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Autore: VirgyIzzy93    10/03/2015    1 recensioni
Quando si ha una madre Valchiria e un padre Vampiro, non si può avere che grandi poteri e una vita difficile. I sette fratelli figli di Ortlinde, Valchiria e Maximus, Vampiro, si ritrovano ad affrontare la loro più grande paura. Una brutta maledizione grava sulle teste di due dei figli. Sfide letali, imprese impossibili, amori spezzacuori e riconcigliazioni commoventi. Questo attende la famiglia più strana di San Francisco.
Genere: Avventura, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Uscita da scuola Phoebe attese che uscissero tutti i suoi amici e suoi fratello. La prima ad arrivare fu Nora, che con quella camminata a passo felpato e sensuale, attirava l’attenzione di molti ragazzi.
-Phoebs. In classe non ho fatto altro che pensare a te e Aaron. Non posso far altro che pensare al fatto che potrei non rivedervi più e.. – Phoebe abbracciò Nora, stringendola forte a sé. Non voleva farla finire di parlare. La vatussa nera, come la chiamava Phoebe, abbracciò la sua amica e le diede un delicato bacio sulla fronte. Aveva gli occhi tristi, feriti e straziati di dolore.
-Non dirlo manco per scherzo, chiaro? Io tornerò, assieme a mio fratello e sarà tutto a posto – quell’affermazione di Nora l’aveva destabilizzata.
-Non devi mai più dire una cosa del genere. È.. è troppo doloroso per me. È come ricevere degli schiaffi da una Fata dei Rami – sentenziò Phoebs, tremando. La frase di Nora e la sua espressione terrorizzata, l’avevano completamente pietrificata dalla paura.
Le Fate dei Rami erano esseri tremendi, perfidi e letali. Discendevano da una linea diretta di Fate dei Gran Laghi e Vampiri e ne prendevano le più terrificanti e affascinanti caratteristiche. La miscela era un cocktail tenebroso e pericoloso.
Erano creature dalla corporatura sottile, alta, snodata ed esile. All’apparenza sembravano delicate e fragili come bicchieri di cristallo, ma erano letali come le sue schegge conficcate nel cuore. Le femmine avevano capelli lunghi e lisci, i maschi di media lunghezza e mossi, di color bianco argento come il sangue di Unicorno, o blu elettrico, o color corteccia di quercia. Gli occhi erano magnetici e spietati. Guardandoli sembrava di entrare all’inferno, fissando quei buchi neri come l’abisso con le fiamme infernali al posto della pupilla. E portavano il nome di Fate dei Rami, perché al posto delle braccia, avevano due lunghissimi e sottili rami, lunghi una ventina di metri circa e al posto delle dita, avevano delle foglie prensili.
Erano spietate e feroci, ma anche molto astute e ingegnose.
-Scusa – rispose Nora, che sembrava essersi ripresa un poco.
Qualche minuto dopo finalmente arrivarono tutti i componenti del loro unito gruppetto e Phoebe, vide Aaron e Maly, mano nella mano. Sorrise felice per il fratello, ma il pensiero di dover andare a Vallhalla era sempre più reale e vivo nella sua testa e non sapeva più dove trovare appiglio, ormai.
Aaron, fuori dal cancello della scuola, diede un bacio alla sua nuova ragazza.
-È triste pensare che mi sono messo con te proprio oggi. Che devo partire e andare a prendere a calci negli stinchi una Strega pazza furiosa che minaccia di uccidere me o mia sorella.. okay, ricomincio perché come dichiarazione faceva pena – s’interruppe imbarazzato, mentre lei ridacchiava con gli occhi lucidi –Maly, io.. mi sei sempre piaciuta. Sempre. E uno dei motivi per cui voglio tornare il più in fretta possibile qui, sei tu. Ti prometto che ci vedremo presto. Più presto di quanto immagini – poi preso dall’impeto diede un bacio passionale e deciso a Maly. La ragazza dopo quel baciò corse a casa piangendo e Aaron, sentì il cuore farsi pesante.
 
