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Autore: xAcacia    14/03/2015    2 recensioni
Cassie sa una cosa che in pochi sanno: i vampiri esistono, e sono pericolosi.
È proprio dopo un attacco di vampiri che Cassie scoprirà di non essere una comune mortale, bensì una Whitesun: una ragazza che con un pugnale specifico può uccidere tutti i vampiri e i lupi mannari che vivono su questa terra.
Però ora deve pensare a salvarsi. Le notizie corrono veloci quando si parla di Whitesun e lei è in pericolo. Dovrà andare in un Istituto pieno di ragazzi che combattono i demoni. Là capirà che a volte le persone non sono così male e che si può avere una famiglia anche senza legami sanguigni.
Come se non bastasse scoprirà anche che l'amore può essere per sempre, perché esistono le anime gemelle e lei ha trovato la sua. Si chiama Jeremy, ma il loro è un rapporto molto strano. Sembra una battaglia senza fine quella che si fanno loro due, soprattutto perché lei ha sempre visto la semplicità nei ragazzi come una caratteristica bellissima e lui invece cerca sempre la bellezza esteriore nelle ragazze. Per non parlare poi di come, lo stesso destino che li ha fatti incontrare, cerchi continuamente di separarli, in un modo o nell'altro.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 35
L'incantesimo
 
Non mi sono fatta sentire da Austin per giorni, quasi una settimana, mentre più il tempo passava e più mi sembrava d’impazzire. Tutte le notti facevo questi sogni strani, erano tutti uguali, raramente cambiavano, ma ogni volta che mi svegliavo mi sentivo come se un treno mi avesse appena investita. Come ogni mattina quindi decido di farmi una doccia, troppo sudata e puzzolente per non farla, e scendo a fare colazione. Una volta scesa giù però mi rendo conto che non c’è la televisione accesa che di solito il nonno guarda tutto il giorno e non c’è profumo di caffè. In cucina infatti non c’è nessuno, solo un bigliettino da parte dei miei nonni che mi dicono che sono andati a fare la spesa.
Faccio colazione in silenzio, cercando di ricordarmi ogni singolo pezzo del sogno che ho fatto sta notte, ma come sempre mi ricordo solo alcune cose. Mi rendo conto che nel sogno sono finalmente riuscita a parlare con il ragazzo e a baciarlo. Quando mi stufo di pensare vado davanti la televisione tanto amata da mio nonno e cerco di capirne il motivo, ma mentre continuo a cambiare canale, cercando di trovare un programma o un film decente, non riesco proprio a capire come faccia a stare tutto il giorno davanti a questa cosa. Forse dovrei regalargli sky.
Qualcuno bussa alla porta e così senza nemmeno chiedere chi è  apro la porta e mi ritrovo davanti un Austin abbastanza arrabbiato. – Ma buongiorno, cara Cassie! – esclama entrando in casa senza nemmeno chiedermi il permesso. – Oh, ma quindi va tutto bene! Nessuno ti ha ferita gravemente, o drogata tutti i gironi, o violentata! E io che pensavo stessi troppo male o fossi troppo occupata a baciarti qualcuno che hai incontrato quella sera, quando te ne sei andata da sola e senza salutarmi.
– Già, tu non ci crederai mai, ma il ragazzo se n’è appena andato – esclamo io buttandomi sul divano. – Abbiamo fatto del gran bel sesso e non riusciamo più a staccarci per più di un’ora, quindi molto probabilmente tra un po’ tornerà qua e ricominceremo daccapo.
– Ah-ah, molto spiritosa! – ringhia Austin sedendosi accanto a me. – Allora, perché non mi hai almeno chiamato?
– Non mi andava di chiamarti e basta, Austin – borbotto io guardandolo male. – Pensavo avessi troppo da fare, come per esempio farti la cara, innominata Abby.
Fa una smorfia disgustata. – Non mi “faccio” Abby.
– Ah no? – chiedo io. – Ma per piacere, Austin! Ti conosco, devo forse ricordarti che siamo stati insieme per un bel po’ di tempo, e che so quando menti e dici alla gente che non hai fatto niente con una ragazza, quando in realtà non è vero?
Sbuffa. – Ok, forse… abbiamo fatto qualcosa. – Mi guarda per un po’ e alza le mani al cielo. – E va bene! L’abbiamo fatto! Ma non è come credi tu, so cosa stai pensando e ti posso assicurare che non è affatto così! – Faccio per chiedergli allora com’è che è andata, ma non me ne da nemmeno la possibilità. – Abbiamo fatto sesso, ma da poco tempo. Ci siamo conosciuti a una festa di Dan e lei per qualche motivo era rimasta a casa. Abbiamo iniziato a scherzare e a fine serata ci siamo baciati.
– Ma che incontro romantico – borbotto io. – In una casa piena di ubriaconi, tra cui te molto probabilmente.
– Non ero ubriaco – esclama lui, ma quando si rende conto che non ci sono cascata per niente sbuffa un’altra volta. – Forse… diciamo che non ero fresco come una rosa.
Rido scuotendo la testa. – Voi ragazzi d’oggi – scherzo guardandolo. – Fumate, bevete, come se tutto questo potesse migliorare le cose, quando in realtà non fate altro che peggiorarle.
– Sbaglio o hai bevuto anche tu quella sera? – sghignazza lui. – E comunque quando sei ubriaco le cose migliorano, il problema sorge il giorno dopo, e tutti quelli dopo ancora. – Rimane per un po’ a pensare. – Oggi sei più pessimista del solito.
