Dark love,
shining hatred
3) It ends with a hug
Dopo interminabili minuti trascorsi a
baciarvi, finalmente vi separate, i volti radiosi illuminati da estatici
sorrisi: non ti ho mai visto così felice, sembri quasi risorta dalle tue ceneri
come una fenice, più bella che mai. D’un tratto ti prende per mano e comincia a
camminare insieme a te, diretti allontanandovi sempre di più da me, che
frattanto sono rimasta nella radura a osservare il cristallo stregato con
crescente rabbia.
«Dove
stiamo andando?» gli domandi ancora sorridente, un sopracciglio inarcato per la
curiosità.
«Andiamo
alla taverna dove ci siamo incontrati, così festeggiamo e frattanto mi spieghi
meglio la faccenda Morgana Gorlois...» risponde allusivo Gwaine, piegando le
labbra in un ghigno divertito; deglutisci impercettibilmente e abbassi lo
sguardo, bloccandoti di colpo con un’espressione colpevole. Sembra come se ti
fossi svegliata da un bellissimo sogno a occhi aperti: la mente, prima ottenebrata
dalla passione travolgente del ragazzo, si è liberata da quell’insolito
incantesimo, rievocando tutti i ricordi con una violenza tremenda.
Le
gambe minacciano di cedere, troppo minute per sostenere il peso di tutto ciò
che hai vissuto in questi ultimi giorni; sotto le palpebre vedi scorrere come
un fiume in piena immagini confuse e frammentarie, il viso pallido di Mordred,
i druidi che ti avevano accolta nel loro villaggio e che poi sono morti, gli
scherzosi battibecchi con Arthur, la furia omicida di Uther, la mia amorevole
presenza, il tradimento di Merlin, il teschio abbandonato nella tua camera, i
baci roventi di questo giovane, la margherita che ti accarezza dolcemente con i
suoi petali e...
«Il
pugnale! Dove l’hai messo?» esclami di botto, spiazzando il tuo compagno con
quella domanda fuori contesto, tuttavia riacquista subito il suo contegno e
dalla giacca di cuoio sgualcita estrae la tua fidata arma, riposta con cura nel
suo fodero. Senza troppe cerimonie gliela strappi di mano, ma la lasci sfuggire
dalla tua presa con un sussulto, per cui lui la riprende e te la porge nuovamente
con un’occhiata interrogativa: coloro che non possiedono poteri magici non possono
avvertire il potere che impregna quel pugnale, figurarsi se uno come lui può
carpire i messaggi che esso manda a chi lo afferra.
Tu
invece hai avvertito nitidamente il calore che emana l’impugnatura in questo
momento ed è proprio per questo che lo hai fatto cadere, perché ti sei
scottata. Ancora scossa dall’accaduto, lo riprendi con cautela, cercando di
combattere contro quel fastidioso dolore, ma non sai che le sorprese non sono
ancora finite: difatti la foresta si riempie improvvisamente di presenze
sinistre, spiriti inquieti che vagano per il mondo in cerca di pace e che
l’anima del pugnale ha evocato attraverso il tuo tocco. Centinaia di volti
cerei ti circondano fissandoti con occhi vacui e spenti, a eccezione di uno,
quello feroce ed eloquente della grande Nimueh; lei ti osserva con uno sguardo
penetrante, turbandoti più di quanto tu non riesca a dire per la sua repentina
comparsa insieme a quei dannati, rendendo vano l’effetto lenitivo dei baci di
Gwaine. Il tuo cuore viene stretto da una violenta morsa, mozzandoti il fiato e
spingendo le lacrime sempre più su, pronte a cadere: dentro la tua testa cominciano
a insinuarsi delle parole gelide come schegge di ghiaccio, capaci di atterrirti
e paralizzarti.
Morgana, cosa
stai facendo qui? Dov’è finita la tua ferrea determinazione? Non vorrai abbandonarci,
vero?
