Fanfic su attori > Tom Hiddleston
Segui la storia  |       
Autore: kikka_67    14/03/2015    2 recensioni
SERENDIPITY. La traduzione testuale di questa parola è irresistibilmente contorta, significa trovare una cosa quando se ne sta cercando un’altra, sarà capitato a tutti… a tanti…. di trovare una cosa creduta persa mentre si sta cercando altro. E’ un’emozione meravigliosa… un evento inaspettato, una sorpresa. Si dice che solo una volta nella vita capiti di incontrare la persona assolutamente perfetta, nell’universo le stelle sono allineate, il corpo e lo spirito in perfetto equilibrio. Ma accade qualche volta che le anime affini non si riconoscano, che si perdano nei meandri di quell’intreccio complicato di sbagli e coincidenze che gli antichi chiamavano… fato… o se volete destino…….. dalle mie parti….. si dice anche sfiga!
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
L’email di Esteban citava le seguenti parole: Sono disperato! Mio padre ha avuto un grave incidente in auto e la sua convalescenza durerà mesi,  mia madre non vuole lasciarlo! “Mi tata”  Maria sta assistendo sua sorella a Madrid e tra poco inizia la stagione più dura per noi e non ho personale che badi alla casa, a Trudy che è al sesto mese di gravidanza e ai bambini. Aiutoooo! Trovami qualcuno entro una settimana o vieni tu! Gracias. –

Avevo conosciuto Esteban durante una vacanza in Spagna e nel giro di pochi giorni era riuscito a far innamorare la mia migliore amica, Trudy,  a convincerla a rinunciare agli studi e a trascinarla in un posto non ben identificato in mezzo alle montagne dei Pirenei. La sua famiglia possedeva uno  dei più grandi allevamenti ovi caprini europei, vivevano in una enorme villa immersa in un angolo di prateria tra le vette del Pic d’Estats. In realtà si trattava di un piccolo villaggio, il complesso infatti includeva anche le abitazioni dei pastori e delle loro famiglie, c’era una scuola, un negozio alimentare e un ambulatorio dove un paio di volte alla settimana un medico e un’infermiera prestavano assistenza ai malati. Era un posto meraviglioso, per una vacanza, ma pensare di  vivere in quella zona dimenticata da Dio, senza strutture adeguate alle esigenze degli abitanti era assurdo. Ho  pregato più volte la mia amica di trasferirsi in città durante la sua gravidanza ma Trudy non vuole assolutamente abbandonare la sua famiglia. 

Ero  rientrata a Londra ormai da un mese  e il dolce profumo dell’erba delle mie colline era solo un ricordo. Durante la mia assenza il lavoro si era  accumulato, le pratiche in sospeso avevano raggiunto un numero sconcertante e il telefono non finiva mai di squillare. Erano solo le dieci del mattino, ma sembrava che la metà dei disoccupati di Londra si fosse dato appuntamento nel mio ufficio. Eravamo in sei ragazze a gestire le domande di lavoro e collaboravamo a stretto contatto con l’Ufficio Migrazione e con la Questura, purtroppo alcuni individui a causa dell’indigenza in cui vivevano, commettevano dei reati nel nostro paese che venivano puniti con l’espatrio immediato. Il mio è un lavoro interessante, vario e decisamente avvilente alcune volte, purtroppo le leggi imposte agli immigrati sono veramente severe. Il quel momento anche il mio cellulare inizia a trillare.


- Pronto! Sono molto occupata, se non è una cosa importante….. –
- Grazie bell’amica che sei!! Se non ti  chiamo io…. – la voce dolcemente lamentosa di Trudy mi solletica l’orecchio.
- Non iniziare! Ho appena finito di leggere l’email di tuo marito, dammi almeno due giorni! – borbotto di cattivo umore.
- Aislinn sono in ospedale, ieri ho avuto delle perdite… -
- Aspetta… - con un cenno della mano chiamo una mia collega per farmi sostituire  allo sportello e volo nella silenziosa sala riunioni.
- Trudy stai bene? E la bambina? – chiedo preoccupata. Trudy aveva tre meravigliosi maschietti e quando avevano saputo che dalla quarta  gravidanza sarebbe arrivata tra loro una femminuccia avevano festeggiato per una settimana.
- Stiamo bene, ma non posso ritornare  a casa, ho bisogno di riposo assoluto. Il  medico mi ha detto chiaramente che se non rimango potrei perderla. Aislinn….  aiutami! I bambini sono da soli con una manica di pastori ignoranti e rozzi! Esteban non può stargli dietro, tutto il lavoro grava su di lui. Ti prego vieni tu! –
- Io?! Trudy come faccio a lasciare tutto su due piedi?? – esclamo irritatissima.


