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Autore: Alixy_    14/03/2015    4 recensioni
'Draco Malfoy, famoso cantante diciassettenne, è stato chiaro. “Voglio essere un ragazzo normale”ha detto ad una conferenza stampa. “Penso di trasferirmi e ricominciare il liceo”. Le fan distrutte dalla notizia.'
E se il Mondo Magico non esistesse?
Hermione Granger è una normale adolescente alle prese con una migliore amica pazza, due amici stupidi e i normali problemi di tutte le teenager.
Draco Malfoy è un famoso cantante che però decide di abbandonare la musica e si trasferisce a Londra. Incontrerà Hermione, una strana e simpatica ragazza che lo tratta come fosse una persona normale e non una celebrità.
Tra sguardi colmi di significato, parole non pronunciate e baci rubati, una storia di amicizia, dolore, famiglia e amore.
[AU School Dramione]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Lavanda/Ron
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Capitolo 2
 
Hermione tese la mano destra. “Comunque, Mr Superstar, sono Hermione Granger”.
Lui la guardò per qualche secondo, poi la strinse. Ancora non ci credeva che aveva incontrato Draco Malfoy. Quel Draco Malfoy.
Beh, almeno Ginny non avrebbe tentato il suicidio.
Trattenne un piccolo sorriso divertito. Il ragazzo l’avrebbe presa per pazza, vedendola sorridere in quel modo senza motivo. Non che a Hermione importasse ciò che quel montato pensava di lei. Dopo aver passato solo due minuti con lui, aveva già capito che era uno a cui tutte le ragazze cadevano ai piedi, uno di quei ragazzi che otteneva ciò che voleva subito.
Uno di quei ragazzi che lei detestava.
“Beh, Hermione, il mio lo sai già” rispose quello stringendosi nelle spalle continuando però a fissarla a occhi socchiusi.
Ma Hermione aveva già perso interesse per il ragazzo. Volse lo sguardo verso la bellissima bambina sulle spalle di lui. Aveva i capelli biondo platino come il fratello, legati in due trecce, gli occhi verdi che la squadravano curiosa, le manine aggrappate ai capelli scombinati di Draco. La ragazza si ritrovò a sorridere osservandola. Amava i bambini e da sempre desiderava un fratellino o una sorellina, ma il destino evidentemente aveva altri piani.
“E tu chi sei, piccola?” chiese con un sorriso allungando una mano fino ad accarezzarle il braccio.
La bambina inclinò la testa di lato. “Mi chiamo Rastaban” sorrise, mostrando la dentatura bianca con due denti mancanti.
Il sorriso di Hermione di allargò. “Rastaban? Che bel nome. Io mi chiamo Hermione”.
“Ti piacciono le Barbie?” chiese subito Rastaban con espressione speranzosa.
Lei odiava le bambole. Tuttavia, le dispiaceva deluderla. Così disse dolcemente: “Le Barbie? Io ne vado pazza!”
Gli occhi castani della bambina si illuminarono e batté le mani. “Puoi giocare con me! Draco non lo fa mai” aggrottò la fronte, tirando per protesta una ciocca di capelli al diretto interessato che gemette.
“Ban! Stavamo giocando fino a poco fa” le fece notare con voce leggermente divertita, ma Ban scosse la testa imperterrita.
“Tu non giochi mai con le bambole insieme a me. Hermione si!”
Si dibatté finché Draco non la fece scendere, dopodiché afferrò la mano di Hermione e la trascinò dentro. La ragazza ridacchiò osservando l’espressione di incredulità mista a irritazione del montato.
Rastaban le stava sempre più simpatica.
In quel momento una signora di mezza età entrò in casa con due buste della spesa. Con grande sorpresa di Hermione, Draco corse subito ad aiutarla.
“Ho comprato poche cose” disse la donna spostando una ciocca di capelli biondi dal viso. Si bloccò quando vide Hermione che arrossì.
Si sentiva a disagio, sotto lo sguardo indagatore della donna.
Tuttavia, quella sorrise e la riccia ricambiò incerta.
“Oh, ciao cara” si avvicinò. “Cosa posso fare per te?”
“Ehm… sono Hermione Granger e mi chiedevo se avesse bisogno di una… sa’, di una baby sitter”.
“Una baby sitter? Uhm, sarebbe utile sì” batté le palpebre un paio di volte per poi grattarsi il naso. “Vieni Hermione, parliamone fuori sul dondolo. Purtroppo, è l’unico posto dove posso invitarti a sedere, dato che non abbiamo ancora i mobili” La signora Malfoy rise e Hermione fece lo stesso, coprendosi la bocca con la mano per paura di averlo fatto troppo sguaiatamente. Desiderava davvero quel lavoro, e doveva assolutamente fare buona impressione.
