Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Lachiaretta    19/03/2015    23 recensioni
Amelia River, dopo quattro lunghi anni torna a New York per frequentare la Columbia University. Era scappata da un passato che non riusciva ad affrontare, ma soprattutto dimenticare. Nonostante tutti i suoi sforzi però questo passato tornerà a bussare alla sua porta, inghiottendola completamente.
Cattivi ragazzi, corse illegali, auto illegali, scommesse, sesso, droga e alcol.. ma soprattutto lui, Jake Haiden.
QUESTA STORIA PRENDE SPUNTO DALLA TRAMA DI GOSSIP GIRL, IN PARTICOLARE I PRIMI EPISODI, E DA FAST AND FURIOS. LEGGETE L'AVVISO IN APPENDICE AL PRIMO CAPITOLO PER TUTTE LE INFORMAZIONI AL RIGUARDO.
PRIMI CAPITOLI IN REVISIONE.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




 
CAPITOLO 29
 
 
 


 
Sono passati due giorni dal nostro incontro e da quella sera non ho più incrociato Jake anche se è stato impossibile non sentir parlare di lui, il bellissimo cardiochirurgo che sta facendo strage di cuori per l’intero ospedale.
 
 
 
Dopo averlo visto fuggire insieme al suo seguito di adepti in camice bianco non sono riuscita ad attendere un solo istante prima di chiamare Josh e raccontargli l’accaduto. Lui sembra turbato quasi quanto me dal suo ritorno, infondo l’ultima volta sono arrivati alle mani. Inoltre teme che la presenza del mio ex possa destabilizzarmi, esattamente come ogni volta che è entrato a far parte della mia vita.
 
“Mia tutto ok?” Risponde dopo solo due squilli preoccupato per la mia chiamata improvvisa, infondo ci siamo salutati solo venti minuti fa.
 
“Non proprio. Ho appena incontrato il cardiochirurgo che opererà mio padre.” Sbotto poggiando le spalle al muro del corridoio e lasciandomi lentamente scivolare fino al suolo.
 
“Bene… avevo capito non sarebbe arrivato prima di domani! Ma allora perché questo tono? Cosa c’è che non va?” Sembra chiaramente confuso, d’altronde non può nemmeno immaginare quello che sto per dirgli.
 
“E’ Jake. Josh il cardiochirurgo è Jake.” Scandisco lentamente mentre poggio il mento sulle ginocchia accoccolandomi su me stesso e richiudendomi a guscio.
 
“No!” La mia rivelazione sembra aver shoccato Josh e per una manciata di lunghissimi secondi sembra non saper più cosa dire, esattamente come me. “Cosa ti ha detto? Vi siete parlati?”
 
“Niente! Non mi ha detto niente. Io sono riuscita a mala pena a pronunciare il suo nome e lui… lui ha prestato attenzione solo agli altri medici e ha detto a mia madre che terrà mio padre sottocontrollo, se non avrà altre ricadute nelle prossime quarantotto ore procederà con il primo intervento. Poi se ne è andato senza più guardarmi in faccia o salutarmi.”
 
“Beh Mia, cosa avrebbe dovuto dirti? Volevi sentirti dire qualcosa?” Mi domanda secco Josh, chiaramente poco felice della mia reazione.
 
“No, ovviamente no. Però…” Balbetto presa alla sprovvista dalle sue parole. “Insomma è Jake, non credevo che l’avrei mai rivisto, non adesso almeno e non qui.” Un singhiozzo interrompe le mie parole, non ero preparata e questo periodo è decisamente troppo stressante per me.
 
“Dammi un quarto d’ora e ti raggiungo.”
 
“No Josh, stai tranquillo. C’è mia madre qui e mi sono portata qualche pratica. Ci vediamo domani.” Lo saluto cercando di tranquillizzarlo il più possibile.
 