– Non cambiare discorso – lo interrompo io. – Raccontami di più.
Fa un sospiro. – C’è poco da raccontare, purtroppo. Credo di essermi preso una bella cotta per lei, il fratello lo sa benissimo ma per qualche strano motivo non gli vado bene. Come se non bastasse lei dice che prova qualcosa per me ma che non vuole avere una relazione! – ringhia lui tutto d’un fiato. Lo guardo per un po’, scioccata, perché capisco il motivo di tutto questo suo comportamento. È così frustrato e triste! Non riesce a capirla, o meglio la capisce ma sta facendo finta di niente.
– Austin – bofonchio abbassando lo sguardo. Prendo un respiro profondo e mi giro verso di lui. – Quelle come lei le devi lasciare stare. Mi dispiace dirtelo così, ma devi sapere la verità. Quelle come lei non c’entrano niente con te. Vuoi una relazione seria e duratura, mentre quelle come lei vogliono solo… sesso. – Rimango in silenzio per un bel po’, in uno stato di trans, mentre mi rendo conto di aver conosciuto un ragazzo come lei… ma non mi ricordo il suo nome, né la sua faccia, né niente. L’unica cosa che mi ricordo è la sofferenza e l’amore per lui. Ma tutti i ragazzi che ho incontrato con questo carattere non mi sono mai piaciuti e anzi li ho sempre odiati. Mi devo essere sbagliata, quindi.
– Come se già non lo sapessi – borbotta lui, triste. – Non sono stupido, Cassie. So com’è fatta. Ma so anche che posso farcela, posso provare a mettermi insieme a lei e farle capire che questa è la cosa giusta…
– Non te lo permetterà – lo interrompo io. – Fidati, ho già conosciuto ragazze e ragazzi del genere, e anche tu, Austin. – Guardo la televisione, per qualche strano motivo so che non è vero: tutte le persone sono capaci di amare, e tutti sanno che se ami una persona non riesci a lasciarla andare; non accetterai mai che quella persona si veda con altre persone.
Sbuffa e si mette le mani nei capelli, nervoso, mentre io rimango a fissare la televisione, stranita.
 
Trascorriamo tutta la mattinata sul divano a parlare di cose stupide, così tanto che dopo un po’ ci fermiamo per fissare un punto indefinito e pensare ai nostri guai. Io ovviamente mi soffermo solo e soltanto ai sogni che sto facendo in quest’ultimo mese. Poi, dopo non so quanto tempo, ci giriamo e ricominciamo a parlare. Ci alziamo solo quando mia nonna mi avverte che devo andare dallo psicologo, in realtà però non è altro che un vecchio amico di mio padre che ha studiato psicologia. Uno psicologo amico del mio defunto padre quindi, fantastico.
Ci salutiamo con un goffo abbraccio e poi mi siedo subito sulla sedia, pronta a iniziare la tortura. – Continuo a fare quei strani sogni, non so più come fare – annuncio io, quando mi fa segno di andare avanti gli racconto tutti i sogni. – In un sogno c’è questo vampiro maschio che sembra conoscermi, per fortuna riesco a ucciderlo con una spada. Poi mi trovo in un palazzo e c’è questo ragazzo che mi sembra di conoscere e sembra disperato ma non so perché, continua a pregare di lasciarmi stare e poi urla il mio nome. Nell’altro sogno invece lo sto baciando, è parecchio confuso come sogno e mi ricordo pochissime cose. L’unica cosa di cui sono sicura è che è lo stesso ragazzo. Insomma… cosa significa? Perché faccio questi sogni?
– Tutto questo non ti dice niente? – chiede lo psicologo-amico di nome Ben, mettendomi ancora più ansia e facendomi capire ancora di meno. – Non ti ricorda niente?
Aggrotto la fronte. – Cosa mi dovrebbe far ricordare? – chiedo io. – Certo che non mi ricorda niente, è solo un sogno. Non è reale, ci deve essere… Sei tu lo psicologo! Per favore, dimmi semplicemente il significato di questi maledetti sogni. Mi sembra di star impazzendo!
– Pensaci bene, Cassie. Sei sicura al cento per cento che questi sogni non ti ricordino proprio niente? – chiede appoggiandosi allo schienale della sedia, sembra già esausto. Abbasso lo sguardo per concentrarmi, cerco di ricordare qualcosa ma non mi viene in mente proprio niente. – Voglio dire, quel ragazzo… l’hai già visto da qualche parte, non è così?
– No – rispondo subito, convinta. – No, non esiste veramente. Ti ho detto: lo sogno e basta, è questo il problema!
Sorride. – Lo ami, non è così? – chiede facendomi entrare nel panico. Amarlo? Si può amare una persona che non esiste veramente? Non riesco a capirlo, oggi è più strano del solito. – Lo vedi così perfetto che secondo te non può nemmeno esistere – aggiunge, facendomi impazzire ancora di più.
– Ma… lui esiste solo nei miei sogni – ribatto, confusa. – Cosa…? No, non esiste veramente. Esiste solo nella mia mente.
– No, Cassie – risponde lui facendo un lungo sospiro che mi fa innervosire ancora di più. Vorrei dirgli: bé, se sai la risposta perché non me la dici e basta?! Ma rimango in silenzio e lo guardo male mentre si alza dalla sedia per prendere un libro. – Non è questa la risposta giusta – aggiunge prendendo un libro, per poi posarlo davanti ai miei occhi. – Cosa c’è scritto?
