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Autore: Dimea    17/03/2015    2 recensioni
Sono la figlia di Arpad.
La ragazza bagnata dal Mare Magiaro. Nei miei occhi si vedono i boschi della mia terra, il mio animo è come l'impetuoso Danubio ed i miei capelli hanno lo stesso colore dei campi di grano ungheresi. Il mio nome è Elizaveta Hedervary.
La mia storia è sempre passata in secondo piano, agli occhi del Mondo, per una ragione o per l'altra. Sono sempre stata la guerriera, nell'ombra... ma la donna devota ed accondiscendente, alla vista altrui.
Nessuno ha mai sentito il bisogno di vedermi in una maniera differente. Per questo, sono rimasta intrappolata per anni, in un ruolo... nelle loro menti.
In realtà, non ho mai fatto nulla per cambiare la mia posizione, nel loro immaginario. Anzi, ho fatto di tutto per alimentare la loro idea, in proposito.
Ma sono tanti i segreti che ho taciuto al vento, troppe le parole, rimaste intrappolate tra le mie labbra.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Austria/Roderich Edelstein, Polonia/Feliks Łukasiewicz, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
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memorie 1

Memories 1 photo memorie1.png 

I look in the mirror
And I try to understand
And piece it together
Watch the blood from both my hands
I can’t see the ending
There are people who know my every secret
I’m tired of pretending
You read my heart
[Mirror - Ellie Goulding]
Cominciavo a temere che la quercia alla quale mi ero appoggiata, presto sarebbe diventata la mia tomba.
Oramai ero lì da parecchie ore, non vedevo la salvezza e le forze cominciavano ad abbandonare le mie membra.
Cominciai a pormi domande su di me, ciò che ero...
Le risposte tardavano ad arrivare, restavano silenti. Rintanate nella mia anima.
E lo sconforto cominciò a cullarmi...
Ma non potevo prevedere che il mio Dio, aveva una sorpresa per me.
Non potevo prevedere, la risposta alle mie preghiere...
-Chi non muore si rivede- rise una voce non molto lontana da me, tra i cespugli.
Conoscevo molto bene quel timbro vocale.
-Buongiorno a te,Gilbert.- ridacchiai, mentre una figura sbucava dal sottobosco.
Era passato parecchio tempo, dall'ultima volta che le nostre strade si erano incontrate e rimasi sorpresa di non rivedere il bambino-templare, ma un ragazzo troppo alto per la sua età,con indosso gli abiti monastici... cosa che cozzava non poco con il suo carattere.
-E quindi il grande guerriero magiaro, è ...- ma il suo sorriso di trionfo si spense sulle sue labbra, non appena vide le mie condizioni.
Da quel poco che potevo vedere, la mia giubba era completamente imbrattata di sangue, il quale non smetteva di sgorgare da una ferita sul mio petto.
Fortunatamente la mia stretta fasciatura per il seno, assorbiva parecchio... evitando così che perdessi i sensi.
-Sei gravissimo, Hedervary!- si buttò su di me, cercando di sfilarmi la giubba.
-NO!- lo fermai allarmata.
Sicuramente aveva ragione, ma la paura cominciò a farsi strada nel mio animo...
Non sapevo come avrebbe reagito alla mia diversità.
Il mio corpo risultava diverso da quello degli altri guerrieri.
-No?!?
Mein Gott! Sei pazzo, forse?!? Vuoi morire così?!?- mi urlò, scuotendomi.
Lo guardai implorante, ma lui riprese a trafficare con i miei indumenti.
Sospirai, preparandomi al peggio.
-Non ti lascerò morire, magiaro.- sussurrò esaminandomi.
Sussultai impercettibilmente.
Lui non vi fece caso, ma quelle parole mi colpirono.
Eppure me lo ricordavo così pieno di sé...
Mi sarei aspettata tutt'altro comportamento. No, forse lo avevo giudicato male
Il prussiano scosse la testa, di colpo.
-Bisogna lavare la ferita- disse più a se stesso che a me - riesci a camminare?-
Annuii, ma non ne ero sicura. Infatti, muovermi fu uno strazio, ma fortunatamente non ci trovavamo tanto lontano da un ruscello.
-Ti aiuto ad entrare.- disse dolcemente.
Mi accompagno dove l'acqua arrivava alla vita, e mi sfilò dalle spalle la giubba.
-Dobbiamo lavare la ferita.- disse fermamente -Forza, sciogli quelle bende.-
Gilbert, si trovava dietro di me, ma oramai il mio segreto stava per essere svelato.
Gli passai il bendaggio di lino, ed iniziai a lavare il taglio.
Sentivo il sangue concentrarsi sulle mie guance.
lo squarcio si trovava in mezzo ai seni, ma oramai il dado era tratto.
Sospirai e mi coprì con le mani, voltandomi verso di lui.
-Gilbert...- lo chiamai.
Vidi il ragazzo cambiare colore un paio di volte, prima di riuscire ad aprire bocca.
-S...SEI UNA DONNA!- Urlò in modo tutt'altro che virile.
Mi scappò una risata, ma la ferita cominciò a richiedere attenzione. E la mia smorfia, ne fu la conferma.
-Aaargh! Al diavolo...Quello che hai lì, dobbiamo fare qualcosa per quella!- scosse violentemente la testa, cercando di scacciare il rossore dal suo volto - stai perdendo troppo sangue!-
Così mi trascinò a riva... evitando accuratamente il mio sguardo.
Mi fece sedere con la schiena contro ad un salice.
Gilbert mi chiese di coprirmi i seni con le mani, mentre osservava lo squarcio.
Con mano ferma, cominciò a passare la benda di lino tra i miei seni, evitando accuratamente il mio volto.
-Non mi hai mai voluto dire il tuo nome...- sussurrò il Prussiano
-In realtà non ho un nome.- confessai -Comunque grazie, per tutto. Sono stata molto fortunata a trovarti, sarei morta sicuramente, altrimenti-
Lui si bloccò, sospirando.
Probabilmente lo avevo scosso, con questa confessione... ma subito dopo parve pensieroso.
-"Dio è fortuna"!- esclamò - Potresti chiamarti così... Elisabeth!-
Mi fermai  ad osservarlo, poco prima di acconsentire.
-Erzsébet- mormorai.
Non suonava male...
Sul suo volto comparve una smorfia... No!
Un caldo e rassicurante sorriso.
-Alzati, ed appoggia le mani al tronco- intimò, prima di passarmi la fasciatura sul seno... restando dietro a me.
Finita la medicazione, mi voltai in fretta.
Lui era a pochi centimetri da me, visibilmente imbarazzato.
Incrociammo lo sguardo,cosa che aveva accuratamente evitato da quando aveva notato la mia diversità...
Vederlo così, era così strano!

