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Autore: Marty_199    12/03/2015    3 recensioni
L’amore..dicono sia il sentimento più bello e più sincero che una persona può provare. Ma due ragazzi rimasti soli, senza mai aver avuto una vera dimostrazione d'amore dalle famiglie possono crederci? Riescono a provarlo senza averne paura?.
Eulalia è una ragazza di diciotto anni cresciuta in orfanotrofio, nella vita ha dovuto superare difficoltà che l’hanno portata a chiudere i suoi sentimenti e ad avere paura di provare amore verso qualcuno, perché la sua vita gira intorno alla convinzione che prima o poi tutti se ne vanno.
Duncan è un ragazzo di vent’anni, molto attraente e all'apparenza superficiale. Nessuno sa del suo passato tormentato che torna ogni giorno nel suo presente. La sua vita naviga nella rabbia, mentre vive nella proiezione di una felicità che non sente davvero sua, cercata tra le cose più banali: nelle donne, nella rissa e molte volte nell'alcool.
Ma può davvero l'amore non comparire mai nella vita di una persona? Tra vari incontri e amicizie i due ragazzi all'apparenza diversi si ritroveranno a provare l'uno per l'altra il sentimento tanto temuto, potrebbe essere l'inizio di qualcosa per entrambi..che li porterà su vie del tutto inaspettate.
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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                                                                    IL MOMENTO MIGLIORE DELLA GIORNATA

Duncan camminava per la strada portando al guinzaglio un mastino,un cane davvero enorme, troppo per i suoi gusti.
<< Oh piano cavolo, sei un mostro di cane!>> il cane tirava davvero forte e Duncan doveva quasi correre per riuscire a stargli dietro, ancora non capiva il perché avesse accettato quel cane! Il bello era che non era stato di sua iniziativa, era andato da un suo amico per ubriacarsi, poi era stato trascinato a una festa pomeridiana nella quale aveva anche, come suo solito, abbordato qualche bella ragazza e proprio mentre ne portava una a casa sua, intento a chiudere in bellezza, una donna anziana gli era piombata vicino, ammollandogli il cane con il guinzaglio, dicendo che era stato abbandonato e che aveva bisogno di cure, poi era scappata via, sicuramente per evitare che Duncan potesse ridarglielo indietro.
Aveva pensato subito di portarlo al canile per liberarsene, poi lo aveva guardato bene, era un cane enorme, la corporatura del busto era robusta e il pelo invece di essere scuro come la maggior parte dei cani della sua specie, era più chiaro, mentre il muso era più scuro e gli occhi piccoli e scuri quasi simili ai suoi. Era davvero un bel cane e lo aveva guardato con un espressione bastonata e abbandonata, così Duncan il pomeriggio stesso lo aveva portato dal veterinario, che gli aveva detto che il cane era sano e vaccinato, dopo la visita lo aveva portato a casa sua sperando di trovare poi qualcuno a cui darlo... ma ormai erano tre giorni che lo aveva in casa ed era abbastanza calmo, se si levavano i momenti in cui gli saltava addosso.

Era palese che si fosse subito affezionato a Duncan, l’unico problema era che mangiava come un ossesso.
Non era ancora riuscito a trovargli un nome, quindi per ora era “il cane” che in quel momento tirava davvero tanto, Duncan imprecò, dato che era quasi caduto a causa di uno strattone del guinzaglio.
<< Ma io mi domando e dico perché tiri?! Vai piano! Sono tutto un livido!>> in tutta risposta non ebbe altro che un woof e qualche brutto sguardo dei passanti lì vicino.
<< Ma dove mi hai portato?>> ennesima risposta di abbaglio, Duncan cominciava seriamente a pensare che quel cane riuscisse davvero a capirlo.
<< Io dovrei portare fuori te, non il contrario! E spero che tu sappia ritornare a casa, perché io non so dove diamine siamo!>> Duncan si guardò introno, era finito in un parchetto non sapendo bene neanche in che zona fosse, era stato troppo occupato a badare al cane e non ci aveva fatto minimamente caso. Duncan si sedette su una panchina lì vicino e il cane si sdraiò vicino i suoi piedi, approfittando di quel momento di calma, Duncan si accese una sigaretta, facendo cinque bei tiri rilassandosi e guardandosi intorno.
Il parco non era male, piccolo ma carino, parecchie aiuole sparse ovunque con molti alberi a fare ombra sulle panchine.
Un piccione volò vicino il muso del cane, che appena lo vide allontanarsi in volo si alzò di fretta e tirò il guinzaglio per inseguirlo, Duncan lo guardò alzandosi, ma appena lo fece il cane ricominciò a correre alla rincorsa di quel povero piccione innocente.
<< Oh! Buono!>> correndo gli volò la sigaretta a terra, Duncan girò appena lo sguardo per guardarsi un attimo indietro e non si accorse di andare a sbattere contro qualcuno, se non quando si ritrovò catapultato a terra.
<< Ma non è un cane quello, è un mostro.>>
<< Duncan?! Ma che cavolo fai?!>> Duncan guardò sotto di sé e con sorpresa vide che la persona che aveva appena investito era Eulalia, si alzò inginocchio e la guardò, cosa ci faceva lei li?
<< Oh… ma sei tu.>>
<< Sì sono io!>>

