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Autore: elisbpl    13/03/2015    1 recensioni
New Jersey, Gennaio 2016.
L'idea sembrava morta, ma non lo è. L'idea è folle. L'idea è viva, sembra più viva che mai.
Ma come ha potuto un'idea così potente scorrere, andare via, trasportata dalla corrente? Semplice: non l'ha mai fatto. L'idea sa nuotare. E' stata brava a nascondersi in attesa di una nuova era. L'idea sopravvive.
E loro torneranno.
Sembri viva, idea.
Che ne dici?
___
[dalla storia:
"-Non scappare via. Non farlo più.
-Non lo farò. Giuro su ciò che vuoi che domani sarò ancora qui.
-Mi fido.
-L’hai sempre fatto.
-Lo so."
___
Sospirò e deglutì prima di parlare, questa volta a bassa voce, il tono tra il triste e il rassegnato: - Quindi, cosa vuoi fare, Gee?
Il cantante accennò un sorriso e parlò sicuro, le mani ancora sulle sue guance, guardandolo sempre fisso negli occhi: - Voglio rimettere insieme i My Chemical Romance.
Gerard si rese conto che in quella situazione e in quella posizione, le opzioni riguardo ciò che Frank avrebbe potuto fare dopo la sua affermazione erano due: o annullava la distanza e lo baciava, o annullava la distanza e gli dava una testata in bocca.
Più probabile la testata.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Ray Toro | Coppie: Frank/Gerard
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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~Capitolo 9.
“Well if you wanted honestly that’s all you had to say
I never want to let you down or have you go, it’s better off this way”.



 
La macchina parcheggiò a qualche metro da lui, e ne scese Frank, sul volto un’aria abbastanza cupa, ma sorrideva come a non volerlo dare a vedere. Ovviamente Gerard si rendeva sempre conto di quando Frank mentiva, o almeno ci provava, e aveva sempre capito i suoi pensieri, come se avesse potuto leggergli nella testa.
- Non sei mai stato così puntuale in vita tua - esordì Frank non appena gli si fu avvicinato, con un sorriso, sincero, sì, ma comunque alquanto triste.
- Non ho trovato la fila - Gerard fece spallucce e gli prese la mano, cercando di capire cosa avesse semplicemente guardandolo negli occhi, come faceva un tempo.
- Cos’hai fatto mentre io ero a casa? - lui sembrò piacevolmente sorpreso dalla naturalezza di quel gesto, e il suo sorriso si illuminò un po’ di più.
- Lo scoprirai appena toglierò questo meraviglioso cappello - Gerard sorrise nel vederlo sorridere e si incamminò lungo il marciapiede, diretto al bar, insieme a lui che gli si era affiancato subito.
- Ti hanno rapito, stuprato, rasato i capelli a zero e poi tu li hai accecati con il riflesso della pelata, mentre erano distratti li hai fatti fuori e poi sei scappato, e poi hai avuto anche il tempo di fare shopping di cappelli?
- Frank, che cazzo di problemi mentali seri e gravi ti affliggono?
- Tanti, in realtà…
- Idiota.
Una mezza risata del cantante e uno sbuffo del chitarrista precedettero l’ingresso dei due nel bar. Andarono a sedersi a un tavolo con tre sedie e un lato attaccato al muro, in un angolo abbastanza appartato, e Gerard si decise a togliersi il cappello. Frank nel frattempo si stava togliendo la giacca, e, quando alzò lo sguardo, il cantante vide i suoi occhi spalancarsi e la sua bocca assumere la forma di una o. Molto sexy.
- L’hai fatto davvero! - un vero sorriso, ampio e bello, si era finalmente impossessato del viso del chitarrista, gli occhi fissi sui suoi capelli che adesso erano più corti, ma soprattutto neri come la pece.
- Per chi mi hai preso, scusa? - ancora sorrise a sua volta nel vederlo sorridere, e avrebbe aggiunto una battutina tagliente se lui non l’avesse interrotto per giustificarsi.
- Non credevo che mi avresti preso sul serio - Frank si sedette di fronte a lui, continuando a guardarlo stralunato.
- Be’, non faccio tatuaggi e piercing, il mio modo di segnare il cambiamento è sempre stato quello di tingermi i capelli come un fottuto adolescente, lo sai - fece una smorfietta e lasciò cadere il cappello sul lato del tavolo attaccato alla parete, nel sedersi.
Frank annuì convinto e abbassò per un attimo lo sguardo sulle proprie mani tatuate, probabilmente nel pensare a tutti gli aghi dei più disparati tatuatori che gli avevano bucato la pelle negli anni, e che avevano sempre terrorizzato a morte Gerard, o forse era tornato a pensare alla stessa cosa che aveva spento il suo sorriso poco prima fuori al bar, visto che stava premendo le labbra tra loro come aveva sempre fatto e come continuava a fare sempre ogni volta che era nervoso.