“Va bene ma chiamami se avessi bisogno. Conosco Jake, probabilmente non si aspettava nemmeno lui di incontrarti ma sono sicuro che appena avrà metabolizzato la cosa verrà a cercarti. È pur sempre Jake infondo e voi due siete come due magneti, vi attraete e respingete a seconda dei poli, vale a dire il vostro umore. Mi raccomando chiamami e correrò da te.” Le sue parole riescono a strapparmi un sorriso, il mio cavaliere dalla scintillante armatura, pronto a difendermi contro tutto e tutti, rischiando di ritrovarsi nuovamente con un bell’occhio nero.
 
 
 
 
Questa notte sono riuscita a convincere mia madre a tornare a casa, ha bisogno anche lei di una doccia, di dormire e mangiare qualcosa che non si avvicini minimamente ad uno dei pasti confezionati della mensa dell’ospedale. Non può continuare a trascurarsi in questo modo o presto sarò costretta ad assistere anche lei. Ho dovuto insistere molto rassicurandola che non mi sarei allontanata un solo istante da lui e promettendole che l’avrei avvisata se ci fossero state novità.
Presto incominceranno la serie di operazioni necessarie per la riparazione dell’aorta danneggiata e la sostituzione della valvola mitralica deteriorata, forse già domani se non avrà ricadute questa notte. Jake ha detto che deve superare quarantotto ore in totale stabilità per poter intervenire, per questo le infermiere e gli specializzandi lo stanno monitorando dandogli la possibilità di tenersi alla larga dalla degenza di mio padre, non che la cosa mi dispiaccia.
 
Mi allungo sulla scomoda poltrona lasciando il fascicolo sul tavolino accanto e osservando mio padre che riposa indisturbato. Ad occhi poco informati potrebbe sembrare semplicemente addormentato ma ormai è in questo stato da quattro lunghi giorni e spero solo che Jake sia tanto bravo come dicono da permettermi di riabbracciarlo.
Guardo l’orologio per controllare l’ora, sono quasi le quattro del mattino, mia madre non mi raggiungerà prima di tre ore e io rischio di crollare tra le braccia di Morfeo da un momento all’altro se non bevo un caffè ma le ho promesso che non mi sarei allontanata per nulla al mondo. Mi alzo in piedi sgranchendomi la schiena e il collo indolenziti per le lunghe ore passate seduta, cosa potrà mai succedere se mi assento giusto il tempo per andare alla macchinetta?
 
Esco dalla stanza e ormai automaticamente percorro il corridoio principale lievemente illuminato dalle luci d’emergenza e completamente immerso nel silenzio, quando la mia attenzione viene attirata da una risata femminile troppo forte e del tutto fuori luogo che sembra provenire esattamente dalla zona ristoro. Svolto a sinistra verso la macchinetta del caffè rigirandomi tra le dita la moneta necessaria all’acquisto della mia bevanda preferita tuttavia mi blocco trovandomi di fronte Jake. Non è solo però, con lui c’è una donna che anche se di spalle riconosco immediatamente, l’infermiera di ieri, quella bella, più grande e soprattutto sposata. Ridono insieme ad una qualche battuta che non sono riuscita a sentire e inspiro profondamente quando l’ingorda mano di lei si poggia sul torace di Jake accarezzando i suoi pettorali scolpiti e soffermandosi giusto all’altezza del cuore. E lui ovviamente la lascia fare, si lascia toccare da quella donna e sembra fargli persino piacere. E perché non dovrebbe? Non sta più insieme a me, ci siamo lasciati due anni fa ed è libero di fare ciò che vuole. Libero? Sto dando per scontato che lui sia single ma se non fosse così? Se ci fosse un’altra ragazza nel suo cuore adesso?
Inspiro ed espiro profondamente un paio di volte cercando di rimanere lucida e di controllare dall’improvvisa ondata di rabbia e gelosia che sembra avermi investita al solo pensiero di lui stretto tra le braccia di un’altra donna. Indietreggio di qualche passo senza riuscire a staccare gli occhi da loro ma decisa a rinunciare al mio tanto desiderato caffè, sfortunatamente incontro nel mio cammino una sfortunata specializzanda che mio malgrado travolgo e scaravento a terra.
Ma la dea bendata mai una volta dalla mia parte?
Il forte gemito di dolore della ragazza attira ovviamente l’attenzione di Jake e della sua nuova amica e appena li vedo avanzare verso di noi per accertarsi che la malcapitata non si sia fatta male l’unica cosa che riesco a fare è essere estremamente maleducata. Blatero alcune veloci scuse e corro letteralmente lontano da le incurante dei possibili danni che potrei aver causato.
 