Duncan la guardò un po’, Eulalia aveva gli occhi lucidi e arrossati mentre lo guardava con uno sguardo indecifrabile, non si capiva se fosse arrabbiata o dolorante per la botta presa, ma Duncan non smetteva di guardarla, si ritrovò a pensare all’ultima volta che l’aveva vista, ovvero quando aveva cercato di baciarla.
<< B’è?>>
Duncan si riprese ricordandosi che erano ancora stesi a terra e si accorse anche della loro posizione, le stava sopra a cavalcioni e lei sotto che cercava di alzarsi. Il ragazzo si spostò e fece per alzarsi, quando si sentì buttare all’indietro e si ritrovò sopra il cane, che cominciò a leccargli tutta la faccia di nuovo.
<< Fermo! Che schifo, no nell’orecchio!>>


 

 

Eulalia continuava a guardare quel cane enorme che leccava Duncan su tutta la faccia, quella giornata era davvero iniziata male. Era andata a farsi un giro per comprare delle cose a Catarina, essendo sabato era uscita di mattina e ne aveva approfittato per fare un giro per negozi e proprio mentre guardava una vetrina aveva visto attraverso il riflesso una donna bassa e bionda, che teneva per mano un bambino di all’incirca nove anni, seguita dal marito, non sarebbe stata una scena tanto strana, ma Eulalia sapeva chi erano, un tempo erano stati i suoi genitori.
Eulalia ricordava bene che quando aveva all’incirca nove anni era stata adottata da quella coppia, Iris e Mark, erano stati la sua prima famiglia, la sua occasione di averne una e dopo vari pianti per la paura di lasciare Catarina era andata a vivere con loro.