- Frank, che ti prende? Cos’è successo? Qualcosa non va? - Gerard allungò le braccia sul tavolo verso di lui, parlando in tono abbastanza preoccupato.
- A che ora hai l’aereo? - Sì, qualcosa non andava: non gli aveva risposto. Ogni volta che Frank Iero evitava di rispondere a qualche domanda cercando miseramente di cambiare argomento, significava che qualcosa non andava, che lo turbava e puntualmente offuscava il suo bellissimo sorriso.
- Alle undici. Rispondi - lo guardò torvo, assottigliando leggermente lo sguardo e piegando le sopracciglia in un’espressione contratta.
Il chitarrista fece per obbedire, o almeno aprì la bocca per farlo, ma fu interrotto dall’arrivo del barista col blocchetto per le ordinazioni in mano, e il cantante si lasciò andare a un sospiro.
- Siete pronti per… - gli cadde la penna da mano quando si rese conto di chi aveva davanti, per la seconda volta in due giorni.
- Ciao Luke, come va? - Gerard vide il ragazzo spalancare la bocca e sentì lo sguardo di Frank fisso su di sé, anche se, girato com’era verso l’altro, non poteva vederlo: dopotutto, era risaputo che lui aveva sempre fatto schifo a ricordarsi i nomi. E, in effetti, non riusciva a capire neanche lui come facesse a ricordare il nome del ragazzo che due notti prima l’aveva lasciato senza parole. Forse, era proprio quello il motivo. Gli era rimasto impresso nel cervello, nonostante fosse ubriaco, il senso di impotenza dal quale si era sentito pervadere quando Luke gli aveva sputato in faccia tutte le parole che chissà quante persone pensavano e nessuno avrebbe mai avuto le palle di dirgli. E così si era sforzato, per ricordare quel nome. Quel ragazzo lo meritava. E Gerard aveva insistito con Frank apposta per tornare lì, quel giorno, per poter parlare con lui e fargli capire che, in fondo, molto in fondo, non era davvero la persona che aveva dato l’impressione di essere. Ed era felice di avere dei fan così. Sapeva che in quel modo non avrebbe mai smesso di diventare una persona sempre migliore.
- Io… Io… Sto bene, credo. T-tu? Voi? - balbettò leggermente Luke nel rispondergli, alternando lo sguardo tra loro due, le mani che tremavano visibilmente.
- Bene. Luke, ti andrebbe di sederti un po’ con noi? - disse e gli rivolse un sorriso stranamente sincero da parte sua per essere rivolto a uno che dopotutto altro non era che un completo estraneo. Sentiva lo sguardo di Frank, adesso interrogativo, ancora su di sé, ma non si voltò a guardarlo.
- Io… Oh, dio, sì. Cioè, io… Avviso un attimo Rebecca e… Cioè… Okay, sì… - si girò e tornò alla cassa per andare a confabulare con la sua collega oltre il bancone, la stessa dell’altra sera. Era tutto rosso in viso mentre le parlava, Gerard riusciva a vedere i suoi occhi brillare. Lei alzò un sopracciglio, apparentemente scettica, ma poi sospirò, e annuì facendo un sorrisino.
- Gee, che intenzioni hai? - Frank lo distrasse dall’osservare i due, lui scosse la testa e voltò il viso per andare a incontrare i suoi occhi.
- Voglio solo chiedergli scusa per come mi sono comportato l’altra sera… E ringraziarlo per alcune cose che mi ha detto. Mi ha fatto pensare, tutto qui.
- Okay… - il suo chitarrista lanciò uno sguardo al ragazzo che stava tornando verso di loro, poi tornò a guardare lui, con gli occhi leggermente velati da una strana tristezza, la stessa aria cupa che Gerard aveva riconosciuto quando l’aveva visto prima, e avrebbe tanto voluto sapere cosa gli passava per la testa. Era tornato a casa, quindi magari aveva discusso ancora con Jamia. Stava per chiedergli di nuovo cosa fosse successo di così grave da rabbuiarlo tanto, ma, appunto, Luke era appena tornato, e si stava sedendo all’unica sedia libera dopo aver posato tre grosse birre chiare sul tavolo, perciò desistette, di nuovo.
