Libri > Twilight
Ricorda la storia  |       
Autore: ForgottenSnow    15/12/2008    4 recensioni
Cosa succederebbe se Leah,il licantropo che prova maggior disprezzo nei confronti dei vampiri,finisse per innamorarsi proprio di uno di questi? Siate clementi,è la mia prima fanfic ^^ Ho scelto Leah come personaggio perchè è poco trattato,e ha una personalità interessante. Spero vi piaccia! Dal cap. 5 Chiusi gli occhi e presi un bel respiro: essere razionale era sempre stato il mio forte. Dovevo “soltanto” analizzarmi. Avevo avuto l’imprinting con quell’essere? Il destino non mi avrebbe mai fatto un torto simile… Poi, mentre la mia mente era invasa dalle sensazioni che mi provocava anche solo vederlo o sentirlo parlare, capii. Il destino sarebbe stato troppo buono se avesse deciso che io, Leah Clearwater, ero destinata a una vita con un Freddo. No. Avevo fatto tutto io. Non era l’imprinting, nessuno aveva deciso per me. Mi ero innamorata di lui solo perché io l’avevo voluto.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Eclipse
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo I

Leah, torna immediatamente indietro, non ti è permesso superare il confine!

L’imponente voce dell’alpha mi trafisse la mente e mi fece sussultare. Dovevo ammetterlo, avevo perso la cognizione del tempo: non sapevo per quanto tempo avessi corso, e non sapevo nemmeno quale direzione avessi preso. Tutto, pur di allontanarmi da Sam e da Emily.
Volevo continuare la mia corsa fino ad essere lontana da La Push e dalla riserva, ma fui costretta a piegarmi alla volontà dell’alpha e a frenare per ripercorrere i miei passi. Ero sicura però che Sam avesse captato ogni mio pensiero rabbioso e ogni mio desiderio di fuga e, almeno, ero contenta di potergli sputare direttamente nella mente tutto il mio odio e la mia ripugnanza nei suoi confronti.
Al contrario di quanto il branco pensasse, però, non mi ero allontanata così tanto solo per voglia di fuggire; avevo, certo, approfittato della situazione, ma i miei sensi erano all’erta e avevo trovato qualcosa per la prima volta in tre mesi di ricerche. Ero sicura che non mi avrebbero ringraziato, ma di certo sarebbero stati meno duri con me nel rimproverarmi.
Sentivo nella mia mente i loro pensieri avvicinarsi, farsi più nitidi; e infine li vidi: erano solo in quattro, e tra loro riconobbi subito il manto color ruggine di Jacob, che mi venne incontro per primo. C’erano poi Sam, Quil ed Embry, che gironzolavano nei dintorni annusando qualsiasi cosa.

Ce l’hai fatta, mi disse Jacob con il suo tono simpatico di sempre. Non era arrabbiato con me, almeno. Sbuffai in segno di assenso.
Muovetevi!, ordinò aspramente l’alpha, prendendo la via verso casa. Ricominciammo a correre l’uno al fianco dell’altro, mentre Jacob aumentava come un matto la velocità per provocarmi a rincorrerlo. Mi lanciai al suo inseguimento, tendendo al massimo i muscoli e sorridendogli in una specie di ringhio; tuttavia mi batté, anche se di poco. Ci fermammo tutti, io e Jacob con il fiato corto; ma io soprattutto.
Sbrigati, Leah; dobbiamo parlare.
Ancora la voce di Sam. Gli rivolsi uno sguardo carico di irritazione e mi spostai sul retro della casetta di Emily e Sam, mentre riprendevo le mie sembianze umane. Frugai tra i cespugli e recuperai un’enorme felpa che mi andava piuttosto larga e che mi ero premurata di sfilarmi prima della trasformazione, per evitare che qualcuno del branco potesse vedermi nuda. Infilai anche dei pantaloncini e delle scarpe da ginnastica, in modo da potermi muovere comodamente. Poi sbuffai, respirai profondamente, e feci nuovamente il giro della casa: il branco era interamente riunito dentro, seduto ad un ampio tavolo nell’ingresso: Sam era appoggiato al bancone e parlottava con Emily, interrompendosi ogni tanto per baciarla sulle labbra. Distolsi lo sguardo, infastidita, e presi posto al fianco di mio fratello.
