CAPITOLO 15
‘’Cosa c’è da essere così sorridente?’’, chiese Lina, dopo
aver fissato la ragazza per qualche istante senza dire nulla.
‘’Oh, niente. Sono solo contenta che tutto vada bene.
Giovanni è ancora vivo, e continua a riposare’’, rispose Teresa, cercando di
mantenere un modo di fare innocente.
‘’Ah beh, questo lo vedo. Mi sembra che abbia anche
riacquistato un buon colore. Non ti sembra anche tu?’’, chiese la donna con un
tono insonnolito, mentre si accingeva ad avvicinarsi al letto del brigante.
‘’Sì, è vero’’, dovette riconoscere la ragazza.
Giovanni sembrava stare molto meglio, il suo volto era
tranquillo e rilassato, e stava riacquistando il suo solito colore rosato.
‘’Per fortuna si è calmata anche la tormenta. Sai, questa
notte il vento soffiava talmente tanto forte che ad un certo punto sembrava che
gridasse come una persona’’, continuò a dire Lina, mentre ispezionava la stanza
e spegneva il braciere lasciato acceso da Teresa.
La ragazza arrossì un po’, e dovette riconoscere che a quella
donna non sfuggiva veramente nulla. Forse, però, le loro rivelazioni non era
riuscita a sentirle.
‘’Può darsi. Il vento a volte gioca brutti scherzi’’, si
limitò a rispondere nuovamente Teresa.
La ragazza si avvicinò alla finestra, e notò che iniziava ad
albeggiare. La tormenta, effettivamente, si era placata, e la neve al suolo non
era molta. Pian piano, anche il vento stava smettendo di soffiare.
Ma, tutto d’un colpo, un forte ululato infranse quel breve
momento di silenzio.
Lina alzò subito la testa.
‘’Lupi. E non sono neppure molto distanti da noi. La fame e
il freddo li hanno portati ad avvicinarsi di nuovo alle abitazioni’’, constatò
con fare esperto la donna.
‘’Pensa che io non ne ho mai visto uno’’, ammise Teresa. Lina
la guardò.
‘’Meglio così. Se questi ti trovassero in giro oggi, non ci
penserebbero un solo istante ad aggredirti. D’inverno trovano meno prede, e
quindi sono anche molto pericolosi, poiché sono molto affamati. In questo
periodo dell’anno, sono pelle e ossa’’, spiegò Lina, continuando a fare le sue
solite cose.
‘’Meglio non uscire fintanto che non sarà giorno. Comunque,
bisognerà stare attenti lo stesso’’, continuò a biascicare la donna, quasi tra
sé e sé.
Improvvisamente, qualcuno bussò alla porta. Le due donne
sussultarono.
‘’Chi può essere?’’, chiese Teresa, spaventata.
‘’Boh. Comunque, stai tranquilla, non credo che i lupi
abbiano imparato a bussare alle porte’’, disse Lina, ironica, scrollando le
spalle ed avviandosi verso la porta d’ingresso. Con cautela, aprì la porta, senza
spalancarla.
‘’Sono io, Lina. Aprimi’’, disse una voce maschile al di là
della porta. Teresa la riconobbe subito; era quella di Mario.
‘’Beh, Mario, come mai qui a quest’ora? Ci hai spaventate’’,
ammise Lina, facendolo entrare in casa.
‘’Mi dispiace di avervi spaventate, ma volevo vedere come
stava il nostro capo. Mi ha fatto stare in pensiero tutto ieri e persino questa
notte. Non vedevo l’ora di avere sue notizie’’, disse Mario, sorridendo
debolmente. Si vedeva che era molto provato e che aveva riposato poco.
‘’Oh, per ora è tutto a posto, e sembra stare molto meglio. È
andato tutto come Vanna aveva previsto. E poi, è stato assistito da Teresa per
tutta la notte. Pensa che io ho dormito, mentre lei non si è staccata un attimo
dal suo capezzale, servendolo come una serva’’, continuò a dire Lina, mentre Mario,
dopo aver sbattuto gli stivali all’ingresso, si accingeva ad entrare nella
camera da letto.
