CAPITOLO 1

14.09.14

Lo ricordo come fosse ieri.
Era domenica.
Quel giorno aiutavo la figlia di un’amica di mia madre a finire i compiti delle vacanze. Chi è che non si è ridotto all’ultimo per finirli almeno una volta nella vita? Beh lei lo fa tutti gli anni, e poi vuole essere aiutata perché non ricorda come si svolgono alcuni esercizi.
E adesso sto divagando, lo so.
Dicevo, era domenica. Pomeriggio, per la precisione. Stranamente al cellulare avevo la suoneria bassa, per di più senza vibrazione. È stato per quello che fortunatamente non l’ho sentito quando è arrivata la chiamata.
Sì, fortunatamente, perché se l’avessi sentita e avessi risposto, tutto quello che ne è successo non sarebbe mai, per l’appunto, successo.
Fatto sta che mentre Angelica-mi-riduco-all’ultimo-per-far-impazzire-Marika rispondeva a delle domande di comprensione del testo - avrò sicuramente qualcosa che non va, ricordo perfino questo! - io ho controllato il cellulare. E indovinate? C’era una chiamata persa da un numero che non conoscevo.
Ora, una persona normale avrebbe lasciato perdere, pensando che se ci fosse stato qualcosa d’importante avrebbero richiamato, no? Io no. Poteva mai essere così semplice?
Ho inviato un messaggio, un semplice Chi sei? al quale sinceramente non mi aspettavo una risposta, come al contrario è successo: ciao sono Ale, ti ho chiamato per sapere se stasera ci sei per la pizza che abbiamo organizzato con gli altri. Di ‘Ale’ ne conoscevo, ma con nessuno si era parlato di organizzare una pizza, così ho chiesto Ale chi?
La sua risposta? È stata più o meno questa: Alexsander! Conosci qualcun altro con un nome da ‘Beautiful‘?
No, non ho scritto male il suo nome, è proprio quello. Ed è un bel nome, a me piace tanto, ma a lui no, per niente. Dice che è troppo complicato, e a lui bastava anche un semplice ‘Alessandro’. In realtà in seguito mi ha raccontato che il nome l’ha scelto sua madre, che è tedesca.
E niente, non ricordo parola per parola cosa ci siamo detti dopo, fatto sta che quel pomeriggio è iniziato tutto.
Abbiamo iniziato a parlare così, di tutto e di niente.
Mi ha detto che ha ventuno anni, vive a Sondrio e lavora come magazziniere - proprio l’aspirazione della mia vita, guarda! ha detto.
Io gli ho detto che ho diciannove anni, vivo a Bari e mi sono presa un anno sabbatico dallo studio.
In quel periodo su Whatsapp avevo come immagine del profilo una foto che ritraeva me con in braccio una bambina. Era mia sorella. Di poco più di un anno. Quando gliel’ho detto è rimasto senza parole, e a ragione, come chiunque quando sa che ho una sorella così piccola. Dopotutto non si vedono tutti i giorni sorelle con diciotto anni di differenza, no?
Ci siamo salutati dopo un po’. Prima però lui mi ha chiesto se volevo che mi scrivesse anche il giorno dopo. Quel giorno, dopo la sua domanda, e la mia conseguente risposta, non avrei mai pensato che Alex ed io saremmo arrivati al punto in cui siamo ora.
Ha continuato a chiedermelo ogni sera per un po’ di giorni, e la mia risposta è sempre stata la stessa: sì.
Nei giorni a seguire abbiamo iniziato a parlare sempre di più e sempre più spesso. E la situazione è peggiorata - nel senso buono del termine, sia chiaro - quando mi ha rivelato che voleva sentire la mia voce.
Mi ha chiesto se poteva telefonarmi.
Secondo voi cosa potevo rispondere?