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Autore: Umiko    15/03/2015    9 recensioni
"Lotus Hotel, il paradiso al giusto prezzo".
Nico sviene davanti al Lotus Hotel e viene ospitato dal suo gestore, Percy.
Ma sarà davvero un paradiso?
***QUESTA FANFICTION E' UNA TRADUZIONE. TUTTI I DIRITTI VANNO ALL'AUTRICE ORIGINALE. LINK ALL'INTERNO.***
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Percy Jackson
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Ehi ragazzi, come va?
Al contrario di ciò che molti di voi sospettavano, non è questo il capitolo dell'esibizione sul palco di Nico, ma non preoccupatevi, il grande momento si avvicina :3
In questo capitolo, Nico comincerà ad essere preparato seriamente per l'evento... verrà raccontata la storia di un altro Bambino Sperduto e si apriranno - come al solito - tanti altri misteri. ;)
Ringrazio infinitamente tutti coloro che hanno recensito lo scorso capitolo (e i nuovi arrivati :3) e vi rimando al link della fanfiction originale dell'autore (Children of Loss, Chapter 14) e del suo profilo (XTheSonofHadesX). Spero che anche questo aggiornamento vi piaccia!
Buona lettura a tutti c:


*
































- Allora, com'è andata la lezione con Apollo? - chiese Will con un sorrisetto. Connor sghignazzava dietro il biondino. Nico gemette e seppellì la faccia tra le mani. Dovevano per forza condividere tutto? Will ridacchiò e si sedette accanto a Nico sul divano, avvolgendo un braccio intorno a Piper, dall'altro lato. Era il momento di cominciare un'altra nottata, e i dipendenti del piano terra si erano riuniti tutti nella sala bar. In modo sorprendente, Dioniso era rimasto completamente silenzioso. L'unica cosa che Nico notò, tuttavia, era il modo in cui Annabeth fissava Dioniso ogni volta che l'uomo stava per parlare.
- E' andata bene - mormorò Nico nel palmo della mano.
- Davvero? Non è successo niente di significativo? - lo prese in giro Hazel.
Nico sospirò e abbandonò la testa sul divano. - Pensavo ti saresti lasciato sotterrare sul divano, dal modo in cui lo guardavi - aggiunse Piper con un ghigno.
- Aw, ma sappiamo tutti che l'unico che desidera davvero è Percy - terminò Connor, tirando fuori la lingua.
- Vi odio tutti - borbottò Nico.
Connor mise il broncio e si sedette in braccio a Nico, avvolgendo le braccia intorno al suo collo. - Aw, Neeks, non fare così. Tu ci adori, non negarlo.
- Non ammetto niente.
Will ghignò e pungolò il fianco di Nico, facendo contorcere il ragazzo dai capelli corvini. - Ma noi ti adoriamo, Nico - disse Will.
Quando i ragazzi sembrarono lasciar perdere, Nico sospirò, Connor ancora in braccio a lui. Fissò Annabeth, l'unica che non aveva ancora parlato. Lo stava guardando come un falco che prende di mira un topo. C'era qualcosa di calcolatore nei suoi occhi, Nico poteva vederlo. Nonostante lo facesse contorcere sotto il suo sguardo, la ragazza si rifiutò di alleggerirlo.
- Bene, andiamo a lavorare - annunciò Piper, distogliendo finalmente l'attenzione di Nico dagli occhi di Annabeth. Connor spinse via Nico dal divano, avvolgendo il braccio intorno al suo collo mentre si incamminavano.
Nico si sfilò di dosso il braccio di Connor e afferrò una penna e un bloc-notes, intenzionato a non perdere tempo. Si era promesso che sarebbe riuscito a servire il tavolo di Percy prima che la settimana finisse, quindi avrebbe dovuto farlo quella sera. Si fece strada per il locale con noncuranza, fermandosi rapidamente ad un tavolo vicino alla cabina vacante di Percy.
Salutò la donna di mezza età con un sorriso luminoso e prese la sua ordinazione. Sembrò che la fortuna fosse dalla sua parte, perché Percy entrò nella stanza non appena ebbe finito. Si accomodò al suo tavolo, e prima che qualunque altro dei Bambini Sperduti avesse la possibilità di fare la minima mossa verso di lui, Nico ricoprì i pochi passi che lo distanziavano dalla sua cabina.
- Qualcuno ha giocato d'intelligenza, stasera - ridacchiò Percy.
- Non so di cosa stai parlando - disse Nico, innocente. Percy rise ancora e si lasciò andare sullo schienale della cabina, appoggiandoci il braccio. - Ti porto dell'Everclear?
Percy inclinò la testa di lato con un sorriso. - Davvero ti ricordi cosa ho preso la scorsa settimana?
Nico annuì. - Allora? - chiese con incertezza, riprendendo la domanda precedente.
Percy scosse la testa. - No, lo bevo solo quando sono arrabbiato.
Nico sbatté le palpebre. - Beh, perché eri arrabbiato la scorsa settimana?
Percy fissò Nico per un momento, in silenzio. Fece schioccare la lingua prima di aprire la bocca per parlare. - Portami un Jager Bomb - gli disse.