‘’Lo so che quella è una ragazza speciale, me ne sono reso
conto fin dal primo giorno’’, disse l’uomo, che poi entrò nella camera da
letto. Teresa abbassò lo sguardo, arrossendo lievemente, imbarazzata.
‘’Buongiorno, Teresa. Mi han già detto che ti sei presa cura
del mio amico e capo. Te ne sono grato’’, continuò a dire il brigante.
‘’Non ha richiesto nulla di particolare, è stato semplice’’,
provò a dire la ragazza.
Mario, intanto, le passò accanto e si recò a guardare
Giovanni, che continuava a dormire, sotto l’effetto del sonnifero.
‘’Sta molto meglio. Non appena si risveglierà, sarà come
prima’’, continuò a dire l’uomo, sollevato, guardando meglio l’amico.
‘’E questo è anche grazie a te’’, disse nuovamente Mario,
alzando gli occhi dal letto e puntandoli su Teresa.
Lina, intanto, che per un momento si era affacciata
all’entrata della camera da letto, si allontanò, per andare nella cucina, in
modo da preparare qualcosa da offrire al brigante e alla ragazza.
‘’Non c’è bisogno che mi ringrazi’’, ribadì Teresa, sempre a
occhi bassi. Mario le si avvicinò.
‘’Sei una ragazza speciale, Teresa. Noi ti abbiamo rapito, ti
abbiamo rovinato la vita, eppure ti prendi anche cura di noi. Non sei una
ragazza qualunque, e neppure una di quelle insopportabili nobildonne. Mi
ricordi tanto un’altra persona speciale, che ho perso ormai da parecchi anni’’,
continuò a dire l’uomo. ‘’Lascia che ti stringa una mano in segno di
gratitudine’’, le disse nuovamente, allungandole la mano destra, che la ragazza
strinse con vigore.
‘’Non ho fatto niente di che’’, continuò a dire Teresa,
imbarazzata da tutta quella gratitudine riversata nei suoi confronti.
‘’Invece hai sempre fatto molto. Anche per lui, e per noi’’,
ribadì Mario.
Teresa voleva chiedere qualcosa su quella persona speciale
che Mario aveva citato poco prima. Quell’uomo le appariva misterioso, visto che
nessuno sapeva nulla del suo passato. Si chiese se quella persona speciale,
ormai scomparsa, fosse un qualche suo familiare.
‘’Mario, perdonami, ma poco fa hai citato una persona
speciale per te, che purtroppo è scomparsa. Chi era?’’, chiese d’istinto la
ragazza, mordendosi subito dopo il labbro inferiore. Quell’uomo l’aveva
riempita di complimenti fino a quel momento, e lei lo ricambiava con domande
maleducate e sfacciate.
Prima che il brigante potesse anche solo muovere un sopracciglio,
corse subito ai ripari.
‘’Mario, scusa, sono stata una maleducata. Non devi dirmi
nulla’’, provò a dirgli.
Ma ormai il brigante pareva disposto a fornirle una risposta.
Con uno sguardo rapido, constatò che non c’era nessuno nei paraggi, a parte
loro due e il ferito addormentato.
‘’Non hai chiesto niente di che. Ti risponderò subito, ma ti
chiedo di non raccontare a nessuno quello che ti narrerò ora. È il mio passato…
un passato che nessuno qui conosce, e che dovrei aver sepolto già da un bel po’.
Provo dolore a raccontarlo, ma so che di te posso fidarmi. È un segreto,
diciamo. Un segreto tra noi’’, disse l’uomo.
‘’Tu potrai fidarti totalmente di me’’, gli rispose la
ragazza. Mario, intanto, aveva gli occhi umidi.
‘’Non voglio che gli altri sappiano che soffro ancora. Sai,
sono ormai vecchio, e i vecchi non devono dare il cattivo esempio. Soprattutto
qui, in questo luogo e in questa banda, sopravvive solo chi è più forte e più
adatto a sopportare le sofferenze in silenzio. Tutti noi, d’altronde, abbiamo
passato momenti molto dolorosi’’, continuò a dire a bassa voce l’uomo.
Quel rude brigante era in grado di sorprendere in
continuazione Teresa. In compagnia degli altri, era un pilastro del gruppo, un
vero e proprio punto di riferimento. Eppure, quando era da solo, diventava un
essere spaurito e debole. Comunque, la ragazza non disse nulla.