“Ma Hermione doveva giocare con me” fece Rastaban con voce lamentosa e facendo il labbruccio. La Granger si chinò per guardarla negli occhi e sorrise dolcemente.
“Giochiamo dopo, okay Ban?”
“Promesso?” chiese lei porgendole il mignolo.
La riccia sorrise incrociandolo col suo. “Promesso”.

Hermione era strana, questo era sicuro.
Con Draco faceva la tosta, comportandosi come se lui non fosse il ragazzo più bello mai visto in quel cavolo di paesino, poi con sua madre e Ban si comportava
dolcemente e arrossiva.
Arrossiva!
Draco era più che sicuro, che quel rossore non fosse autentico. Eppure, le stava abbastanza bene.
Scosse la testa per distrarsi da quegli stupidi pensieri e guardò la sua sorellina che giocava con delle Barbie seduta sul tappeto. Ne muoveva una con una mano e quella rimanente con l’altra, borbottando le battute e cercando di cambiare voce per ogni personaggio. “Che bel vestito” diceva con voce il più profonda possibile e poi si rispondeva da sola in modo stridulo: “Grazie mille”.
Il ragazzo si morse il labbro per non ridere e spostò lo sguardo fuori dalla finestra. Sua madre stava conversando tranquillamente con Hermione che a volte pareva addirittura incerta. Alzò gli occhi al cielo, ma si avvicinò, socchiudendo la finestra in modo da sentire la conversazione delle due.
“…così hai esperienza?” stava dicendo Narcissa.
La riccia si spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “In realtà no, ma ho fatto molta pratica con i bambini dell’asilo dove lavorava lo scorso anno. E poi, solitamente i bambini mi adorano per i miei capelli ricci” ridacchiò e sua madre la seguì.
“Hai lavorato in un asilo?” chiese interessata la donna  osservandola con un sorriso.
Hermione annuì. “Già. Lo scorso anno avevo bisogno di soldi per un viaggio con i miei amici e ho lavorato lì per un bel po’. Purtroppo poi ho avuto un…” esitòe si morse il labbro. “…imprevisto e ho dovuto usare i soldi per altri scopi. Così quest’anno io e i miei amici vorremmo riprovarci e mi serve un lavoro” scrollò le spalle.
La madre di Draco annuì a sua volta. “Beh, mi pare che tu abbia tutte le carte in regola” sorrise e la ragazza ricambiò ansiosa. “Quando puoi cominciare?”
Un sorriso luminoso comparve sul viso di Hermione che si affrettò a rispondere. “Quando vuole lei, signora Malfoy. Anche domani. Ovviamente dopo scuola” precisò.
A quel punto, Draco perse interesse per il dialogo delle due. Posò lo sguardo sulla sorellina che ancora giocava, poi afferrò la sua valigia e la portò di sopra, in quella che avrebbe dovuto essere la sua camera.
Le pareti erano bianche, con una striscia verde in alto che non gli dispiaceva affatto. Era ancora vuota, ma quella sera vi sarebbero stati un letto, una scrivania, un armadio e il resto delle sue cose.
Estrasse dalla tasca esterna della valigia il caricatore del cellulare e lo attaccò alla prima spina che trovò. Era morto sull’aereo mentre ascoltava la musica. Lo accese e vide esattamente ciò che si aspettava. Tre chiamate perse da “Ralph”.
Ralph Moore, era il suo agente prima che si ritirasse dal mondo della musica. Gli organizzava concerti, interviste e tutto.
Con un sospiro, Draco si sedette a terra e lo richiamò.
Il cellulare squillò. Una, due, tre volte.
Dopodiché una voce profonda rispose: “Pronto?”
“Pronto Ralph? Sono Draco”
“Ah Draco! Finalmente! Che fine avevi fatto, eh?” lo rimproverò l’uomo e il biondo alzò gli occhi al cielo. “Tutte le tue fan stanno riempiendo la tua Fan Page Ufficiale di post del tipo: “Oh ti prego Draco continua a cantare o giuro che mi suicido” e bla bla bla”.
Draco esitò chiudendo gli occhi per un secondo. “E allora?”
“Allora?” spiegò pazientemente Ralph “Allora, pagheranno una fortuna per vedere un tuo concerto! Devi ritornare sul campo Draco, e quale modo migliore di un bel tour? Guadagneremmo una fortuna!”.
“Ralph, te l’ho già spiegato. Non ho intenzione di cambiare idea. Ho abbandonato la musica d’accordo?”
Quello sospirò. “Sei proprio testardo, Malfoy” borbottò per poi sbuffare. “Ora devo andare. Ci sentiamo”.
Draco non fece in tempo a salutarlo che lui aveva già chiuso la chiamata.
Il ragazzo si massaggiò le tempie. Non pensava sarebbe stato così difficile lasciare la musica. Aveva vissuto per più di tre anni il suo sogno, ma non voleva essere il belloccio stupido dietro cui sbavano le ragazze. Voleva continuare gli studi e diventare qualcuno di serio.
