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Autore: Chloe R Pendragon    18/03/2015    1 recensioni
Cosa sarebbe successo se, durante l'anno trascorso con Morgause, Morgana avesse conosciuto Gwaine? Sarebbe sbocciato l'amore tra i due e, nel caso, avrebbero potuto davvero amarsi?
Questo è la mia versione, spero che vi piaccia: ringrazio già da ora chi recensirà, aggiungerà la storia a qualunque lista o semplicemente leggerà questa storia! *^*
Questa storia è arrivata seconda al contest "A time of magic" indetto da hiromi_chan sul forum di EFP.
Genere: Dark, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Galvano, Morgana, Morgause
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Seconda stagione
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It ends with a hug

Dark love, shining hatred


3)    It ends with a hug

 

 

Dopo interminabili minuti trascorsi a baciarvi, finalmente vi separate, i volti radiosi illuminati da estatici sorrisi: non ti ho mai visto così felice, sembri quasi risorta dalle tue ceneri come una fenice, più bella che mai. D’un tratto ti prende per mano e comincia a camminare insieme a te, diretti allontanandovi sempre di più da me, che frattanto sono rimasta nella radura a osservare il cristallo stregato con crescente rabbia.

«Dove stiamo andando?» gli domandi ancora sorridente, un sopracciglio inarcato per la curiosità.

«Andiamo alla taverna dove ci siamo incontrati, così festeggiamo e frattanto mi spieghi meglio la faccenda Morgana Gorlois...» risponde allusivo Gwaine, piegando le labbra in un ghigno divertito; deglutisci impercettibilmente e abbassi lo sguardo, bloccandoti di colpo con un’espressione colpevole. Sembra come se ti fossi svegliata da un bellissimo sogno a occhi aperti: la mente, prima ottenebrata dalla passione travolgente del ragazzo, si è liberata da quell’insolito incantesimo, rievocando tutti i ricordi con una violenza tremenda.

Le gambe minacciano di cedere, troppo minute per sostenere il peso di tutto ciò che hai vissuto in questi ultimi giorni; sotto le palpebre vedi scorrere come un fiume in piena immagini confuse e frammentarie, il viso pallido di Mordred, i druidi che ti avevano accolta nel loro villaggio e che poi sono morti, gli scherzosi battibecchi con Arthur, la furia omicida di Uther, la mia amorevole presenza, il tradimento di Merlin, il teschio abbandonato nella tua camera, i baci roventi di questo giovane, la margherita che ti accarezza dolcemente con i suoi petali e...

«Il pugnale! Dove l’hai messo?» esclami di botto, spiazzando il tuo compagno con quella domanda fuori contesto, tuttavia riacquista subito il suo contegno e dalla giacca di cuoio sgualcita estrae la tua fidata arma, riposta con cura nel suo fodero. Senza troppe cerimonie gliela strappi di mano, ma la lasci sfuggire dalla tua presa con un sussulto, per cui lui la riprende e te la porge nuovamente con un’occhiata interrogativa: coloro che non possiedono poteri magici non possono avvertire il potere che impregna quel pugnale, figurarsi se uno come lui può carpire i messaggi che esso manda a chi lo afferra.

Tu invece hai avvertito nitidamente il calore che emana l’impugnatura in questo momento ed è proprio per questo che lo hai fatto cadere, perché ti sei scottata. Ancora scossa dall’accaduto, lo riprendi con cautela, cercando di combattere contro quel fastidioso dolore, ma non sai che le sorprese non sono ancora finite: difatti la foresta si riempie improvvisamente di presenze sinistre, spiriti inquieti che vagano per il mondo in cerca di pace e che l’anima del pugnale ha evocato attraverso il tuo tocco. Centinaia di volti cerei ti circondano fissandoti con occhi vacui e spenti, a eccezione di uno, quello feroce ed eloquente della grande Nimueh; lei ti osserva con uno sguardo penetrante, turbandoti più di quanto tu non riesca a dire per la sua repentina comparsa insieme a quei dannati, rendendo vano l’effetto lenitivo dei baci di Gwaine. Il tuo cuore viene stretto da una violenta morsa, mozzandoti il fiato e spingendo le lacrime sempre più su, pronte a cadere: dentro la tua testa cominciano a insinuarsi delle parole gelide come schegge di ghiaccio, capaci di atterrirti e paralizzarti.