‘’Ecco, la verità è
che tu somigli tanto a mia figlia. Ma proprio tanto. L’ho notato non appena ti
ho visto per la prima volta. Anche lei aveva dei bei capelli proprio come i
tuoi, dei bei occhi e uno spirito un po’ ribelle’’, disse Mario, sempre a voce
moderata.
‘’Perché… aveva?’’, chiese Teresa con dolcezza. Quell’uomo le
faceva pena. Sotto la sua rigida maschera da uomo duro e inflessibile,
fiorivano una marea di sentimenti.
‘’Aveva, poiché è morta. Non ho potuto far nulla per
salvarla. Dopo aver abbandonato la mia famiglia d’origine, mi ero sposato con
una bellissima donna, Augusta. Augusta era il meglio del meglio per me, ed
infatti, già nel primo anno di matrimonio, mi diede una bellissima figlia. Si
chiamava Lucia. Ma Augusta non sopravvisse al parto’’, iniziò a raccontare Mario,
con fervore crescente, e facendo una piccolissima pausa, che non diede tempo
neppure a Teresa di dire qualcosa.
‘’La bambina per sopravvivere aveva bisogno di una casa, di
una balia, di un padre che guadagnasse qualcosa. Ebbene, io facevo il bracciante,
e non guadagnavo quasi nulla. Così decisi di trovare un compromesso; avrei
fornito tutto il denaro necessario per la crescita di mia figlia, ma avrei
abbandonato la retta via, per diventare un fuorilegge, e fu quello che feci.
Così, aggregandomi ad
un gruppo di briganti che compivano rapine attorno a Forlì, riuscii ad avere
denaro a sufficienza per il suo mantenimento, e affidai la bambina ad una
famiglia di contadini poco distante, in modo che la crescessero con un tetto
sulla testa ed insieme ai loro bambini. E fu così che la bimba sopravvisse ai
primi mesi di vita, e ben presto divenne una ragazza, e che ragazza; era
bellissima proprio come sua madre. Io passavo a trovarla di rado, non potevo
farmi vedere troppo in giro, e commisi così l’errore di non esserle stato
accanto abbastanza a lungo.
Mentre io ero impegnato a nascondermi, cinque anni fa,
un’epidemia di febbri fece numerose vittime, e mia figlia ne fu contagiata. Non
le potei stare vicino, poiché ero molto ricercato in quel periodo, e lei morì
dopo alcuni giorni, senza che suo padre abbia avuto neppure il tempo per darle
un ultimo sguardo. Avrà pensato male di me, ne sono certo’’, disse Mario,
fermandosi un attimo e guardando Teresa, che abbassò gli occhi senza dire nulla.
‘’Avevo una figlia, e non sono neppure stato in grado di
aiutarla e di crescerla in maniera dignitosa. Questo è l’unico rimorso che ho,
vorrei tornare indietro e poter fare di meglio per lei. Gli altri contadini
hanno tanti figli, eppure riescono a crescerli quasi tutti, io invece avevo
solo lei e l’ho persa’’, continuò a borbottare Mario, sottovoce, mentre una
lacrima prese a scorrergli lungo la guancia destra, per poi sparire subito dopo
tra la barba. Teresa si trovò nuovamente in imbarazzo.
‘’Mario, mi dispiace, e non volevo farti tornare alla mente
questi ricordi’’, provò a dirgli la ragazza.
‘’No, hai fatto bene. Qui nessuno conosce il mio passato, mi
sono aggregato a questa banda solo alcuni anni fa e tanto, prima o poi, l’avrei
dovuto confessare a qualcuno. Posso darti un consiglio?’’, riprese a dire
Mario. Teresa fece un cenno affermativo con il capo.
‘’Sei così bella, e sei anche ricca. Non sei una contadina, e
non sei una ragazza debole. Quando tornerai alla tua vita di sempre, cerca di
essere felice. Non farti raggirare, scegliti un pretendente che ti ami e che ti
protegga, non uno stupido o un bruto. Tu mi ricordi tanto mia figlia, non
voglio che ti succeda nulla di male. Se ti dovesse succedere qualcosa di male,
starei male anch’io’’, disse Mario, tremando.
