla cassa, e le spalle divennero curve.

«Non è vero. Non ti ho mai dimenticata.» rispose la riccia, con tono basso.

«Ah sì? Giustificami Giacomo allora.» e si girò, gli occhi spezzati dal giallo. «Era il mio migliore amico, Cassandra! Ti sei scopato il mio migliore amico! E peggio ancora, sei pure rimasta incinta!» l’ira di lei era palpabile nell’aria. Le orecchie di Andrea erano tese, sapeva benissimo che stavano parlando di lei.

“Sentiamo come la giustifichi questa scappatella, madre.”.

«Sono umana, Elisa. Ho sbagliato.» si strinse le mani al petto, cercando di contenere l’emozione. «Ma non ho mai smesso di pensare a te, te lo giuro.» sulle ultime parole la sua voce si spezzò.

Elisa gli voltò di nuovo le spalle, le mani si strinsero a pugno, e uno colpì il muro, lasciando una piccola cavità e una crepa.

«Esseri umani lo siamo tutti, Cassandra.» il suo tono di voce era basso, ma si percepiva un ringhio di sottofondo. «Io mi ero innamorata di te, Cassandra. Ho-».

«Eri...?» la voce di Cassandra si spezzò, nel chiederlo.

Elisa rimase ferma un secondo. In silenzio.

Tolse la mano dal muro, facendo cadere qualche calcinaccio per terra. Si pulì alla bell’e meglio, e sospirò.

Ignorò la domanda, e continuò il discorso, lasciando che fosse il silenzio, per ora, la risposta alla domanda fatta a bruciapelo dalla riccia. Perché ora non aveva il coraggio di affrontarla.

«Ho mentito a tutti, Cassandra. Ho sacrificato la mia vita, ho fatto la stronza, ho girato le spalle a tutti, facendo di testa mia, pur di salvarvi tutti. Pur di salvarti la vita.».

«Nessuno te lo ha chiesto!» il tono di voce di Cassandra si alzò, dagli occhi cadevano lacrime amare. La mora si voltò, guardandola sorpresa. «Chi ti ha detto di sostituirti alla Dea, di scegliere per noi!? Chi ti ha detto che dovevi per forza sacrificarti tu, e di salvare tutti?! Nessuno voleva che tu morissi, Io non volevo che tu morissi!».

«Era tutto falso.».

«Cosa?» la voce di Cassandra si spezzò, non comprendendo.

«La voce che ti parlava, il volere di sterminare tutti. Non era la Dea della Luna a parlarti, era falsa. Era il Dio del Sole.» Elisa incrociò le braccia.

«Come...?» Cassandra rimase come bloccata. Tutto quello in cui aveva creduto...una bugia?

«Era una proiezione. In realtà io ho fatto quello che il Dio del Sole non si aspettava: la cosa giusta. Ho cambiato i suoi piani di distruzione dell’essere umano. Con quel incantamento, Cassandra, avresti distrutto il mondo, non lo avresti salvato. Io ho fatto – inconsciamente – quello che la Dea della Luna voleva veramente. La salvezza dell’umanità.».

Cassandra si sentì mancare le gambe, e cadde sulle ginocchia.

«Quando ho ristabilito l’ordine nei cieli, allora sì, la voce che sentivi era quella della vera Dea della Luna.».

«Tu hai fatto cosa...?» stavolta fu Andrea a parlare, Cassandra aveva lo sguardo perso nel nulla. Sconvolta.

Elisa alzò lo sguardo, gli occhi castani fecero mancare un colpo al cuore alla rossa. Erano tristi, erano distrutti. Prossimi alle lacrime, eppure non piangevano. Eppure rilucevano di vita.

«Quando sacrificai la mia vita, venni punita dal Dio del Sole, sempre fingendosi la Dea. Rompendo l’oscurità in cui ero stata incatenata, liberai gli angeli, e scacciai la presenza del Dio dagli astri competenti della Dea della Luna.»

 

«Elisa!» una figura celestiale le saltò al collo, e la ragazza non riconobbe subito chi fosse. Poi sentì un odore familiare investirla. E la presa divenne più forte.

«Celeste...» le lacrime solcarono il suo volto, e non mollò la presa prima di non essersi ubriacata abbastanza del suo odore.

I suoi occhi erano ancora azzurri come il cielo.

«Ce l’hai fatta!» la donna, dai lunghi capelli biondo scuro la guardava con un sorriso celestiale, e le passò una mano sul volto.

Elisa rimase in silenzio ad ammirarla.

«Mi sei mancata.» e sorrise.

«Anche tu.» rispose l’angelo, scuotendo leggermente le ali.

«Ti avevo detto che sei un angelo.» la bionda spintonò la mora, ridendo.

«Ah, simpatica!».

E per qualche istante tornò come ai vecchi tempi, quando erano solo delle ragazze che sopravvivevano alla morte quotidiana, che ridevano per non piangere, e che condividevano tutto, anche il dolore.

«La Dea ti vuole parlare.» disse la ragazza, prendendola per mano. E fu condotta verso la luce.

 

«Ritrovai l’anima di vecchi amici, e di mia madre.» un sorriso sghembo le passò sul volto, e di quello Andrea se ne innamorò. «La Dea mi incaricò di un compito speciale, ed ora eccomi qua. Con la memoria corta a proposito di ciò.» Elisa ritornò a sedersi sulla cassa. La fiamma traballò, la candela stava per morire.

«Quindi ora cosa facciamo?» domandò il ragazzo, riprendendo il coraggio per parlarle. Elisa lo scrutò con occhi calmi, e gli rispose.

«Ora Cassandra si riprenderà ciò che gli è stato tolto da tempo.» quando la riccia sentì il suo nome alzò lo sguardo, era ancora scioccata, ma lucida.

«Intendi il bastone?» domandò, rialzandosi.

«Sì. La Dea mi ha detto che finché non lo recupererai tu non riavrai indietro né la Vista, né i poteri che mi servono per ristabilire l’equilibrio nel mondo.» Elisa inforcò l’arma, saggiandone la presa. Era leggera.

«La Vista? La riavrò, dopo tutti questi anni?» la voce della donna sembrava sorpresa ed euforica.

«Riavrai tutto quello che ti strappai tempo addietro.» il tono della mora era scocciato, ma la riccia non ci fece caso «Quello che ti ho dato per ora è solo l’energia che serviva al tuo corpo per seguirmi in questa nuova missione. Niente di più.».

Andrea cadde vicino a lei, atterrando morbidamente.

«Allora andiamo!» disse, sorridendo. Elisa la guardò sorridente.

«La Dea mi ha anche dato il compito di proteggerti, dama di fuoco.» Andrea, a quelle parole, divenne un tutt’uno con il colore dei capelli.

«Chiamami Andrea, per favore...» mormorò, balbettando leggermente, non riuscendo a guardarla in volto. Le emozioni che aveva provato in quel momento erano troppe da gestire tutte insieme. E il cuore non la smetteva di battere così forte.

«Joshua, vieni con me.» disse Cassandra, allungando la mano verso il respiro del giovane, e lui, timidamente, si avvicinò, afferrando la mano della sacerdotessa.

«Allora, adesso vi spiego il mio piano.».

 

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Eriok