Nico annuì. - Stanco?
- Ho solo bisogno di assicurarmi di stare sveglio. Tu potresti usare il caffé, o le bevande energetiche, probabilmente - disse Percy con un sorriso. - Soprattutto se ti capita spesso di addormentarti in classe.
- E' successo solo due volte - protestò Nico.
- Ma comunque non devi farci l'abitudine.
Nico annuì. - Quindi, quali sono i vantaggi dell'essere il tuo cameriere? - chiese, mordendosi le labbra in modo seducente.
Percy fece un sorrisetto. - Aw. Crescete così in fretta - ridacchiò. - Beh, puoi parlarmi liberamente quando passi da qui.
- Posso passare del tempo in più con te se, tipo, mi siedo qui?
Percy ridacchiò di nuovo, guardando il tavolo mentre picchiettava con le dita sulla superficie. - Beh, non credo che tu abbia mai visto qualcuno degli altri seduto accanto a me. Quindi, cosa te lo fa pensare? - chiese, alzando una volta le sopracciglia. Nico sospirò, appoggiando le mani sul tavolo per sostenersi. Percy fece vagare gli occhi sul corpo di Nico, curvando sul suo posteriore sporgente. Sorrise, riportando lo sguardo a Nico. - Sai, forse dovresti indossarli più spesso.
- Potresti averli sul pavimento della tua camera da letto, se preferisci - suggerì Nico con un sorriso sornione.
Percy scosse la testa mentre rideva. - Sembra che tu ti stia decisamente abituando. - Si leccò le labbra. - Basta che ti ricordi quello che ti ho detto.
Nico annuì e andò via, alzando lo sguardo per ricevere le occhiate degli altri Bambini Sperduti. Era andata bene, proprio come aveva pensato. Ovviamente già immaginava che non sarebbero stati molto contenti di lui, a causa della loro battaglia reale per conquistare la cabina di Percy.
Nico tornò nella sala bar e lasciò le due ordinazioni. Dioniso ridacchiò. - Sei al tavolo di Percy, giusto? - chiese.
Nico sorrise. - Sì - confessò.
- Beh, immagino che gli altri l'abbiano presa bene.
Nico sospirò. - Non capisco che problema abbiano con me. Non facevano così, una settimana fa.
- Forse è perché adesso sei qui sopra anche tu? - propose Dioniso.
- E perché dovrebbe essere un problema?
Dioniso cominciò a mescolare le bevande di Percy, canticchiando a bassa voce tra sé e sé. - Perché tu sei un problema per lui, così come lo sei per Percy.
Nico si accigliò verso il barista paffuto. - Cosa intendi? Non ho fatto niente.
- Ah, beh, è quello il tuo problema. Non hai fatto niente.
Nico gemette. Quell'uomo diceva cose senza senso. - Devo fare qualcosa per riparare al danno? - chiese.
- Oh, potresti. Sono sicuro che il loro atteggiamento rude nei tuoi confronti svanirebbe in un battito.
- Non capisco. Perché anche Percy prova lo stesso? Lui...
Dioniso lo interruppe. - Non ti ha respinto? Non sembra infastidito da te? Non sembra freddo o distante? - Dioniso lo fissò. - No, sicuramente Percy non si comporterebbe mai in questo modo con te.
Nico si morse le labbra. - Come fai a saperlo? - chiese.
- E' il mio lavoro sapere le cose, Nico. - Dioniso si accigliò. - Non prenderla a male, Nico. Sono sicuro che si sentirebbero orribili se sapessero che ti stai arrabbiando per questa storia. Forse non realizzano cosa stanno facendo.
- Se solo sapessi perché si comportano così, forse potrei rimediare.
- Io invece penso che, ignorando la cosa, si aggiusterà da sola - suggerì Dioniso.
Nico si rianimò leggermente. - Davvero?
Dioniso annuì e spinse il vassoio di bevande verso di lui. - Ho la certezza che saranno capaci di affrontare questa storia da soli.
- Grazie - disse Nico, allegro. Sorrise al barista e prese il vassoio. La porta si spalancò davanti a lui ed entrò Hazel. Fissò Nico per un breve secondo prima di camminare di nuovo. Sfiorò la sua spalla, facendolo incespicare un po'. Nico si raddrizzò, cercando di tenere in equilibrio le bevande, e sospirò di sollievo.
- Ops... scusami, Nico. Non stavo prestando attenzione - si giustificò Hazel, le labbra aggrottate.
- Uh, non fa niente - mormorò Nico. Guardò Dioniso, confuso, ma l'uomo replicò solamente con un sorriso allegro. Nico sospirò e uscì dalla sala. Lo spettacolo era già cominciato, ma non voleva negligere l'ordinazione del capo, quindi non lo guardò. Prima, però, ritirò le bevande della donna. - Grazie, signora.
- Grazie a lei. Devo dire che non ti ho mai visto qui - rispose, lanciando un'occhiata al petto esposto di Nico.
- Sono nuovo, più o meno - replicò Nico. - Beh, se vuole qualcos'altro, non esiti a chiedere. - Nico le fece l'occhiolino e si avvicinò al tavolo di Percy. Mentre Nico era stato via, era arrivato Leo, che aveva preso posto accanto a Percy. Attualmente, si prolungava circa qualcosa sul suo telefono, quando arrivò Nico.