Guardo prima la copertina e poi lui, secondo me mi sta prendendo in giro. – Cos’è? Un gioco? Non ci sta scritto niente – ringhio io, spazientita. – E da quando c’è una risposta giusta e una sbagliata? È un test o cosa? Vuoi cercare di capire se sono veramente pazza?
Scuote la testa accennando una risata. – Guarda bene, Cassie – dice puntando il libro. Guardo un’altra volta il libro e poi lui, ancora più arrabbiata. – Toccalo. Leggi quello che c’è scritto con le mani.
Faccio una smorfia, forse quello pazzo è lui e dovrei semplicemente scappare da qua, lontano da lui. Alzo gli occhi al cielo quando capisco che sta facendo sul serio e poso le mani sul libro. Ci passo sopra più volte le mani, riesco a sentire un rilievo. C’è una scritta. – Magia… del sole? – borbotto io, alzo lo sguardo su Ben, che annuisce sorridendomi. – Magia? – chiedo, scettica. – Dai, sul serio? Sono qua per fare dei corsi di magia o per cercare di non impazzire?
– Cassie – inizia sedendosi, – io non sono uno psicologo qualunque. Sono un mago, il mio incarico è quello di farti ricordare e capire le cose che sogni. Non sei una ragazza qualunque, tu sei un Whitesun.
Mi alzo di scatto dalla sedia facendola cadere a terra. Questo è pazzo veramente! – Sei matto – esclamo quindi puntandogli il dito. – Quello che avrebbe bisogno di uno psichiatra sei tu!
– Cassie, ti hanno eliminato qualcosa – mormora venendo vero di me con le mani alzate in segno di resa, peccato che continui ad avvicinarsi a me e a blaterare cose senza senso come magia, Whitesun, mago, eliminato qualcosa.
– Non ti avvicinare! – tuono continuando a indietreggiare. Corro verso la porta e la apro ma pochi secondi dopo si chiude da sola. Guardo Ben scioccata, con la bocca aperta e le lacrime agli occhi. – Ma come hai fatto? – chiedo io, e adesso sono terrorizzata.
– Voglio solo farti ricordare, Cassie – continua lui con le mani alzate, ma almeno si è fermato. – Non ti ricordi come combattevi? Come combattevi contro i vampiri? Come…
– Io non combatto contro nessuno! – ringhio senza riuscire a respirare. – E i vampiri non esistono, così come non esiste la magia, così come non esiste nessun tizia chiamata Whitesun e così come tu, Ben, hai bisogno d’aiuto!
– E allora come ho fatto a chiudere la porta senza nemmeno toccarla? – chiede lui facendomi un mezzo sorriso che mi ghiaccia il sangue nelle vene. – Voglio solo farti ricordare. Niente di più, niente di meno. Quello che ti hanno fatto non è giusto, non possono lasciarti così impreparata.
– Ma chi?! Tu sei matto – ripeto. Apro di scatto la porta e inizio a correre nonostante le urla di Ben, che sicuramente mi starà seguendo, ma non oso nemmeno girarmi per guardare o molto probabilmente mi farei la pipì addosso. Esco dall’edificio facendo finta di non notare che la gente continua a guardarmi. Cerco di non cadere a terra, attraverso la strada facendo finta di non vedere le macchine, sperando che nessuna di esse m’investa, anche se ora come ora preferirei morire che farmi prendere da quello psicopatico che mi ha vista crescere! Ma che razza di amici avevano i miei genitori?!
Mi fermo di scatto vedendo un furgone venire verso la mia direzione, anche lui ha gli occhi spalancati e inizia a suonare il clacson e nello stesso momento cerca di frenare il più possibile. Trattengo il respiro sentendolo suonare il clacson, m’immobilizzo a causa della paura ma qualcuno mi prende il braccio e mi trascina fuori dalla strada.
– Apri gli occhi! – esclama Ben, così apro di scatto gli occhi e lo spingo. Ricomincio a indietreggiare. – Vedi? Non ti sei mai chiesta da dove proviene tutta questa forza? – chiede avanzando un’altra volta verso di me.
– Non mi devi toccare! Non ti devi avvicinare! – urlo io, spaventata. La gente ci guarda, si ferma per qualche secondo ma non mi aiuta.
– Questa non sei tu, Cassie – continua Ben continuando ad avanzare verso di me, mentre io continuo a indietreggiare. – La vera te non faceva altro che combattere! A questo punto sarei già morto! – Riesce a prendermi, afferra le mie spalle e inizia a scuotermi. – Ricorda! – urla facendomi sussultare. Inizia a recitare un qualcosa, non sta parlando inglese, o italiano, o spagnolo… è una lingua strana, che non ho mai sentito. Sbatto più volte le palpebre, confusa, perché c’è veramente qualcosa che… riesco a ricordare. – Ricordi qualcosa, Cassie?
– Jeremy – mormoro e cado a terra, mentre il mondo giro intorno a me, troppo velocemente. Non riesco a capirci più niente, è tutto ancora più confuso ma più passano i secondi e più sembro ricordare cose su cose.
– Adesso non è qu – risponde lui facendomi alzare con la forza. – Cassie, in realtà non ti è concesso vederlo – aggiunge, facendomi venire le lacrime agli occhi. – Devi fare finta di non ricordare, perché se gli Anziani scoprono la verità ti faranno dimenticare tutto un’altra volta, o peggio.