Beccata.
 
Torno nella camera di mio padre e riprendo posto sulla poltrona nascondendo la testa tra le ginocchia. Cosa mi prende? Perché mi fa ancora quest’effetto vederlo con un’altra donna. Sono passati dieci anni e io di fronte a lui rimango sempre la stessa sedicenne insicura e innamorata.
Ma cosa sto dicendo?
Non sono più innamorata di Jake, no. Tra noi è finita e io non lo amo più. O forse si? Ok, almeno con me stessa devo essere sincera, una parte di me lo ama ancora.
 
«Posso?» Riconosco immediatamente il suono della sua voce. Alzo lo sguardo interrompendo il mio monologo interiore e me lo ritrovo appoggiato allo stipite della porta, mi fissa divertito e so che sta trattenendo a stento il suo ghigno maligno.
 
Annuisco indicandogli il letto su cui mio padre riposa beato, sicura che sia qui per visitarlo, ma lui si avvicina a me allungandomi un bicchiere fumante.
 
«Cappuccino al cioccolato, non hai cambiato i tuoi gusti vero?»
 
Scuoto il capo prendendo tra le mani la bevanda gentilmente offerta dal mio ex fidanzato, stando ben attenta a non entrare in contatto con la sua mano, sicura di non riuscire a sopportarlo. «Grazie.» Balbetto imbarazzata. «Come sta quella ragazza?»
 
Jake scoppia a ridere sonoramente ripensando alla povera sfortunata che ho letteralmente travolto per scappare da lui. «Si riprenderà. Nulla di rotto, era solo un po’ stordita dopo lo scontro con l’uragano Mia. Sei piccola ma quando vuoi…» Mi deride accomodandosi sulla poltroncina accanto alla mia e spingendomi delicatamente la spalla in segno di scherno. Nell’istante in cui il suo palmo aderisce alla mia pelle nuda però il mio cuore sussulta e sono sicura di aver saltato un normale battito.
 
«Non volevo disturbare..» Gli rispondo amaramente sorseggiando il caffè bollente e raccogliendo ancora una volta le ginocchia al petto, il mio totalmente inutile scudo. Perché giusto stasera ho mandato a casa mia madre?
 
«Disturbare?» Mi fa eco sollevando il sopracciglio destro stupito. «La tua immaginazione sta viaggiando come sempre più del dovuto.»
 
«E del lecito. Ho sentito dire che è sposata.» Continuo maligna sicura che l’avvenente infermiera abbia tralasciato questo importantissimo particolare.
 
«E tu cosa ne sai?» Jake ride ancora sgranando gli occhi per la sorpresa, chiaramente all’oscuro della relazione sentimentale della sua nuova amica. Colpita e affondata.
 
«Le infermiere chiacchierano.» Rispondo alzando le spalle e sorridendogli a mia volta.
 
Quanto mi è mancato il suono della sua voce, il dolce rumore della sua risata, l’azzurro limpido dei suoi occhi. «Come stai?» La domanda esce spontanea dalla mia bocca curiosa di sapere qualcosa di lui dopo due anni di lontananza.
 
«Bene, adesso sto bene.» Comincia ponendo l’accento sulla parola adesso. «Non ti nego che i primi mesi non sono stati affatto facili ma il lavoro mi ha aiutato. Ho ultimato la specializzazione e superato l’esame per diventare strutturato con il massimo dei voti.»
 
«E come sei diventato il miglior cardiochirurgo degli Stati Uniti?» Continuo decisa a mantenere la conversazione sull’ambito lavorativo ed evitando accuratamente quello sentimentale.
 
«Il migliore?» Ride ancora sonoramente spettinandosi i capelli con la mano destra. «Sono bravo ma non così tanto, o almeno credo. Ho avuto la fortuna di partecipare agli studi della dottoressa Yang e la possibilità di approfondire tecniche fino ad ora quasi sconosciute.»
 