La casa era enorme e i primi giorni le avevano permesso di dormire con loro nel letto, in poco tempo Eulalia si era affezionata a loro, talmente tanto da non aver quasi più timore di chiamarli mamma e papà. Ricordava tutti i bei momenti nei quali la venivano a prendere a scuola, che le rimboccavano le coperte o mentre vedevano i film insieme, erano stati dolci, un po’ severi sulle regole, ma niente di nuovo per lei che era abituata alle regole del orfanotrofio.
Con loro aveva trascorso all’incirca due anni poi era successo, Iris era rimasta incinta, li per li non era sembrata una tragedia, ma per loro lo era stato, non potendo più permettersi di tenerla, l’avevano riportata indietro, l’avevano abbracciata e le avevano detto che sarebbero tornati a prenderla. Catarina le aveva spiegato che l’avevano riportata perché Mark aveva perso il posto di lavoro e non riuscivano a mantenere due figli, ma quella povera spiegazione non aveva impedito che il cuore di Eulalia andasse in frantumi, lasciandosi dietro solo le sue lacrime e il suo dolore.
Era rimasta lì a guardarli dall’altra parte della strada per un tempo a lei infinito, provava una gelosia e una rabbia infinita nei confronti di quel bambino, il che non era neanche una cosa giusta ed Eulalia lo sapeva bene. Quel bambino non aveva alcuna colpa, eppure non riusciva a fermare quei sentimenti, non riusciva a non pensare che quel bambino, che sorrideva felice, gli aveva portato via la sua occasione di avere una famiglia, e quello non faceva che farla stare peggio, perché se loro l’avessero tenuta, quel bambino sarebbe diventato una specie di fratello minore per lei al quale era sicura, avrebbe voluto molto bene.
Eulalia per una frazione di secondo aveva intrecciato lo sguardo con i due, e non appena nei loro occhi si era accesa una luce di comprensione e memoria nel vederla, Eulalia era corsa via.
Correva senza fermarsi e senza una meta precisa, voleva solo andare il più lontano possibile, volare via… si era quello che voleva, volare via da tutto e da tutti. Aveva corso e solo quando si era accorta di essere lontana dai loro sguardi, aveva lasciato che le lacrime uscissero, ma non si era mai fermata e aveva continuato fino a sentire il respiro pesate e le gambe stanche, lì si era fermata davvero, arrivando in un parchetto, con corpiose lacrime a rigarle le guance, non si era girata indietro continuando a camminare, con la vista appannata.
Solo allora si era vista arrivare un cane in piena corsa nella sua direzione, con dietro qualcuno che l’aveva praticamente scaraventata a terra.
E ora eccola lì, la persona che l’aveva scaraventata a terra era Duncan, che lottava con quel cane enorme.
<< Okay Basta!>> Duncan riuscì a levarsi di dosso il cane, che si era girato e veniva verso di lei scodinzolando, Eulalia indietreggiò spaventata.
<< Non è cattivo, non lo è per niente>> disse Duncan mentre si alzava da terra, ma Eulalia vedendosi questo bestione venirle incontro non si sentiva per niente tranquilla.
<< Duncan tieni a bada questo cane, mi fanno paura.>>
<< Ma davvero?>> Duncan prese il guinzaglio.
<< Sì, soprattutto quelli grossi come questo.>>
<< Ma dai è un bestione gentile.>>

Eulalia guardò il cane, che continuava a scodinzolare guardandola con quello che sembrava essere un sorriso, doveva ammettere che quel bestione aveva una faccia simpatica.
<< E’ bello, però visto mentre ti sta correndo davanti fa paura.>>
Duncan fece un alzata di spalle.
<< Che stai facendo qua? E come mai hai gli occhi rossi?>> Eulalia abbassò lo sguardo e si asciugò gli occhi ancora leggermente annacquati con la manica, poi lo riguardò.
<< Una passeggiata te?>>

Duncan non sembrava affatto convinto della sua risposta, Eulalia sapeva che l’aveva vista asciugarsi gli occhi, ma sperava tanto che non gli porgesse domande sul perché delle lacrime.
<< Mi sono perso>> disse infine, guardandosi intorno concentrato, poi fissò il cane con uno sguardo di rimprovero.
<< Colpa tua, non mi ricordo neanche da dove siamo entrati.>>
<< Ma non sei tu a portarlo? Come può essere colpa sua?>>
Duncan la guardò un attimo, Eulalia notò solo in quel momento che la solita barbetta corta e sistemata che portava, era un poco più folta, come se non si rasasse da qualche giorno.
<< Dici? Okay>> le si avvicinò e le passo il guinzaglio, Eulalia lo afferrò non capendo cosa dovesse fare e lo fissò con sguardo interrogativo, ma lui le diede solo poche istruzioni.
<< Ferma e stringi forte.>>
<< Perché?>>

Duncan non le rispose, prendendo solo un sasso e lanciandolo lontano, il cane adocchiandolo prese ad abbagliare e a inseguirlo, Eulalia non essendo preparata prese a correre dietro al cane, ma non tenendo bene il passo inciampò sui suoi stessi piedi, per sua fortuna si sentì prendere da dietro, mentre un braccio le stringeva la vita per impedirle di cadere e un altro braccio si allungava per afferrare il guinzaglio.
<< Ecco capiscimi.>>
<< Ma non è un cane questo, è un mostro>> Eulalia si tirò su, ritrovandosi a poggiare la schiena sul petto di Duncan, solo osservando bene la situazione si accorse di come erano messi, un braccio di Duncan le stringeva la vita tenendola vicina a sé, mentre con l’altro braccio teneva il guinzaglio vicino la sua mano, visti da fuori potevano sembrare tanto una coppia.
Eulalia si sentì avvampare le guance, si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio nervosa e piano, senza mostrare il suo nervosismo, si allontanò dalla presa delle braccia di lui. Duncan sembrò accorgersene, perché si allontanò da lei serio.
<< Va bene, cane andiamo.>>

