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Autore: Luna Spenta    15/03/2015    1 recensioni
Brittany ha solo 17 anni quando la sua vita cambia radicalmente: trovarsi all'improvviso catapultati in una nuova città, dovendo cancellare tutto il proprio passato pur di proteggere le persone che si amano, può essere un'esperienza scioccante ma allo stesso tempo ricca di sorprese. Una nuova vita, una nuova storia, un nuovo amore. Ma il passato tende a ripresentarsi in tutta la sua irruenza... Si può davvero costruire il domani cancellando tutto quello che si è vissuto ieri?
DAL TRENTESIMO CAPITOLO:
In quella doccia c'era il suo profumo, il profumo di tutte le volte che mi aveva insaponato la schiena, che mi aveva sfiorata, toccata, baciata, morsa in quella stessa cabina.
Quante volte avevamo fatto l'amore lì? Quando sarebbe successo di nuovo? E soprattutto... sarebbe successo o no?
Genere: Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Non so dire se trascorsero secondi o minuti, fatto sta che restammo stretti a fissarci per quello che mi parve un tempo infinito, poi Danilo con mia sorpresa mi lasciò andare.
Non riuscivo a spiegarmi quel comportamento, ma ciò che realmente mi sconvolse fu la sensazione che provai io nell'istante in cui le sue mani si allontanarono dal mio corpo: mi sentivo come un fiume improvvisamente prosciugato, divenuto arido e secco.
Nel mio caso però, ritornato, più che divenuto, io che arida lo ero stata tutta la vita.
Danilo era scuro in volto. Non sembrava imbarazzato o in difficoltà, al contrario dava l'idea di essere in collera, tanto che mi chiesi se avessi fatto qualcosa di sbagliato.

Lo vidi ripiegare il foglio col nome di Emanuele in più parti e infilarselo in tasca. Dopo ammucchiò gli altri fogli in una pila e li ripose nella ventiquattrore con cui era arrivato.
-Direi che abbiamo finito. Posso andare.- disse fermandosi in piedi di fronte a me per qualche istante. -Sì- riuscii a rispondere senza capire.
Le sue labbra si tesero in una linea dura, poi mi diede le spalle e si incamminò lungo il corridoio verso la porta.
-Che ti prende?- domandai un secondo prima che la aprisse.
-Non riesco a capirti- rispose lui dandomi ancora le spalle – e il punto è che, tra l'altro, mi piacerebbe davvero molto capirti-.
Feci qualche passo verso Danilo mentre lui si voltava a guardarmi.
Restai più o meno ad un metro di distanza. -Cosa non capisci?-
-Perché hai questa assurda mania del controllo! Io non... insomma noi, poco fa stavamo per... e tu...-
Era così agitato da non riuscire a completare le sue frasi, ed io continuavo a non avere la più pallida idea di cosa volesse dirmi.
-Calmati!- lo interruppi avvicinandomi ancora un po' -Mania del controllo? Mi pare di... essermi lasciata molto andare qualche minuto fa. Sei tu che... ti sei stranito-
-Mi sono stranito perché quello non è lasciarsi andare! Quello è aspettare che le cose accadano senza fare un bel nulla!-

-Per l'appunto, non puoi chiamarla mania del controllo se stavo lasciando che le cose accadessero senza controllarle-
-Ma controlli te stessa! E lo fai in una maniera che fa quasi paura! Ti ho vista in lacrime oggi e mi sei sembrata così dannatamente vera... ed ora... ti guardo e penso di aver incontrato due persone diverse nello stesso momento. Come diavolo è possibile?-
Non riuscivo a capire di cosa parlasse e perché fosse tanto arrabbiato. Io l'avrei baciato. Se lui si fosse avvicinato ancora non mi sarei tirata indietro. Non l'aveva fatto e si arrogava il diritto di urlarmi contro in quel modo senza motivo.
-Cosa avrei dovuto fare?- chiesi lasciando che dalle mie parole trasudasse quanto trovavo assurde le cose che mi stava dicendo.

-Quello di cui avevi voglia!-
-Ma lo stavo facendo!- urlai incredula.
Danilo prese a scuotere nervosamente la testa.
-Tu stavi solo aspettando che fossi io a farlo- disse in fine. Poi si voltò ed uscì dal mio appartamento lasciandomi lì, nel bel mezzo del corridoio, a domandarmi cosa fosse accaduto.

Ebbi voglia di piangere, ma non lo feci.
So cosa state pensando ma no, non mi stavo semplicemente controllando di nuovo. Il punto era che vivevo nell'assoluta convinzione di essere dalla parte del giusto, innanzitutto perché credevo che in certi casi spettasse all'uomo prendere l'iniziativa, e quello per me era uno di quei casi; in secondo luogo perché conoscevo bene i miei limiti e ne avevo superati già molti con Danilo. Non mi andava di piangere per qualcuno che non era riuscito a cogliere né ad apprezzare il fatto che avessi cucinato per lui e che gli avessi mostrato le mie lacrime. Mi ero spogliata di tutto e lui chiedeva ancora di più. Mi sembrava ingiusto, scorretto ed insensato.
Qualche giorno dopo, capii per caso di avere torto.
Me ne resi conto una sera in ufficio.
Mentre lavoravo la parte si aprì all'improvviso e vidi entrare due figure a me molto familiari, una perché mi somigliava tremendamente, e l'altra perché era una perfetta riproduzione in scala della donna adulta che la teneva tra le braccia, e quindi anche mia.
Simona era mia sorella gemella e si era trasferita a Pescara tre anni prima, dopo aver saputo di essere in attesa della piccola Rosa. Aveva seguito quello che all'epoca sembrava essere il più grande amore della sua vita, ma la loro storia era andata in frantumi poco dopo la nascita della bambina. Simona aveva deciso tuttavia di non tornare.
Non mi ero mai spiegata i motivi di quella scelta e, inoltre, in cuor mio non gliel'avevo mai perdonata. Avrei preferito poterle stare vicino e aiutarla a crescere quella nipote che in realtà conoscevo così poco.
Trovarmele entrambe a Milano, lì, nel mio ufficio, era quello che avevo sempre desiderato.
-Non corri ad abbracciarmi?- domandò Simona a un certo punto.
E in effetti no, io non ero corsa ad abbracciarla. Lanciai un'occhiata allo specchio dietro di lei, e vidi seduta alla scrivania una donna dall'espressione fredda e apatica. Quella era la mia immagine rifletta, anche se dentro mi sentivo felice come mi era capitato poche volte nella vita.
Mentre assecondavo le richieste di Simona alzandomi ed andandole incontro, ripensai a Danilo, e mi chiesi se quella che avevo visto nello specchio non fosse la stessa donna che si era trovato davanti lui poco prima di baciarmi.

  
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