- Offre la casa - sorrise in imbarazzo, ancora rosso in viso, poi abbassò lo sguardo e cominciò a parlare con un tono di voce tremendamente mortificato, guardandosi le mani - Ascoltate… Ascolta, Gerard, mi dispiace per la sfuriata dell’altra sera. Ero già nervoso di mio, e…
- No, aspetta - il cantante lo interruppe subito. Prese un respiro e si preparò al discorso che aveva intenzione di fare, lasciando le parole uscire dalla propria bocca senza censure - Ascolta tu. Sono venuto qui per chiedere scusa. Sì, sono qui per scusarmi con te. Be’, in effetti è come se scusandomi con te volessi scusarmi con tutti i fan che ho lasciato delusi e amareggiati per i miei vari comportamenti di merda durante gli anni, ma per ora non posso ancora farlo, perciò comincio dal mio piccolo. Un po’ come facevo quando ero solo Gerard Way, lo sfigato con una morbosa passione per la musica e i fumetti, e non Gerard Way, il cantante famoso odiato e forse anche amato da metà della popolazione mondiale con una morbosa passione per la musica e i fumetti - vide con la coda dell’occhio le labbra di Frank piegarsi in un sorriso, che non poté fare a meno di imitare - Insomma, Luke, volevo solo dirti che mi spiace per l’impressione che ti ho dato l’altra sera. Non ero in me. In effetti, posso affermare che due giorni fa ero un’altra persona rispetto ad adesso, ma questa è un’altra storia, che…
- Che non credo sia il caso di raccontare ora - Frank lo interruppe prima che potesse aggiungere altro, usando un tono di voce leggermente isterico sulle prime parole, ma schiarendosi la voce e tornando a parlare subito dopo in un sussurro, come a voler escludere Luke dalla conversazione - Non in questo momento, Gee… Non lasciamo diffondere voci, ce ne sono già abbastanza in giro, e non aiuta…
Gerard passò in un attimo lo sguardo dal barista a Frank e notò che mentre parlava lo guardava cauto, come a voler controllare la sua reazione e misurare le proprie parole di conseguenza. In quell’attimo sentì come il mondo cadergli addosso. Era a quello che era dovuto il velo di tristezza nel suo sguardo? Ci stava ripensando? Voleva tirarsi indietro? Forse era successo qualcosa a casa che gli aveva fatto capire di non voler tornare nel gruppo, di non voler tornare a loro due. Forse si era reso conto di amare davvero Jamia. Di non poter fare a meno di lei. Erano pensieri di un attimo, sì, ma stava cominciando a sentirsi come spezzato dentro, perché erano passate sì e no ventiquattr’ore da quando tutto sembrava tornato a sorridergli, ma sembravano anni e ora non riusciva più a rinunciare a quei pensieri, quelli che in quel momento rappresentavano tutto ciò che bastava a renderlo di nuovo felice. In quell’attimo si rese conto di essersi attaccato a quell’idea di felicità in così poco tempo ma in modo talmente forte che non riusciva a sopportare neanche il pensiero che le cose non potessero andare così.
Ma in quell’attimo Frank si accorse di tutto ciò che gli passava per la testa semplicemente guardandolo negli occhi, e Gerard si sentì tremendamente vulnerabile e stupido per essersi fatto leggere così facilmente, ma forse era stata per la prima volta una cosa buona, perché sentì il cuore ripartire quando il chitarrista si sporse sul tavolo per parlargli all’orecchio, poggiando deliberatamente una mano sulla sua e stringendola piano.
- Non abbiamo ancora parlato con Mikey, né con la casa discografica, e non abbiamo un batterista. Aspettiamo almeno di essere di nuovo al completo per dare l’annuncio. Se non facciamo circolare voci fondate sarà meglio per tutti.
- Ehi, se volete vado via… - Luke era evidentemente a disagio, e, notò Gerard quando Frank tornò a sedersi composto e quindi poté guardarlo, sempre più rosso in viso.
- No, tranquillo. Tutto a posto - sorrise per rassicurarlo, ma più per rassicurare Frank che aveva capito, e che tutti i pensieri negativi che in quell’attimo gli erano passati per la testa erano spariti così come gli erano arrivati, in un attimo.
Frank piegò a sua volta gli angoli delle labbra in un sorriso che coprì portandosi il proprio boccale di birra alla bocca e bevendone un lungo sorso - Non gli hai ancora detto se lo perdoni, comunque. Io scommetto di no.
- Ma da che parte stai, tu? - si girò di nuovo a guardarlo, facendo il finto indispettito ma sorridendo, e prendendo anche lui il boccale per bere un sorso di birra.
- Dalla mia - il chitarrista gli fece la linguaccia mentre posava il boccale sul tavolo.
- Non ha senso…
- Non ha senso per te, lo ha per me. Insomma, Luke?