Eulalia lo vide che si allontanava da lei, ma in realtà non voleva che se ne andasse, forse il suo gesto di allontanarsi gli aveva fatto intendere qualcosa di sbagliato.
<< Aspetta...>>
Lui si girò verso di lei e aspettò che continuasse, Eulalia non sapeva cosa dirgli, così gli chiese la prima cosa che le passò per la mente.
<< Come sta Kevin?>>
<< Sta bene>> Duncan rimase un attimo fermo a guardarla, sicuramente aspettando che lei gli dicesse altro, ma il fatto era che Eulalia non sapeva cosa dirgli, né sapeva come iniziare un qualche discorso per farlo rimanere un altro po’ lì, cosa che non le capitava quasi mai, e anche se lei era un tipo solitario e non aveva molti amici, se doveva parlare sapeva sempre tirare fuori un qualche discorso, ma in quel momento non ci riusciva, proprio mentre non voleva che lui andasse via.

Proprio mentre Duncan stava per allontanarsi di nuovo, il cane prese a correre verso di lei e Duncan fu trascinato di nuovo di fronte a Eulalia, quel cane sembrava aver capito più di tutti la situazione.
<< Stupido cane a casa forza>> grugnì Duncan tirando più volte il guinzaglio, ma il cane non accennava a muoversi.
<< Ma non ti dà mai retta?>>
<< No, è con me da pochi giorni e come puoi notare non ha neanche un nome.>>
<< Ma almeno sai se è maschio o femmina?>> Duncan sembrò pensarci su.
<< Non mi ricordo se il veterinario me l’ha detto e se l’ha fatto non l’ho ascoltato, ma ora non mi interessa mettere le mani lì.>>
Eulalia scoppiò a ridere.
<< Ma non devi mettere le mani lì, lo devi solo girare di schiena, se non sai di che sesso è come fai a mettergli un nome?>> Duncan fece spallucce.
<< Lo chiamo cane.>>
<< Senza offesa, ma fa davvero pena.>>

Duncan sbuffò e si abbassò verso il cane.
<< Mettiti giù>> il cane lo guardò cominciando a scodinzolare allegro.
<< Giù forza, oddio mio!>> appena gli si avvicinò per farlo sdraiare, il cane gli andò incontro incominciando a leccarlo sulla faccia.
<< No, no no buono!>> provò a farlo sdraiare ma senza molti risultati.
<< Oh andiamo!>>
Eulalia rise ancora e cominciò a prenderlo un po’ in giro per la situazione.
<< Non ti ascolta per niente>> cantilenò con voce allegra, facendolo irritare come immaginava.
<< Ooh sta zitta!>> dopo vari faticosi tentativi, Duncan lo fece sdraiare con un sorriso di vittoria.
<< Ma guarda una femmina, che ironia della sorte allora dovremmo andare d’accordo>> gli fece due carezze sulla pancia e si ritirò su.
<< B’è in una casa di due maschi, ci vuole una femmina.>>
<< E’ una cane, lo sai si?>> Duncan parlava con il solito sarcasmo da presa per il culo, Eulalia incrociò le braccia al petto.
<< Sì, e secondo me sarà l’unico essere sempre sobrio in quella casa>> usò il suo stesso tono sarcastico per fargli capire che come aveva fatto lui, lo stava prendendo in giro, lui fece un’espressione tra il serio e lo scocciato.
<< Sei comparsa per rompere le palle?>>
<< Io non sono comparsa, più che altro sei tu che mi hai investito.>>

Duncan stava per rispondergli a tono, ma il cane prese a tirare il guinzaglio nel tentativo di inseguire un piccione, questa volta Duncan non si fece imbrogliare, cercando di trattenerla.
<< Buona!>> il cane continuò a tirare e Duncan fu costretto a fare qualche passo in avanti, Eulalia lo seguì.
<< Okay proviamo così! ESTEL FERMA!>> il cane si girò verso di lui e scodinzolò, smettendo di tirare il guinzaglio e mugolando allegra.
<< Bene ti ho trovato il nome.>>
Eulalia lo raggiunse e si mise al suo fianco, guardando prima quella bestiona buona, poi il suo padrone.
<< Carino come nome.>>
<< Già, mi è venuto in mente e a quanto pare ha funzionato.>>