- Oh! Guarda chi è riuscito a battere gli altri, stasera - lo prese in giro Leo.
Percy ridacchiò e prese le sue bibite. - Grazie, Nico - disse, facendo l'occhiolino a Nico e portando la bevanda alle labbra.
- Allora... non penso di avertelo mai chiesto prima, ma adesso che sono qui, devo discutere anch'io degli orari con te? - chiese Nico.
Percy posò la bevanda e si schiarì la gola. - Non credo che tu debba preoccupartene di già. Inoltre, devo ancora vederti sul palco.
- E poi?
- Non è così importante. Mi occuperò io del tuo programma, non preoccuparti.
- Um. Ok? - Nico inclinò la testa di lato e guardò Leo. - Quindi, tu non vuoi niente? - chiese al ragazzo latino.
- Per me solo una Red Bull, alcuni di noi devono essere professionali - rispose Leo, prendendo in giro Percy.
- Ho una tolleranza all'alcol molto alta, grazie - borbottò Percy, prendendo un altro sorso. Nico annuì e si allontanò verso un altro tavolo.
Quando Nico tornò alla cabina, c'era un uomo seduto con Percy e Leo. Quando vide Nico, l'uomo si rianimò. Percy sospirò. - Anzi, posso cambiare con lui? - chiese l'uomo, scrutando dall'alto al basso il corpo di Nico, impallidito. Sotto il suo sguardo, il ragazzo si agitò. Guardò Percy, che stava picchiettando sul tavolo con le dita. Poi lanciò un'occhiata a Leo, che aggrottò le sopracciglia. Nico aprì la bocca, ma Leo scosse la testa.
Percy si schiarì la gola. - Beh, penso che sarebbe meglio se lei passasse del tempo con qualcuno degli altri ragazzi - dichiarò, la faccia bianca.
L'uomo guardò nuovamente Nico e si accigliò. - Non lo so, sembra davvero attraente - tentò ancora.
Gli occhi di Percy si scurirono. - Non penso proprio sia quello che cerca. Il che mi ricorda, come se la passa sua moglie?
L'uomo sbiancò e si schiarì la gola. - Oh, forse ha ragione. E' troppo... pallido per i miei gusti.
Percy sorrise e annuì. Diede una gomitata a Leo. - Occupati di questo signore, ok? - lo incaricò.
Leo annuì e condusse l'uomo fuori dalla cabina. Mentre appoggiava la bibita di Leo sul tavolo, Nico aggrottò le sopracciglia. - Di cosa parlava? - chiese.
Percy alzò le spalle e prese un altro sorso. - Semplice discussione di affari.
- Ma gliel'hai negata.
L'espressione di Percy si indurì mentre fissava Nico con la coda dell'occhio. - Ti stai davvero lamentando? - ringhiò.
- No, non intendevo questo - modificò subito Nico.
Percy sospirò e si sedette di nuovo nella cabina. - E' così che gestisco le cose, qui. Se non voglio aderire alla richiesta di un cliente, trovo semplicemente un mezzo per dissuaderlo. Secondo te perché chiedo ai Bambini Sperduti di scovare i segreti della gente?
Nico annuì. Aveva un senso, più o meno. - E se loro insistono?
Percy lo scrutò, inclinando la testa di lato. Picchiettò le dita in silenzio, tenendo fisso lo sguardo. - Forse dovresti tornare a lavoro - ordinò.
Nico annuì. - Uh. Fammi sapere se vuoi qualcos'altro.
Dopodichè, si affrettò ad allontanarsi dalla cabina di Percy. Strinse le mani lungo i fianchi, cercando di calmarsi. Era stata una delle esperienze più intimidatorie che aveva avuto con Percy. Era giusta la sua osservazione del giorno prima; Percy gli ricordava un serpente, velenoso e mortale. Anche se non sembrava un tipo violento. Affrontava i problemi tramite altri mezzi. Quindi, forse, non c'era nulla di cui preoccuparsi. Probabilmente stava solo esagerando. Tuttavia, Nico cominciò a sentirsi un po' intimidito dal ragazzo.






Una volta entrato nella macchina di Butch, Nico collassò, esausto dopo una lunga serata e una lunga mattinata a scuola. Si fece sfuggire un lungo sospiro e si appoggiò al sedile posteriore mentre Butch si spostava dal marciapiede. La testa di Nico era leggermente vertiginosa e nemmeno il suo stomaco si sentiva tanto bene, al momento.
- Brutta giornata? - grugnì Butch.
- Già - gemette Nico. - Voglio solo dormire.
- Mi dispiace, ma hai le lezioni.
Nico gemette di nuovo. - Come fate voi ragazzi a stare al passo? Fino a quando lavoravo solo al bar, ci riuscivo anch'io, ma il piano di sopra è un omicidio - piagnucolò.
Butch scrollò le spalle. - Ti ci abituerai. Prova con il caffé, o qualcosa del genere.
- E' quello che mi ha suggerito Percy. - Quando Butch fece un'inaspettata brusca virata, gli occhi di Nico si spalancarono. - Ch-che stai facendo? - strillò.