Non era la prima volta che ci trovavamo tanto vicini, ma in genere si metteva a ridacchiare prima di allontanarsi... 
Lo vidi deglutire a fatica, prima di allontanarsi di scatto.
In fretta e furia si tolse la tonaca, porgendomela.
Lo fissai interdetta.
Se ne stava lì, con solo la calzamaglia indosso, con il braccio teso verso di me.
-Prendila...- sussurrò, voltando lo sguardo -Ne hai più bisogno tu.-
-Ma...-
-No, non preoccuparti, prendila.-
Sorrisi, prendendo l'abito.
-Grazie... ti sono debitrice.-
Sussultò.
Quella fu la prima volta, che mi riferì a me stessa, con un termine femminile.
Probabilmente fu quasi una dichiarazione... più a me stessa che a lui.
Lui fece per allontanarsi, ma si fermò, voltandosi.
-Ehm, Riguardati... Elisabeth.- sorrise.




Note dell'autrice
Et Voila! Primo vero capitolo.
Da adesso in poi, ogni capitolo sarà un ricordo!
Spero vi sia piaciuto, in ogni fatemelo sapere con un commento... si può sempre migliorare.
Alla prossima, Dimea

Ah!
Elisabeth (in Tedesco),
Erzsébet (in Ungherese) . Questo nome ha diversi significati: Dio è la perfezione, Dio è fortuna... ecc.




 

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