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Autore: Jaku    13/12/2008    4 recensioni
Lo sapeva bene che era inutile tormentarsi così, lei era e sempre sarebbe stata intoccabile per lui. Troppi motivi li tenevano a distanza. L’incantatrice di serpenti e il re dei leoni avrebbero continuato a dominare su due regni distinti e inconciliabili, le loro strade, se si fossero mai incrociate, non sarebbe certo state nel modo che in fondo al cuore desiderava.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Pansy Parkinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Desire of a sinner

 

La sala grande era gremita come ogni mattina di studenti assonnati, il cui unico desiderio era quello di tornare a ripararsi sotto il calduccio delle coperte.

Lo scrosciare della pioggia non riusciva a coprire il vociare che veniva dai tavoli.

Harry si sedette svogliato al tavolo rosso-oro con al suo fianco i suoi due fedeli compagni. Il cielo plumbeo non faceva molto per motivare il ragazzo, che iniziò a giochicchiare con il cibo nel suo piatto, ascoltando con un orecchio solo la solita paternale in cui Hermione si era lanciata per cercare di migliorare le maniere a tavola del rosso, come se le sue parole potessero rimediare a quel caso disperato.

Lasciò vagare lo sguardo lungo la sala, finchè non la vide sedere al tavolo verde-argento.

E’ incredibile pensare quanto possa fare una donna senza neanche esserne cosciente, bastava la sua sola presenza, un sorrisino divertito a mezza bocca, il modo in cui si attorcigliava una ciocca di capelli attorno al dito con fare innocente, per far andare in tilt i pensieri del griffondoro.

Anche ora si prendeva beffe di lui, salutando con un bacio sulla guancia il suo fidanzato.

Il suo rivale, quel Draco Malfoy principe senza corona delle serpi che dal primo momento in cui ha incrociato il suo cammino non ha fatto altro che annoiarlo.

Non l’aveva mai reputato più che una mera seccatura al contrario di quello che potevano pensare gli altri o il biondo stesso, magari qualche volta il sentimento si era trasformato in disprezzo quando la situazione lo riteneva; un piccolo furetto che si credeva grande nascondendosi dietro l’ombra del padre leccapiedi e le sottane di una madre che lo aveva viziato oltre ogni ragione.

Ma ora si trovava a invidiarlo.

Quanto avrebbe dato per essere al suo posto in questo momento, per sentire quelle morbide labbra sfiorare le sue di gote.

Avrebbe svuotato ogni suo conto alla Gringott pur di poterla stringere a se la sera in sala comune scaldandosi con il calore dei loro corpi vicini, con il camino come unica luce, le loro ombre proiettate sui muri, unici testimoni muti dei loro incontri.

Lo sapeva bene che era inutile tormentarsi così, lei era e sempre sarebbe stata intoccabile per lui. Troppi motivi li tenevano a distanza.

L’incantatrice di serpenti e il re dei leoni avrebbero continuato a dominare su due regni distinti e inconciliabili, le loro strade, se si fossero mai incrociate, non sarebbe certo state nel modo che in fondo al cuore desiderava.

Cercando di liberare la mente da questi dolorosi pensieri, cercò di dare per la prima volta attenzione a ciò che gli succedeva immediatamente vicino ma, presto infastidito dall’immaturità dei suoi amici, decise di avviarsi prima alla classe di trasfigurazione, lasciando gli altri interdetti.

Non ne poteva più di sentire Ron lanciare malcelate lodi a Ginny nella speranza che Harry cogliesse l’allusione e dichiarasse il suo eterno amore alla ragazza. Il rosso aveva sempre fatto di tutto per allontanare tutti i pretendenti da sua sorella, ma sembrava che anche lui si fosse lasciato intrigare dalla balzana idea della "grande famiglia Weasley" di cui Molly andava particolarmente fiera.

Come se lui potesse sposare quella ragazzina insignificante quando smaniava per qualcuno di ben altra eleganza e carattere.