                                                                                              §§
 
 
Il mio aereo è  atterrato in ritardo, quindi ho  perso il treno che mi avrebbe portato nel cuore della catena montuosa dei Pirenei.  Altra notizia interessante della giornata?  Le mie valigie sono   state spedite chissà perché  in Africa e  mentre sbraitavo contro l’addetto del magazzino, un annuncio irritante interrompeva ogni cinque minuti il mio furore contro la compagnia aerea, contro gli addetti  inetti e contro me stessa che avevo accettato di aiutare Trudy!

-  La signorina McRed è pregata di presentarsi con la massima urgenza presso l’Ufficio Migrazione.  –


Raggiungo a passo di marcia l’ufficio  con l’intenzione di urlare a squarcia gola che i miei documenti erano già stati vidimati e che ero in possesso del visto di soggiorno temporaneo concessomi per lavorare come ….. una serva! Con veemenza spalanco  la porta come una furia, di  quella  che poi non  era altro che una stanzina posta vicino alla postazione della vigilanza,  puntando gli occhi sulla giovane impiegata avanzo decisa.

- Buongiorno sono McRed, è da almeno venti minuti che continuate a chiamarmi. Qual è il problema?? – chiedo perentoria.

La ragazza seduta dietro la scrivania, non mi risponde,  ma con un sorriso mi indica qualcuno che è seduto dietro di me. Come la tradizione vuole  nei migliori film western,  mi ritrovo davanti un cowboy vestito in jeans, stivaloni in cuoio  e capello calato sugli occhi. Assolutamente basita la fisso senza capire.
- Quel signore la stava cercando. Damian, la signorina McRed è arrivata. –
- Gracias Ester. Sono stato spedito qui da Esteban  per portarla al  ranch. Si poteva decidere prima a rispondere all’annuncio, io non ho tempo da perdere! I suoi bagagli? – chiede vagamente annoiato.
- Ero per l’appunto all’ufficio bagagli smarriti di questo ridicolo aeroporto! Mi hanno spedito i bagagli a Madagascar!! -  sbraito indignata.
- Se ha fatto denuncia non  resta  altro da fare che aspettare che la chiamino. E’ inutile urlare contro gli addetti che non hanno colpa … le pare? – mi chiede sardonico.

Con un cenno di saluto alla ragazza,  che gli sorride estasiata, esce dall’ufficio senza aggiungere altro. Odio quelle persone così sicure di sé, che ritengono che il loro parere non necessiti di  alcuna  confutazione! Molto probabilmente ritiene che mi sto agitando inutilmente  per quattro magliette e due jeans!! Oltre al fatto che le mie valigie contengono buona parte del mio abbigliamento  invernale e tutta l’attrezzatura  sciistica che ritengo indispensabile in alta montagna, ma  rischio anche che vadano persi dei  documenti importanti che riguardano   alcuni dei casi più delicati di famiglie bisognose,  che intendo continuare a seguire anche dalla Spagna.
Non mi rimane altra scelta  che seguirlo fuori dall’ufficio con una predisposizione d’animo poco propensa alla diplomazia.    Questo Damian dev’essere alto almeno due metri, per guardarlo in viso devo inclinare quasi del tutto la testa all’indietro, ma non è questo a infastidirmi.   I suoi  gelidi occhi verdi mi squadrano con ostilità, perplessa,   mi fermo a pochi passi da lui.