Teresa continuava a rimanere stupita da quell’uomo e da ciò
che diceva, ma capiva che era troppo scosso per capire che la sua vita era ben
altro. Non appena lei sarebbe tornata a casa, suo padre l’avrebbe spedita
direttamente tra le mani di un uomo inutile e stupido. E lei avrebbe
sicuramente sofferto. Comunque, decise di non dare troppo dispiacere all’uomo
che si era confidato con lei. Quel mattino, la ragazza imparò che anche gli
uomini più duri avevano un cuore, e anche un truce passato da raccontare.
‘’Seguirò il tuo consiglio’’, gli rispose, senza esitare.
‘’Posso abbracciarti?’’, chiese il brigante, più sereno.
‘’Certo’’, gli disse la ragazza. Mario la abbracciò, e la strinse
nella sua stretta, una stretta calda come quella di un padre. Teresa fu quasi
certa che, per un attimo, lui avesse pronunciato il nome di sua figlia.
‘’Venite pure, ho
scaldato un po’ di latte di capra’’, disse ad alta voce Lina, dalla cucina.
L’atmosfera che si era creata si dissolse, e Mario si discostò da Teresa.
‘’Andiamo pure di
là’’, le disse l’uomo, sorridendole. Teresa ricambiò il sorriso, poi, insieme,
andarono nella cucina, dove Lina aveva effettivamente sistemato due tazze con
dentro del latte.
‘’Non si è ancora svegliato?’’, chiese la donna, appena i due
furono nella stanza.
‘’No, non ancora. Ma non penso che dormirà ancora per
molto’’, rispose Mario.
Teresa lo guardò, e
notò che aveva ritrovato la sua solita espressione seria e rigida, senza alcuna
traccia di sofferenza o lacrime.
I due si sistemarono e bevvero il loro latte, mentre fuori
spuntava il sole. Il vento ormai aveva perso intensità, e non si sentiva più
dar tormento alla casa, mentre le nuvole cariche di neve se n’erano andate.
Finirono il piccolo pasto in fretta, e pochi istanti dopo sentirono
tossire.
‘’Zvàn!’’, disse Mario, quasi incredulo. I tre andarono nella
camera da letto, e trovarono il capo dei briganti intento ad alzarsi.
‘’Sdraiati immediatamente!’’, ruggì Mario. Giovanni lo guardò
con una smorfia beffarda.
‘’Io faccio come mi pare. E se mi va di alzarmi, mi alzo. E
poi, conosco questo genere di ferite, vedrai che non mi accadrà nulla’’, disse
il ferito.
‘’No…’’, tentò di dire Mario, ma Giovanni lo interruppe con
un gesto categorico.
‘’Devo andare dai ragazzi, per rassicurarli. La mia banda ha
bisogno di me’’, continuò a dire il capo dei briganti, mentre si alzava.
Teresa, più
imbarazzata che mai, cercò di nascondersi dietro a Lina, chiedendosi se il
brigante si fosse ricordato di quel bacio, e delle sue confessioni.
Giovanni si trovava a discutere con Mario, poiché non voleva
che si alzasse.
Si dovette sforzare ad alzare al voce, poiché non se la
sentiva di offendere l’amico. Un amico che aveva sofferto tanto. Non aveva mai
saputo nulla del suo passato, ma ora ne conosceva almeno una parte, d’altronde
si era sempre chiesto quale fosse il motivo per cui, fin dal primo giorno, si
era preso tanto a cuore Teresa.
Aveva ripreso i sensi già da un po’, ma appena aveva riaperto
gli occhi si era trovato ad ascoltare un segreto che Mario stava rivelando alla
ragazza. Entrambi non lo stavano guardando, e lui, ancora intorpidito dagli
effetti del sonnifero, aveva richiuso gli occhi e se ne era stato ad ascoltare,
fingendo di continuare a dormire. E così aveva origliato tutta la storia del
suo fedele compagno d’avventure.
Intanto che ascoltava ad occhi chiusi, i suoi ricordi erano
tornati agli eventi di quella notte, e al bacio di Teresa. Lei lo amava, e lui
pure. Sentì che dentro di sé voleva amarla, e voleva vivere una relazione con
lei.