Eulalia applaudì sorridendo.
<< Mai visto qualcuno addestrare un cane così velocemente.>>
<< Visto che roba è>> Duncan fece il suo solito sorrisetto, facendo anche un piccolo inchino in gesto teatrale, poi si girò verso il cane, ovvero Estel.
<< Bene, ora andiamo>> Duncan si incamminò con Estel scodinzolante al suo fianco, Eulalia li guardò allontanarsi, senza sapere cosa inventarsi per farlo restare, tanto valeva che tornasse all’orfanotrofio.
Proprio mentre stava per andarsene Duncan la chiamò, era poco distante da lei.
<< Cammina, vieni anche tu.>>

Eulalia lo guardò un attimo, ma senza pensarci troppo lo raggiunse, non sapeva che cosa dire se non le indicazione per farlo tornare nel suo quartiere, mentre camminavano Duncan si massaggiò la spalla destra.
<< Ai>> sibilò, ma Eulalia lo sentì lo stesso.
<< Ti sei fatto male?>>
<< E’ per ieri, ma per colpa di Estel gli ematomi e lividi mi fanno di nuovo male>> Duncan lanciò un’occhiataccia al cane, che camminava tranquilla scodinzolando, Eulalia lo guardò con una certa preoccupazione che riuscì a nascondere bene.
<< B’è questa volta quando vai a casa, metticelo il ghiaccio.>>
<< Ma no, tanto passa da solo>> Duncan continuò a massaggiarsi la spalla ed Eulalia alzò gli occhi al cielo, sospirando.
<< Sei impossibile.>>
<< Lo so, grazie.>>
<< Non era un complimento.>>
<< Lo so ero sarcastico, ma alla fine infondo è vero, io sono bello e impossibile>> Duncan si passò una mano tra capelli e sorrise fiero di sé, era incredibile, Eulalia si ritrovò comunque a ridacchiare, naturalmente non avrebbe mai ammesso davanti a lui che effettivamente ciò che aveva detto era vero.
<< Sai… mi sono accorto che alla fine non so niente di te.>>
Eulalia si girò verso di lui, seria.
<< B’è neanche io so molto di te.>>
<< Su di me non c’è molto da sapere, sono un ragazzo di vent’anni che andava male a scuola, si è fatto bocciare una volta al quinto e alla seconda volta che lo ripeteva ha mollato, lavoro come meccanico e b’è sai dove abito.>>
<< Io sono una ragazza di diciotto anni, non sono mai stata bocciata, sto finendo il quinto anno di superiori, non ho un lavoro e anche tu hai visto la mia via di casa>> entrambi si guardarono per un attimo, Eulalia sperava che non volesse sapere qualcosa di più su di lei o magari sulla famiglia, se aveva fratelli o cose del genere, perché altrimenti sarebbe stato un problema, ormai era brava a inventarsi storie su una sua famiglia immaginaria, eppure Duncan la rendeva così nervosa, ma perché avrebbe dovuto? Infondo neanche lui gli aveva detto niente sulla sua famiglia.