 

Morgana, cosa stai facendo qui? Dov’è finita la tua ferrea determinazione? Non vorrai abbandonarci, vero?

Quelle domande incalzanti ti turbano, mentre senti un’ombra densa allungarsi all’interno del petto e risucchiare la tua anima in un vortice di dolore e sofferenza. Nelle tue pupille dilatate si susseguono una serie di immagini terrificanti, tra cui interi villaggi rasi al suolo, bambini in lacrime che cercano disperatamente i loro genitori e persone consumate dalle implacabili fiamme dei roghi di Camelot: la Grande Epurazione voluta da Uther ti viene mostrata in tutta la sua crudezza dallo spirito della Sacerdotessa, il quale osserva le tue reazioni con serietà e approvazione. Per quanto orribile, è l’unico modo per riportarti sulla retta via, spezzando il deleterio ascendente che quel ragazzo ha su di te. L’orrore delle persecuzioni perpetrate dal re scatenano la rabbia e il desiderio di vendetta in ogni fibra del tuo essere, donando nuovo vigore al teschio che hai eletto come simbolo dei tuoi propositi qualche settimana fa.

 

Morgana... Morgana...

«Morgana! Ti senti bene?» ti chiama con crescente preoccupazione il giovane al tuo fianco, interrompendo in tal modo le visioni scatenate dal pugnale e riportando il bosco alla normalità. Tu lo guardi smarrita, il volto pallido e la gola serrata: tutto quel dolore ti ha letteralmente spiazzata, lasciandoti divorare dal senso di colpa. Ti senti improvvisamente egoista, come se fossi stata così abbagliata dalla possibilità di un futuro tranquillo con quell’uomo meraviglioso e intrigante da non vedere quanta sofferenza ti circonda. Hai dimenticato le sofferenze del tuo popolo, tutte le promesse e i buoni propositi sono stati offuscati dalla radiosa incursione di quel forestiero nella tua vita, ma ora sei si nuovo consapevole: sai che devi riprendere il controllo della tua esistenza, nonostante il prezzo da pagare possa essere elevato...

«No, Gwaine: non sto affatto bene!» esclami con voce rotta dall’inevitabile pianto, il viso rigato da lacrime colme di una pena troppo profonda per essere tradotta in mere parole: come si fa a lasciar scappare la felicità quando sfiora le tue dita? Come si può spezzare il cuore a qualcuno che sta risanando il tuo? Ancora una volta, la vita ti costringe a compiere una scelta terribile: condannare te stessa alla solitudine per poter compiere il tuo destino.

«Per favore, abbracciami adesso: non voglio più stare da sola!» lo anticipi con un tale misto di dolcezza e imperiosità da rendere vana qualunque replica, perciò il ragazzo non può non stringerti tra le sue braccia forti e rassicuranti, cullandoti dolcemente per placare quell’improvvisa sofferenza che non riesce a comprendere. Chiudendo gli occhi e godendoti quel momento di tenerezza, continui a stringere l’arma e ti concentri su un unico pensiero: vuoi rievocare quella raffica di vento e far sì che questa possa portar con sé tutti i ricordi e le emozioni che Gwaine custodisce nel suo cuore.

Focalizzi l’attenzione su tutta la brutalità che hai visto perpetrarsi nel corso della tirannia di Uther, tutti quei poveri bambini perseguitati e uccisi senza ritegno, braccati come fossero criminali della peggiore risma, e tutte le madri che imploravano pietà per la loro prole, chiedendo inutilmente di essere bruciate vive al loro posto; lasci che tutta quell’amarezza per le sorti di coloro che possiedono poteri magici e che sono costretti alla fuga ti domini, pensando intensamente all’espressione di puro terrore negli occhi del piccolo Mordred la prima volta che lo hai visto, così simile alla tua. Elenchi mentalmente tutto ciò che quel monarca indegno ti ha portato via, tutta la gioia e la serenità dopo la perdita di tuo padre erano solo un’effimera menzogna, una maschera che celava la crudeltà di quell’uomo malsano e spregevole che merita di morire più di chiunque altro al mondo: pensi a quel povero ingenuo di Arthur, che si lascia ancora abbindolare dalle bugie di suo padre, incapace di vedere la vera natura del re. Indugi per qualche secondo sul tradimento di Merlin, quell’infame che ha condannato la tua anima all’oblio, facendoti sprofondare in una spirale di odio e di solitudine senza il benché minimo scrupolo. Accumuli così tanta sofferenza da seppellire tutto l’amore che hai riscoperto pochi minuti fa in un pozzo di oscurità, capovolgendo ogni cosa dentro di te: ora quel sentimento dolce e spensierato ti appare buio e corrotto, mentre il tuo desiderio di vendetta brilla come neve baciata dal sole.

