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Autore: Zamy123    15/03/2015    1 recensioni
Ogni volta che entrava nel Reattore, esattamente come quella volta, la sua mente si riempiva di voci, voci dal passato, voci che minacciavano di ucciderlo, voci che lo chiamavano, tirandolo verso di loro.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Cloud Strife, Sephiroth, Zack Fair
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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I SAW AN ANGEL

By Zamy123

Capitolo 5 – I SAW AN ANGEL

 

 

Con le mani tremanti raccolse la masamune e guardò la lama con uno sguardo cupo.

Sangue... ancora.

Si era ripromesso che mai più avrebbe ucciso di nuovo.

E allora cosa l'aveva spinto a farlo?!

Quei cittadini, quelle guardie... Cosa avevano fatto per essere uccisi in quel modo?!

Le voci ricominciarono: morte... sangue... violenza...

Era quello a cui era destinato, non poteva cambiare.

La testa gli faceva male, gli sembrava di esplodere. La vista iniziava ad annebbiarglisi.

Intorno a lui tutto era buio. È normale, pensò il generale, in fin dei conti è notte fonda.

Il buio che era intorno a lui, però, era qualcos'altro... Un buio oscuro, dove nessuna luce, neanche la fioca illuminazione delle stelle, era ammessa.

Sephiroth si rialzò e, pulita la lama della masamune, si avvicinò alle scale di metallo all'entrata del Reattore. Gli occhi, accesi dalla forza dell'Energia Mako, diedero una veloce occhiata allo stabilimento.

Finalmente si sarebbe liberato dalle sue domande. Avrebbe potuto far vivere di nuovo le sue radici. Avrebbe saputo chi era davvero.

E le risposte erano tutte lì.

 

“Cloud! Che ti succede?” esclamò Zack soccorrendo il ragazzino.

Era già inciampato un paio di volte, ma non era un caso. Il suo equilibrio lo stava abbandonando.

“Io... non ne ho idea, ma...” mormorò quasi scusandosi, ma quando alzò lo sguardo verso Zack, questi sussultò, portandosi una mano alla bocca.

“I tuoi occhi...” balbettò incredulo “Come ti senti? Vedi qualcosa di strano?”

“No...” mormorò piano il ragazzino “Ma sento freddissimo!”

Zack tacque. Ripensò a quel momento, quando erano fuori dal Reattore, seduti sulle scale. Anche allora Cloud sentiva freddo, anzi gelava.

Tentò di ricordare i suoi occhi. Erano verdi? Per quanto si sforzasse non riusciva a ricordarseli, ma non gli era sembrato. Poi improvvisamente ricordò: Cloud, quel giorno aveva sempre tenuto il casco! Per quanto ne sapesse, i suoi occhi potevano benissimo essere stati verdi.

“Devi tornare a Nibelheim, Cloud! Sei in pericolo!”

“In pericolo?” ripeté il biondino stupito.

“Non so cosa stia succedendo, ma al Reattore c'è qualcosa che potrebbe ucciderti. Non posso rischiare che tu perda la vita!”.

Cloud gli strinse il braccio nudo e Zack percepì perfettamente le sue dita: fredde come ghiaccio.

Non poteva andare con lui; nel migliore dei casi sarebbe diventato un ghiacciolo umano e a quel punto, se Angeal e Genesis fossero stati ancora vivi, l'avrebbero spiritosamente soprannominato a vita Freezer, esattamente come avevano soprannominato lui Torcia Umana.

“E Sephiroth?” domandò Cloud risvegliandolo dai suoi ricordi.

Zack girò lo sguardo verso la sua meta, valutando la distanza che doveva ancora percorrere: mancava solo un piccolo tratto, poi sarebbe arrivato.

“Spero di fare in tempo per salvarlo.” e detto ciò, si volse e iniziò a correre verso il Reattore, ignorando la voce di Cloud, che man mano che si allontanava, diventava sempre più fievole e sommessa.

Lungo la strada trovò altri corpi: una guardia e due civili; portavano addosso delle ferite da lama, una lama affilatissima che, purtroppo, Zack aveva già visto: Sephiroth.

