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Autore: TheDoctor1002    16/03/2015    1 recensioni
Gli scosto i capelli rosso fiamma dal viso. Ora non è certo difficile capire perchè lo stessero inseguendo. Faccio scorrere le dita lungo la giugulare e, incredibile, ma c'è battito. Flebile e tenace, come a gridargli che per lui non è ancora venuto il momento di andarsene. Ho le traveggole: quell'indice si è davvero mosso? No, certo che no, è stata solo un'impressione. Deve esserlo anche quel leggero tremolio della palpebra: dovrei dormire più a lungo.
"Si sta riprendendo!" Constata Lance subito dopo.
Ma che diamine...?

Nota: la storia presenta forti divergenze dal fumetto
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gerard Way, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La strada scorre veloce, davvero troppo, tanto che le ruote sgommano sull’asfalto liscio un paio di volte. L’espressione sul viso di lei è un cocktail letale: ansia, paura, rabbia, frustrazione. 
Controllare ogni secondo quello stupido e piccolo cellulare non è stato poi tanto utile: il messaggio arrivò all’improvviso, un fulmine a ciel sereno. Non disse una parola, saltò in macchina e, come guidato da un istinto risvegliato solo da poco, la seguii. 
E ora eccoci qui, lanciati come proiettili sulla Route Guano, il motore sul punto di saltare in aria, diretti verso Battery City.

Non è morta, non è morta: vai più veloce, ti prego. 
Premo di più sull’acceleratore, anche se ormai aderisce al fondo dell’abitacolo e la nostra velocità potrebbe far andare in tilt un autovelox. 
Non è morta, non è morta. Ma presto lo sarà, se non ti sbrighi. 
Oltre il tramonto, Battery sembra sorgere come una fenice: prendendo fuoco, lasciando che le minuscole luci di case e locali la infiammino più di quanto non possa fare io con benzina e fiammiferi. 
Non è morta, non è morta. Uccidili tutti: rimanda i draculiani indietro con la coda tra le gambe. 
Tutto inizierà a bruciare, ma lei sarà già in salvo. La stringerò a me, tenendola al riparo dal fiele che le BLI mi hanno iniettato. 
Non è morta, non è morta: lei non morirà mai.

Il quartiere residenziale è piccolo e tranquillo, le vie sono costeggiate da villette a schiera tutte bianche ed identiche tra loro. L’erba dei giardini è curata, gli anziani che abitano in quelle case chiamano i giardinieri una volta ogni tre settimane, di giovedì. Tutto è tranquillo e pacifico, proprio come deve essere. Faccio irruzione in una delle villette come un uragano, Gee non sa se seguirmi o meno, sembra disorientato. Già dai primi passi si capisce che nulla è tranquillo e pacifico come dovrebbe essere: il corridoio di ingresso è cosparso dei cocci del servizio bianco con le decorazioni rosse, quello che usavamo sempre a Natale. Dalla cucina si sente un singhiozzo sommesso: bingo. 
“Dov’è lei?” Grido entrando nella stanza, interrogando la familiare figura accartocciata sui gomiti, con il viso tra le mani. Nessuna risposta, solo il volto rugoso cosparso da lacrime salate. “Dov’é?!” Ripeto con foga ancora maggiore. 
“Io-io non lo so” si giustifica tra i singhiozzi l’anziana “sono solo entrati e l’hanno portata via, non so dove siano, lo giuro!” 
“Chi, voglio sapere chi è stato!” 
“I draculiani, quelli con le maschere bianche: sono stati loro, la mia bambina, la mia piccina…” 
Tra i frammenti, per terra, noto una foto: ritrae una bambina di circa dodici anni che tiene in braccio una neonata. Nell’immagine ci sono anche una giovane donna con un sorriso splendido e pieno d’amore e un uomo calvo dallo sguardo apprensivo. D’istinto, scuoto la testa, tornando a fissare la donna ancora in lacrime. 
“Come fai a difenderlo ancora?”

“Le Better Living. Guido io, tu impugna la lasergun: ci sarà da sparare.” Annuncia percorrendo a grandi passi l’ordinario vialetto della casa da cui era appena uscita. Siedo al posto del passeggero, lei allaccia la cintura, io ho bisogno di potermi muovere. Prima di partire afferra il mio viso tra le punte delle dita e mi ruba un bacio con una prepotenza inimmaginabile, per una figura tanto esile. 
“Buona fortuna, Testarossa.” Mi augura con un mezzo sorriso, lasciando scorrere la lingua sul labbro superiore. Vorrei ribattere, dicendo che Testarossa non è il mio nome e che ho imparato a sparare solo l’altro giorno, ma per un attimo non conta. Importa solo che io prema quel dannato grilletto e che Grace torni da lei il prima possibile. 
“Anche a te” sussurro appena, mentre con una sgommata paurosa fa inversione ad U e si dirige verso il grattacielo bianco che svetta al di sopra di ogni altra costruzione a Battery City. 
I primi cinque chilometri sono calma piatta, Killjoy sembra volare, facendo slalom e sfiorando le carrozzerie di decine di automobili come in un qualche Fast And Furious. Mi ordina di chiamare gli altri, Frank mi dice di riferire che sono già per strada e che, secondo i suoi calcoli, dovremmo riuscire a chiudere il furgone delle BLI all’incrocio della 34esima. E quel dannato incrocio arriva, eccome: cinque isolati prima tre auto nere iniziano ad inseguirci. Riesco a sfondare i parabrezza, ma non sembra fermarli. “Le gomme!” grida Killjoy “mira alle gomme, dannazione!” 
Aveva ragione, saldi 3x1: basta mandarne una in testacoda per far saltare anche le altre. 
GJ, MAN!* ” Urla una voce alla mia destra: Fun Ghoul ha il busto fuori dal finestrino di un’utilitaria col motore degno di una Ferrari, il pollice sollevato in segno di ammirazione. “Sono arrivati!” comunico a Killjoy, dallo specchietto retrovisore colgo un guizzo della guancia dietro una maschera nera che aveva appena indossato. A pochi metri da noi svolta un furgone bianco, il logo nero delle BLI stampato sulla fiancata. Faccio per prendere la mira e colpire le gomme, ma lei mi abbassa l’arma, facendo segno agli altri di chiuderli da destra. 
“L’avresti uccisa. Rilassati, pistolero, la parte divertente non è ancora iniziata!”