Quelle
domande incalzanti ti turbano, mentre senti un’ombra densa allungarsi
all’interno del petto e risucchiare la tua anima in un vortice di dolore e
sofferenza. Nelle tue pupille dilatate si susseguono una serie di immagini
terrificanti, tra cui interi villaggi rasi al suolo, bambini in lacrime che
cercano disperatamente i loro genitori e persone consumate dalle implacabili
fiamme dei roghi di Camelot: la Grande Epurazione voluta da Uther ti viene
mostrata in tutta la sua crudezza dallo spirito della Sacerdotessa, il quale
osserva le tue reazioni con serietà e approvazione. Per quanto orribile, è
l’unico modo per riportarti sulla retta via, spezzando il deleterio ascendente
che quel ragazzo ha su di te. L’orrore delle persecuzioni perpetrate dal re
scatenano la rabbia e il desiderio di vendetta in ogni fibra del tuo essere,
donando nuovo vigore al teschio che hai eletto come simbolo dei tuoi propositi
qualche settimana fa.
Morgana...
Morgana...
«Morgana!
Ti senti bene?» ti chiama con crescente preoccupazione il giovane al tuo
fianco, interrompendo in tal modo le visioni scatenate dal pugnale e riportando
il bosco alla normalità. Tu lo guardi smarrita, il volto pallido e la gola
serrata: tutto quel dolore ti ha letteralmente spiazzata, lasciandoti divorare
dal senso di colpa. Ti senti improvvisamente egoista, come se fossi stata così
abbagliata dalla possibilità di un futuro tranquillo con quell’uomo
meraviglioso e intrigante da non vedere quanta sofferenza ti circonda. Hai
dimenticato le sofferenze del tuo popolo, tutte le promesse e i buoni propositi
sono stati offuscati dalla radiosa incursione di quel forestiero nella tua
vita, ma ora sei si nuovo consapevole: sai che devi riprendere il controllo
della tua esistenza, nonostante il prezzo da pagare possa essere elevato...
«No,
Gwaine: non sto affatto bene!» esclami con voce rotta dall’inevitabile pianto,
il viso rigato da lacrime colme di una pena troppo profonda per essere tradotta
in mere parole: come si fa a lasciar scappare la felicità quando sfiora le tue
dita? Come si può spezzare il cuore a qualcuno che sta risanando il tuo? Ancora
una volta, la vita ti costringe a compiere una scelta terribile: condannare te
stessa alla solitudine per poter compiere il tuo destino.
«Per
favore, abbracciami adesso: non voglio più stare da sola!» lo anticipi con un
tale misto di dolcezza e imperiosità da rendere vana qualunque replica, perciò
il ragazzo non può non stringerti tra le sue braccia forti e rassicuranti,
cullandoti dolcemente per placare quell’improvvisa sofferenza che non riesce a
comprendere. Chiudendo gli occhi e godendoti quel momento di tenerezza, continui
a stringere l’arma e ti concentri su un unico pensiero: vuoi rievocare quella
raffica di vento e far sì che questa possa portar con sé tutti i ricordi e le
emozioni che Gwaine custodisce nel suo cuore.
Focalizzi
l’attenzione su tutta la brutalità che hai visto perpetrarsi nel corso della
tirannia di Uther, tutti quei poveri bambini perseguitati e uccisi senza
ritegno, braccati come fossero criminali della peggiore risma, e tutte le madri
che imploravano pietà per la loro prole, chiedendo inutilmente di essere
bruciate vive al loro posto; lasci che tutta quell’amarezza per le sorti di
coloro che possiedono poteri magici e che sono costretti alla fuga ti domini,
pensando intensamente all’espressione di puro terrore negli occhi del piccolo
Mordred la prima volta che lo hai visto, così simile alla tua. Elenchi
mentalmente tutto ciò che quel monarca indegno ti ha portato via, tutta la
gioia e la serenità dopo la perdita di tuo padre erano solo un’effimera
menzogna, una maschera che celava la crudeltà di quell’uomo malsano e
spregevole che merita di morire più di chiunque altro al mondo: pensi a quel
povero ingenuo di Arthur, che si lascia ancora abbindolare dalle bugie di suo
padre, incapace di vedere la vera natura del re. Indugi per qualche secondo sul
tradimento di Merlin, quell’infame che ha condannato la tua anima all’oblio,
facendoti sprofondare in una spirale di odio e di solitudine senza il benché
minimo scrupolo. Accumuli così tanta sofferenza da seppellire tutto l’amore che
hai riscoperto pochi minuti fa in un pozzo di oscurità, capovolgendo ogni cosa
dentro di te: ora quel sentimento dolce e spensierato ti appare buio e
corrotto, mentre il tuo desiderio di vendetta brilla come neve baciata dal
sole.