- Mettiamo subito in chiaro un paio di cose…… McRed. Il lavoro che l’aspetta è molto duro,  ho la responsabilità di una squadra di cinquanta uomini che verranno per tre volte al giorno a mangiare i pasti preparati da lei. I miei uomini  faticano parecchio e devono mangiare come si deve e se lei è venuta qui con l’intenzione di preparare due soufflé, può tornarsene da dove è venuta! Esteban non ha voluto darmi retta quando gli ho sconsigliato di assumere una ragazza di città che non conosce la vita che conduciamo…. –
- Sono veramente stupita che lei conosca  un piatto “raffinato”  come il  soufflé e se  ha finito…. Mr….? Non si è presentato,  ma non  importa.  Non devo rendere conto a lei del mio lavoro! Se ho accettato di venire è perché so esattamente cosa mi aspetta, conosco perfettamente la montagna e i suoi  “rozzi”  abitanti. Se e quando avrà da ridire qualcosa sul mio lavoro, sono sicura che si pregerà di informarmi con i suoi modi delicati. Ma fino a che non avrà  verificato di persona la mia inadeguatezza a ricoprire questo incarico,  la pregherei di esentarsi dal disturbarmi con le sue congetture assurde, sono stata chiara? E  adesso le sarei grata se mi conducesse  al ranch. -      sibilo inviperita.


Senza aggiungere altro il cow boy si volta e marcia stizzito  fuori dall’aeroporto. Con disinvoltura si districa dall’intenso traffico guidando  un fuoristrada tutto pieno di fango  e in breve tempo ci lasciamo  la città alle spalle. Durante il viaggio cado in una specie di dormiveglia e quando l’auto si ferma all’improvviso sobbalzo spaventata.

- McRed siamo arrivati, fuori dalla mia macchina. – ordina in malo modo.
- Con piacere, stronzo! – borbotto sottovoce, scendendo veloce dall’auto.


Ormai è quasi sera ma il tramonto che incendia il cielo mi toglie il respiro,  adoro la montagna, anche se so perfettamente quanto  può diventare  spietata e letale! All’improvviso dalla villa padronale schizzano fuori tre bolidi che si buttano tra le mie braccia ridendo.

- Hola!! Mi amor!! Còmo estàs? – esclamo abbracciandoli con affetto.
- Mi papà dice que tenemos  hablar en Inglès con usted. – mormora Edoardo,  il più piccolo.
- Entonces,  tenemos que obedecer a su padre. – rispondo sorridendo.
- Ma querida… -  si lamenta Diego, il più grande.
- Regreso a casa es tarde! – ordina Damian risalendo in macchina.
- Ciao Carlos, non mi saluti? – chiedo al secondo ,  che mi sorride timidamente, ignorando volutamente il cow boy.
- Bienvenida mi querida. – mormora piano.
- Gracias mi amor. Vamonos? –


Esteban mi aspetta sulle scale dell’ingresso sorridendo, con i suoi capelli neri  ondulati e gli occhi scuri sempre ridenti,  capisco il motivo per cui  Trudy abbia avuto il coraggio di cambiare la sua vita pur di restare con lui, è la sua anima gemella. Un pastore nato e cresciuto in un ambiente rude ma che a tempo perso legge Kafka e Shakespeare e ascolta Chopin. Ricambio il suo abbraccio affettuoso ridendo.


- Se sei sopravvissuta al viaggio di ritorno con Damian, non ho da temere che il nostro inverno ti spaventi! – esclama ilare.
- Molto spiritoso!  Ecco come si chiama!! Devo ancora decidere se ringraziarti di avermelo mandato!   Ma dove l’hai trovato questo….. mandriano…. bisbetico?!  Non si è neanche presentato  e ha iniziato a darmi  ordini!  - esclamo risentita.
- Cosa non avrei pagato per vedervi!! E l’hai rimesso al suo posto?! Ti prego… dimmi di si!  - sogghigna perfido giungendo le mani a mo’ di preghiera.
- Diciamo che non ci amiamo molto. – confermo sorridendo.
- Fantastico!! Damian è un ottimo fattore, conduce il lavoro nel migliore dei modi. Fino a qualche anno fa aveva una fattoria tutta sua, poi ha deciso di lasciar perdere tutto e di farsi pagare a stagione. E’ un po’ burbero ma agli uomini piace e questo mi basta. Viene spesso a cena a casa, quindi fatelo piacere almeno un pochino. Lo sai che qui siamo una grande squadra che deve funzionare in serenità. –
- Tesoro, hai mai conosciuto una persona più razionale e accomodante di me? – mormoro  soavemente stupita.
- Ehm….. ecco…. –
- Maman è sveglia? – chiedo guardandomi in giro.
- Si, ti sta aspettando. –