- Non mi hanno permesso di andare con loro per venirti a prendere.- sbottò lui, infastidito.
- Già.- si intromise Paul, sbuffando. – E io e Jared siamo dovuti rimanere qui per fargli da balie.-
- Almeno vi siete tenuti fuori dai guai.- dissi, scrollando le spalle.
- Non si può dire lo stesso di te.- replicò improvvisamente Sam, intromettendosi e sedendosi a capotavola. – Ti ripeto, Leah, che ti è proibito superare il confine.-
- Non sono una succhiasangue!- ribattei, stringendo i pugni. – Il confine vale per loro, non per noi!-
- Vale per loro e per te.-
Mi misi diritta sulla sedia e lo fissai, piantando il mio sguardo nel suo.
- Perché? Dimmi perché mi stai accomunando ai Freddi!-
- Perché devi stare lontana da loro, chiaro?-
- Non ho alcuna voglia di stargli vicino.- replicai, arrabbiandomi. – Voglio solo andarmene a zonzo nella foresta, non posso?-
- No, Leah! Senti, sei ancora debole e con quella cosa in giro…-
Sentii il sangue affluire al cervello tutto in una volta e la rabbia assalirmi; mi alzai sbattendo la sedia per aria:
- Debole?! Mi ritieni debole!?- Dietro di me sentii le braccia di Jacob che mi tenevano ferma ma continuai a scalciare e a dimenarmi per sottrarmi a quella stretta. – Usciamo fuori, e avrai prova della mia debolezza!- urlai. – E lasciami, dannazione!-
- Fermati.- mi sussurrò Jacob all’orecchio, e io smisi di agitarmi e riacquistai la calma.
- Vedi!- mi disse Sam, appoggiando entrambe le mani sul tavolo con fare pratico. – Non sei capace di controllare la tua rabbia contro di me, figurarsi contro di loro…-
- Non sono una bambina.- sbottai, incrociando le braccia.
- E allora dammene prova e non comportarti come se lo fossi!-
Il branco intanto era in silenzio, senza sapere bene cosa dire: era abituato alle mie scenate. Era una sfida: ma una sfida lanciata con una punta di superiorità. Che la vincessi o meno, sarebbe stato lui ad avere la meglio, perché era lui ad avermela proposta, ed era lui il mio capo.
- Mentre facevo ciò che non dovevo fare…- cominciai, cambiando argomento e sedendomi di nuovo. -…Ho sentito qualcosa.-
- Qualcosa?- ripeté Paul, guardandomi accigliato.
- Qualcosa. Una traccia.-
- Di chi?- la domanda stavolta era da parte di mio fratello.
- Del Freddo. Di colui che stiamo cercando da tre mesi.-
Nella casa nessuno parlò; sorprendentemente, fu Jacob a interessarsi per primo. Mi aspettavo che fosse Sam a prendere la parola.
- Dov’è diretto?-
- A est.- risposi, portando il mio sguardo su di lui. – Ma non ne sono sicura, perché qualcuno non mi ha dato il tempo di assicurarmene…- Lanciai una frecciatina a Sam, che si mosse sulla sedia senza dire nulla.
- Sam, che si fa?- domandò Jared, voltandosi a guardare l’amico.
- Si ci mette in azione.- rispose lui, semplicemente. – Noi siamo tanti, lui uno.-
- Sarà necessario eliminarlo?- Jacob, da quando aveva stretto legami particolari con i membri della famiglia Cullen, iniziava a non sopportare l’idea di uccidere uno di loro, uno della specie di cui faceva parte anche la sua Nessie.
- Spero di no!- esclamò Seth; il mio discorso valeva anche per lui.
- Dipende dalle sue intenzioni. Ha già violato il patto una volta, non dimentichiamolo.- rispose Sam, assumendo un’espressione concentrata. Ricordavo il caos che aveva causato l’arrivo di quel Freddo a La Push; in fin dei conti non aveva ucciso nessuno, né provocato danni. Ma i vampiri non potevano entrare nella nostra riserva, era vietato.
- Andrebbe soppresso, come tutti quelli della sua razza.- intervenni, e tutti si voltarono sorpresi verso di me, soprattutto Jake e mio fratello: entrambi avevano dipinta sul volto un’espressione disgustata.
