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Autore: goccia_chan    17/03/2015    1 recensioni
Il suo corpo si irrigidì e iniziò a tremare, aveva una paura folle, sentì le guance inumidirsi, stava piangendo, si sentiva incapace di reagire dal terrore. Voleva urlare, dibattersi, ma il suo corpo era immobile, dalla gola non fuoriusciva un filo di voce. Quando l’uomo fece per gettarsi sopra di lei chiuse gli occhi e si raggomitolò spaventata.
Ma non successe nulla.
Sentì solo il rumore di un tonfo e una persona che rotolava. Riaprì gli occhi e con lo sguardo appannato dalla lacrime riuscì a vedere un ragazzo alto e muscoloso con i capelli azzurri che le si era parato di fronte
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jaggerjack Grimmjow, Nuovo personaggio
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 - L’incontro
 
 
La vide salire tra la folla nello scomparto della metro. Si faceva largo a fatica per riuscire a passare tra la gente che la pressava per riuscire a raggiungere un appiglio dove aggrapparsi per non rischiare di cadere ogni volta che il mezzo rallentava. Impossibile non notarla, anche tra la folla. I capelli mossi biondo miele ondeggiavano delicati incorniciando il viso angelico e ricadevano morbidi sulle spalle, il corpo snello e sinuoso rendeva la figura fine e slanciata. Notò l’uniforme scolastica, era quella della sua scuola, strano… non gli sembrava di averla mai vista, anche se era da parecchio che tutti lo schivavano.
Non si poteva certo definirlo un tipo socievole, anzi… se c’era da fare a botte era sempre in prima linea, non provava alcun interesse verso nessuno, a meno che non lottasse, non lo facesse incazzare o disturbasse la sua falsa quiete…in quel momento il disgraziato di turno catturava si la sua attenzione, ma solo per prenderle di santa ragione.
Odiava tutti, non voleva avere a che fare con nessuno. Tutto il suo corpo, tutto il suo essere bruciava di costantemente di rabbia, sin da quando era bambino, sin da quando…
 
«io me la farei volentieri la biondina»

 
Grimmjow venne riscosso immediatamente dai suoi pensieri.

 
«non dirlo a me..»
 
Due idioti stavano osservando la ragazza che aveva notato anche lui poco prima. Gli venne una gran voglia di pestarli a sangue, ma si trattenne. Erano solo le 7 e 30 del mattino e a giudicare dalla puzza di alcool avevano già alzato il gomito. Continuavano a scambiarsi opinioni non proprio eleganti sulla malcapitata e a ogni commento la sua irritazione aumentava sempre di più. Più parlavano più dimostravano ciò che erano: stupidi sacchi di spazzatura che meritavano soltanto di essere pestati.
La metro rallentò, era la fermata della scuola. La ragazza si avvicinò all’uscita e Grimmjow vide i due uomini scambiarsi un’occhiata di intesa e seguirla.
 
*
 
Gran bella idea. Già una grandissima idea. Trasferirsi l’ultimo anno delle scuole superiori in un'altra scuola. Ovvio…perché lasciare la città e gli amici dove si è vissuti per una vita intera e buttarsi in una scuola sconosciuta di una città dove non si era mai stati l’anno della maturità poteva solo definirsi così: una gran bella idea del cavolo.
Sospirò, infondo i suoi avevano traslocato per lavoro, non poteva certo fargliene una colpa.
 
Scese dalla metro e si guardò intorno cercando l’uscita e imboccandola. Doveva arrivare a scuola in orario, non poteva perdersi come al solito.
Peccato che arrivata a uno incrocio non si ricordava assolutamente da che parte dovesse proseguire. Estrasse un foglietto dalla tasca della giacca della divisa, aveva preso qualche appunto sul tragitto il giorno prima, quando l’aveva percorso per la prima e unica volta. Fece scorrere lo sguardo sul pezzetto di carta  e lesse strada piccolina a destra con i fiori. Ok alla sua destra la via era poco più piccola delle altre, ai bordi di tanto in tanto si insinuava tra le crepe dell’asfalto qualche ciuffo d’erba e un paio di fiori, doveva essere quella. Imboccò la strada e la percorse.
 

Dove cazzo sta andando?
 

Camminò fino ad arrivare a una svolta obbligata e percorrendola, trovandosi di fronte a un muro.

Fantastico un vicolo cieco... Miracolo che avesse sbagliato strada… perché sua madre non l’aveva munita di un briciolo di senso dell’orientamento? O di una bussola almeno

Si voltò sbuffando indispettita per tornare al punto di partenza. Due uomini le stavano serrando la strada. La ragazza sbarrò gli occhi per la sorpresa e per il timore.
Come aveva fato a non accorgersi di quei due? Da quanto la stavano seguendo? E perché? Le loro facce non promettevano niente di buono.
«Ciao dolcezza…ti sei persa?» ghignò uno dei due.
«Possiamo accompagnarti se vuoi» fece eco l’altro.