Juliette Manson aveva sposato il nonno di Esteban da ragazzina e aveva lavorato al suo fianco  per cinquanta anni per costruire la fattoria  e dopo essere rimasta vedova aveva condotto il lavoro come un vero mandriano. Aveva la classe di una signora dell’alta società francese e quando voleva i modi di uno scaricatore di porto. L’adoravo!
La trovo seduta in salotto sulla sua poltrona preferita di cinz rosa attorniata da cuscini morbidi. Era una donna la cui bellezza aveva resistito alla vita montana per   quasi un secolo, capelli candidi raccolti in una morbida crocchia sulla nuca, occhi azzurri e morbide guance rosee. Mi inginocchio davanti a lei e le stringo le mani che aspettano le mie.

- Bonsoir Maman. -  sussurro abbracciandola.
- Aislinn! Bienvenue ma cher! Ah..già…  abbiamo promesso a Trudy di parlare in inglese con te. –
- Si lo so,  Edo mi ha informata. Ma spero che  qualche volta, dopo  cena,   mi aiuterai  a rinfrescare il mio francese. S’il vous plait? –
- Bien  sur! Hai già conosciuto il nostro  Damian? –
- Ehm… certo.. cara persona. – dal tono affettuoso che ha usato, la nonna deve avere una buona opinione di lui. Quindi decido subito di  non esternare le mie prime impressioni.
- Non lasciarti ingannare dalle apparenze mia cara, lo sai che nel carbone alcune volte si nascondono i diamanti più belli. –  replica intuendo subito dalla mia espressione che non condivido le sue convinzioni.
- Juliette, il tuo caro Damian avrà tutte le qualità che fa di lui un buon pastore,  ma sicuramente i suoi modi  non trasudano  cortesia. – affermo incapace di trattenermi.
- Dev’essere una qualità di cui manchiamo entrambi, McRed. Bonsoir Juliette.  – commenta una voce dietro le mie spalle.
-  Bonsoir Damian. Non essere scortese con la nostra ospite. Ha fatto un lungo viaggio per raggiungerci e sarà stanca. –
- Mi auguro che da domani mattina all’alba si scordi di essere un’ospite e che prepari la colazione per tutti. – ribatte sardonico sfidandomi con lo sguardo.

Prima di presentarsi a cena è usanza cambiarsi e rinfrescarsi, Juliette tiene molto alle buone maniere e ci ritroviamo in sala da pranzo per l’aperitivo tutti rilassati e profumati. Dopo cena mi viene presentata la ragazza che mi aiuterà a condurre questa casa per i prossimi  mesi. Beatriz è una bella ragazza mora con lunghi capelli neri e chiaramente innamorata di Damian, me ne sono resa conto non appena ha posato gli occhi su di lui. Uno sguardo possessivo e adorante aveva accarezzato il cow boy,  poi  uno  determinato aveva studiato  me, il messaggio era  palese, quest’uomo è mio! Ma nonostante i suoi strani gusti in fatto di uomini, siamo subito andate d’accordo.

Il giorno dopo all’alba inizia il primo di tanti giorni lunghissimi e faticosi  in cui  scruto  solo l’orizzonte per sapere l’ora, in cui gioisco quando si alza il vento certa che la biancheria  appena stesa si asciughi in giornata. Per la colazione    preparavamo  numerose torte,  biscotti, uova  e pane tostato e litri di caffè nella mensa attigua agli uffici per i pastori che non avevano una famiglia. La giornata passava in un lampo impegnata tra le faccende di   casa, seguire i bambini mentre studiavano con un tutor virtuale, coccolare la nonna con le brioches, stirare  e  poi preparare i pasti per sessanta persone. Naturalmente anche altre signore venivano dal paese ad aiutarci e coordinarle era abbastanza semplice, ognuna sapeva cosa fare ed erano tutte delle grandi lavoratrici. Per lo più erano mogli e figlie di altri pastori nate e cresciute in mezzo a quelle montagne, badavano alla casa, ai loro figli e aiutavano in mensa per arrotondare le entrate. Donne che non badavano alla moda, che si concedevano pochi lussi, che lavoravano come e forse di più dei loro uomini,  ma che non mancavano di bellezza e nei cui  occhi leggevo una dolcezza  e una serenità che invidiavo.