- Cerco del caffé o delle bevande energetiche per te - ridacchiò Butch.
Nico strinse la cintura di sicurezza con una presa di ferro per il resto del viaggio verso il negozio. - Non credo di averne più bisogno, per oggi.
Butch sorrise e gli scompigliò i capelli. - Devi imparare a vivere un po', ragazzino - disse mentre uscivano.
- Vivere implica l'essere vivo - replicò Nico.
Una volta dentro, Butch guidò Nico verso il caffé e le bevande energetiche. - Qualche preferenza? - chiese.
- Uh, non ne ho mai assaggiata una.
Butch aggrottò le sopracciglia e guardò gli scaffali. Scrollando le spalle, ne prese un paio di ogni tipo e si diresse verso la cassa. Nico lo seguì, ancora leggermente scosso dall'ultimo gesto di Butch alla guida.
- Sono tantissime - disse Nico, privo di espressione.
- Sì, così puoi decidere quale ti piace - ridacchiò Butch.
Butch si fece da parte e Nico pagò la donna dietro la cassa. Butch sorrise e fece l'occhiolino alla ragazza, causando un lieve rossore sulle sue guance. Afferrò le buste, e lui e Nico tornarono alla macchina. Butch fece girare la macchina e allungò una mano in una delle buste, passando a Nico un caffé ghiacciato.
- Ecco, prova questo - gli consigliò Butch. - Sembra che tu stia per svenire.
- Grazie - mormorò Nico, scoperchiandolo e assaggiandone un po'. I suoi occhi si accesero e ne bevve un altro sorso. - E' delizioso.
- Beh, possiamo aggiungere la vaniglia francese alla tua lista.
Lasciarono il parcheggio del negozio e ripresero il viaggio verso l'albergo; Nico era ancora intento a bere un po' del suo nuovo amore appena scoperto. Con un sorso, lanciò un'occhiata a Butch. - Posso, uh, chiederti una cosa? - balbettò, agitandosi con la bottiglina.
Butch alzò un sopracciglio, ma tenne gli occhi fissi sulla strada. - Fammi indovinare, stai per costringermi a raccontarti del mio passato? - domandò.
Nico mise il broncio. - Non ho mai costretto nessuno.
- No, ma forse non dovresti chiederlo - mormorò Butch.
- Voglio solo conoscervi un po' meglio.
- Beh, non dovresti preoccuparti del nostro presente, invece che del passato?
Nico si accigliò. Aprì la bocca, ma poi la richiuse, prendendo un altro sorso di caffé. - E' un male chiedere del passato? - Lanciò un'occhiata a Butch. - A me non darebbe fastidio raccontare il mio.
- Beh, abbiamo già una vaga idea di cosa sia successo. Di solito finiamo tutti in mezzo alla strada con una storia orribile, ma in questo caso, quelli con cui hai già condiviso qualcosa l'hanno diffusa in giro.
- Non è giusto, allora - si lamentò Nico. Butch lo guardò per un po'. - Perché voi ragazzi potete condividere tra di voi le mie informazioni, ma è diverso quando io chiedo le vostre?
Butch inclinò la testa di lato, comprensivo. - Hai guadagnato punti, amico - concordò. - Gli altri hanno ragione; sei troppo intelligente per preoccuparti del tuo stesso bene.
Nico sorrise e si appoggiò di nuovo al sedile, prendendo un altro sorso, orgoglioso. - Quindi, cosa mi dici di te? - Nico sapeva già che Butch era stato cresciuto in mezzo alla strada, ma sapeva anche che probabilmente non avrebbe apprezzato il fatto che Dioniso gli avesse concesso una rapida visione del suo passato.
Butch strinse la presa sul volante, le nocche bianche. Si lasciò sfuggire un lungo sospiro mentre continuava a guardare la strada. Lasciò il volante con una mano e si strofinò il viso, prima di lanciare un'occhiata a Nico.
- Se proprio non ti va di parlarne... - cominciò Nico, ma Butch lo interruppe.
- Sono cresciuto in mezzo alla strada, come Percy. Mia madre era una drogata, ad essere gentili. Vivevamo in una casa malandata mentre lei si curava. Al tempo, non capivo dove trovasse il denaro. Fu solo molto tempo dopo che misi assieme i pezzi. - Butch si leccò le labbra. - Non era poi una gran madre, sai? Non era calorosa e amorevole come dovrebbero essere le madri. Si preoccupava solo di prendere la dose successiva.
- Cosa è successo? - sussurrò Nico.
- Sono cresciuto un po'. Mi sono preso cura di me stesso; per la maggior parte delle volte, ho dovuto imparare a difendermi da solo. Fui costretto a rubare, tra le altre cose, cose di cui forse non sono molto fiero. Ma per sopravvivere fai quello che devi fare, giusto? - Le sue sopracciglia si aggrottarono. - Non lo so, ad un certo punto mi sono stancato di dovermi prendere cura di lei. Una notte, mentre dormiva, me ne sono andato, sperando di poter scappare da quella situazione.
- Mi dispiace.