 

I corridoi vuoti aiutarono il corvino a ricomporsi, il rimbombare dei suoi passi stabilizzarono il battito del suo cuore, ma quando aprì la cigolante porta della classe e vi vide già seduto al suo posto l’oggetto dei suoi turbamenti, non potè fare a meno di maledire il nome di tutti i fondatori e della loro stirpe fino al centesimo discendente (guarda caso, per quanto riguardava Serpeverde, esso non era altro che faccia da serpente stesso).

"Potter", il tono, come al solito quando non era circondata da Draco e la sua corte, era di asciutta cortesia.

"Pan-Parkinson"

Trovarsi solo con lei in una stanza non era certo una delle cose più facili che Harry avesse mai affrontato. Si trovò quasi a sperare che spuntasse fuori dal nulla un mangiamorte tanto per spezzare la tensione che provava.

Oh, quanto sarebbe stato facile ora avvicinarsi a lei e gettare da parte la sua bacchetta appoggiata così spensieratamente sul banco.

Si trovò quasi a leggere in quegli occhioni sgranati l’incertezza e il timore per quell’azione così improvvisa, ma cos’era quello?....aspettativa?

Avrebbe zittito sul nascere la sua balbettata risposta posando le sue labbra su quelle della ragazza, assaporando ancora su di esse il sapore del frutto che la giovane aveva mangiato a colazione.

Era più forte di lei, gli sarebbe stato facile sopraffarla e stringerla con decisione a se come gli altri avevano fatto. I suoi baci si sarebbero fatti sempre meno esigenti e più dolci, finche lei non avrebbe smesso ogni possibile resistenza e avrebbe realizzato quanto era stata stupida a stare con Malfoy.

Lui si sarebbe ritrovato a sussurrare il suo nome come la preghiera di un devoto, e lei avrebbe urlato quello di lui fino in cielo, cullata da quel caldo e passionale abbraccio.

Non si sarebbe mai stancato di accarezzare quella morbida pelle d’alabastro, adorandola come fosse la seta più pregiata, esplorando ogni angolo del suo corpo con il suo tocco, creando strade dal percorso senza senso e infuocando i suoi sensi fino a farla perdere in lui come gli era successo, ribadendo al mondo la sua proprietà su di lei

Così Pansy sarebbe stata al suo fianco, catturando gli sguardi invidiosi degli altri studenti, e ogni risata, ogni movimento e ogni pensiero sarebbero appartenuti solamente ad Harry Potter, che tutto il resto se ne andasse in malora.

Si, sarebbe stato così facile, se solo…

"Potter, stai bene? Mi sembri ancora più strano del solito. Sei stato troppo vicino alla piattola per caso?"

Nella sua voce era tornato il solito sarcasmo e nei suoi occhi, addestrati fin da bambina a mascherare le sue emozioni, non si poteva leggere nulla di ciò che il giovane desiderava.

La sua bramosia non sarebbe mai stata saziata, da quella porta sarebbe presto entrato Malfoy e se la sarebbe portata di nuovo via con se.

Sarebbe per sempre rimasto tormentato da quel viso e da quel corpo sinuoso, perché questi appartenevano al suo rivale, l’unica cosa che gli sarebbe stato concesso di fare sarebbe stato quello di adorarli da lontano, sperando nel suo cuore che quell’angelo del giudizio cadesse dal suo piedistallo dorato per venir raccolto dalla sua anima ansiosa di peccatore.

"Niente Parkinson, è solo il pensiero di passare, oh due così belle ore in vostra compagnia" fu la semplice risposta, accompagnata anche da un leggero inchino derisorio, scherno rivolto più a se stesso che a lei.

 

Idea balzatami in testa ieri sera mentre mi rigiravo nel letto, cercando di prendere sonno. Ho sempre ritenuto Harry un antieroe insoddisfatto ed esprimere questo sentimento nel desiderio un pò morboso verso la cosiddetta "donna del nemico" mi intrigava, non lo posso negare. Spero di avervi regalato due minuti interessanti, uno può solo sperarlo.

  
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