                                                                                                 §§
 
 
- Allora come ti trovi? I bambini stanno bene? – chiede ansiosa Trudy.
- Si stanno bene, sono in classe con Maman per  la lezione di francese.  Carlos  è il più portato per la lingua. E io sto bene,  grazie. Tu piuttosto, la pancina? – chiedo scrutando la mia amica nel display del pc.
- Tutto bene. Si muove e io  mi sto annoiando! Vorrei essere lì con voi. Ehm….. hai conosciuto Damian? – mi chiede falsamente noncurante.
- Già…. –
- Dal tuo tono, deduco che non ti ha fatto una buona impressione. – ribatte fissandomi.
- Si può sapere perché tutti mi chiedete di … Damian?!! Trudy cosa ti ha raccontato tuo marito? – indago sporgendomi verso  la telecamera di fronte a me.
- Ehm… ma… nulla!  E che speravamo….. – s’interrompe imbarazzata.
- Che cosa? Che rimanessi folgorata dal suo  fascino virile e rozzo? Te lo puoi scordare!!! Io odio i cow boy!! – le assicuro perentoria.
- Ah…. ma… non ti ho detto che ho incontrato …… Thomas… a Dornie. –  continuo non curante e  devo aspettare solo  un secondo prima che sobbalzi sconvolta.
- E me lo dici così? Hai incontrato “quel”  Thomas e…. che cosa è successo? Ti sei innamorata? No… ovviamente, altrimenti non saresti lì! Nessuna scintilla? – ansima in preda al una forte trepidazione.

Quante notti avevamo passato a parlare di cosa avrei fatto e  detto quando finalmente il “MIO” Thomas fosse giunto di fronte a me, magari in groppa ad un cavallo bianco …. Si va bene… è ridicolo, lo so, ma ero una ragazzina romantica! Adesso mi accontenterei di un…. famoso attore….. che perdesse la testa per me al primo sguardo …. Eh…si, non sono cambiata molto, in fondo al cuore sono una romanticona!! Dev’essere meraviglioso incarnare tutti i desideri di un uomo che ti guarda come se fossi la cosa più preziosa del creato per lui!  Ma devo rassegnarmi e inchinarmi alla dura realtà… le “mie” stelle hanno deciso che non è arrivato ancora il momento che lo trovi e non lo troverò per i prossimi mesi…. a meno che non lo spediscano  in mezzo a queste montagne! Accidenti!

- No…. neanche quando l’ho baciato.. – osservo sospirando depressa.
- L’HAI BACIATO??!!! Raccontami tutto!  – urla fuori di sé.
- Trudy devi stare tranquilla! Fai agitare anche la bimba così!! – esclamo ridendo.


Non mi ero resa conto del tempo che avevo impiegato a spiegare tutti i dettagli di quel weekend, finché non sentii qualcuno bussare deciso sulla porta dell’ufficio. Non avevo bisogno di aprire  per sapere che dietro la porta  avrei trovato Damian. Avevamo raggiunto,  in queste settimane,  un tacito accordo,  per quieto vivere ci ignoravamo a vicenda. Con calma mi alzo dalla sedia e  apro  la porta.

- Avevi bisogno di qualcosa? – chiedo freddamente.
- Ho bisogno di usare il computer e di consultare alcuni documenti. Ti spiace farmi entrare in ufficio,  non hai ancora finito di spedire le  email alle amiche? – chiede sprezzante.
- Si … ho finito. Puoi prenderti il  computer, grazie. – replico con sussiego.
- Forse non ti sei resa conto che è quasi ora di cena? –
- Forse non sono affari tuoi? Hai paura di cucinare al mio posto? – sogghigno malevola.
- Sono perfettamente in grado di preparare qualcosa di commestibile all’occorrenza! –
- Buon per te e per la tua futura mogliettina! – ribatto acida lasciandolo  alla sua stizza.


 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Tom Hiddleston / Vai alla pagina dell'autore: kikka_67