Se l'avesse convinto a tornare indietro, l'avrebbero rinchiuso a vita, ma di sicuro non poteva lasciarlo morire.

Iniziò a chiamare il suo superiore a gran voce, sperando che non fosse già entrato nel Reattore, ma la pesante porta di metallo era aperta, spalancata. Doveva trovarlo immediatamente.

Sguainò la spada con uno sguardo nostalgico e si lanciò a tutta carica all'interno del Reattore.

Si trovò di nuovo in quella stessa sala con le gradinate, su cui erano poste le capsule che contenevano tutti quei mostri.

La prima volta che Sephiroth li aveva visti aveva dato di matto e non poco. Urlava che presto sarebbero diventati come loro; l'Energia Mako li avrebbe resi mostri.

Esitò un attimo, ma represse un conato di vomito e si affacciò a una delle capsule più vicine.

Tremendo errore: il vomito tornò su, ma Zack non riuscì a trattenersi.

Dopo aver rimesso la cena della sera precedente, si rialzò più determinato di prima e dichiarò a sé stesso:

“Non diventeremo come quelle creature. Non diventeremo mostri.”.

Continuò a cercare Sephiroth, usando anche la voce, ma del suo generale non c'era traccia.

Poi si ricordò di quella stanza.

Guardò le scale di metallo che attraversavano le gradinate, tagliando la sala in due, le percorse con lo sguardo fino in cima.

La porta scorrevole di metallo era ancora là e, esattamente come qualche tempo prima, era sigillata. Forse era proprio questo il motivo per cui Sephiroth si era fermato, non potendo avanzare.

Si rilassò, ma la sua tranquillità non durò che un istante. Guardò meglio la porta in cima alle scale.

No... Non era possibile...

Con un presentimento orribile, si fiondò sulle scale facendo tre gradini alla volta, in preda al panico.

La porta era stata aperta, nettamente divisa in due dalla forza sovrumana della potentissima masamune di Sephiroth.

Zack sospirò per farsi coraggio, strinse forte l'elsa della spada e, ricacciando dentro l'atroce pensiero che qualsiasi cosa ci fosse stata lì dentro avrebbe potuto nuocergli, entrò.

 

Cloud cadde ancora. Era stata dura superare quel traballante ponte di assi, con il terrore di poter cadere e precipitare ad ogni passo.

Non aveva mai sofferto di vertigini, ma in quel momento avrebbe volentieri vomitato.

Si girò piano guardando l'alba che stava nascendo. Strizzò gli occhi e guardò meglio. Da quando in qua l'alba nasceva da Nibelheim? Poi la scena diventò più nitida:

Nibelheim stava ancora andando a fuoco, in mezzo alla notte ancora fonda.

Di sicuro ci sarebbe voluto molto tempo per ricostruire la città.

Tornò con i piedi per terra e si rialzò faticosamente.

Ripensò a ciò che gli aveva detto Zack. I miei occhi..., pensò avvicinando le dita all'occhio sinistro, chissà cos'hanno.

Si avvicinò al Reattore e, sempre più faticosamente, salì le scale ed entrò, più che mai determinato a capire cosa stesse succedendo.

 

“Sephiroth!” esclamò il Soldier quando vide l'uomo con il viso poggiato alla grande teca di vetro al centro della stanza.

Nel sentire il suo nome, il generale si girò piano e fissò Zack: i suoi occhi erano diventati ancora più accesi di quanto non fossero già.

“L'ho... trovata... mormorò flebilmente, come se pensasse che anche senza porre un soggetto alla frase, il ragazzo avrebbe capito perfettamente di cosa stesse parlando.

“Sephiroth, cosa stai dicendo? Sei normale?!” esclamò Zack ironicamente avvicinandosi a grandi passi, poi diventò serio: “Forza, torniamo a casa!” e detto ciò lo prese per un braccio cercando di trascinarlo fuori, ma l'argenteo si girò di scatto, liberandosi con uno strattone dalla morsa di Zack e indietreggiò fino alla teca.