«Non dirmi così. Devi operare mio padre, voglio credere che tu sia il migliore.» Lo contraddico ironica ma con un velo di tristezza nella voce che non riesco a nascondere.
 
«Beh mettiamola così allora, su questo tipo di intervento sono praticamente il migliore.» Mi rassicura poggiando la mano destra sulla mia spalla e costringendomi ad incontrare il suo sguardo serio e incoraggiante. «Andrà tutto bene Mia. Sono contento che tu abbia fatto pace con i tuoi.»
 
Sospiro profondamente inebriandomi del suo profumo al punto che sono costretta a fingere di dover buttare il bicchiere di carta pur di alzarmi e allontanarmi da lui, dal suo odore talmente carico di ricordi da farmi girare la testa.
Scrollo le spalle piegando lievemente gli angoli della bocca. «Pace? Non proprio ma forse siamo sulla buona strada, mia madre mi ha chiamato per la prima volta quattro giorni fa per dirmi che mio padre aveva avuto un infarto e da allora non ci siamo più allontanate.»
 
«A proposito, volevo scusarmi per l’altra sera. Mi aveva già abbastanza turbato lo scoprire che il paziente fosse tuo padre e quando mi sei piombata davanti… diciamo che non me lo aspettavo.» Sussurra abbassando lo sguardo da me evidentemente imbarazzato.
 
«Beh hai reagito sicuramente meglio di me che ho disseminato le mie pratiche per l’intera stanza, ho passato l’intera notte a rimettere i documenti nei giusti fascicoli.» Rido per sdrammatizzare senza riuscire comunque a guardarlo a mia volta. «È comprensibile Jake, non ci siamo più visti per quasi due anni.»
 
«Questo non è del tutto vero...» Mi corregge mordendosi il labbro inferiore con forza, quasi pentito per aver pronunciato quelle parole.
 
«Cosa? Quando?» Domando tornando a sedermi accanto a lui e portando le ginocchia al petto.
 
«Qualche ora prima, davanti alla procura. Ero fermo al semaforo e tu hai attraversato la strada con Josh. Continuavi a guardarmi o meglio a guardare la mia auto.» Spalanco gli occhi riportando alla mente quel preciso istante di due giorni prima quando sono rimasta ammaliata dalla bellissima auto sportiva.
 
«La Porsche 911 nera, eri tu?» Lo fisso sbalordita mentre lui annuisce orgoglioso. «Carogna sai che è la mia auto preferita!» Mi lamento colpendogli il braccio con un leggero pugno.
 
«Ahi!» Si lamenta massaggiandosi la parte di cute colpita, neanche gli avessi fatto così male. «Te l’ho mostrata io, non ho una sorta di diritto di prelazione?»
 
Scuoto il capo indecisa se rispondergli o meno. Prelazione? Quando avrà imparato questa parola e soprattutto da chi? «Allora sei tornato a New York?» Domando invece dopo un interminabile e pesantissimo silenzio.
 
«Si, sono tornato.» Annuisce portando lo sguardo dritto davanti a sé ed evitando accuratamente il mio. «In verità era già da quasi un anno che mi corteggiavano per questo posto ma ho rifiutato tutte le loro proposte. Tutto ma non New York. È stata la dottoressa Yang a convincermi a partire, o accettavo questo lavoro o mi avrebbe spedito a disinfettare ascessi anali. Certo che non avrei mai nemmeno immaginato di trovarmi tuo padre come primo paziente.»
 
«Tutto ma non New York?» Ripeto stizzita allungandomi sulla sinistra per allontanarmi il più possibile da lui. Non può avermi detto sul serio una frase del genere. «E se avessi saputo che era mio padre non saresti tornato?»
 
«No! No!» Si affretta a rispondere agitando la mano per accentuare la negazione. «Sarei tornato ugualmente, mai avrei pensato di trovarti al suo capezzale.»
 
«Quindi mi stavi evitando?» Sbotto nervosa sollevandomi dalla poltroncina e iniziando a camminare avanti indietro dalla porta al letto per poi tornare alla porta. Cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia, non nasconderti dietro inutili giri di parole, non tornavi a New York a causa mia.
 