- Io… - il ragazzo arrossì, se possibile, ancora di più, e cominciò a gesticolare nervosamente mentre partiva a parlare a macchinetta - Voglio dire… Oh, scusami Frank ma, porca troia, Gerard, tu sei il mio idolo. Nonostante tutto, adoro tutto di te. Ho avuto addirittura una cotta per te. Credevo fossi qualcosa di talmente lontano da essere irreale, e ora sono seduto al tuo tavolo, a bere birra con te, e tu mi chiedi di perdonarti e… Oh, dio mio, come faccio a dire no?
- Fanculo - Frank si mise a bere di nuovo, incenerendo Luke con lo sguardo, ma ridendo.
Gerard scoppiò a ridere, sentendosi stranamente più leggero, e così cominciarono a parlare di tutto, come fossero stati amici di vecchia data, passando dai ricordi belli a quelli brutti, fino ad arrivare a parlare delle aspirazioni per il futuro. Gerard scoprì che Luke non era affatto il povero sfigatello che dava l’impressione di essere: lavorava lì per aiutare i suoi a pagargli l’università, che però faceva soltanto perché erano loro a volerlo. E in effetti, era credibile che uno che voleva entrare nel mondo della musica frequentasse controvoglia la facoltà di ingegneria di New York. Era un po’ un tuttofare, lui: da autodidatta aveva imparato a suonare qualsiasi strumento, a collegare qualsiasi cavo e a mettere a posto qualsiasi cosa non funzionasse, e, a detta di Rebecca, l’altra barista che si era unita a loro quando il bar si era svuotato, era pure bravo.
Quando i ragazzi chiesero a loro quali fossero i loro programmi per il futuro, invece, Frank saltò in piedi dicendo che era tardi, e Gerard si rese conto che in effetti aveva un aereo da perdere, e il tempo era passato così piacevolmente che non se n’era neppure reso conto.
- Luke, ti andrebbe di lasciarmi il tuo numero? Vorrei che facessi una cosa per me - se ne ricordò sulla soglia della porta del bar, Frank che aveva già salutato ed era già alla macchina che lo aspettava, perciò non aspettò neanche la risposta del ragazzo che gli ficcò il proprio cellulare tra le mani, aspettando che digitasse il numero per poi riprenderselo e correre verso l’auto.
Quando si voltò a lanciare un’ultima occhiata al bar prima di salire in macchina, notò che Luke lo stava ancora guardando, e decise sul momento che, almeno a lui, poteva dare una speranza. Gli sorrise e col labiale gli sillabò “Torneremo. I My Chemical Romance torneranno”.
Lo vide rispondere allo stesso modo un “Lo so” convinto, accompagnato da un sorriso sicuro, e pensò che, sì, i killjoy erano davvero i fan migliori del mondo.
 
 
 

 
 
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Angolo autrice:
Okay, sapete che non sono solita inserire l’angolo autrice bc tanto non lo legge mai nessuno e anche bc non ho voglia e se ne ho voglia poi ci scrivo troppe cazzate, ma direi che questa volta ce n’è fin troppo bisogno cwc
Sì, sì, lo so, faccio schifo. Quanto è passato dall’ultimo aggiornamento, un mese? (Okay ho appena controllato e sONO UN MESE E SEI GIORNI ODDIO FOSSI IN VOI MI PUNTEREI CONTRO UN BAZOOKA E BAAAAAM) T___T
Chiedo umilmente perdono, ma ho avuto un blocco dello scrittore terribile che poi è diventato anche un blocco del lettore e in pratica non riuscivo a fare più niente, ho passato un mese a cazzeggiare, parlare con gente e ascoltare musica e mi deprimevo perché volevo leggere qualcosa o scrivere e non ci riuscivo cwwwwc
Eeee niente, ringraziate il concerto degli All Time Low se ci tenevate al continuo di questa ff, perché è grazie a quello che mi sono ripresa (non so che problemi ho, che riesco a scrivere con addosso la depressione post-concerto ma vbb) eee nientex2, ovviamente non farò passare mai più così tanto tempo tra un aggiornamento e l’altro, anche perché finalmente ora ho scritto una trama abbastanza definita e quindi dovrei riuscire a farmi venire più facilmente i capitoli lol
Colgo l’occasione per ringraziare le dolcissime ragazze che per questo mese mi hanno chiesto costantemente quando avrei aggiornato e in questo momento stanno sclerando perché sanno che sto per aggiornare rido
In particolare volevo dedicare questo capitolo ad Asia, che ho avuto la fortuna di conoscere finalmente di persona al concerto e ne sono troppo feliciah perché è troppo bella e dolcina e piango okay basta.
Okay, sparisco di nuovo.
Spero che ci sia ancora qualcuno che legge questa ff e… boh. Un abbraccio forte forte.
Alla prossima!
-Elis ♥

(ah, per chi mi volesse contattare – ma chi mi caga – se mi volete sono @diopaninaro su twitter lol)
  
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