Cadde, accucciato a terra, appoggiato contro il vetro, tremando e continuando a ripetere tra sé:

“L'ho trovata...”.

Zack alzò lo sguardo e guardò all'interno della teca. Si avvicinò e toccò il vetro: rinchiusa nella teca c'era... una testa.

Una testa di donna, collegata a una macchina tramite dei tubi; una macchina che probabilmente impediva a quell'appendice di decomporsi.

La guardò meglio e sul capo notò una lastra di metallo, con incisa una parola: JENOVA.

A guardarla bene, più che un volto pareva una maschera: una maschera dallo sguardo freddo che con quegli occhi vuoti avrebbe potuto uccidere chiunque.

“Ma..dre...” mormorò Sephiroth con voce debolissima.

“Questa è tua... madre?” esclamò Zack scioccato, spostando lo sguardo da Sephiroth a quella sottospecie di maschera funeraria, ma il suo generale era già in piedi, dietro di lui, completamente ripreso. Lo fissò un momento, poi con un movimento veloce, gli afferrò il collo e lo spinse indietro contro la teca, tenendolo fermo.

Zack strinse il polso di Sephiroth, mentre il cuore gli batteva fortissimo.

“Si può sapere che stai facendo?!” esclamò in preda al panico “Lasciami!”

Sephiroth avvicinò il viso al collo di Zack, mentre il ragazzo non capiva più niente, totalmente paralizzato dallo spaventoso comportamento del suo superiore.

“Hai addosso il profumo di Cloud...” mormorò piano.

“Ce l'ho io come ce l'hai anche tu!” esclamò Zack tentando di scansarsi da dosso il massiccio corpo dell'uomo.

“Tu non capisci, Zack. La tua mente è annebbiata da un sentimento che non riesce a farti vedere la realtà. Cloud è importante... molto più di quello che sembra.” esclamò Sephiroth spostandosi e raccogliendo la katana.

“Ti sbagli. È la tua mente ad essere annebbiata. Non distingui più ciò che è giusto e ciò che è sbagliato!” replicò il moro rialzandosi piano.

“Lui verrà via con me.” aggiunse poi Sephiroth, ignorando completamente le parole del ragazzo “Volente o nolente!”

“Non osare, Sephiroth!”esclamò Zack massaggiandosi il collo.

“E perché dovrei?!” chiese deridendolo “Non ti sarai innamorato di lui, vero, Zack?”

“E anche se fosse? In ogni caso ci siamo ripromessi di proteggerlo da coloro che lo volevano uccidere!”

Sephiroth rise, poi, con uno sguardo satanico, alzò la katana e trapassò da parte a parte la spalla di Zack che gemette dal dolore, mentre il sangue gli scorreva lungo il braccio.

“Non l'hai ancora capito?” mormorò avvicinando il suo viso a quello contratto dal dolore del giovane Soldier “Io lo voglio uccidere.” e detto ciò sfilò la katana dal braccio di Zack, strappandogli un altro lamento. Menò un secondo fendente che colpì il fianco già ferito del ragazzo, facendolo cadere a terra dolorante. La vista iniziò a perdersi, diventando sempre più buia.

Mentre era riverso a terra, mentre perdeva sangue a fiotti, mentre sentiva la sua vita scivolare via, ripensò a quel ragazzino.

Pregò che fosse tornato a Nibelheim come gli aveva detto, o magari che fosse scappato dal villaggio. Ma Sephiroth era ancora là... se avesse raggiunto di nuovo il villaggio, stavolta non si sarebbe fermato a fuoco e fumo. Avrebbe sparso sangue... e lui ne era la prova.

Poggiandosi sul braccio ancora sano (comunque ferito dalla battaglia contro la creatura che Sephiroth aveva poi ucciso) riuscì a rialzarsi.

Si afferrò la spalla e, zoppicando lentamente e con fatica, raggiunse la porta e la scalinata di metallo.

“Zack!” esclamò una voce che purtroppo riconobbe all'istante.

“C...Cloud?” mormorò quando il ragazzo biondo gli corse incontro.