«Secondo te?» Ride scettico alzando gli occhi al cielo. «Sono due anni che evito qualunque tipo di contatto con te, da quando ho messo le mani addosso ad uno dei miei migliori amici che a quanto pare ti stava nascondendo da me nemmeno fossi stato il peggiore dei fidanzati.» La sua voce si alza di un paio di toni, la nostra conversazione pacifica e matura sembra essere andata a farsi benedire. «Non ho nemmeno più rivolto la parola a Robert, Micheal o qualcuno degli altri pur di non sentire il tuo nome che inevitabilmente faceva capolino in qualunque conversazione, QUALUNQUE.» Jake si copre il viso con entrambe le mani e inspira profondamente un paio di volte, alla ricerca della calma sparita. «Sono stato costretto a smettere di leggere la cronaca locale dal giorno in cui la tua foto è stata pubblicata in prima pagina, viceprocuratore. Per quanto ci provi...»
 
Fisso incredula il mio ex fidanzato che sembra non trovare più una sola parola per terminare la sua frase, non sapevo che anche lui avesse allontanato gli altri esattamente come me e per lo stesso motivo, ma io almeno ho avuto Josh al mio fianco, l’unico a conoscere tutta la verità. «Tu? Tutto questo per me?»
 
«Puoi biasimarmi? Te ne sei andata così, senza nemmeno una spiegazione e non hai più voluto vedermi. Hai perfino chiesto a Josh di nasconderti! Tu sei voluta uscire dalla mia vita, ti ho solo accontentata!» Sbotta nervoso colpendo con la mano sinistra lo stipite della porta, sta trattenendo la rabbia o quantomeno sta tentando. «Mia cavolo, sul momento ho reagito male, lo ammetto, ma avrei potuto accettare, sarebbe stato solo un anno. Non dovevi fuggire così ma a quanto pare è una tua abitudine.»
 
Accontentata? Reagito male? Abitudine? Ovviamente sottolinea solo ciò che gli fa comodo, non sei stata una vittima Jake, sei stato il mio carnefice e non te ne rendi nemmeno conto. «A quanto pare…» gli faccio eco imitando lo stesso tono sarcastico utilizzato da lui. «Nessuno di noi ha mai perso le sue abitudini! Com’era? Il lupo perde il pelo ma non il vizio?» Chiudo le mani a pugno affondando le unghie all’interno dei palmi per reprimere la voglia di colpirlo.
 
«E cosa vorresti dire? Mi vuoi fare una colpa perché dopo due anni rivolgo la parola ad una infermiera? Non ci stavo provando.»
 
Bugiardo.
 
«Lasciamo perdere Jake, non ho voglia di litigare ora e tantomeno qui.. Sei libero di fare quello che vuoi con chi vuoi, non sono più la tua fidanzata.» Mi riporto sulla poltroncina che da troppe ore sta ospitando il mio corpo stringendo le gambe al petto e nascondendo il viso all’interno delle ginocchia. Respira Mia, respira e non piangere. Non posso dargliela vinta, non ora che sento chiaramente i suoi occhi fissi su di me.
 
«Credo sia meglio che me ne vada!» Prosegue dopo un silenzio infinito.
 
La definizione di Josh ci calza a pennello, ci attraiamo e respingiamo come due magneti e sarà così per sempre. Abbiamo avuto il nostro momento Jake e l’abbiamo sprecato. No! Tu l’hai sprecato. Hai gettato il nostro amore, io mi sono limitata a chiudermi in me stessa troppo accecata dal dolore. Gli ultimi istanti della nostra relazione mi assalgono ancora una volta come non mi succedeva da molto tempo, trafiggendomi il cuore da parte a parte.
 
«Un'ultima cosa. È solo o accompagnato?»
 
La sua domanda mi riporta con piedi per terra e sono costretta a ripeterla mentalmente per cercare di coglierne il significato che ancora mi sfugge. «Chi?»
 
Jake sorride amaramente scuotendo la testa. «Non chi, cosa semmai! L'anello al tuo anulare sinistro. Ti sposi?»
 
