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Autore: Draco394    14/03/2015    3 recensioni
Ultimo anno per Fred Weasley, uno dei ragazzi più conosciuti della Scuola insieme al suo gemello.
Ultimo anno anche per Caty Roxel, Grifondoro piena di vita.
L'Esercito di Silente sarà fondamentale durante il settimo anno dei due protagonisti che impareranno a combattere e conoscere sé stessi.
Genere: Avventura, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Angelina Johnson, Fred Weasley, George Weasley, Il trio protagonista
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da V libro alternativo
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Erano trascorsi due giorni, cinque giorni dopo sarebbe stato il 25 Dicembre. Nonostante il mese che tutti convenzionalmente  chiamavano “invernale”, il sole, alle 15 di quel pomeriggio, era alto e caldo.
Caty era seduta con le gambe incrociate sul divano. I capelli erano raccolti in un disordinatissimo chignon con qualche ciuffo castano che le incorniciava il bellissimo viso. Una vecchia felpa rossa del padre che le arrivava alle ginocchia, era tutto quello che la vestiva in quel momento. Adorava stare comoda in casa sua.
Stava leggendo un libro con la televisione accesa quando la porta suonò.
Caty fu colta di sorpresa ed ebbe un sussulto, guardò l’orologio sul suo polso e si chiese chi poteva essere a quell’ora.
«Chi è?» urlò dal divano. Ma non ebbe risposta.
Prese la bacchetta dal cassetto in cui l’aveva riposta al suo arrivo, accanto alla porta d’ingresso, mantenendola con la mano destra (ben attenta a non mostrarla al Babbano di turno ma pronta ad attaccare o difendersi se fosse servito).
«Chi è?» disse ancora, questa volta con la mano poggiata sulla maniglia.
Decise di aprire.
Fred era davanti a lei con un sorriso ed un girasole tra le mani. Indossava un maglione fatto a mano con una “F” cucita sopra e non riusciva a dire una parola.
Forse non ci fu bisogno di dire nulla perché non appena Caty lo vide, buttò la bacchetta sul pavimento e si fiondò tra le sue bracci.
«Stai bene!» fu tutto quello che riuscì a dire la ragazza.
Il cuore le pulsava forte, e il suo battito si confondeva con quello ancora più veloce di lui, che riusciva solo a stringerla forte e annusare il suo profumo.
Quando l’abbraccio si sciolse, fu Caty a parlare.
«Io volevo scriverti, volevo venire da te. Ma non sapevo come fare, ho chiesto anche alla professoressa McGranitt ma non…»
«Hey» la interruppe. «La smetti di parlare?».
Risero come due bambini. Lì, imbambolati l’uno davanti all’altra, in un pomeriggio che sembrava primaverile.
«Posso entrare o vuoi rimanere qui tutta la giornata?» chiese Fred.
Caty si scusò per non averci pensato subito. Si scusò anche per il disordine e per l’ambiente fin troppo piccolo.
Fred si guardò intorno, con il suo sorriso ancora sulle labbra. Quasi se ne fosse dimenticato, diede il fiore alla ragazza.
«Non so se ti piaccia, esattamente. Ma ho pensato che tu sia più tipo da questo che da rose.»
Come aveva fatto- pensò Caty- ad intuire una cosa del genere?
Prese subito un piccolo vaso, lo riempì con dell’acqua e vi pose il fiore all’interno.
Spense la televisione e presero entrambi posto sul divano.
«La professoressa McGranitt mi ha mandato una lettera con il tuo indirizzo, così ne ho approfittato.»
«Non posso crederci! Quella donna è incredibile!»
«Non potevo scriverti perché non ho il permesso di rivelare a nessuno dove sono adesso. Ma non riesco ad avere segreti con te. Quindi tutto quello che ti racconterò da ora in poi deve rimanere tra noi. Me lo prometti, Roxel?»
«So mantenere un segreto, Weasley!»
E così Fred le raccontò dell’Ordine della Fenice, di Grimmauld Place numero 12, del sogno di Harry e di come fosse riuscito a salvare giusto in tempo Arthur.
«Wow. Un’organizzazione segreta! Perché ti vietano di prenderne parte?» chiese Caty curiosa.
«Mamma vuole che finiamo la scuola. E’ imbarazzante da dire ma è così e finché siamo con lei, io e George non abbiamo alternative.»
Caty valutò la situazione e le sembrò una scelta più che misurata.
«E così ci sono parecchie persone a Grimm..» continuò Caty.
«Grimmauld Place, sì! Pensa che a Natale ci raggiungeranno anche Harry, Hermione e tante altre simpaticissime persone. Tu che cosa farai durante le feste?» chiese Fred.
Caty allargò le braccia e disse «Tadaaan! Sto qui, no?»
Fred avrebbe voluto che Caty fosse impegnata, che avesse di meglio da fare. Non perché non avrebbe voluto passare del tempo con lei, non aspettava altro. Ma invitarla da loro, avrebbe significato dire a tutti che tra loro c’era qualcosa e, se pur questo fosse vero, la cosa lo imbarazzava non poco.
«Verrò tutte le volte che posso, te lo prometto. Impiego un minuto a Smaterializzarmi.»
Caty gli sorrise, e lo abbracciò ancora una volta.
Rimasero in silenzio per un po’, poi Fred azzardò: «Mi dispiace per quella sera, per come sono dovuto andare via e per non averti più potuta scrivere o parlare.»
«Non dipende da te, Fred. Non essere sciocco.»
«Tu mi piaci, Caty. E anche tanto. Non sarei scappato in quel modo se non ci fosse stata quell’emergenza ma, devo essere sincero, forse è stato un bene. Non sono mai stato sicuro di quello tu potessi provare per me.»
Caty quelle parole non se le aspettava proprio. Era così strano ascoltare il ragazzo più “popolare” della scuola, rivolgersi così titubante a lei. Senza maschere e in tutta sincerità.
La ragazza avrebbe voluto dire tante cose. Gli avrebbe voluto dire di quanto aspettava un bacio da lui dalla prima sera in Sala Comune, di quanto amava passeggiare, ridere, parlare con lui. Di quanto bene gli facesse la sua presenza e di quanto si stava innamorando di lui.
Quando Fred la guardò in attesa di risposta, lei capì che tutti quei pensieri non sarebbe riusciti ad articolarli ordinatamente. Così gli si avvicino, gli accarezzò i capelli e lo baciò.
Ancora una volta, quel bacio fu dolce e desiderato. Poi diventò più passionale e i due allontanarono le loro labbra, Caty sussurrò: «Credi che possa bastare come risposta?»
«Non avrei mai immaginato di lasciare te senza parole!» rise Fred.
Trascorsero tutto il pomeriggio così, tra baci, carezze e televisione. Fino a quando Fred le disse che per cena sarebbe dovuto tornare.
La salutò con un bacio, ancora più coinvolgente degli altri, promettendole che il giorno dopo sarebbe tornato da lei.
 