“Era Ralph?”
La voce dolce di sua madre lo riscosse da quei pensieri. Senza voltarsi annuì.
“Già. Voleva che facessi un tour” alzò nuovamente gli occhi al cielo, drizzandosi in piedi per poi spolverarsi i pantaloni. “Non riesce proprio a capirlo che ho mollato”.
Narcissa si avvicinò e gli accarezzò i capelli biondo platino. “Amore, sei sicuro della tua decisione? Se vuoi…”
“No” rispose subito deciso Draco. “No, mamma. Sono più che sicuro”.
Lei sorrise orgogliosa del suo ragazzo, e gli baciò la testa. “A proposito, Hermione farà da baby-sitter a Ban tutti i pomeriggi dalle due alle cinque, quando torno dal lavoro”.
“Perché non posso badare io a Ban?” chiese, ma quando vide l’occhiata significativa di sua madre tacque. “Ti fidi di lei e non di me? La conosci da tipo dieci minuti, ma’”
“E’ una ragazza così carina” disse lei con un sorriso. “E’ così dolce e simpatica”.
Aspettate.
Sua madre tesseva le lodi di una ragazza? Mai successo. Definiva tutte le ragazze di oggi delle ‘ragazze facili e stupide, senza il minime senso del pudore’,  e ora parlava così bene di Hermione.
Draco non rispose, limitandosi a scuotere la testa stupefatto.

Quando la sveglia suonò, Hermione imprecò sottovoce. Era caduta dal letto per lo spavento, cadendo ovviamente sul sedere. Se lo massaggiò con una smorfia mentre si rialzava. Spense l’aggeggio che ogni mattina per i successivi nove mesi l’avrebbe svegliata alle sette in punto e si diresse in bagno a passo lento.
Si spogliò ed entrò nella doccia regolando l’acqua per farla divenire tiepida come sempre. Si strofinò i capelli e il corpo con il sapone alla pesca che usava da sempre e si sciacquò. Uscì dopo cinque minuti.
Doveva essere un record.
Si avvolse in un asciugamano e raccolse i capelli gocciolanti con un mollettone. Tirò fuori il phon e se li asciugò rapidamente, lasciando le punte ancora umide. Era Settembre, non le sarebbe di certo venuto un raffreddore.
Corse poi in camera e indossò i vestiti che la sera prima aveva scelto.
Quando tornò in bagno, diede un’occhiata veloce al suo riflesso.
Le restituì lo sguardo una ragazza magrolina e di media statura, con i capelli sciolti sulle spalle in morbidi boccoli come suo solito, gli occhi dorati senza un filo di trucco, le poche lentiggini che aveva sul naso. Indossava dei jeans skinny grigi, una canottiera rossa con scritto “Brain”, e un cardigan nero.
Hermione si riteneva carina. Non sexy, ma carina. Certo, non aveva mille ragazzi che le sbavavano dietro – anzi, in realtà neanche uno – ma non era orribile. Eppure Ron…
Scosse la testa. Piantala di pensare a lui. Scese al piano inferiore, dove suo padre stava preparando la colazione alla mamma.
“E’ ancora a letto?” chiese e lui si limitò ad annuire. Hermione prese la sua tazza di Hello Kitty che aveva ormai da anni, e vi versò dentro del latte, poi aggiunse i suoi soliti cereali. Mangiò in fretta, mentre si allacciava le Converse nere ai piedi con una mano sola.
Salutò con un bacio sulla guancia suo padre che si accingeva a tenere in equilibrio la tazza sul vassoio che avrebbe portato alla moglie. “Ciao papà. Saluta mamma” disse prima di prendere lo zaino accanto alla porta e uscire.
Prese un gran respiro, aspirando l’aria fresca di settembre. Una folata di vento le scompigliò i capelli, ma non ci fece molto caso. Con un sorriso si diresse verso la sua scuola, che distava solo qualche minuto. A differenza dei suoi coetanei, il fatto che fosse il primo giorno di scuola, non le faceva né caldo né freddo. Era molto brava a scuola, e doveva ammettere che le piaceva anche studiare, ma non poteva negare che l’estate le sarebbe mancata. Tuttavia, non vedeva l’ora di rivedere i suoi compagni.
E si, persino i professori.
Quando superò il cancello di scuola, udì un urletto. “Herm!”
Sorrise alla sua migliore amica che si avvicinava con un sorriso a 32 denti in viso. “Gin!”
Si abbracciarono strette. Ginny era stata via tutte le vacanze estive insieme alla sua famiglia allargata. Erano andati in Egitto, per un viaggio che aveva vinto il padre.
Perciò, le due non si vedevano da tre lunghissimi mesi.