– Ma… –  mi fermo pensando a cosa sto provando. Tutto d’un tratto mi manca. Quel ragazzo nel sogno, che a quanto pare esiste veramente e si chiama Jeremy, mi manca da morire e in realtà mi è mancato sin dall’inizio. Come mi manca essere una Cacciatrice. – Mi manca – mormoro.
–  Lo so, lo so che ti manca.
 
Ormai sono a casa, in camera mia ed è tardo pomeriggio. Non ho ancora pranzato e sinceramente non ho ancora fame, sono troppo scioccata e nervosa per tutto quello che mi è successo oggi. Solo adesso riesco a ricordarmi quello che mi ha detto Jeremy quasi una settimana. Riesco a ricordarmi il bacio, il modo in cui gli ho urlato contro quando stavo per uscire dalla macchina, il modo in cui scherzavo con lui e quel suo mi manchi come l’aria.
Scoppio a piangere. Non so cosa sta succedendo, non riesco a capire il perché mi hanno allontanato da lui, perché sono costretta a stargli lontana. Eppure ogni tanto si fa vivo, mi salva, mi bacia e poi mi fa scordare tutto un’altra volta. Perché farmi scordare tutto un’altra volta? Potremmo benissimo vederci di nascosto, far credere agli Anziani che non mi ricordo niente quando in realtà stiamo insieme. Tiro la prima cosa che vedo, infuriata con lui e con gli Anziani.
– Tesoro – mormora la nonna aprendo la porta della mia nuova camera. Mi guarda scioccata. – Che succede? – chiede vedendomi piangere, si siede sul mio letto e posa la mano sulla mia coscia.
– Non riesco a capire… Mi manca – singhiozzo io prendendomi la testa tra le mani. Se prima mi sembrava di star impazzendo adesso ho perso completamente il senno: ne sono sicura.
– Papà? – chiede lei, confusa.
– Sapevi tutto di Ben, vero? – chiedo io guardandola male, anche se è difficile visto che sto continuando a piangere e a singhiozzare come una bambina piccola. Abbassa lo sguardo dandomi la conferma che sì, sapeva tutto. – Perché l’avete fatto? Sapevate che io e lui non ci saremmo mai più potuti vedere!
– Mi sembrava una cosa troppo crudele, piccola. Era troppo crudele il non farti ricordare niente – mormora lei prendendomi la mano e stringendola più del dovuto. – Quel vuoto che sentivi dentro era per colpa della tua indole da Cacciatrice e per colpa di Jeremy. Il tuo corpo e la tua mente stavano facendo di tutto per ricordarlo – aggiunge con le lacrime agli occhi. – Lo so che fa male, ma non puoi tornare là. Non ancora almeno.
– Come fai a sapere tutte queste cose? – chiedo io guardandola forse per la prima volta da quando è entrata negli occhi. – Ancora non mi ricordo tutto, ho ancora… ho ancora dei buchi. So che non posso più andare da una parte, ma non so dove!
– Ed è così che deve essere, purtroppo – risponde mia nonna accarezzandomi la guancia. – Volevamo solo farti ricordare che prima avevi una vita del tutto diversa, ma che devi comunque stare attenta, visto quello che sei. Non devi tornare là.
Non riesco a respirare, se continuo così mi verrà un attacco di panico. – Devo andare a farmi una passeggiata – esclamo scendendo dal letto, in ansia. Se rimango qua dentro so che impazzirò, devo cercare di respirare tanto ossigeno.
– Da sola? Ma è tardi! – si lamenta mia nonna.
– Sto qua vicino, tranquilla – borbotto sorridendole. – Poi magari chiamo Austin – aggiungo, mentendole, perché so quanto le piace Austin e in questo modo mi farà sicuramente uscire. Non chiamerò Austin, devo stare da sola, cercare di capire cosa fare e non fare. Esco di casa senza aggiungere altro e rabbrividisco subito sentendo il vento freddo e rigido sbattere sulla mia pelle.
Dopo essermi fatta vari isolati a piedi mi accorgo che tutti i negozi sono chiusi. Ma che ore si sono fatte? In giro ci sono poche persone e questo è ancora più strano. La testa inizia a girarmi un’altra volta quando mi ricordo quello che abbiamo fatto io e Jeremy al suo compleanno. Mi appoggio al muro chiudendo gli occhi e prendendo una boccata d’aria.
– Ehi! – urla un ragazzo, ma faccio finta di niente e continuo ad avanzare, questa volta nel verso opposto, per tornare a casa e fare in modo che quel tipo non si avvicini a me. Poi però mi viene in mente che a quel punto saprebbe dove abito, il ché è peggio. Non so cosa fare, lo sento dietro di me e il panico prende la meglio su di me.
– Vieni – urla qualcuno da lontano al ragazzo che mi sta seguendo, mentre prego Dio che si stufi e vada dal suo amico.
– C’è una ragazza qua! – urla il ragazzo trattenendo una risata e non fermandosi ma continuando a seguirmi. Il cuore inizia a battermi veloce dentro il petto, così tanto che credo di stare per avere un infarto. Non so cosa fare, per ora mi limito ad avanzare verso casa; anche se ora che ci penso è peggio, calcolando il fatto che al centro ci sarebbe più gente che nelle strade. Rabbrividisco, impaurita.
Riesce a prendermi e a farmi girare con la forza. – No – ringhio allontanandomi da lui. – Vattene, lasciami stare – aggiungo, ma con la coda dell’occhio riesco a vedere tutti i suoi amici venire verso di noi. Mi salgono le lacrime agli occhi.