Duncan distolse lo sguardo sorridendo appena.
<< Bene, vado a comprare la roba di Estel, che vuoi venire? Se non hai niente da fare.>> Eulalia sorrise, a quanto pare non aveva nessuna intenzione di farle domande.
<< Okay.>>
Camminarono in silenzio, nessuno dei due sapeva bene cosa dire. Arrivarono in fretta al negozio di cani, da fuori sembrava piccolo ma appena dentro Eulalia si ricredette, era davvero grande, appena furono all’interno cominciarono a girare per gli scaffali alla ricerca del cibo per cani, c’erano casette, guinzagli, pallette di gomma, insomma tutto quello che riguardava i padroni con cani bisognosi di qualcosa. Mentre cercavano, una commessa che lavorava lì gli si avvicinò.
<< Salve>> Eulalia si girò, era una donna giovane, la maglietta azzurra esageratamente attillata, gli occhi truccati e le labbra rese troppo rosse dal rossetto, era davvero troppo truccata. Duncan si girò verso la commessa, sfoderando il suo sorrisetto sexy.
<< Salve.>>
<< Posso aiutarvi?>>
<< Certo, cercavo da mangiare per il cane>> la commessa si mise di fianco a lui e gli indicò quale scatole di cibo doveva prendere, Eulalia alzò gli occhi al cielo notando come la commessa lo guardasse sbattendo le ciglia. Duncan prese una ciotola nera con attaccati dei piccoli spuntoni di metallo.
<< Coattissima, secondo me gli dona è una coatta, guardala sempre ingrugnata>> Duncan sorrise e solo dopo un po’ Eulalia capì che stava parlando con lei.
<< Ma dai, con quegli spuntoni ci si potrebbe pungere>> Eulalia ridacchiò.
<< No, sono smussati apposta>> Eulalia fissò la bionda commessa, non lo aveva capito che stava scherzando? Ma no, certo che no, non la smetteva di guardare Duncan con gli occhi languidi mentre era intento nello scegliere un guinzaglio nuovo, Eulalia era quella donna convinta che avesse fatto la sapientona solo per cercare di farsi notare.
<< Ma è perfetto>> Duncan aveva appena trovato un guinzaglio nero, anche questo con sopra, sulla superficie esterna, dei piccoli spuntoni di metallo, Eulalia lo guardò e sorrise.
<< Oh b’è almeno è tutto in tinta.>>
<< Figo no? E poi a lei piace, vero?>> Duncan grattò la testa ad Estel, che come per rispondere gli abbagliò allegra.
<< B’è così possiede lo stesso stile del padrone>> la commessa sorrise a Duncan sbattendo le ciglia e lui in tutta risposta gli rivolse un sorriso.
<< Sì, b’è ci dona.>>
<< Molto direi>> la commessa si era unita al discorso di nuovo, ed Eulalia osservando i suoi occhi languidi sbuffò.
<< Se state flertando vi lascio soli.>>

Duncan la guardò serio o scocciato, Eulalia non riusciva a capirlo.
<< Ma smettila…>>
<< Cos’è lei la ragazza?>> la commessa alzò un sopracciglio scuro e perfettamente curato guardandola, ma da quando le commesse erano tanto sfacciate e scortesi? Eulalia non rispose, si girò e se ne andò, prendendo a girare per il negozio, poco in là, trovò le gabbiette con all’interno i cagnolini, erano molto carini e sprizzavano dolcezza, eppure Eulalia vedendoli chiusi lì dentro provava anche una certa pena e tristezza per loro, mentre li guardava, sentì una presenza accanto.
<< Io ho preso tutto bambina musona, possiamo andare>> Eulalia si girò verso Duncan, imbronciata proprio come una bambina.
<< Io non sono musona… e neanche una bambina>> insieme si avvicinarono alle casse e pagarono tutto, Eulalia tirò un sospiro di sollievo nel constatare che la commessa di prima non era più lì appiccicata a loro, o meglio a lui.
<< Se lo dici tu>> in mano Duncan teneva una busta con dentro il mangiare, il guinzaglio e la ciotola, mentre sotto braccio aveva una cuccetta per il cane, una specie di cuscinetto tutto lavorato e molto carino.
Appena usciti fuori, dopo pochi passi in completo silenzio, si videro venire incontro una testa biondo platino, per poi vedere una volta vicini che si trattava di Kevin.
<< Ciao idiota.>>

Kevin alzò il sopracciglio, in un’espressione annoiata.
<< Ciao zucca vuota, ciao Eulalia>> Kevin le sorrise e Eulalia ricambiò.
<< Ciao Kevin.>>
<< Non dirmelo, quel cagnone quindi lo teniamo in casa?>>
<< Sì e non rompere.>>
Kevin sbuffò.
<< Che ore sono?>>
<< Sarà l’una, andiamo a pranzare idiota, vieni anche tu? Tanto ormai sai dove abito, spero solo che tu non diventi come quella matta stalker.>>
<< Stalker?>>
<< Sì, mi faceva le appostate sotto casa.>>