Guardo sorpresa la mia mano sentendola improvvisamente pesante come se ci fosse un macigno al posto del meraviglioso zaffiro contornato di diamanti, identico a quello di Lady D, ora al dito di Kate Middleton. Apro e chiudo la bocca un paio di volte prima di riuscire ad emettere un solo suono, non avrebbe dovuto scoprirlo, non così almeno.
 
«Tranquilla Mia, non serve che dici nulla. I tuoi occhi parlano per te, non sono mai stati capaci di mentire.» Sbotta e dopo l’ennesimo interminabile silenzio sento i suoi passi allontanarsi e la porta sbattere. Quando finalmente trovo il coraggio di alzare lo sguardo ciò che mi ritrovo davanti è il nulla, una stanza è completamente vuota fatta eccezione per me e mio padre.
 
 
 
 
 
Tre mesi prima.
 
«Mia, forse è troppo presto, forse sto correndo troppo, ma è quello che voglio. In tutto la mia vita non ho mai amato nessuna come ho amato te e lo capisco dalla gioia che provo ogni volta che ti vedo sorridere, da quella sensazione di calore che provo quanto ti stringi a me, dal fatto che con te non è stato il miglior sesso della mia vita per quanto inaspettato.» Guardo il castano seduto dall’altra parte del tavolo mentre una lieve luccichio all’interno del bicchiere di Champagne che il cameriere mi ha appena servito attira la mia attenzione. «Ok, non stiamo insieme da molto e forse non l’abbiamo presa troppo seriamente ma ci conosciamo da tanto ormai e sono sicuro di quello che voglio.»
 
«Ma? Cosa stai dicendo?» Domando non credendo ai miei occhi e alle mie orecchie.
 
«Amelia io voglio passare il resto della mia vita con te, non come amico, non come collega di lavoro, non come amante quando fingiamo che a noi vada bene così. Io voglio passare il resto della mia vita con te. Non mi metterò in ginocchio perché non sono il tipo ma ti farò comunque quella domanda. Mia vuoi sposarmi?»
 
 
 
Ho detto di sì, ho accettato nonostante quasi ogni notte da ormai due anni mi sveglio di soprassalto dopo aver sognato Jake e la nostra spiaggia. Nonostante io sia consapevole che una parte del mio cuore appartenga ancora a lui. Ma anch’io merito di essere felice, di stare bene dopo tanta sofferenza e lui mi sta dando una valida alternativa, anche se forse non lo amerò mai abbastanza e con tutta me stessa. Non lo potrò mai amare con quella parte di me che quella notte è rimasta a Washington insieme a lui e al suo anello.
 

 
***
 
 
 
 
“Mia…” Josh mi risponde immediatamente, stava aspettando la mia telefonata. “Cosa è successo?”
 
“Jake è venuto a trovarmi, abbiamo parlato… e litigato.”  Gli confido cercando di mantenere un tono di voce tranquillo, non voglio che capisca quanto ancora ci sto male.
 
“Vuoi che venga lì, non dobbiamo parlarne per forza, possiamo esaminare qualche pratica insieme.” Continua Josh visibilmente turbato dalla mia rivelazione, mi conosce troppo bene, ormai è capace di leggermi nel pensiero anche attraverso il telefono.
 
“No, tranquillo. Voglio cercare di dormire un po’. Lui però…” Inspiro profondamente  appesantita da quel macigno che sembra non volermi abbandonare. “Josh lui ha visto l’anello, sa che mi sposo.”
 
“Gli hai detto anche con chi?”
 
Scuoto la testa prima di ricordarmi di essere a telefono e che lui non può vedermi, quindi biascico un “NO.”
 
“Bene, allora lascia che sia io a dirglielo. Non so come potrebbe reagire… e in fondo gli devo ancora un occhio nero.”
 

 
 
 
Angolo autrice…
 
Stavolta ragazze mie non dico nulla.. Lascio parlare voi e corro a nascondermi.
 
Grazie mille ancora per tutte le bellissime recensioni.
Un abbraccio.
Lachiaretta.
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
Leggi le 23 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Lachiaretta