– Non hai una bella cera, piccola – ribatte il ragazzo davanti a me ridendo, non è sobrio. – Vuoi che ti riportiamo a casa?
– No – rispondo subito e mi giro per andarmene ma mi prende subito e mi fa sbattere contro di lui. Mi sta veramente spaventando. – Lasciami stare! – dico con voce tremante mentre gli do dei pugni sul petto, che non sembrano fargli granché.
– Dai, su! – esclama lui sorridendo e da così vicino riesco quasi a capire cosa si è bevuto. Cerco di allontanarmi ancora di più. – Vieni con noi – ringhia posandomi una mano sul sedere. Lo spingo con più decisione e questa volta perde l’equilibrio e cade a terra.
– Calmati, tesoro – dice un altro ragazzo mettendosi dietro di me.
Sussulto e inizio a tremare, avanzo di pochi passi per non sentirlo così vicino e mi giro verso di lui. – Perché non mi lasciate andare allora? – ringhio io.
– Perché vogliamo che tu venga con noi – risponde lui sorridendomi, mi stringe il braccio facendomi quasi male.
Mi guardo intorno e il mio cuore fa un balzo: i ragazzi ormai sono almeno sei. – No – mormoro io con voce tremante spingendo il ragazzo con l’altra mano, ma non riesco a muoverlo se non di pochi millimetri, poi mi stringe ancora di più a lui. – Lasciami andare! – urlo quasi piangendo. Tutti gli altri ragazzi si avvicinano a me con dei sorrisi maliziosi che mi fanno venire i brividi. – Non vi avvicinate! – urlo un’altra volta. Il ragazzo però mi fa girare in modo da dargli le spalle e farmi capire che ho altri tre ragazzi davanti a me. Riesco a sentire i muscoli del ragazzo dietro di me contrarsi per non farmi scappare. Mi prende per i fianchi e mi alza di poco, così prendo coraggio e inizio a tirare calci davanti a me per non far avvicinare gli altri, che continuano a ridere. – Non provate ad avvicinarvi! – tuono io cercando di non piangere, inutilmente.
Qualcuno mi tocca il didietro, sussulto e mi giro, sto per tirargli uno schiaffo ma il ragazzo a quanto pare ha dei buoni riflessi anche quando non è sobrio. Mi sorride facendomi venire la pelle d’oca. – Non dovresti essere così cattiva con noi, dopotutto stiamo semplicemente cercando di farti divertire un po’. Ti abbiamo addirittura detto che ti accompagniamo a casa! – esclama con una voce rauca, ogni tanto strascica le parole, segno che l’alcol sta facendo ancora più effetto. Chiudo gli occhi sentendo il respiro di qualcun altro dietro di me e trattengo il respiro lasciando che le lacrime scendano.
– Io vi consiglio di andarvene.
Il mio cuore fa un balzo sentendo la voce di Jeremy. Il ragazzo davanti a me mi lasscia e si gira verso di lui. Sussulta vedendo che Jeremy ha una pistola puntata su di lui. – Wo! – esclama il ragazzo indietreggiando. Faccio per scappare ma il ragazzo mi stringe a lui. – No, ferma qua! – sogghigna posando ogni singola parte del suo corpo sul mio. Trattengo il respiro senza dire niente, guardo Jeremy con le lacrime agli occhi e cerco di non tremare ma è veramente difficile.
Jeremy mi guarda, arrabbiato, poi sbuffa e alza una mano con una fiamma di fuoco. – Ora… che volete fare? – chiede sorridendo a ogni ragazzo. Alcuni di loro scappano via urlando e blaterando cose senza senso, ma quello dietro di me non sembra volersene andare, continua a tenermi così stretta a lui che quasi non riesco a respirare.
Su, è solo uno. Fa qualcosa!, esclama Jeremy dentro la mia testa facendomi sussultare.
Il ragazzo ride. – Che sei, un supereroe?
– No, in realtà sono solo il suo ragazzo – ringhia Jeremy avvicinandosi a noi con ancora la pistola in mano, l’alza un’altra volta e fa per dire qualcosa quando il ragazzo lo anticipa.
– Eh-eh! – esclama il ragazzo facendomi indietreggiare insieme a lui, cerco di piantare i piedi a terra ma è più forte di quanto pensassi. – Il suo ragazzo, eh? – chiede ridendo. – Ha un bel culo, non trovi anche tu? Bello sodo. Io l’ho sentito.
Jeremy fa una risata nervosa. – Questo non dovevi dirlo – ringhia Jeremy con gli occhi che scintillano per la rabbia. Prendo coraggio prima che sia troppo tardi e do una testata al ragazzo prendendo in pieno il naso. Mi lascia subito e così barcollo insieme a lui, solo dalla parte opposta. Mi fa male la testa adesso, ma poco importa, almeno me lo sono tolta di dosso. Jeremy lo prende e lo sbatte al muro. – Prova a toccarla un’altra volta e ti giuro che non rivedi più la luce del sole! – tuona, lo alza un po’ di più e gli tira un pugno. Fa per tirargliene un altro quando lo fermo afferrandogli il braccio e allontanandolo dal ragazzo, che cade a terra guardandoci male. Jeremy mi prende la mano e inizia a correre, trascinandomi con lui.
– Fermati! – esclamo quando entriamo in un vicolo cieco. Fa come gli dico e si gira verso di me, sembra fresco come una rosa mentre io ho come minimo il fiatone. – Perché stiamo correndo? Non ci farà niente, hai visto com’era spaventato?