«Mor...ga...na...» urla Gwaine per cercare di contrastare la corrente violenta che vi avvolge come un vortice, ma la tua mente è così distante che ti sembra di udire un flebile sussurro: i tuoi capelli si agitano al vento come fruste, sferzando i vostri volti e facendo cadere dal tuo orecchio la margherita, pegno del legame che si era creato tra voi. Così, mentre il candido fiore si perde nell’aria insieme alla vostra passione, il teschio e il pugnale tornano a imporsi nelle tue intenzioni, donando nuovo vigore al nostro legame e offuscando tutto il resto. La potenza della tromba d’aria da te evocata è talmente grande da spingervi lontano e farvi sbattere contro due alberi distanti, facendoti perdere i sensi e, simultaneamente, strappando via l’ultimo ricordo rimasto nella tua memoria.

 

 

Qualche volta devi fare ciò che ritieni sia giusto, e al diavolo le conseguenze...

 

 

Ti risvegli dolorante nel tuo letto, stordita da quella misteriosa frase che risuona ai margini della tua coscienza con una voce misteriosa e sconosciuta: ti domandi a chi appartenga, ma per quanto ti sforzi non trovi risposta. Trasali quando ti accorgi della mia presenza al tuo capezzale, lanciandomi un’occhiata interrogativa di fronte al mio sguardo preoccupato e alla mia spontanea carezza sul capo.

«Cos’è successo, sorella? È tutto così confuso...» biascichi ancora intontita dall’impatto con il tronco, le dita che attorcigliano nervosamente una ciocca di capelli per l’irritazione causata da quest’amnesia: detesti sentirti impotente, ancor di più se si tratta di una lacuna che senti di non riuscire a colmare, abituata come sei ad avere tutto sotto controllo. Ti sorrido bonaria e ti accarezzo la guancia con il dorso della mano, poi avvicino il mio viso al tuo orecchio e ti rassicuro.

«Nulla di grave, Morgana, si è trattato solo di un piccolo incidente durante l’allenamento: hai dimostrato di avere una particolare inclinazione verso l’aria, tuttavia non sei ancora in grado di controllarla a dovere. Non temere, con un po’ di pratica affinerai la tua abilità!» mento per proteggerti dalla dura verità, in fin dei conti non mi crederesti: hai evocato un incantesimo così potente che nemmeno io saprei come spezzarlo, il che dimostra che c’è qualcosa di speciale in te, anche se non so dire di preciso cosa sia. Faccio per andarmene, ma la tua mano scatta verso il mio braccio, trattenendomi.

«Puoi restare qui con me stanotte? Non voglio più stare da sola...» mormori con un certo imbarazzo, guardandomi negli occhi con una dolcezza che mai hai rivolto verso di me; incapace di resisterti, mi stendo al tuo fianco e poso delicatamente le mie labbra sulle tue, mozzandoti il respiro e spiazzandoti.

«Buonanotte, sorella» ti soffio sulla bocca per poi scostarmi e lasciarti poggiare la testa sulla tua spalla; tu sorridi compiaciuta e ti accoccoli tra le mie braccia, la mente rivolta al nostro sodalizio e alla fulgida vendetta che si apre davanti a noi come un fiore. Sotto le palpebre, tre immagini si susseguono ininterrottamente, accompagnando la tua coscienza oltre i confini della veglia: il teschio, inossidabile vessillo del tuo riscatto, il pugnale di Nimueh, il cui potere inebria ancora ogni fibra del tuo essere, e una margherita, piccolo fiore trasportato dal vento della tua furia.

  
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