“Cosa ti è successo?! Zack, il braccio!” disse sempre più preoccupato toccandogli piano l'avambraccio.

“Devi scappare... qui sei in pericolo!” continuò il moro ignorando le preoccupazioni di Cloud.

“Che vuoi dire?! Non ho nulla! Anche il mio equilibrio è tornato normale da quando sono entrato qui dentro!”

“Dici sul serio?”

“Certo! Ora sto bene; mi sento caricatissimo!” esclamò Cloud alzando il pollice e aiutandolo a rialzarsi.

“Hai poi trovato Sephiroth?!” chiese Cloud mentre Zack si sedeva, anzi si lasciava cadere, per terra accanto alle scale fuori dal Reattore.

Zack sgranò gli occhi: Sephiroth! Si era completamente dimenticato di lui. Se il generale fosse scappato, cosa altamente improbabile e priva di senso, a quell'ora sarebbe stato molto lontano, ma era meglio non giocare con il fuoco.

“Cloud, devi andare via. Sul serio, qui non sei al sicuro!” insistette lui, parlando tutto d'un fiato “Sephiroth ti sta cercando. Vuole ucciderti! Usare il tuo corpo per incanalare Energia Mako!”

“Si può sapere di cosa stai parlando? Un incanalatore di Energia Mako?! Il mio corpo? Ma non ha senso! E poi, perché Sephiroth vorrebbe vedermi morto?”

“Non lo so, ma lui l'ha detto... Appena prima che mi facesse... questo. Devi credermi, Cloud! Non scherzo quando ti dico che Sephiroth non è in sé. Non so in che modo, ma si è... trasformato. Non è il nostro generale che avrebbe dato la vita piuttosto che vederci nelle mani di Hojo. È diventato un assassino.”

Cloud continuò ad ascoltare le parole di Zack, ma non riusciva a collegare i fatti. Perché, innanzitutto? Perché Sephiroth aveva fatto una cosa simile? Perché lo voleva vedere morto quando lo aveva salvato da quella bestia atroce? Non aveva senso...

Mentre le domande affollavano la mente di Cloud, lasciandogli dietro solo una lunga scia di incertezze e paure, un dolore lancinante lo colpì al braccio.

Si sentì come se fosse appena stato investito da un treno e l'impatto fu davvero tremendo. Rotolò lontano da Zack di diversi metri, mentre il moro, bloccato a terra senza forze, cercava di trascinarsi verso il ragazzino, ma senza riuscirci.

“Sei ancora vivo?” sussurrò una voce profonda alle sue spalle.

Si girò piano: quello non era più Sephiroth, quegli occhi non li riconosceva più.

“E dire che pensavo di averti fatto male...”

“B...Bastardo...” ringhiò Zack cercando di rimettersi in piedi. Spinse con il piede la massiccia spada di Angeal verso Cloud che nel frattempo si era rimesso in piedi, scosso dal colpo che Sephiroth gli aveva sferrato.

“Spostati, Zack. Non posso occuparmi di te, ora, ma presto arriverà il tuo turno.” esclamò strattonandolo e facendolo cadere.

Si fermò davanti a Cloud, quasi come contemplando ciò che aveva davanti. Il biondino si mise sulla difensiva, continuando a guardare Sephiroth negli occhi.

Impugnò la spada di Zack e con un balzo veloce fu a pochi passi dal generale che però non si lasciò prendere alla sprovvista: si scansò, ma non contrattaccò.

Quel ragazzino gli piaceva, si sarebbe divertito un po' prima di ucciderlo.

Cloud, però, non la pensava allo stesso modo: con un movimento veloce menò un fendente che ferì lievemente Sephiroth al fianco. Stupito dalla forza del ragazzo, l'uomo si librò da terra e si allontanò. Quando era diventato così agile?

Si lasciò sfuggire una risata sommessa e mormorò:

“Sembra che dovrò impegnarmi...”.

 

Zack, ancora intontito, aprì piano gli occhi cercando di mettere a fuoco la situazione, ma faticava molto.