Poi, però, tutto si era adombrato, poiché sapeva che la
ragazza, prima o poi, se ne sarebbe dovuta andare.
Se ne era stato silenzioso e immobile nel letto ad ascoltare fintanto
che Lina non aveva chiamato la ragazza e
l’amico nell’altra stanza, e così lui aveva avuto campo libero.
Con un sospiro, si era tirato su dal letto, ed aveva cercato
di muoversi. Il suo corpo aveva ripreso sensibilità, e gli effetti del
sonnifero sembravano essere svaniti in un attimo, facendo divenire il dolore
alla spalla e al polpaccio qualcosa di atroce.
Talmente tanto che non aveva potuto far a meno di farsi
sfuggire un gemito, che aveva cercato di coprire subito con due colpi di tosse.
Comunque, a quel punto, ormai gli altri se n’erano accorti che era sveglio,
poiché l’avevano sentito.
Sbuffando, e facendo il sordo alle raccomandazioni di Mario,
Giovanni tirò via le coperte e si tirò su completamente dal letto. La ferita di
striscio al polaccio generava un bruciore sostenibile, ma la spalla non dava
tregua. Provò subito a infilarsi gli stivali, con scarsi risultati.
‘’Vuoi proprio sempre fare di testa tua te, eh?’’, parve
rimproverarlo Lina, mentre si chinava a dargli una mano.
Ben presto Mario non disse più nulla, e Lina lo aiutò a
mettersi il mantello. Teresa, nel frattempo, sembrava distaccata, immersa in un
silenzio imbarazzato.
Giovanni, per un attimo, si fece sfuggire un flebile sorriso,
poiché immaginava che la ragazza stesse ancora pensando a ciò che era successo
durante la notte. Quello doveva esser stato il suo primo bacio. Magari, sperava
che lui se ne fosse dimenticato. O forse no, e ne aspettava ancora. Quei
pensieri gli diedero la forza di muoversi, dando le spalle ai presenti e
dirigendosi subito verso la porta. I suoi passi furono incerti e traballanti,
ma non volle alcun aiuto. Non voleva mostrarsi debole.
‘’Zvàn, visto che vuoi proprio fare di testa tua, almeno
ascoltami un attimo. Devi stare a
riposo, e alla sera verrò alla tua cascina per cambiarti le fasciature. Cerca
di non fare sforzi, o la ferite peggioreranno. Se farai tutto questo, entro una
settimana starai veramente molto meglio’’, disse Lina, con toni autoritari.
Mario non appariva molto convinto del comportamento irritato
del suo capo, ma se ne stette zitto, mentre Teresa continuava a starsene in
disparte. Giovanni ringraziò, biascicando alcune parole ed uscendo all’aria
aperta.
La neve a terra non era molta, e non impediva i movimenti,
anche se faceva piuttosto freddo. Fece un altro sospiro, più per cercare di
calmare il dolore che altro.
Dopo poco, sentì dei passi a suo fianco. Era Mario che
l’aveva raggiunto, tenendo tra le mani un bastone da passeggio.
‘’Non è che ti han dato anche una botta in testa, Zvàn? Sei
più burbero del solito. Non hai neppure ringraziato Teresa, che ti ha vegliato
tutta la notte’’, disse l’amico, risentito.
Giovanni continuò a lottare contro il dolore che lo
tormentava, ma dentro di sé trovò lo spazio per un breve momento di divertimento;
se solo l’amico avesse saputo che lui l’aveva già ringraziata, donandole le sue
labbra. E se lei avesse voluto, gliele avrebbe donate di nuovo.
‘’Soffro molto, amico. E soffrirà ancora di più Aldo, quando
ce l’avrò tra le mani’’, disse Giovanni. Mario lo guardò, sbalordito.
‘’Cosa centra Aldo, adesso?’’, chiese l’amico, incuriosito.
‘’E’ stato lui ad organizzare l’attacco ai nostri danni, due
sere fa’’, rispose molto semplicemente Giovanni.
‘’No, questo non puoi dirlo. Non può essere stato lui,
sarebbe stato tutto a suo sfavore’’, disse Mario, scrollando la testa. Giovanni
si fermò un attimo, riprendendo respiro.