- Non possiamo colpevolizzarlo di nulla, magari fa parte dei clan amici dei Cullen.- replicò Jake a denti stretti.
- Infatti.- Sam mi lanciò uno sguardo di tralice. – Prima ci assicureremo che sia innocuo. Ma dobbiamo prima trovarlo; un passo alla volta.-
- Come ci organizziamo?- domandò Embry, che prendeva la parola solo quando si trattava di qualche missione.
- Non avrebbe senso andare tutti nella stessa direzione.- Sam si alzò e prese a misurare la stanza in lunghi passi, pensieroso. Tutti attendevamo un ordine, e concedevamo all’alpha tutto il tempo di cui avesse bisogno. – Io, Paul ed Embry lo seguiremo ad est. Jared, tu andrai con Quil e Seth verso ovest.-
Jake mi lanciò uno sguardo complice; sapeva cosa stava per dire Sam, e anche io. O, almeno, credevo di saperlo.
- Jacob, tu andrai a nord.- Lo sguardo di Sam si spostò su di me, come cercando di leggermi dentro; il mio corpo fu scosso da un brivido, era da tanto che Sam non mi guardava così. Anzi, era da tanto che Sam non mi guardava. – Leah, qualcuno dovrà pur rimanere di guardia qui.-
- Che cosa!?- sbraitai, alzandomi di nuovo. – Ti sembro un cane da guardia!-
Sentivo la forza mista a rabbia scorrermi nelle vene; strinsi i pugni e cercai di calmarmi per evitare la trasformazione.
- Sam, forse è ingiusto.- intervenne Jacob. – Non ne capisco davvero il motivo; scusami Seth, ma per me sei tu a dover restare di guardia qui. Leah potrebbe servirci, è lei che ha sentito l’odore l’ultima volta.-
Seth sbuffò senza replicare mentre io cercavo lo sguardo di Jake per ringraziarlo; tuttavia lui era molto concentrato su Sam e sulla reazione che quell’intervento da parte sua avrebbe potuto scatenare.
- Non metterti nei guai.- mi ammonì Sam. Io lo guardai, infastidita dal suo atteggiamento nei miei confronti; non ero una bambina, anche se lui non faceva altro che trattarmi come se lo fossi. Dovetti trattenermi per non ribattere e abbassai lo sguardo. – Verrai con me.-
- Preferirei andare con Jacob.- replicai, incrociando le braccia.
- Preferirei averti sotto controllo.-
Mentre io volevo allontanarmi il più possibile da lui, Sam insisteva per portarmi con sé; era una congiura o cosa?
- Diamine, Sam!- urlò Jacob, l’unico abbastanza forte da sovrastare la voce dell’alpha. Sam lo fissò, poi capì improvvisamente; abbassò lo sguardo, torturandosi le mani. – Seth, tu rimarrai qui e Leah… andrai con Jacob. Si parte domani mattina all’alba. Ora andatevene.- Sam si era arrabbiato, e nessuno del branco osò fiatare per ribattere; uscimmo tutti insieme dalla casa, mentre lui tornava dalla sua Emily.
- Te la sei cavata anche oggi.- scherzò Jared, mollandomi un pugno affettuoso sul braccio sinistro. Gli sorrisi appena, poi raggiunsi Jacob che si era fermato accanto al tronco di una poderosa quercia ai margini del bosco; aveva gli occhi chiusi e un’espressione rilassata. Immaginai stesse pensando a Nessie, e quindi feci per tornare indietro.
- Vieni qui Leah, lo so che sei tu.- mi chiamò, con un sorriso ironico. Tornai da lui, e infilai le mani nelle tasche, appoggiandomi anche io a un albero.
- Volevo solo ringraziarti.- gli dissi. – Grazie davvero, se non fossi intervenuto tu…-
- Oh, lo so.- Jacob aveva ancora gli occhi chiusi e le labbra curvate in un mezzo sorriso. – Sam a volte non si rende conto…-
Non ribattei. Sapevo come la pensava Jacob; per lui Sam soffriva molto per ciò che mi aveva fatto, ma era stato un gesto involontario, non dipendeva da lui. Non sceglieva lui con chi avere l’imprinting, e nemmeno io. Tuttavia, continuavo a considerarlo come un tradimento, e nessuno sarebbe riuscito a smentire la mia convinzione.