Si toccò il fianco e guardò la mano: continuava a sanguinare, mentre il braccio aveva completamente perso sensibilità.

Si scosse e girò il volto: sentì distintamente due lame metalliche scontrarsi, spesso anche molto violentemente. La sua vista era calata molto, annebbiata dal poco sangue che gli raggiungeva il cervello, ma non faticò a capire che Cloud era in netto svantaggio rispetto a Sephiroth.

Eppure sembrava cavarsela abbastanza bene. Era agile, si muoveva come se potesse prevedere le mosse del suo avversario. Forse avrebbe potuto farcela.

Socchiuse gli occhi cercando di mettere a fuoco la battaglia tra i due. Guardò Sephiroth, ma c'era qualcosa che non andava in lui. L'aveva visto spesso ai suoi livelli massimi, ma quello... non sfiorava nemmeno quel livello. Era tranquillo, minimamente interessato alla forza che il ragazzino biondo davanti a lui stava mostrando.

“Sta... giocando.” mormorò Zack. Il sorriso sadico di Sephiroth lo dimostrava.

 

Le gambe cedettero: un'altra ferita... ancora sangue.

Cloud si abbassò schivando di un pelo la lama della masamune di Sephiroth. Lasciò perdere l'ennesimo rivolo di sangue che gli stava scendendo sulla tempia, lungo il viso.

Ansimò indietreggiando, cercando di allontanarsi da quella che ormai sembrava una macchina omicida.

Era stanchissimo, si sentiva spossato come non mai. Stava facendo molta più fatica del solito.

“Dovresti piantarla...” intimò la voce profonda di Sephiroth mentre gli si avvicinava pericolosamente “Sai anche tu di non avere speranze, Cloud.”

Improvvisamente le sue spalle toccarono una roccia dietro di sé. Era quella stessa roccia di qualche giorno prima.

Era di nuovo lì.

Appoggiato a quella superficie ruvida e fredda, a un passo dalla morte, ancora più ferito e sanguinante di quella volta.

Sephiroth alzò la lama mormorando: “E ora, tutto finirà...”.

Cloud chiuse gli occhi stancamente e, rilassando le spalle, si preparò a ricevere il colpo finale.

 

Qui sarai al sicuro, almeno per adesso!”

Sephiroth si girò di scatto. Quella voce: non l'aveva sognata.

Guardò di nuovo il suo nemico senza capire. C'era qualcosa in tutto quel caos che gli stava riportando in superficie... un ricordo. Ma di cosa? Non aveva ricordi, non ne aveva mai avuti.

Improvvisamente lo vide: il ragazzo biondo davanti a lui cambiò. Come un deja vu, rivide Cloud, davanti a sé, steso a terra. Gli occhi erano aperti e lo guardavano.

Erano bellissimi, azzurri come il cielo limpido. Il viso angelico, nascosto in parte dai ciuffi di capelli biondi più lunghi, lo metteva quasi in soggezione.

I suoi vestiti, la divisa da Fante, erano lacerati in più punti e sulle braccia e sul petto si aprivano diverse ferite, alcune anche molto profonde.

Gli occhi indugiarono sulla spalla del ragazzino: perdeva molto sangue e di sicuro gli faceva malissimo.

Era un ricordo, sfocato magari, ma comunque impresso nella sua mente. Il giovane Fante aveva sorriso dolcemente e, con la poca voce che aveva ancora, gli aveva detto:

“Grazie di avermi salvato...”.

Sephiroth si fermò, lasciando cadere la masamune.

Non capì se successe solo nella sua mente o anche nella realtà, ma lo stupore fu tale che indietreggiò, allontanandosi lentamente da quel ragazzino che continuava a guardarlo con quegli stupendi occhi azzurri.

In quel momento la testa gli si riempì di caos. Le solite voci. La solita forza interna che gli urlava dentro.

“Uccidilo!” gli dicevano le voci “Prendi la sua vita o noi prenderemo la tua.”

Si afferrò la testa con le mani, urlando di dolore. Gli sembrava che la ragione lo abbandonasse. Non capiva nulla.