– Non è di questo che mi preoccupo – risponde lui ridendo. È una risata rauca, mi fa venire i brividi.  – Stavamo correndo perché se stavo un altro po’ là, davo fuoco a quel ragazzo e raggiungevo quegli altri per fargli fare la stessa fine del loro amichetto – ringhia. Guarda dietro di me per un po’ e quando abbassa lo sguardo su di me cambia completamente espressione. – Stai tremando – mormora togliendosi la giacca e mettendomela sulle spalle.
– Non ho freddo – rispondo subito io ma senza muovere un muscolo. Sento il profumo che emana la giacca, il suo profumo… e mi piace da morire. Mi è mancato un sacco, come posso vivere senza di lui? Come ho potuto scordarmi di lui?!
Mi guarda e la sua espressione si fa un’altra volta dura. – Hai paura di me? – chiede.
– No – rispondo subito, pensando a quello che mi ha detto mia nonna prima sugli Anziani, sul fatto che devo fare finta di non ricordarmi niente, nemmeno di Jeremy.
– Mi dispiace non essere arrivato prima – mormora Jeremy abbassando lo sguardo, sembra sentirsi in colpa e questo mi fa stare ancora più male. Non posso non dirgli la verità!
– Non ti devi sentire in colpa – dico posando una mano sul suo cuore. – Non mi aspettavo di vederti, non mi aspettavo niente in effetti. Pensavo semplicemente che sarei riuscita a scappare da loro, in un modo o nell’altro, anche se erano sempre di più..
– Zitta – ringhia lui allontanandosi da me, posa la faccia sul muro freddo ricordandomi che è esattamente quello che ho fatto io quand’ero un po’ brilla e stavo con lui. Faccio per avvicinarmi a lui, perché mi fa veramente male vederlo così a causa mia, ma mi ferma. – Cassie, no. Fermati. Fermati. Lasciami un po’ di spazio, per piacere.
Non ce la faccio a fare finta di niente, quindi non gli chiedo come fa a sapere il mio nome. – Va bene, sono lontana. Solo… dimmi cosa ti sta succedendo.
– Il mio potere – ringhia lui posando solo la guancia sul muro, mi guarda per un po’ e poi chiude gli occhi con la fronte aggrottata. – Vorrei semplicemente andare là e bruciarli tutti. So che non è giusto, che non c’è morte più brutta di morire bruciati vivi, ma lo voglio fare veramente tanto. – Il suo tono mi piace sempre di meno, non sembra lui. Faccio per parlare ma mi ferma, un’altra volta. – E siccome non posso andare, sono ancora più arrabbiato e non ce la faccio più a trattenere questo maledetto potere! – Si gira verso di me con un espressione completamente diversa, mi fa ancora più paura. – E ci sei tu davanti.
– Mmm… – borbotto massacrandomi il labbro inferiore, forse è meglio scappare, non mi sembra molto in vena di parlare. – Forse dovresti fare dei respiri profondi – bofonchio indietreggiando un po’. – Magari mentre io me ne sto andando… – Mi giro completamente e inizio a correre, terrorizzata. Quel tipo… cioè Jeremy… mi vuole bruciare viva!
Mi fermo di scatto vedendomelo davanti, trattengo il respiro cercando di non urlare. È un vampiro o cosa? – Non avere paura di me – sussurra lui avvicinandosi a me, faccio un passo indietro, ancora spaventata. – Scusami, ti prego, è il potere. Mi sta consumando. Ma non ti farei mai del male.
– Non mi sembravi molto contento di vedermi, cinque secondi fa – borbotto io. – E di solito quando uno ti dice che ti vuole bruciare viva non è un buon segno. Quindi scusami se in questo momento vorrei tanto darmela a gambe.
Ride. – Hai ragione. Hai ragione – risponde continuando a ridere, alza una mano e inizia ad accarezzarmi il viso. – Per ora sei l’unica ragione per cui questo potere non è riuscito a consumarmi del tutto – mormora guardando la sua mano accarezzare la mia guancia. – Mi chiedo per quanto tempo potrò durare, in questo stato.
Aggrotto la fronte e mi avvicino a lui, non più spaventata. – Che ti sta succedendo? Tu sei più forte di tutto questo – dico a bassa voce tracciando tutta la sua mascella contratta. È nervoso e preoccupato, ha la fronte aggrottata e sta pensando a qualcosa. – A cosa stai pensando?
– Al fatto che.. – inizia, ma si ferma e mi rendo conto che si sta mettendo una mano nella tasca, apre la mano, ormai davanti a me e fa per soffiare quando io, furiosa, do una botta alla mano facendo volare la polverina. – Cas... perché l’hai fatto?! – urla, arrabbiato.
– Non urlare con me, Jeremy Ruterful – tuono io puntandogli il dito contro. – Non userai un’altra volta quella maledetta polverina per farmi dimenticare tutto. Scordatelo!
Sbianca e fa un passo indietro, scioccato. – Come… Ti ricordi di me?
– Solo alcune cose, altre non riesco proprio a capirle: sono troppo confuse e sbiadite – ringhio incrociando le braccia. – Allora? Perché ogni volta che c’incontriamo devi rovinare tutto e farmi scordare tutto? Perché non vederci e stare insieme? Mi sembra ovvio che tu mi segua tutti i giorni, e anche se è un po’ inquietante, allora tanto vale che mi segui accanto a me, no?