Butch alzò le spalle. - E' stata una merda. Dovevo sempre stare attento, anche nelle case abbandonate. Davo di matto ogni volta che trovavo un ago a terra. Immagino che il fatto che non si fosse mai preoccupata del mio benessere e della mia sicurezza mi avesse portato a disprezzarla un po' - spiegò Butch.
- Come hai trovato Percy? 
- Vivevo in mezzo alla strada, da solo, dopotutto. Se le cose fossero state diverse, per me, credo che mi sarei sentito in colpa per quello che avevo fatto fino a quel momento, ma ero stato cresciuto per sopravvivere, niente di più. Non ho mai messo piede in una scuola. Capivo le parole solo grazie a mia mamma e agli altri. Di solito, rispondevo solo con dei grugniti. - Butch restò in silenzio per qualche momento, fino a quando non si accorse che Nico lo stava guardando, preoccupato. - Un giorno ho incontrato Percy per caso. Mi ero imbattuto in qualcuno da cui voleva dei soldi. Il problema era che avevo ucciso quell'uomo per avere quei soldi.
Nico deglutì inconsciamente. Ascoltare quella parte gli aveva fatto venire i brividi dietro la schiena. Appena arrivato al Lotus, poteva essere stato sconcertato, ma adesso stava cominciando a venire a patti con quanto tragico ed incasinato fosse il passato dei Bambini Sperduti.
Butch ridacchiò. - Di regola, avrei probabilmente cercato di uccidere anche lui, ma c'era qualcosa nel modo in cui Percy era arrivato che mi diceva che sarebbe stato meglio non provarci. Era completamente solo, nel quartiere peggiore della città, ma persino allora, credo di aver capito qualcosa di più - continuò.
- Cosa intendi? - Nico inclinò la testa di lato. Percy intimidiva, certo, ma quello che aveva detto Butch era parecchio strano, per lui.
Butch picchiettò le dita sul volante mentre fermava la macchina nel parcheggio. - Percy non è come sembra, Nico - mormorò. - Fidati di me. - Senza un'altra parola, uscì dalla macchina e si diresse verso l'ascensore.
Nico uscì, trascinandosi dietro la sua roba, e seguì il ragazzo muscoloso. Aggrottò le sopracciglia, di spalle a Butch, mentre raggiungevano l'ascensore in silenzio, desideroso di soffocare il problema, ma consapevole che fosse meglio non provarci. Salirono in un silenzio imbarazzante - o almeno, lo fu per Nico; Butch non sembrò preoccuparsene. C'era qualcosa di strano in ognuno di loro, secondo Nico; superavano il malumore piuttosto rapidamente.
Butch rimase in ascensore mentre Nico raggiunse la sua camera per posare le cose. Al suo ritorno, Butch stava parlando con Ottaviano e Will, entrambi con un'espressione allegra. Nico li salutò ed entrarono tutti nell'ascensore per scendere in palestra.
Nico si schiarì la gola. - Senti, Butch... hai detto di aver capito il significato delle parole grazie a tua madre, però sembri parlare piuttosto bene - si fece sfuggire.
Gli occhi di tutti caddero su Nico mentre il ragazzo dai capelli neri aspettava la risposta di Butch. - Ti ha costretto a raccontare del tuo passato, a quanto vedo - mormorò Ottaviano, appoggiandosi al muro dell'ascensore.
Butch scrollò le spalle. - Non c'è niente di male. E' meglio che lo senta dalla persona che ne ha una diretta conoscenza personale, piuttosto che da qualcun'altro, più tardi - motivò. Si voltò verso Nico per rispondere alla domanda che aveva fatto. - Dopo essere stato accolto da Percy, si occupò egli stesso del miglioramento del mio linguaggio. Non poteva certo lasciarmi andare in giro facendo grugniti ai clienti come un uomo delle caverne, giusto?
Nico annuì. Butch si girò di nuovo e fissò la porta, ma Nico continuò a fissare il Bambino Sperduto più alto. Era stato gentile, da parte di Percy. Si prendeva cura di tutti, al loro arrivo. La porta dell'ascensore si aprì e gli altri uscirono, ma gli occhi di Nico notarono un dettaglio.
Ottaviano zoppicava. Nico si sentì il viso in fiamme, realizzando ciò che i due biondini avevano probabilmente fatto prima di raggiungere l'ascensore. Sbatté le palpebre e seguì i tre Bambini Sperduti, gli occhi che guizzavano occasionalmente sulla metà inferiore di Ottaviano. Guardò anche Will, scrutando il suo corpo. Era attraente. Probabilmente era al secondo posto tra i più attraenti dei Bambini Sperduti, dopo Apollo - e senza includere Percy. Percy era sicuramente la persona più attraente di tutto l'albergo, e la più attraente che Nico aveva mai incontrato in generale.
Fortune della vita, il dio dagli occhi verdi era nella stanza insieme agli altri quando Nico arrivò. Aveva un sorriso luminoso sul viso, e i suoi occhi brillavano divertiti. Gli altri Bambini Sperduti stavano ridendo di qualcosa che Percy aveva detto prima che entrassero, e Nico desiderò improvvisamente sapere cosa fosse. Percy si accorse di loro mentre la porta si chiudeva alle spalle di Nico, il sorriso fermo al suo posto.