Perché avrebbe dovuto uccidere un angelo che lo aveva ringraziato per averlo salvato?!

Ricordò, tutto a un tratto: aveva promesso di salvarlo sempre, di proteggerlo da qualunque creatura volesse fargli del male.

E, in quel momento, quella creatura era lui stesso.

Annaspò un momento, in preda al panico: gli mancava l'aria, gli mancava la voce, sentiva che quella forza lo stava uccidendo dall'interno.

Chiuse gli occhi, lasciando che il destino facesse il suo dovere.

 

Quando riaprì gli occhi, era di nuovo nel presente, riverso a terra, ansimante e senza forze.

Vide un'ombra china su di lui e, non appena riuscì a mettere a fuoco ciò che aveva davanti, riconobbe immediatamente Zack e Cloud.

“Sephiroth! Sei vivo!” esclamò Zack sussultando felice.

L'ex generale contrasse il viso dal dolore e con un sorriso stanco scosse piano la testa.

“No...” mormorò “L'Energia Mako mi sta uccidendo dall'interno. Non sopravviverò...” si bloccò a causa di una fitta più dolorosa delle altre.

“Cloud...” continuò attirando l'attenzione del biondino con le lacrime agli occhi “Quando ve ne andrete da qui, cerca qualcuno che ti aiuti. Non andare alla Shinra... Né tanto meno da Hojo. Allontanati da quel posto o sarai in pericolo.”

Cloud annuì e deglutì cercando di ingoiare le lacrime, mentre Sephiroth alzò lo sguardo verso Zack; aprì la bocca per parlare, ma il moro lo interruppe:

“No, Sephiroth! Non lo accetto! Tu non morirai. Vedrai, starai bene; torneremo tutti a Midgar!”.

Sephiroth rise sommessamente e gli piazzò una mano sulla bocca, replicando:

“Ti ho detto di no, Zack. Accettalo; raggiungerò Angeal e Genesis. Torneremo di nuovo insieme. Non potete fare nulla.”

Zack chiuse gli occhi, sperando di fermare le lacrime, ma non vi riuscì.

“Ho solo un favore da chiederti.” mormorò, poi, accennando con gli occhi a Cloud, continuò:

“Veglia su di lui, proteggilo. Continua a seguire la promessa che abbiamo fatto insieme, ma che purtroppo io non sono riuscito a mantenere.”.

“Angeal, quando se n'è andato, è diventato un angelo. Aveva un ala bianca, era meravigliosa. Sono certo che anche tu l'avrai. Non sei cattivo, Sephiroth. Tu meriti quell'ala!”

L'argenteo rise ancora e disse:

“Mi vedi come un angelo anche dopo che ti ho quasi ucciso, Zack? Non spero di diventarlo; sono solo felice che voi siate ancora vivi. Preferisco che finisca così!” strinse gli occhi dal dolore e, con un ultimo sforzo, sfiorò con la mano il volto di Cloud, bagnato dalle lacrime e sussurrò:

“Perdonami, Cloud. Grazie di avermi salvato...”.

Sephiroth ascoltò per un istante il silenzio, cercando il battito del suo cuore, ma non lo sentiva. Guardò un'ultima volta i suoi compagni, poi tutto diventò buio.

Un buio calmo, rilassato. Non sentiva più dolore.

Sorrise e mormorò:

“Che pace... Se questa è la morte, non è male.”

Poi una luce intensissima lo costrinse a socchiudere gli occhi. Tutto ciò che prima era oscurità, adesso era luce bianca.

Un punto davanti a lui iniziò a brillare ancora più della luce che lo circondava. Quel punto si ingrandì, mentre, da quella forma indefinita, iniziarono a riconoscersi due figure alte.

Qualcosa al fianco di queste due figure si mosse delicatamente. Ali.

Gli occhi di Sephiroth brillarono di felicità quando Angeal e Genesis, con un sorriso che ormai l'ex generale non vedeva da molto tempo, gli tesero le mani.

Chiuse gli occhi e le afferrò. Si lasciò trasportare con loro, leggero come l'aria.