– Cosa?! No, no, no, ti devi dimenticare tutto, Cassie! Se gli Anziani vengono a sapere una cosa del genere potrebbero anche ucciderti! L’ultima volta sono riuscito a convincerli per un cazzo di miracolo! No, ci ammazzerebbero a tutti e due. Ti devi dimenticare tutto. Ma… come hai fatto?!
– Da quand’è che hai paura? – chiedo io.
– Io ho sempre avuto paura! Loro hanno tutti i poteri, Cassie, non noi. Non possiamo fare cose così stupide, non quando ci sono loro in mezzo. È già tanto riuscire a parlarti ogni tanto. I Cacciatori non possono stare con gli umani, questo dovresti ricordartelo.
– Bé, non è una cosa che mi riguarda, visto che in fin dei conti sono anch’io una Cacciatrice! – esclamo io, sto iniziando a perdere la pazienza.
– No, non lo sei più. Ormai sei solo un’umana – ringhia lui e sembra quasi che me ne faccia una colpa.
Faccio un passo indietro, arrabbiata e delusa. – Solo un’umana, eh? – ripeto io ridendo. – Sai una cosa, Jeremy? Dovresti veramente andartene e non tornare. Non ho bisogno di protezione e a quanto pare per te io sono solo una semplice umana, quindi perché perdere tempo?
– Tu non avresti bisogno di protezione? – chiede lui ridendo. – Ah, no? Strano perché l’ultima volta che ho controllato c’erano dei tipi che stavano cercando di portarti da qualche parte per fare chissà che cosa. Ma no, secondo te loro volevano solo giocare a carte con te, vero? – Fa un passo verso di me. – Sei così ingenua da pensare che quei tipi ti avrebbero lasciata andare? Magari solo dopo averti usata come un giocattolo sessuale e magari menata. Sì, forse a quel punto forse ti avrebbero lasciata cadere a terra e se ne sarebbero andati. E credi veramente che a quel punto avresti avuto le forze di scappare?
Mi allontano da lui rabbrividendo. – Non essere così melodrammatico. Me la sarei cavata, so combattere.
Scoppia a ridere. – Ma se a malapena sei riuscita ad allontanare uno di quei tipi! – esclama lui.
Ora sono veramente arrabbiata. Alzo una mano e gli tiro un pugno, fa un passo indietro, sorpreso. – Tanto per rinfrescarti la memoria – ringhio io. – Sembra che ti diverta molto a prendermi in giro, anche quando ci sono di mezzo ragazzi che…
– Sto solo cercando di farti aprire gli occhi – mi ferma lui. – Non mi fa sentire meglio il fatto che quei tipi… – Si mette i capelli indietro e lancia un urlo. – Sto solo cercando di farti capire che se fossi arrivato solo cinque minuti più tardi a quest’ora non… – Si mette una mano sulla fronte e chiude gli occhi. – Cassie, corri.
Faccio per chiedergli perché ma mi fermo quando inizia a lanciare palle di fuoco sul muro, facendolo diventare sempre più nero. Scappo, corro più veloce possibile senza guardare indietro, nonostante una voce continui a ripetermi di non lasciarlo là, da solo. Sto seriamente pensando di tornare indietro quando vado a sbattere contro qualcuno.
– Cassie? – mi chiama Dan, alzo lo sguardo, scioccata. – Cassie, stai bene? Che succede? – mi chiede e quando non gli risponde fa per ripeterlo ma lo abbraccio e così si ferma. All’inizio sembra rimanere scioccato, ma dopo un po’ sento le sue braccia stringermi a lui. – Sta tranquilla, andrà tutto bene – aggiunge, ma non è più la sua voce, il corpo… sta cambiando. Mi allontano subito e lo guardo, scioccata. – È da un po’ che non ci vediamo, Cassie Moonic – continua l’uomo dagli occhi bianchi, cado a terra piangendo. – Che dici di venire con me a palazzo? Non ti preoccupare, Jeremy Ruterful ci raggiungerà tra poco.
 
Mi guardo intorno, sono in uno strano palazzo, in una strana stanza con degli uomini ancora più strani dagli occhi completamente bianchi. La porta dietro di me si apre.
– No! – urla Jeremy cercando di liberarsi dalla presa di due enormi uomini.
Faccio per andare da lui quando uno dei quattro uomini mi ordina di rimanere ferma, cerco di fare un passo verso Jeremy ma è come se fossi incollata al pavimento. – Non abbiamo ancora finito. Non siamo ancora al completo – continua uno degli uomini, facendomi venire la pelle d’oca.
La porta si apre un’altra volta e sussulto vedendo Ben, il mio psicologo e amico di famiglia. Mi metto una mano davanti alla bocca con le lacrime agli occhi. Ci hanno scoperti. – No, vi prego – continua a ripetere lui con gli occhi spaventati dalla paura. Viene trascinato verso gli uomini dagli occhi bianchi. – No! – tuona e le finestre del palazzo si rompono, facendo un rumore assordante, cerco di muovermi ma non ci riesco così chiudo gli occhi.