- Eccovi qui. Perché ci avete messo tanto? - chiese a Butch.
- Ci siamo fermati per procurare a Nico un po' di energia vitale - replicò Butch.
- Un Nico iperattivo... - cominciò Travis.
- ...potrebbe essere un Nico interessante - terminò Connor. Entrambi ghignarono.
Nico li guardò torvo, avvicinandosi a Percy. Cosa che probabilmente non fu una bella mossa, poichè lo stato d'animo degli altri cambiò all'improvviso. Percy distese le sopracciglia e si schiarì  la gola. - Allora, ho bisogno che Nico sia in forma per venerdì - annunciò Percy, appoggiando una mano sulla spalla di Nico. - Rendetemi fiero, e tutto il resto.
- Non offriamo nulla che non sia il nostro meglio - fece le fusa Travis, appoggiando la testa sulla spalla di Percy.
Percy ridacchiò e passò una mano nei capelli bruni del ragazzo. - Oh, sono ben consapevole di questo, Travis - replicò, facendo l'occhiolino e mandando un bacio in aria. - Dopodiché, Nico dovrà rimanere qui per le lezioni con Apollo. - Percy indicò il biondino con un dito. - Dovrai elaborare un programma per lui a partire da venerdì. E' a questo che dovrete lavorare durante le lezioni private. 
Apollo annuì, sorridendo al capo dai capelli neri. - Lavoreremo sodo - replicò.
- Affari - gli ricordò Percy. - C'è tempo per il tempo libero. E comunque, ricorda quello che ti ho detto.
- Ricordo. Abbiamo giocato pulito.
Percy sospirò e roteò gli occhi. - Lo so - ronzò. - E' per questo che mi preoccupo. Adesso, Nico, dovrai fare tutto quello che ti dicono, e dare il meglio di te.
- Sembri di buon umore - sottolineò Nico. Percy sorrise.
- E' sempre di buon umore dopo un bel weekend - rispose Ottaviano.
- Più soldi - terminò Luke per suo fratello, ghignando verso Percy.
- E più aumenti per voi - aggiunse Percy. Picchiettò scherzosamente la guancia di Nico. - Abbiamo solo un paio di giorni per occuparci di questa cosa. Dovrai essere un ballerino spogliarellista esperto entro venerdì.
- Che gioia - mormorò Nico.
- Se preferisci, noi gliel'avevamo detto, a Percy, che non saresti stato pronto... - strascicò Beckendorf, incrociando le braccia al petto.
- Non ho detto questo - si corresse rapidamente Nico. - Sono sicuro che sarà l'esperienza più piacevole della mia permanenza qui.
- Questo è lo spirito giusto, Neeks - scampanarono i gemelli, avvolgendo le braccia intorno alla vita di Nico.
Nico guardò Apollo. - Quindi, da dove cominciamo?
- Come siamo impazienti - fece le fusa Will, nell'orecchio di Nico, ridacchiando al rossore che si diffuse sulle sue guance.
Apollo scosse la testa con un sorriso. - Comunque, cominceremo con qualcosa di semplice, lavorando su quello che ti ho fatto vedere l'altra notte. Progrediremo ogni giorno fino a quando non sarai pronto. Non mi aspetto la perfezione assoluta in cinque giorni, ma mi aspetto che entro venerdì tu sappia completare il lavoro - disse il biondo.
- Ma Percy ha detto... - cominciò Nico, ma Apollo lo interruppe.
- Io non sono Percy. Lui è molto severo a riguardo, devi capirlo, ma è così che lavoriamo noi. Considerami il poliziotto buono della situazione. - Apollo ridacchiò. - Andrai bene. Non mi aspetto che tu sappia far sbavare il pubblico ai tuoi piedi durante la tua prima esibizione, ma ho bisogno che tu sappia gestire la performance.
Nico annuì, sfilandosi le scarpe. Sorrise al biondo, guadagnandosi un sorrisetto di rimando. - Quindi, non mi metterò nei guai?
Apollo sorrise. - No, andrà tutto bene. - Si portò un dito alla bocca e lanciò un'occhiata a Luke.
Luke roteò gli occhi. - Probabilmente ti tormenterà fino a quando non migliorerai, ma non ti metterai nei guai. L'unica cosa di cui gli importa è che tu riesca a gestire il tuo lavoro - si inserì Luke.
- C'è tempo per la perfezione - aggiunse Butch.
- Quanto sarà imbarazzante? - chiese Nico, aggrottando le sopracciglia.
- Sarà divertente, Nico - ghignò Ottaviano.
Nico gemette e si lasciò posizionare davanti allo specchio da Beckendorf. - Allora, ti abbiamo già fatto provare qualcosa la scorsa settimana, e io ti ho dato una lezione veloce l'altra sera, quindi non dovrebbe essere molto difficile - dichiarò Apollo. - Ricordati le cose che ti ho detto.
Travis fece partire la musica e raggiunse il resto del gruppo, ondeggiando i fianchi e tenendo le mani dietro la testa. Quando la canzone cominciò, i Bambini Sperduti iniziarono a muoversi a ritmo di musica. Nico restò fermo per un attimo, intento a guardarli dallo specchio, ipnotizzato dai loro movimenti.