E così fu.
Caty quella mattina si svegliò, e Fred era intento a cucinarle la colazione.
«Mi farai prendere un infarto!» urlò la ragazza ancora nel letto.
«Anche tu, se non ti vesti.»
Caty aveva una camicia da notte molto corta che dava poco spazio all’immaginazione. Si infilò subito la felpa del padre e propose al ragazzo di andare a fare un giro per Londra.
Dopo la colazione, Caty legò i capelli in due lunghe trecce e, in jeans e felpa (questa volta di sua proprietà), costrinse Fred a uscire di casa.
Fino al 24 Dicembre trascorsero quei momenti che avevano a disposizione così: passeggiando per le vie di Londra e preparando pranzetti e colazioni, rendendosi conto, sempre di più, di quanto i due non potessero fare a meno l’uno dell’altra.
 

Fred aveva detto a Caty che il 24 sarebbe stato costretto a stare a casa a cena ma le promise che sarebbe andato da lei subito dopo la cena.
Era ormai mezzanotte passata e Caty pensò che Fred non sarebbe arrivato.
Avevano decorato la casa insieme, fatto un albero e messo a terra dei doni.
Caty aveva regalato a Fred un album di foto. Foto che li ritraevano insieme e con gli altri, insieme a un filtro d’amore finto, creato da lei per prenderlo in giro.
«Scusa il ritardo, Roxel! Buon Natale!» disse una voce dietro di lei, che scoppiava di felicità.
Fred era bellissimo in quel momento: aveva dei pantaloni neri, con una giacca grigia e una cravatta nera. I capelli erano ordinati, più del solito, e il suo sorriso era la ciliegina sulla torta.
Caty non era da meno: lo aveva aspettato con un delizioso vestitino nero, elegante per il pizzo che aderiva per ferramente al suo corpo, esaltando le sue forme.
Fred aveva un pacco in mano, e Caty prese il suo.
Si sedettero per terra, accanto all’albero. Caty aspettò che il ragazzo aprisse il suo e, dopo la risata dovuta alla visione del filtro, un sorriso commosso gli comparve sul viso, alla vista dell’album.
«Tu sai come sorprendermi, piccola! Grazie!»
«Sì, ma non chiamarmi più piccola!»
Tra le risate, Caty scartò il suo regalo.
Era una penna, una penna di quelle che lei desiderava ogni volta che passava davanti alla vetrina di Scrivenshaft, a Diagon Alley.
«Oh tu sei pazzo, Weasley! Grazie! È il Natale più bello del mondo!» disse urlando dalla gioia. Gli si fiondò addosso, talmente velocemente che il ragazzo perse l’equilibrio. Si ritrovarono distesi sul pavimento a ridere. A ridere della vita.
Ancora distesi, fissando il soffitto, Fred disse: «Lo so che non è da me. Ma ne ho parlato con George. In realtà ne ho parlato con tutti. Perché non vieni a stare da noi?»
Caty interruppe la sua risata, si mise seduta per guardare Fred.
«Hai bevuto stasera, Weasley?»
«Ti ricordo che quella che beve sei tu. E comunque, sono serio. Qui sei sola. Anche Harry non ha nessuno con cui condividere le feste e sta con noi. I miei sono d’accordo.»
«WEASLEY! TU HAI PARLATO DI ME AI TUOI, SENZA DIRMI NULLA?» urlò Caty. Provò ad arrabbiarsi, ma non ci riuscì, nemmeno per un minuto.
Fred lo aveva capito che non desiderava altro che dirgli di sì. Alzò la schiena, si poggiò sui gomiti e le disse : «Hai tempo fino a domattina per decidere. Buona notte e ancora buon Natale, PICCOLA.»
E, ridendo, si smaterializzò.
  
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