– Cassie – urla Jeremy attirando la mia attenzione, ora il palazzo è in fiamme e non riesco a capire se è opera di Jeremy o di Ben, che continua a urlare cose senza senso. – Cassie, scappa! – urla Jeremy, cerco un’altra volta di muovermi ma a quanto pare il potere di quegli uomini è veramente forte, perché nonostante stia succedendo il finimondo ancora non riesco a muovermi. Jeremy urla, frustrato, e così le fiamme si alzano ancora di più. Inizio a tossire. – Lasciatela andare! – tuona, e pochi secondi dopo cado a terra, ma mi alzo subito e corro da Jeremy. – Lasciatemi – ringhia lui guardando prima l’uomo che gli sta a destra e poi quello che sta a sinistra mentre una fiamma si accende su una gamba di ognuno dei due.
Rimango senza fiato, come può fare una cosa del genere?! – Jeremy, lasciali! – urlo correndo verso di loro, mentre il rumore delle urla di persone su persone mi fanno impazzire ancora di più. Tutti gli Anziani ora sono a terra, indietreggio vedendo il sangue uscire dai loro occhi. Ben continua a tenere le mani alzate e ad urlare.
Jeremy mi prende di scatto e fa per trascinarmi fuori dal palazzo quando mi fermo e lo spingo. – Non ti avvinare! – tuono io con le lacrime agli occhi. Spalanca gli occhi, scioccato e sembra quasi soffrire. – Tu… hai appena dato fuoco al palazzo e a quei uomini!
– Tu non capisci, devi scappare! – urla lui cercando di trascinarmi ancora una volta fuori. – Smettila, Cassie! Tanto sai benissimo che in un modo o nell’altro riuscirò a farti uscire da qui, quindi perché perdere tempo?!
– Lasciami andare! – continuo a ripetere io, mi abbasso e gli mordo la mano. Si allontana subito, scioccato da quello che ho appena fatto, e così ne approfitto per tornare nella stanza. – Ben! Cosa stai facendo?! – urlo io e tutte le fiamme scompaiono e i vetri, che prima vagavano in aria, cadono a terra.
– Perché l’hai fatto? – urla Ben avvicinandosi a me, arrabbiato. – Jeremy è uno di loro, non capisci?! Qualsiasi cosa Jeremy sappia la sanno anche loro! – esclama mettendole mani sulle spalle per non farmi muovere, visto che adesso mi sta facendo veramente paura. Non sembra più il caro, vecchio Ben, a cui mio padre voleva tanto bene.
– Come facevo a mentire a Jeremy? – chiedo io. – Non ci riesco. Ti giuro che c’ho provato, ma non ci… Non ci sono riuscita. Ha cercato di fermi dimenticare tutto un’altra volta e questo non potevo permetterlo.
– E loro lo sanno, è per questo che lasciavano andare Jermey da te. Perché così potevano controllarti indirettamente – ringhia Ben, facendomi sentire veramente in colpa. È tutta colpa mia, se non gli avessi detto tutta la verità a quest’ora saremmo tutti a casa, tranquilli.
– Ben, per me non c’è niente da fare: dovrò per forza affrontarli, ma tu adesso devi andartene. Devi scappare e non farti più vedere, perché appena si alzeranno ti uccideranno e…
Ben apre di scatto la bocca e sento come un qualcosa che ha appena strappato pelle, muscoli e tutto quello che può essere strappato dentro il corpo di un uomo. – Hai ragione, lo ammazzeremo di sicuro – conferma il Terzo Anziano.
Indietreggio, sbalordita, mentre il corpo di Ben cade a terra. Faccio uno strano verso cercando di respirare, scoppio a piangere cadendo a terra. – Ben! – urlo con tutta la mia forza. Guardo il Terzo Anziano continuando a piangere e urlare dal dolore.  Stringo Ben a me iniziando a dondolare, come per farlo addormentare. – Ben, Ben, Ben, rimani con me. Ben! – bofonchio guardandolo mentre diventa sempre più bianco. – Ben! No, ti prego, no…
– Oh, mio Dio – mormora Jeremy, che a quanto pare è entrato nella stanza un’altra volta. Si siede vicino a me. – Cassie, vieni con me – mormora prendendo le mie mani, ma lo spingo via e abbraccio un’altra volta Ben, incurante del fatto che mi sto sporcando di sangue. Ho come un buco al cuore, un’altra volta. Per la quarta volta.
 Intanto il Terzo Anziano si gira verso gli altri Anziani, che sono ancora a terra, e inizia a dire qualcosa in greco.
– Cassie, mi dispiace. Cerca… Cassie, è morto – sussurra Jeremy cercando di farmi staccare da lui. – Non puoi fare più niente, piccola.
– Quindi… cosa ne facciamo di te? – chiede il Primo venendo verso di me. Jeremy si alza e mi trascina dietro di lui, il Primo ride. – Che vuoi fare, Cacciatore? Mi dai fuoco?
– Avvicinatevi un altro po’ a lei e sì, vi darò fuoco e credetemi… vi ucciderà una volta per tutte – ringhia Jeremy con quella voce che mi mette i brividi. Rimango in silenzio a guardare gli Anziani da dietro la spalla di Jeremy, e non so se avere più paura di loro o di lui.

Angolo Autrice:
Voglio solo scusarmi con voi per avere fatto passare così tanto tempo, ma ho avuto alcuni problemi e quindi non sono riuscita a scrivere. Ancora non so se riuscirò a pubblicare un capitolo a settimana come prima, spero di riuscirci ma purtroppo non posso promettervi niente. Vi posso promettere però che cercherò di essere il più veloce possibile e che prima o poi ricomincerò a pubblicare un capitolo a settimana.
Come sempre spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo e mi scuso per eventuali errori.
Un commento è sempre ben accetto ahah.
Un bacio.
  
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