Eulalia lo guardò, ricordando poi della matta di cui gli aveva detto a scuola e della sera al bar, non poteva che essere lei la stalker.
<< Sempre la stessa ragazza?>>
<< Sì, Ginny>> Duncan fece una faccia schifata e sembrò tremare leggermente come attraversato da un brivido di ribrezzo e terrore allo stesso tempo, Eulalia non si trattenne dal ridere.
<< Quella è innamorata persa di te.>>
<< No è matta>> Kevin ridacchiò. << Tra tutte le ragazze attiri anche le matte, che alla fine ti vengono dietro innamorate pazze e mezze folli.>>
Duncan lo guardò, squadrandolo serio e in modo da sembrare pronto a uccidere, ormai sembrava che quello sguardo in presenza di Kevin fosse inevitabile.
<< Così pare.>>
<< B’è non sei certo come me>> Kevin aveva usato il tono da ragazzo coatto che non era, portandosi all’dietro i capelli biondo platino, ma Duncan non perse tempo per sfotterlo sul momento.
<< No infatti, a te non ti si caga nessuno>> sorrise quasi in modo dolce, Eulalia non riusciva a capire come quei due potessero essere amici e vivere nella stessa casa, se ogni volta che li vedeva insieme, finivano sempre per attaccarsi.
<< Questo lo pensi tu.>>
<< No è così.>>
<< No.>>
<< Ah no? Allora quante volte lo hai fatto in vita tua?>>

Kevin abbassò un attimo lo sguardo, poi lo rialzò con dipinto sul volto uno sguardo noncurante.
<< Qui sei tu il pervertito.>>
<< No non pervertito, direi benefattore a tutte quelle ragazze bisognose.>>
Eulalia alzò gli occhi al cielo.
<< B’è che gran benefattore, non tutto gira intorno a quello.>>
<< Pensala come vuoi>> Duncan le fece spallucce con sguardo serio e si incamminarono verso casa. Appena arrivati, Estel si fiondò dentro e dopo di lei tutti e tre entrarono, Duncan dopo aver sistemato tutta la roba comprata, si spostò alla cucina.
<< Mettetevi seduti avanti>> Kevin si sedette sul divano, stravaccandosi.
<< Sulle sedie idiota! Non ci mangi sul mio divano!>>

Eulalia ridacchiò, vedendo Kevin sbuffare spazientito per poi andare verso la cucina, lei li guardò, aveva fame e rimanere le avrebbe fatto piacere, ma sapeva di dover tornare.
<< Io però vado di fretta, dovrei tornare>> Kevin si girò verso di lei, scuotendo la testa in gesto negativo.
<< No no, tu resti.>>
<< Siediti e fai silenzio>> Duncan la guardò e le indicò la sedia dopo aver usato quel tono perentorio, Eulalia sbuffò, ma alla fine si sedette con loro, sapeva che stava facendo una cosa sbagliata e che avrebbe rischiato un'altra punizione, ma a quanto pareva era più forte di lei, quando quei due la invitavano a casa non riusciva mai a dirgli di no.
<< Tenete>> Duncan gli passò il piatto, tre bicchieri e le forchette, sistemarono tutto e cominciarono a mangiare poco dopo, eppure Eulalia nonostante si trovasse bene come suo solito, era preoccupata, e Kevin guardandola parve accorgersene subito.
<< Che hai?>>
<< Niente.>>
<< Dai dimmelo>> Kevin le si avvicinò con la sedia, sempre guardandola con quegli occhi chiari e gentili, Eulalia gli sorrise, un sorriso forse un po’ forzato.
<< Te l’ho detto, niente.>>
Kevin sembrava davvero preoccupato e le fece una carezza sul viso in un gesto delicato, da fratello maggiore, ed Eulalia a quel tocco sorrise di nuovo, questa volta sinceramente per quel gesto tanto carino e delicato.
<< Volete una camera?>> Duncan parlò con sarcasmo maligno.
<< Per fare sesso?>> Kevin si era rivolto a lui usando lo stesso suo tono di voce.
<< Idiota, sicuramente io so come si fa.>>