“Teneteli buoni, io apro.” ordino secca. I due draculiani alla guida del veicolo chinano il capo sotto la minaccia delle lasergun di Kobra Kid e Jet Star. Una maschera antigas mi copre metà del volto e degli spessi occhialoni neri l’altra metà: qualcosa mi dice che non reagirà bene, non riconoscendomi. 
“Grace!” chiamo, colpendo la carrozzeria “Grace, ci sei?” 
Dall’interno non esce un suono, neppure flebile. 
Andiamo, dannazione, riesci a tener testa a una banda di anarchici, vuoi non cavartela con una bambina di dieci anni? 
Dal sedile posteriore della franken-tilitaria, come l’ha ribattezzata Jet Star, arriva un piede di porco e quelle serrature fatte di carta velina cedono subito. 
Esito un istante prima di aprire le porte, Mikey mi guarda con la coda dell’occhio, quasi a rassicurarmi, infine sento una voce provenire dal van. 
“Jenny? Jenny sei tu?” 
Il mio cuore ha un tonfo. Un salto da diecimila piedi senza l’ombra di un paracadute e, dietro le lenti, gli occhi si sono fatti più umidi di quanto non sarei mai disposta ad ammettere. 
“Sono io, piccola. Sono venuta a prenderti.” 
Apro la portiera, cerco di nascondere il fucile il più possibile, tolgo la maschera. In quell’istante una nuvola di capelli castani mi salta al collo, stringendomi con una forza inaudita e chiamando il mio nome. “Lo sapevo che mi saresti venuta a prendere, lo sapevo!” 
Ricambio la presa ferrea con una stretta altrettanto vigorosa, chiudendoci in un abbraccio che sa finalmente di casa per entrambe. 
“Signorine, non è per scomodarvi” Interrompe Frank, sollevandosi la maschera sul naso per parlare “ma temo che quelli delle BLI non siano troppo propensi a festeggiare il ricongiungimento familiare con noi, non so se mi spiego…” 
Sollevo il viso dalla matassa di ricci di Grace per guardare Gee. 
“Guida tu, dolcezza. Facciamo che per stasera la macchina è di nuovo tua.”

Il viaggio di ritorno è molto più tranquillo dell’andata. La vecchia Chevy è modellata dal tempo sul mio corpo, le cui forme combaciano alla perfezione con i solchi e la pelle consumata dei sedili. Il posto di pilota è il più comodo del mondo e la luce del tramonto la più bella. La linea nera dell’orizzonte fa sembrare il deserto un tizzone ardente, portandomi una sensazione di pace che non avevo mai provato, neppure prima di tutto questo. 
Volto appena la testa e, a quanto pare, non sono l’unico a godere di questa serenità: Killjoy ha la testa appoggiata al sedile, gli occhi chiusi. Tra le sue braccia, Grace ha assunto una posa praticamente identica. Sorrido, osservando i tratti morbidi del viso della maggiore tra le due sorelle, che per la prima volta, dorme un sonno ristoratore e pacifico. Il volto scavato dal deserto sembra essersi addolcito e le labbra rosee sono distese in un leggero sorriso. Quasi non somiglia alla stessa donna di stamattina, combattiva, segnata, vecchia di millenni e con il peso della responsabilità di troppe vite addosso. La bambina che stringe le somiglia molto, con l’unica differenza dell’innocenza ancora dipinta sul volto, quella stessa innocenza che Killjoy aveva lavato via col sangue e la polvere da sparo. 
Quasi non me la sento di svegliarle, una volta arrivati, ma qualcuno deve aver ordinato della pizza, il suo aroma inconfondibile invade l’intera base. Quello è forse il miglior richiamo, infatti entrambe scattano verso il focolare, dove gli altri si stanno spartendo il cibo degli dei. Grace non sembra neppure turbata, solo molto stanca. 
“Non ho avuto paura” racconta, con la vocina colma di coraggio “sapevo che saresti arrivata. Papà diceva sempre che avevi dimenticato tutti noi, ma io non gli credevo.” 
“Certo che non devi avere paura, tesoro! Finchè ci sono io non ti succederà mai niente, te lo prometto. E poi, qui hai tanti amici: hai Lance, Frank, Ray, Mikey e Gerard: ti aiuteranno sempre se servirà.” Risponde la sorella con un sorriso. 
Eppure anche in quella felicità, persino in quella festa, anche quando la missione era compiuta e i pericoli immediati erano stati neutralizzati, non posso fare a meno di sentire che il cuore di Killjoy é ancora stretto in una morsa di dolore, accuratamente nascosta da una risata argentina.




*GJ, MAN! = "good job, man!" espressione utilizzata in ambito videoludico per congratularsi tra giocatori

   
 
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