Veronica era nella sua stanza che stava finendo di fare la valigia. Aveva gli occhi scuri arrossati e acquosi.
-Tesoro – disse Demetrius entrando nella stanza. La ragazza si asciugò in fretta le lacrime.
-Sì –
-Guarda che comprendo se vuoi slittare il matrimonio dopo la fine di questa faccenda. Sono perfettamente consapevole di quello che state passando –
Veronica era distrutta, confusa, indecisa e spaventata. Aveva paura di perdere i suoi fratelli, ma aveva anche paura che concentrandosi troppo sulla faccenda, potesse perdere Demetrius.
-No, il.. il matrimonio si farà esattamente quando abbiamo deciso. Attenendoci al piano, in pochi giorni dovremmo risolvere il tutto – la sua voce era squillante e sottile come la voce di chi soffre. Demetrius aveva perfettamente intuito che Veronica aveva tralasciato qualche cosa, che tenesse per sé delle paure che aveva timore a rivelargli.
-Veronica, di cos’è che hai paura? –
La ragazza si alzò dal letto e con rabbia mai vista, lanciò la valigia contro il muro. I vestiti, che prima erano perfettamente piegati, erano caduti fuori dalla valigia.
-Ho.. ho paura di perdere i miei fratelli e che.. che.. oh! Ho paura che questo possa farmi perdere di vista quello che c’è tra noi e di conseguenza perdere te, per non perdere loro e io non voglio scegliere tra te e loro –
-Veronica, non ti chiederei mai di scegliere tra me e loro. Sono i tuoi fratelli e se fino a che loro non saranno salvi, ti dedicherai solo a loro, io lo capirò. È una situazione estremamente pericolosa e grave. E dovete fare attenzione. L’unica cosa che mi importa è che tu e la tua famiglia stiate bene. Credimi che capirò se un giorno salterai una chiamata perché sarai troppo impegnata a salvare Phoebe e Aaron –
Demetrius e Veronica parlarono molto e alla fine quando lei si tranquillizzò, acconsentì a spostare le nozze a data da destinarsi. La ragazza capì di aver trovato l’uomo più buono del mondo e rimessa a posto la valigia, scese in sala da pranzo.
 
Tutti i suoi fratelli erano già pronti e con le valigie al loro fianco, tranne Tommy che era in camera sua che stava finendo di prepararsi aiutato da Melody. Erano tutti tesi, spaventati ma anche abbastanza eccitati, alcuni di loro.
-Non sono mai stato a Vallhalla, chissà com’è – disse April, curiosa guardando Phoebe sorridendo. Phoebe la guardò stupita. Era passato talmente tanto di quel tempo dall’ultimo sorriso che April le aveva rivolto che quasi si aspettava di aver visto male, che in realtà la sorella la stesse cercando di uccidere con lo sguardo. Invece no, April le stava proprio sorridendo. Ed era un sorriso abbastanza esaltato. Il primo sorriso di April a Phoebe dopo tempo, era appena prima di partire verso il luogo dove con molte probabilità o lei o Aaron sarebbero morti. Che non sperasse che la vittima fosse proprio Phoebe?
-Lo sai che non è una gita scolastica, vero? – le chiese Phoebe in tono brusco. La sorella abbasso lo sguardo:
-Lo so, era solo per parlare un po’ –
-Con me? – chiese Phoebe perplessa –non mi parli da mesi, se non per lanciarmi frecciatine o darmi risposte acide come il veleno e ora mi vuoi parlare amabilmente? Ti senti in colpa? Cos’è la consapevolezza che forse posso lasciarci il collo? –
Si senti un tonfo. Era caduta la valigia di mano a Tommy, che avendo sentito quella frase era sbiancato e gli occhi gli si erano riempiti di lacrime.
-Tommy, io.. – fece per spiegarsi Phoebe, che l’ultima cosa che voleva era ferire il suo fratellino.
-Avevate promesso. Me lo avevate promesso! – urlò Tommy, scappando su per le scale. Phoebe sfrecciò al suo inseguimento.
 