Deglutì nonostante la bocca arida. Che diavolo volevano? «Ehm no grazie, sono sicura di riuscire a trovare la strada da sola» sfoderando un falso sorriso di cortesia.
 Gli uomini si avvicinarono facendola indietreggiare.
«Non vuoi un po’ di compagnia?»
«Insieme possiamo divertirci» Uno dei due scattò in avanti e l’afferrò per un braccio facendola urlare.
«Lasciami!» gridò disperata cercando di liberarsi .
L’altro si avvicinò per afferrarla, ma lei si difese cercando di colpirlo inutilmente con la cartella.

 Aveva il cuore in gola, non avrebbe mai e poi mai voluto trovarsi in una situazione simile, doveva uscirne, doveva farcela! In preda all’adrenalina e all’impulso di sopravvivenza sferrò un calcio alla gamba destra dell’uomo che la tratteneva con tutta la forza di cui era capace, riuscendo finalmente a farsi mollare. Gesto che il compagno non apprezzò poiché la spinse facendola finire a terra.
«stupida puttanella, vedi di collaborare!» si avvicinò sovrastandola.
Il suo corpo si irrigidì e iniziò a tremare, aveva una paura folle, sentì le guance inumidirsi, stava piangendo, si sentiva incapace di reagire dal terrore. Voleva urlare, dibattersi, ma il suo corpo era immobile, dalla gola non fuoriusciva un filo di voce. Quando l’uomo fece per gettarsi sopra di lei chiuse gli occhi e si raggomitolò spaventata.

Ma non successe nulla.

Sentì solo il rumore di un tonfo e una persona che rotolava. Riaprì gli occhi e con lo sguardo appannato dalla lacrime riuscì a vedere un ragazzo alto e muscoloso  con i capelli azzurri che le si era parato di fronte.

Era sotto shock , ma osservò attenta la battaglia che si svolse di fronte ai suoi occhi: quel ragazzo comparso dal nulla si stava battendo come una belva, da solo, contro due uomini e li stava massacrando di botte. Li colpiva a ripetizione con calci e pugni senza alcuna pietà, più loro reagivano, più lui li colpiva duramente fino a quando non si videro costretti a ritirarsi ormai picchiti selvaggiamente.

Grimmjow si avvicinò alla ragazza che era ancora seduta a terra atterrita.
«tutto ok?»
La giovane accennò un live si con la testa, ancora sotto shock, lo sguardo perso nel vuoto.
«alzati, dobbiamo andare a scuola»
Lei si alzò ubbidendo meccanicamente, faticando a rimanere in piedi sulle gambe molli.
«andiamo» Grimmjow si voltò di spalle e si incamminò, la ragazza lo seguì a ruota.
 
Ecco ora non solo si era persa, ma aveva anche fatto la figura dell’idiota cadendo vittima di due ubriaconi. Menomale che era arrivato quel ragazzo che si era battuto come una furia e l’aveva salvata. E adesso la stava pure accompagnando a scuola!
 
Come diavolo sa dove vado a scuola???
 
Il pensiero la sorprese paralizzandola per una frazione di secondo. Guardò la divisa. Era identica alla sua se non per il fatto che lui al posto della corta gonna a pieghe grigia portava dei pantaloni. Certo che era stata proprio un genio a non notarla fino a quel momento. Guardò meglio il suo salvatore. Era decisamente alto, lei doveva arrivargli si e no alla spalla, e muscoloso, i capelli erano di un azzurro quasi accecante ed erano ingellati spettinati all’insù. Ma la cosa che più l’aveva colpita erano stati i suoi occhi. Quando, pochi istanti prima, lui le aveva rivolto la parola aveva incrociato quegli occhi azzurri che sprizzavano magnetismo da tutti i pori dai quali non sarebbe mai riuscita a togliere lo sguardo.
Imboccarono una piccola via a destra dove tutte la case avevano appeso ai balconi e alle finestre vasi e vasi di fiori variopinti.

Strada piccolina a destra con i fiori...ma certo…che idiota…

Era proprio una stupida, aveva fatto il tragitto il giorno prima ed era riuscita a perdersi anche con i suoi stessi appunti. Quanto doveva essere sembrata goffa e ridicola a quel ragazzo? Quel ragazzo che oltre ad averla salvata la stava pure accompagnando. Doveva essere una bella seccatura per lui e lei non lo aveva nemmeno ringraziato. Ecco, oltre che stupida pure irriconoscente. Inutile, era un disastro su tutta la linea.
Doveva ringraziarlo, almeno quello doveva farlo come si deve.
E scusarsi. Scusarsi per avergli procurato solo guai.
 
Grimmjow si sentì afferrare per la manica della camicia e si voltò «che c’è?»

«i-io» gli occhi le si riempirono di nuovo di lacrime.
Addio buoni propositi di scusarsi in un modo decente.
Si sfregò il dorso della mano libera sugli occhi verdi leggermente arrossati per asciugarli. Strinse di più la stoffa della camicia che continuava a trattenere «g-grazie»
Lui estrasse una mano dalla tasca dei pantaloni e le porse un fazzoletto di stoffa completamente bianco.
«come ti chiami?» le chiese  lasciandola totalmente perplessa.
«Namiko, Namiko Sakurai»
«Grimmjow Jaegerjaques»
  
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