Libero come aveva sempre sognato di essere.

 

Sephiroth chiuse gli occhi. Cloud non fece in tempo a guardarlo che Zack gli si fiondò tra le braccia, in lacrime.

“Mi dispiace...” mormorò cercando di consolarlo.

Zack tremò più forte, avvinghiandosi più stretto al petto del ragazzino.

Ad un tratto una luce intensissima illuminò il corpo esanime di Sephiroth. La luce bianca, così forte da essere quasi accecante, coprì dolcemente il corpo del generale, mentre intorno ad esso spirava una leggera brezza fresca.

Zack alzò lo sguardo appena in tempo per vedere la luce bianca sparire del tutto e con lei Sephiroth.

Sospirò e, aiutato da Cloud, si alzò faticosamente.

Fece per girare i tacchi e andarsene, quando qualcosa attirò la sua attenzione: a terra, nel punto esatto in cui prima giaceva Sephiroth, c'era una soffice e candida piuma bianca.

Zack si fermò, indicando la piuma e Cloud, intuendo le sue intenzioni, lo precedette e la raccolse al posto suo.

Era grande quasi il doppio della sua mano, ancora più morbida di quanto non sembrasse.

Zack si lasciò sfuggire un sorriso e sussurrò:

“È uguale a quella proveniente dall'ala di Angeal.”

“Le cose sono due: o Sephiroth è diventato come lui, o Angeal è stato qui.” ipotizzò Cloud.

Zack lasciò vagare lo sguardo nei dintorni con una nota di speranza, finché non trovò ciò che cercava.

Si allontanò di qualche metro da dove si trovavano e, sforzando molto il suo fisico già duramente provato, si chinò per raccogliere qualcosa.

Tornò dal ragazzino e aggiunse un'idea alle sue ipotesi:

“Oppure tutte e due le cose.” e detto ciò gli mostrò altre due piume uguali a quella trovata: una bianca e una nera.

Cloud si asciugò le guance e sospirò sollevato.

“Lo sapevo che non era un mostro.” disse il moro posando a terra le tre piume, una accanto all'altra “Lui è diventato un angelo, esattamente come Angeal.”

Cloud si avviò lentamente verso il ponte per tornare al villaggio, ma Zack rimase fermo dov'era.

Erano le prime luci dell'alba, il sole iniziava a far capolino da dietro le montagne che circondavano Nibelheim. Il monte Nibel si stagliava nel cielo tinto di rosa e arancione, sovrastando la vallata.

Zack perse lo sguardo in quello spettacolo meraviglioso, ripensando che, da qualche parte in quella natura sovrumana, c'erano anche loro.

Sospirò, e un istante prima di lasciare quel luogo che era diventato la tomba di quel grande generale, alzò lo sguardo e mormorò:

“Riposa in pace, Sephiroth. È ciò che meriti. Io e Cloud ti abbiamo perdonato, sei libero dai rimorsi. Ho solo una richiesta da farti.

Saluta Angeal da parte mia!

 

 

 

 

 

 

Sephiroth: È finita?

Angeal: A quanto pare...

Il cast si esibisce in un balletto spastico festeggiando la fine della storia.

Zack: Miglior attore protagonista?!

Zamy: Non provarci nemmeno. Abbiamo concluso bene, non abbiamo ancora avuto problemi, quindi TU NON ME NE CREERAI!

Genesis: Cara autriceeeee, sta prendendo fuoco una tenda! E il divano! E la vasca con il pesce! E anche il pesce!

Zamy: ò_ó (?) WTF?!

Cloud: Non credo che fare un falò in casa sia stata una grande idea, Genesis...

Zamy: Calma... Concludi il capitolo, poi li uccidi... Dopo questo lavoro mi prenderò un periodo di riposo (si, certo, come no), per calmare i miei istinti omicidi contro il mio solito cast di 'campeggiatori anonimi' e riprendere in mano le idee. Ringrazio chi mi ha sempre sostenuto e chi ha letto questi capitoli, nella speranza che siano piaciuti. Alla prossima!

  
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