«Mor...ga...na...»
urla Gwaine per cercare di contrastare la corrente violenta che vi avvolge come
un vortice, ma la tua mente è così distante che ti sembra di udire un flebile
sussurro: i tuoi capelli si agitano al vento come fruste, sferzando i vostri
volti e facendo cadere dal tuo orecchio la margherita, pegno del legame che si
era creato tra voi. Così, mentre il candido fiore si perde nell’aria insieme
alla vostra passione, il teschio e il pugnale tornano a imporsi nelle tue
intenzioni, donando nuovo vigore al nostro legame e offuscando tutto il resto. La
potenza della tromba d’aria da te evocata è talmente grande da spingervi
lontano e farvi sbattere contro due alberi distanti, facendoti perdere i sensi
e, simultaneamente, strappando via l’ultimo ricordo rimasto nella tua memoria.
Qualche volta
devi fare ciò che ritieni sia giusto, e al diavolo le conseguenze...
Ti
risvegli dolorante nel tuo letto, stordita da quella misteriosa frase che
risuona ai margini della tua coscienza con una voce misteriosa e sconosciuta:
ti domandi a chi appartenga, ma per quanto ti sforzi non trovi risposta.
Trasali quando ti accorgi della mia presenza al tuo capezzale, lanciandomi
un’occhiata interrogativa di fronte al mio sguardo preoccupato e alla mia
spontanea carezza sul capo.
«Cos’è
successo, sorella? È tutto così confuso...» biascichi ancora intontita
dall’impatto con il tronco, le dita che attorcigliano nervosamente una ciocca
di capelli per l’irritazione causata da quest’amnesia: detesti sentirti
impotente, ancor di più se si tratta di una lacuna che senti di non riuscire a
colmare, abituata come sei ad avere tutto sotto controllo. Ti sorrido bonaria e
ti accarezzo la guancia con il dorso della mano, poi avvicino il mio viso al
tuo orecchio e ti rassicuro.
«Nulla
di grave, Morgana, si è trattato solo di un piccolo incidente durante
l’allenamento: hai dimostrato di avere una particolare inclinazione verso
l’aria, tuttavia non sei ancora in grado di controllarla a dovere. Non temere,
con un po’ di pratica affinerai la tua abilità!» mento per proteggerti dalla
dura verità, in fin dei conti non mi crederesti: hai evocato un incantesimo
così potente che nemmeno io saprei come spezzarlo, il che dimostra che c’è
qualcosa di speciale in te, anche se non so dire di preciso cosa sia. Faccio
per andarmene, ma la tua mano scatta verso il mio braccio, trattenendomi.
«Puoi
restare qui con me stanotte? Non voglio più stare da sola...» mormori con un
certo imbarazzo, guardandomi negli occhi con una dolcezza che mai hai rivolto
verso di me; incapace di resisterti, mi stendo al tuo fianco e poso
delicatamente le mie labbra sulle tue, mozzandoti il respiro e spiazzandoti.
«Buonanotte,
sorella» ti soffio sulla bocca per poi scostarmi e lasciarti poggiare la testa
sulla tua spalla; tu sorridi compiaciuta e ti accoccoli tra le mie braccia, la
mente rivolta al nostro sodalizio e alla fulgida vendetta che si apre davanti a
noi come un fiore. Sotto le palpebre, tre immagini si susseguono
ininterrottamente, accompagnando la tua coscienza oltre i confini della veglia:
il teschio, inossidabile vessillo del tuo riscatto, il pugnale di Nimueh, il
cui potere inebria ancora ogni fibra del tuo essere, e una margherita, piccolo
fiore trasportato dal vento della tua furia.