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Autore: Poisonous chaos    20/03/2015    2 recensioni
Non c'è niente di meglio di un po' di autocommiserazione su pagine bianche. D'altronde, chi meglio di un pezzo di carta può mantenere il silenzio? Il silenzio.. Agh, magari riuscissi a stare zitta come la carta. Probabilmente avrei qualche problema in meno.
Ciancio alle bande, questa è la mia vita. In un diario di bordo. Sì, perché è una lotta alla sopravvivenza. Una lotta per restare in piedi. Una lotta per non cadere. O per rialzarsi dopo aver toccato il fondo.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Giorno 1
 



Sii il capitano della tua anima.
Eccomi, il Capitano in persona. La mia nave, bandiera nera levata al vento, solca un mare d'inchiostro tra nuvole bianche e penne a sfera con sopra scritto il nome di qualche azienda sconosciuta o farmacia dal nome impronunciabile. Una di quelle penne che funzionano due volte, poi le smonti preso da un momento di noia, la molla cade e addio. Muoiono. Tanto la molla non riuscirai mai più a trovarla.. chissà dove si è nascosta. Forse dietro a quel mobile che non spolveri da anni. No, sto divagando. 
Dicevo, sto guidando il mio veliero che crolla su se stesso verso quella prigione di corpi flaccidi più comunemente conosciuta come scuola. Sì, proprio là, dove dicono di promuovere l'istruzione, l'educazione, la morale e poi ti trovi un preside dal faccione sporco d'olio di panino, con un caffè -ovviamente non si è alzato lui per prenderlo- tra le mani e i piedi sulla scrivania. Ovviamente, lui è solo uno dei tanti animali da circo che conosco. Di loro, lo prometto, parlerò.

Autobus. Che dire, niente di particolare. Strade che vanno in malora, buche ovunque, seggiolini sporchi, sballottamenti da una parte all'altra, vetri appannati, odore di chiuso e muffa. Il posto peggiore di questo mondo che sa offrire un posto tranquillo, personale, per poter riflettere. Un po' come la doccia. Solo che qua, se ti addormenti a bocca aperta, qualcuno ti scatta una foto e ti sputtana su tutti i social network. Vi siete mai addormentati nella doccia?
Devo aggiungere un promemoria, devo scrivermelo sulla fronte, non devo divagare.
Seduta su quel maledetto seggiolino inizio a pensare; cuffie alle orecchie, testa appoggiata al vetro, un amico davanti a me che di tanto in tanto mi picchietta il ginocchio per raccontarmi qualcosa. Routine di tutte le mattine. Solo che oggi, ho più sonno di ieri. 
Fermata; il pullman riparte mugolando come un vecchio cane zoppo che non riesce più a reggersi in piedi; nuova fermata; arrivo
Ed eccola, la mia scuola, il mio carcere, la città dell'ipocrisia. Più la guardo e più mi ricorda una puttana di vecchia data, con il rossetto sbafato, gli occhi ricoperti da ombretto nero pesante, le costole che si vedono da sotto il corpetto di pelle e la minigonna che ostenta due gambe troppo magre e una camel tra le labbra. Sì, una di quelle che ormai, il suo lavoro l'ha finito da tempo, ma che si è talmente abituata a farlo che non può fare a meno, ogni tanto, di tornare sulla strada a mostrare i glutei -ormai non più sodi come un tempo- a qualche camionista sposato. E poi, per i nuovi arrivi, i filetti di manzo al pepe verde, si mette in tiro come non mai, mostrando anche ciò che non ha. Ecco che agli open day, la mia scuola diventa una escort. Detto tra noi, una escort di poco valore. Anche io mi sono fatta ammaliare dalle labbra rosse e dalle belle parole della mia scuola. Non passa giorno senza che io non mi maledica una buona mezz'ora per questo.
Fuori, intorno alle mura dipinte con scritte incomprensibili, si ritrovano la maggior parte degli studenti che aspettano di entrare con una sigaretta -e non solo- in bocca, nonostanto il divieto di fumo. Passai -sempre con il mio amico del pullman di prima accanto- vicino ad un gruppo di ragazzine che avranno avuto sì e no 14 anni e il mio orecchio, che sia maledetto, non ha potuto fare a meno di captare una frase ricca di significato e talmente aulica da essere incomprensibile. 
No, ma ieri, Teo mi ha fatto fare un personal e poi mi ha messo le mani nelle mutandine! 
Rido. Rido di gusto, e la risata sgorga dalle mie labbra così impetuosa che penso abbia raggiunto anche il preside spaparanzato nel suo ufficio. Rido talmente forte, che la ragazzina in questione si gira verso di me con occhi languidi e azzurri, le guance arrossate e le sopracciglia corrucciate. Ups, la conoscevo. Ed è pure una mia vicina di casa. 
Il seguito lo racconterò la prossima volta, forse.
Come sempre, come di routine, la mia giornata è corsa fino ad ora, 20.23 di sera. 
Compito di latino, due chiacchere con gli amici, sigaretta, braccia coperte, pullman, casa, vuoto. 
Eh sì, sono il Capitano di una Nave fantasma che cade a pezzi e che non ha più senso di esistere, che si regge, però, ancora in piedi perchè non c'è niente di peggio che morire da vivi. 
Ogni giorno lotto affinchè queste stramaledette assi di legno restino insieme ancora un po'. I mozzi sulla nave però si ammutinano, si lanciano in mare e invocano leviatani, o qualsiasi bestia marina mitologica, per essere divorati. Tutto è meglio di stare su questa nave, dicono. Beh, non li biasimo. 
Il capitano non può abbandonare la sua nave, però. E io, non abbandonerò il mio derelitto nero, nemmeno per tutto l'oro del mondo. Affonderò insieme a lui, quando sarà giunta l'ora, e nessuno mi riconoscera e mi porterà per bocca come "colui che ha abbandonato la nave per primo e poi ha tenuto corsi antipanico all'università". Una vittoria, no?

Basta, ho confuso anche troppe menti ora. Spegnete i cervelli e fateli riposare davanti a qualche programma spazzatura. Alla fine, è a questo che servono, giusto?

Il Capitano va a far compagnia al mostro sotto al letto. 

Passo e chiudo.





Angolo del Caos
Vi chiedo un po' di pazienza.. è la prima cosa ufficiale che scrivo,
non sono bravissima e..come se non si fosse capito,sono caotica.
Se avete consigli,o pareri, scrivete, fa sempre piacere.

Grazie per aver letto/sopportato.

Poisonous Chaos.
   
 
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