-Tommy! – lo fermò. Il bambino prese a prenderla a calci e pugni ma il dolore più forte era l’espressione di delusione e terrore impressa sul suo piccolo viso.
-Tommy, smettila. Per favore, basta! – disse piangendo la ragazza.
-Non volevo dire quello che ho detto, non lo penso minimamente. Ho solo perso il controllo con April, perdonami –
Il piccolo aveva uno sguardo duro e freddo, colmo di delusione e sfiducia.
-Non ci credo più –
-Thomas, fidati di me. Non ho mai tradito la fiducia di nessuno e non era mia intenzione ferirti. Ma le parole non valgono, credi a ciò che faccio, non a ciò che dico ad April quando sono arrabbiata –
-Perché tu e Prilly vi odiate? – domando Thomas.
 La doma arrivò dritta al centro del cuore di Phoebe e fece malissimo.
-Io e lei non ci odiamo. Noi ci vogliamo bene ma a volte i grandi si vogliono bene in modi strani. Lei è mia sorella ed io per lei farei di tutto. E so che anche lei per me farebbe lo stesso. Ma Prilly è molto.. – la ragazza non sapeva come definire April, senza usare epiteti non adatti alle orecchie di Tommy.
-Arrogante, presuntuosa e schizzata? – suggerì una voce da dietro le spalle di Phoebs. Era April, che preoccupata per Thomas era andata a vedere come stava. In fin dei conti se lei si fosse comportata diversamente nei confronti della sorella, lei non le avrebbe urlato quelle cose e Tommy non avrebbe sentito nulla.
-Grazie dei suggerimenti – rispose scherzando, ma in tono freddo Phoebe.
April sorrise un poco, poi disse:
-Mamma e papà sono quasi pronti, quindi sarà meglio che scendiate –
 
Una volta scesi di nuovo in sala i fratelli si misero a ridere e scherzare tutti insieme, cercando di mantenere gli animi tranquilli. Tra Prilly e Phoebs si era stipulato un tacito ed implicito accordo, momentaneo, di beneducata pace.
Phoebe stava adottando il metodo “Mi comporto quasi come se tu non ci fossi”, mentre April era sul piede di pace vera. Ma aveva capito che forse non era il momento per parlarne con Phoebe.
-Ehi, noi siamo speciali – stava dicendo Aaron a Melody che aveva dichiarato di sognare di essere una Strega –siamo Valchirie del Sangue, esseri unici al mondo. Vanne fiera Melly –
Gli altri fratelli risero.
-Ma poi voglio dire – cominciò Prilly, con la sua voce acuta e cantilenante –a chi diavolo  è venuto in mente Valchirie del Sangue? È un nome osceno – protestò.
-Preferivi Valchirie Succhiatrici? – propose Aaron, col suo solito sarcasmo e la sua faccia da schiaffi. Scoppiò una risata generale, quando April incrociò il suo sguardo divertito con quello sorridente e rassegnato di Phoebe. April allora sorrise alla sorella in modo timido e sincero. Phoebe annuì ma non riusciva a ricambiare un amorevole sorriso. Così si allontanò per andare a parlare con Veronica, che stava salutando Demetrius, assieme a Barnabas.
Ortlinde, Maximus e Wotan arrivarono nella sala, con le loro valigie. Diedero una piccola occhiata, per esser certi di non aver dimenticato nulla e poi si misero in cerchio attorno al tavolo.
Phoebe e Aaron, essendo che erano i diretti interessati, dovevano spalancare le porte di Vallhalla. E per farlo dovevano collegarsi a qualcosa di legato alla terra di Vallhalla. E chi meglio di Re Wotan, per questo scopo? Con riluttanza di Phoebs e naturalezza di Aaron, i due ragazzi presero a recitare l’incantesimo per l’apertura delle porte di Vallhalla.
-Die Tür öffnet, Vallhalla – disse infine Wotan.
-Precisamente cosa significa, quello che avete detto, vostra grazia? – chiese Phoebe curiosa.
-La porta si apre, Vallhalla. La lingua di Vallhalla è antica e deriva dal tedesco – rispose il Dio norreno, alla nipote.
Qualche istante dopo una nuvola si creò in mezzo alla stanza e divenne abbastanza grande da contenere una persona. Poi la nuvola cominciò a schiarirsi e si vide l’ingresso di un castello in marmo rosa.
-Quello è il tuo castello, nonno? – chiese affascinato Aaron. Il castello era bellissimo ed imponente.
-Sì – rispose Wotan –avanti, Ortlinde, entra prima tu con i piccoli –
Ortlinde prese la mano a Melody e Tommy, poi disse loro di correre e tuffarsi all’interno della nuvola.
Un attimo sparirono e poi, li videro apparire sulla strada del castello. Così uno alla volta entrarono nella nuvola per essere trasportati a Vallhalla.
Per ultimi rimasero i gemelli, che si guardarono per darsi coraggio. Phoebe sorrise al fratello che si buttò. E subito dietro, si lanciò anche lei. Ma in quell’istante lei perse il suo ciondolo, la sua collana di Vallhalla. Che cadde con un leggero tonfo, sul pavimento della sala del castello, a San Francisco.
   
 
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