‘’E’ stato lui. Ha paura di me, ed ha organizzato tutto per
farmi fuori. Se la banda fosse rimasta senza un capo, per lui sarebbe stato più
semplice ingannarla al momento del pagamento del riscatto. Quei soldi li vuole
tutti per sé’’.
‘’Può darsi, ma noi abbiamo la ragazza. Senza ragazza, non si
conclude nulla’’.
‘’Ma pensi sul serio
che a lui importi qualcosa della ragazza? Lui imbroglia, ruba e uccide. Vuole
solo il bottino’’, continuò Giovanni, imperterrito.
‘’No, ora basta, Zvàn. Non dire sciocchezze, tutto questo non
sta in piedi. E poi, in tutta sincerità, non ho idea di come tu abbia fatto a
pensare ad Aldo’’, continuò a dire l’amico, sempre più scettico.
‘’L’ho sognato’’, disse Giovanni, con convinzione, senza
pensare che questo sarebbe potuto essere oggetto di derisione. Infatti, Mario
sorrise.
‘’No, Zvàn, è stato il sonnifero. Erano tutte allucinazioni.
E ora smettila di pensare a queste sciocchezze, i ragazzi ti vogliono vedere
sano e in forze’’, continuò Mario.
‘’Sì, quei ragazzi che al primo sparo mi hanno scaricato,
lasciandomi indietro’’, ribatté con ira Giovanni.
‘’Oh, beh, cerca di capire. Lo spavento a volte fa brutti
scherzi. Abbiamo rischiato tutti di morire in quell’imboscata. Cerca di
capirli, e non mostrarti adirato con loro. Anzi, prometti a tutti un qualche
premio, così te li legherai di più a te’’.
‘’Dannazione’’, bisbigliò Giovanni, dopo che l’amico ebbe
finito di parlare. Nella sua carriera da capobanda, non si era mai trovato così
in difficoltà a gestire la situazione. Lo stivale fece pressione sul polpaccio
ferito, e per un attimo il brigante sembrò perdere l’equilibrio, rischiando di
farsi male.
Mario, rapido come non mai, si affrettò sorreggerlo e a
passargli il bastone, in modo da poter appoggiare parte del peso. A breve
furono al covo, circondati dagli altri membri del gruppo.
Nessuno gli diede pacche, per via della ferita, ma tutti
furono ugualmente molto cordiali.
Il capo dei briganti cercò di mostrarsi forte e sicuro di sé,
e promise a tutti un po’ di denaro in più e maggior sicurezza durante le
spedizioni a venire, entrambe cose che forse non avrebbe potuto mantenere.
Tutti comunque ne furono felici, e passarono una giornata
tranquilla mentre Giovanni ben presto si trovò a trascinarsi verso la sua
cascina, tutto solo.
Si chiuse la porta dietro di sé, mentre una lacrima gli
scorreva lungo il viso. Era da anni che non piangeva, ma il dolore gli aveva fatto
perdere il suo solito autocontrollo. Con un tonfo sordo, si lasciò cadere su
una sedia, mentre le ferite facevano male, soprattutto quella alla spalla.
Lina si presentò molto presto, e cambiò con estrema cura la
fasciatura alla spalla. Non disse nulla, se ne stette in silenzio tutto il
tempo e dopo poco se ne andò.
Il brigante non voleva stare da solo quella notte, non se la
sentiva. Il buio stava giungendo, e ben presto la notte avrebbe avvolto
nuovamente tutto, portando con sé ombre ed incubi.
Eppure, proprio per questo, pensò che quella fosse la notte
giusta per commettere una follia.
Appena furono calate le tenebre, si preparò nuovamente per
uscire. Afferrò il bastone che gli aveva fornito Mario, gli si appoggiò ed
abbandonò la sua cascina, zoppicando lievemente.
NOTA DELL’AUTORE
Ciao a tutti, e grazie per aver letto anche questo capitolo J
Giovanni ora sta meglio, e Teresa conosce il segreto di
Mario. Spero che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento J
Grazie a tutti quelli che ogni volta mi lasciano una
recensione, e grazie anche tutti coloro che hanno inserito la mia storia tra le
loro seguite, preferite o ricordate J siete gentilissimi J
Grazie, per l’ennesima volta, a tutti J a lunedì prossimo J