- Devi solo lasciarti andare alla musica, Nico - ridacchiò Will.
- Cercando di farlo in modo seducente - aggiunse Ottaviano.
Nico annuì, seguendo il gruppo mentre tutti facevano scivolare le mani lungo il petto - anche se, da parte sua, si dimostrò una cosa imbarazzante. Luke roteò gli occhi e afferrò la mano di Nico, guidandola lentamente sul suo petto. - Devi muoverla piano e più sensualmente - lo istruì. Nico annuì, incapace di incontrare con lo sguardo quegli intensi occhi blu che lo fissavano. 
Era uno dei suoi problemi maggiori. Potevano ridurlo ad un mucchio di poltiglia arrossita solo pronunciando poche parole e guardandolo negli occhi. Come poteva essere giusto? Era frustrante, ma Nico non sapeva cosa fare.
Quando ci fece l'abitudine, Luke lasciò la sua mano, lasciando che il ragazzo dai capelli corvini se la vedesse da solo. I Bambini Sperduti fecero strisciare le mani dietro la nuca, scompigliandosi un po' i capelli nel processo del movimento. Uno ad uno, raggiunsero l'orlo delle proprie magliette, sollevandole lentamente ad esporre il petto. Nico si leccò le labbra, distogliendo lo sguardo dallo specchio per evitare di fissare la loro pelle. Sollevò la propria maglietta oltre la testa e la fece cadere a terra insieme a quelle degli altri.
I Bambini Sperduti cominciarono a scuotere i fianchi quando la canzone emise una serie di battiti veloci. Nico gemette per la frustrazione, portando la testa tra le mani. - Calmati, ti ci abituerai. Cerca solo di guardare e di imitare - lo rassicurò Butch.
Nico sospirò e annuì. Guardò di nuovo nello specchio, osservando gli altri. Arrossì quando roteò i fianchi proprio come loro, guadagnandosi parecchi ghigni dai Bambini Sperduti. Will in particolare catturò il suo sguardo, agitando le sopracciglia mentre si avvolgeva intorno a Nico, sistemandosi tra le gambe pallide del ragazzo. Spinse i fianchi contro di lui, facendo arrossire ancora di più il suo viso.
Cominciò ad allontanarsi, ma Will lo afferrò. - Lasciati andare, Nico - diede istruzioni Apollo. - Dovrai imparare, prima o poi.
- Inoltre, dobbiamo rompere la sensazione di disagio che sembri avere quando il resto di noi si strofina su di te - mormorò Luke.
Nico gemette, con Will che ancora ghignava su di lui. - Rilassati, Nico. Queste cose sono divertenti, una volta che impari a sentirti a tuo agio - ridacchiò il biondo.
Nico si lasciò sfuggire un sospiro mentre Will continuava a muoversi contro di lui. Guardò Apollo con la coda dell'occhio. - Per quanto tempo devo farlo? - domandò.
Apollo scosse le spalle. - Fino a quando non rompi la tua corazza - replicò con un ghigno.
Nico mise il broncio e lanciò di nuovo un'occhiata a Will. - Sono così male, Nico? - fece le fuse Will nelle sue orecchie. Nico si sentì le guance in fiamme ancora una volta e scosse la testa. - Ti piace?
Nico si morse le labbra per soffocare un gemito, sentendo il cavallo di Will che premeva contro il suo sedere. Will ridacchiò, sapendo di star facendo impazzire il più piccolo. Nico lo fissò e decise di provare a cambiare le carte. Strinse le gambe intorno alla vita di Will e avvolse le braccia intorno al suo collo, usandolo come leva per tirarsi su, contro le spinte di Will. In un primo momento, il movimento colse Will di sorpresa, gli occhi spalancati, ma presto recuperò, il sorrisetto di nuovo pronto. - Così va meglio - ridacchiò.
- Il tuo lavoro è quello di allettare l'intero pubblico con i movimenti - sottolineò Ottaviano. - Usa qualunque cosa sia a tua disposizione.
- Il tuo corpo è la tua arma più grande, in questa professione - continuò Travis.
L'esperienza imbarazzante di Nico continuò per circa un'ora prima che Apollo destituisse i Bambini Sperduti. Sorrise a Nico mentre gli altri uscivano dalla stanza, lasciandoli soli. Apollo si passò una mano nei capelli mentre camminava in cerchio intorno a Nico. - Niente male - dichiarò il biondo. - Abbiamo ancora molto lavoro da fare, ma niente male.
- Grazie - mormorò Nico, stronfinandosi il braccio.
- Adesso ci dedicheremo un po' alle lezioni uno-contro-uno, quindi più quelle toccanti.
- Evviva - ronzò Nico.
Apollo ridacchiò e si fermò dietro di lui. - Sembrava che ti piacessero, l'altra notte - sussurrò nel suo orecchio, facendolo rabbrividire.
- Quindi, cosa faremo in queste lezioni private?
Apollo soffiò uno sbuffo d'aria. - Ti darò più attenzione. Quello che abbiamo appena fatto era solo per permetterti di guardare il nostro modo di lavorare. Questo, invece, è il lavoro che io faccio su di te. Quindi, fondamentalmente, ti guarderò applicare nel lavoro le competenze che ti abbiamo insegnato.