Finito l’abbraccio, Ginny le afferrò il braccio e la trascinò verso alcuni ragazzi che ridevano fra loro. Il primo, Harry, quello leggermente più alto, aveva un fisico mingherlino e per niente muscoloso, anzi piuttosto pelle ossa. Aveva i capelli corti e neri, disordinati, come se si fosse svegliato così (cosa probabile), gli occhi erano di un verde chiaro che Hermione aveva sempre invidiato. Il secondo, Ron, in confronto a Harry era poco più robusto. I capelli erano rossi e gli sfioravano le spalle, segno che non li aveva tagliati durante l’estate; gli occhi castani erano assonnati e segnati da due profonde occhiaie.
Il cuore di Hermione fece un paio di capriole quando vide Ron. Aveva una cotta per lui da tre anni, quando si era accorta che quello che provava superava la semplice amicizia. Purtroppo, non riusciva a farsi avanti, e lui non aveva mai dato segno di provare qualcosa nei confronti della ragazza.
Sorrise. “Harry, Ron!” corse ad abbracciare il primo con leggerezza, e con un po’ di imbarazzo anche il secondo.
“Herm” Harry la squadrò. “Sei pallida, non hai preso sole per niente?”
Lei scosse la testa, facendo ondeggiare i boccoli castani. “No, sono rimasta qui a cercare un lavoro per il viaggio”. Nel parlare del viaggio che aspettava dall’anno prima, gli occhi dorati le si illuminarono. L’anno prima non era partita insieme ai suoi amici, per quell’imprevisto, ma quell’anno era decisa ad andare.
“Oh, hai trovato qualcosa?” chiese Ron, mentre mangiava una patatina dal sacchetto che teneva in mano. Mangia le patatine a colazione? Pensò disgustata Hermione. Ron le piaceva, eppure era educato quanto un maiale. Per usare un eufemismo.
Stava per rispondere, quando una stretta stritolatrice al braccio da parte di Ginny la distrasse. Si voltò verso di lei, che fissava a bocca aperta con gli occhi a cuore l’entrata.
Divertita dall’espressione dell’amica guardò il suo stesso punto e rimase stupefatta nel vedere Draco Malfoy in persona varcare il cancello.
Con un colpo al cuore, si rese conto di non aver raccontato a Gin del giorno prima. Si sentì terribilmente in colpa, mentre fissava il ragazzo.
Aveva i capelli biondo platino spettinati come andavano di moda al momento, gli occhi grigi non visibili a causa dei Rayban neri a specchio. Indossava una maglia bianca a maniche corte che fasciava perfettamente il suo torace muscoloso, dei jeans chiari e delle semplice Vans nere.
Si guardò in giro, leggermente spaesato e il suo sguardo si fermò sul gruppo di amici di Hermione che lo fissò a sua volta.
Si avvicinò, mentre Ginny continuava a stritolare il braccio destro della riccia che fece una smorfia di dolore. “Gin, mi serve questo braccio” le fece notare a bassa voce e lei lo lasciò immediatamente, senza però distogliere lo sguardo dal biondo che continuava a camminare.
Draco si fermò di fronte a Hermione e sorrise malizioso levandosi i Rayban.
“Granger” disse.
“Malfoy” rispose quella alzando gli occhi al cielo. “Hai finito di dare spettacolo o…?”
Lui ridacchiò. “Ma come, un ragazzo di fama mondiale ti saluta e tu rispondi in quel modo maleducato?”
“V-voi vi conoscete?” chiese con un filo di voce Ginny guardando stupefatta Hermione.
“Si, ci siamo conosciuti ieri” rispose scrollando le spalle lui. “Tu sei?”
“Ginny Weasley” rispose lei con voce malferma arrossendo all’istante.
Draco sorrise divertito dalla situazione. “Draco Malfoy, ma credo che tu sappia già chi sono”.
Gin annuì tremante. Afferrò il braccio di Hermione un’altra volta e lo strinse forte affondando le unghie nella pelle dell’amica.
“Beh, è stato un piacere” fece l’occhiolino alla rossa e salutò con un cenno del capo Hermione. “Ci si vede oggi pomeriggio, Granger” si infilò gli occhiali da sole e si allontanò con le mani in tasca, lasciando le due ragazze ad arrossire senza motivo.

Note autrice
Ehi I'm back! ^^ ecco il secondo capitolo. E' abbastanza lungo - o almeno così sembra su Word xD.
Ringrazio tantissimo le persone che hanno recensito, messo la storia fra le preferite, le seguite o le ricordate :) davvero, mi fa piacere che la storia piaccia!
Ringrazio anche i lettori silenziosi, che comunque mi danno carica quando vedo le visite che ha ricevute la ff *^*
Spero vi piaccia anche questo capitolo.
Recensite e fatemi sapere cosa ne pensate :)
Alixy
   
 
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