Kevin scosse la testa e alzò le mani in gesto di resa, sorrise a Eulalia e si sdraiò nuovamente sul divano, senza sparecchiare.
<< Io mi riposo un po’.>>
Duncan tolse i piatti e li lasciò nel lavandino senza lavarli, poi si risedette sulla sedia e si accese una sigaretta.
<< Ma la smetti di ripetere che sai fare sesso? Si è capito>>Eulalia si rivolse naturalmente a Duncan.
<< Silenzio.>>
Eulalia sbuffò infastidita, puntando gli occhi azzurri su di lui.
<< Mi spieghi perché vai sempre di fretta?>> Duncan si alzò e si sedette a terra, cominciando ad accarezzare la testa di Estel.
<< Non vado di fretta.>>
<< Sì che vai di fretta>> Estel si mise a pancia all’aria e Duncan prese a farle i grattini sulla pancia, i mugolii di consenso del cane lo fecero sorridere.
<< No cioè, i miei genitori sono molto rigidi sugli orari.>>
<< Che palle.>>

Eulalia lo guardò facendo spallucce.
<< Ci sono abituata.>>
<< Ma scusa sei maggiorenne, vattene di casa.>>
<< Non posso, insomma non ho un lavoro e non mi posso permettere una casa.>>
Duncan la guardò annuendo, poi riprese ad accarezzare Estel, in gesti quasi autonomi, sembrava stesse pensando.
<< So che rifiuterai, ma finché non trovi un lavoro e una casa, potresti fare la coinquilina abusiva come Kevin, anche lui sta qui per più o meno lo stesso motivo, deve finire gli studi>> Eulalia lo guardò, l’idea di andarsene dall’orfanotrofio era l’unica cosa che era sicura avrebbe fatto appena finiti gli studi, certo era consapevole di poter confidare solo sulle sue forze e su nessun aiuto esterno e proprio per questo le ci sarebbe voluto tempo, ma andare a vivere con loro, le sembrava strano e allo stesso tempo divertente, si passò una mano tra capelli, rigirandosi una ciocca rossa tra le dita.
<< No grazie, troverò un modo e poi non credo che mi lascerebbero vivere con voi, siete due maschi.>>
<< E allora? Mica devi dirgli dove vai ad abitare.>>
<< Certo che devo farlo, altrimenti sarebbe come scappare.>>
<< No, gli dici che vai ad abitare da sola perché ormai sei grande>> Eulalia sorrise, l’intera idea le piaceva talmente tanto che di getto avrebbe risposto di sì.
<< Sarebbe bello, ma ora non posso>> Duncan si alzò in piedi.
<< Come vuoi, tanto la casa non scappa e nemmeno io.>>
<< E nemmeno io!>> Kevin alzò la mano come per far notare la sua presenza e si girò verso di loro, passarono i successivi minuti a scegliere cosa fare, alla fine Kevin propose di giocare alla Wii e così fecero, passarono un’ora davanti la Tv con in mano i telecomandi, divertendosi, Eulalia era negata e a ogni partita era la prima a perdere mentre Kevin e Duncan si immedesimavano fin troppo nella partita, Duncan dopo aver vinto contro Kevin era corso per tutta casa urlando “campioni del mondo”, mentre quando era stato Kevin a vincere su di lui, si era fomentato cominciando a pavoneggiarsi a saltare e a indicare Duncan urlandogli contro “vittoria!”.

Eulalia rideva senza riuscire a smettere, si stava davvero divertendo e non aveva la minima voglia di tornare all’orfanotrofio, era troppo tempo che non si divertiva così tanto con qualcuno, ormai passare il tempo con Kevin e Duncan era diventata una cosa normale, era forse la parte migliore della sua giornata.
Eulalia si sedette sul divano, era vero, il tempo che passava con loro ormai si stava trasformando nel momento più divertente e bello della sua monotona giornata, si stava davvero affezionando a Kevin, quel ragazzetto biondino magro e simpatico con cui si divertiva a passare il tempo e a cui tutti i giorni dava ripetizioni di varie materie.
Poi c’era Duncan, capelli neri e cresta bionda con quel fisico muscoloso, riusciva a metterla sempre a disagio in un modo o nell’altro, ma Eulalia si era accorta che passare il tempo con lui infondo si era rivelato anche piacevole, Eulalia si mordicchiò un’unghia, forse si stava affezionando troppo ed era una cosa buona, ma come suo solito ne aveva maledettamente paura.

   
 
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