Nico annuì, mordendosi il labbro inferiore. - Ok.
Apollo lo picchiettò sulla schiena. - Non essere nervoso, Nico, cerco solo di aiutarti. Prometto che non sarà difficile. Non riderò, lo giuro - disse seriamente.
Nico prese un respiro profondo e annuì. Apollo rispose con un sorriso luminoso, prendendo posto a qualche metro di distanza. - Quindi, devo cominciare adesso? - chiese Nico.
- Non appena ti senti pronto.
Nico annuì di nuovo. Cominciò a muovere i fianchi e a trascinare le mani lungo le cosce. - Alla fine, saprò fare le cose che sai fare tu? - chiese mentre continuava a muoversi.
- Cosa intendi?
- Ti esibisci in modo diverso dagli altri. Hai un'aria di grazia tutta tua-
Apollo sorrise. - E' a causa delle mie lezioni di danza.
- Vuoi fare carriera? - chiese.
Apollo si accigliò e scosse la testa. - No, non voglio certo rovinarmi i piedi - disse, allargandosi in un sorriso. - E' per questo che non salgo sulle punte molto spesso. Cerco di farla semplice.
Nico annuì, facendo scivolare la mano lungo il petto. - E Talia, invece?
- Prende lezioni di balletto con me in modo da poter esibirci insieme nei grandi weekend. E' divertente, per noi, e ci permette anche di stringere il rapporto. - Apollo ridacchiò. - All'inizio, ho dovuto costringerla a seguire il corso con me. Come puoi immaginare, non è una ragazza molto femminile. Comunque, con il tempo si è adattata.
- Quindi non riuscirò a fare tutte quelle cose?
Apollo sgranocchiò le labbra. - Beh, potresti sempre seguire qualche lezione, ma non so se avresti tempo. Io potrei insegnarti qualcosa, ma c'è tanto da fare. Ti suggerirei di accontentarti delle basi. Hai bisogno di trovare il tuo stile. Non preoccuparti di dover essere come il resto di noi - suggerì.
Nico annuì, chinandosi, ma continuando a guardare il biondo sulla sedia. Di volta in volta, Apollo si alzava e si avvicinava a Nico, correggendo la postura o un movimento del ragazzo pallido. Nico annuiva e fissava qualunque cosa il biondo sottolineasse. Apollo sorrideva e, dopo aver corretto tutto, tornava alla sua sedia, aspettando di notare qualcos'altro per ripetere il processo.
Dopo circa un'ora, Apollo lo destituì. Nico si accigliò mentre si infilava di nuovo le scarpe. Dopo averlo lasciato andare, il biondo era rimasto seduto, a fissare il vuoto, dimentico della presenza di Nico.
Apollo si passò una mano nei capelli, fermandola nei ricci dorati, e inclinò la testa per guardare Nico. - Dovresti sbrigarti, devi mangiare prima di andare a lavoro - sussurrò.
Nico si morse il labbro e annuì, poco sicuro di cosa rispondere al bel biondino. Spalancò la porta e si diresse verso l'ascensore, tirando fuori il telefono. Chiamò la cucina per ordinare un servizio in camera da consegnare nella sua suite e raggiunse la stanza in assoluto silenzio.
All'improvviso c'era qualcosa di strano, e Nico non riusciva a capire cosa. Da venerdì, qualcosa aveva cominciato ad essere diverso. In particolare, Nico era preoccupato per il recente comportamento di Apollo. Di solito, era sempre allegro. L'unica volta che Nico lo aveva visto depresso era quel giorno in piscina, quando gli aveva raccontato del suo passato.
Uscì dall'ascensore e si fece strada verso camera sua, superando quelle di Butch e di Beckendorf. La porta era aperta e i due compagni di stanza erano nel salotto con i gemelli; alla vista del ragazzo dai capelli neri, caddero tutti in un profondo silenzio. Nico superò la soglia, fissando il pavimento mentre raggiungeva finalmente la suite.
Una volta dentro, si accomodò sul divano e accese la TV. C'era un'altra cosa che lo preoccupava dall'inizio della settimana. I Bambini Sperduti erano molto franchi in quel loro senso di avversione per Nico. Gli sguardi, le occhiate fisse, le parole offensive... veniva fuori tutto più spesso. Nico non capiva cosa, ma di sicuro doveva aver fatto qualcosa per offenderli.
Era come tutti stessero guardando in attesa. Ma di cosa? Si aspettavano che Nico facesse qualcosa? Una specie di iniziazione? Di sicuro aveva perso il promemoria, in quel caso. Era un po' ingiusto che si comportassero in quel modo senza dirgli quale fosse il problema, o cosa stessero aspettando. Non c'era molto che poteva fare, comunque. Poteva solo seguire il consiglio di Dioniso e lasciare che la storia venisse fuori da sé.
































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Questi personaggi non mi appartengono né appartengono a XTheSonofHadesX, ma sono proprietà di Rick Riordan e di chi ne detiene i diritti, quindi questa fanfiction è stata scritta e tradotta senza alcun scopo di lucro.
  
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