- Però ci sei tu.- dissi, e lui aprì gli occhi guardandomi: il suo sorriso si allargò ancora di più. Si scostò dall’albero e mi si avvicinò, circondandomi le spalle con un suo enorme e caldissimo braccio.
- Andiamo, Clearwater.- mi disse, stringendomi un po’ di più mentre prendevamo la strada di casa.
*
L’aria era gelida, ma non più di me. Avevo fame, non mangiavo da quelli che erano giorni; ero sicuro che se qualcuno mi avesse visto così mi avrebbe scambiato per una specie di fantasma o per uno spirito della foresta. Eppure non avevo avuto tempo per fermarmi a mangiare qualcosa. Sentivo di avere qualcuno alle calcagna, e l’odore non mi tranquillizzava: non era un umano, non era un vampiro. Non era nemmeno come me, l’odore dei miei simili sapevo riconoscerlo. Poteva sembrare quello di un animale, e ad un certo punto mi era venuta voglia di attaccarlo; la mia fame era accecante, stavo quasi per perdere la testa oltre che le forze. Tuttavia, ad un certo punto mi ero reso conto della leggera sfumatura umana di quell’essere… Inizialmente, bisogna puntualizzare, non era uno: erano otto. Otto flagranze diverse, otto potenziali pericoli per me. E non erano meno veloci di me, perché riuscivano a seguirmi benissimo, quindi possedevano sensi sviluppati quanto i miei. Mi ero cacciato in quel guaio a causa della mia voglia di avventurarmi in territori sconosciuti… Ero giunto, qualche giorno prima, in un piccolo paese sperso nei boschi, ma non era stata mia intensione. Il mio aspetto non era dei migliori, ma in quel momento lo era ancora di meno; indossavo i jeans, una maglietta bianca a mezze maniche e un paio di scarpe da ginnastica vecchie quanto me. Ora, era tutto lacero e sporco, compreso me e il mio viso.
Continuavo a correre, cercando di portare su una falsa pista l’unico elemento del gruppo, quello che mi stava ancora inseguendo. Mi ero diretto verso est, tracciando ogni arbusto, ogni albero con il mio odore, deciso poi a cambiare rotta per dirigermi verso ovest. Ad un certo punto ero stato costretto a fermarmi, tornare indietro e arrampicarmi su un albero prima che quel coso potesse raggiungermi; da lassù, nascosto tra le foglie, avevo finalmente capito chi erano i miei inseguitori: licantropi. Quello che correva sotto di me sul terreno, ignaro di me sull’albero, era un esemplare grosso più di un normale lupo, dal manto grigio con numerose sfumature: chiare per quanto riguardava la parte anteriore del corpo, mentre man mano che si ci avvicinava alla coda il colore diveniva sempre più simile al nero. Ad un certo punto il lupo si fermò, sollevando il muso e rizzando le orecchie; guaì, e io mi accigliai, interessato. Doveva essere successo qualcosa. Sentii la bestia ringhiare, poi frenare la sua corsa e tornare indietro, rallentando l’andatura. Tirai un sospiro di sollievo, mentre la fame, assopita dalla paura di qualche istante prima, tornava ad impossessarsi di me.
Scesi con un balzo dall’albero e chiusi gli occhi, abbandonandomi completamente ai miei sensi: il vento…il fruscio delle foglie…il suono delle gocce di pioggia che si muovono appena, rapprese sull’erba…poi qualcosa di più nitido. Strinsi gli occhi, concentrandomi; un animale. Cos’è? Un orso? Un cervo? …Ne scrutai ad occhi chiusi i movimenti, ascoltando i passi, i fruscii, ed individuandone la posizione. Si, era un orso. Era grande, ma si muoveva senza troppa convinzione: magari aveva captato il pericolo. Ma io non mi mossi, e non ero pronto per attaccare. Sentii l’orso avvicinarsi, avvicinarsi a me che sembravo una statua; avevo dimenticato perfino di respirare, e sarei potuto benissimo essere scambiato per una scultura dai jeans laceri. Uno scatto, un passo falso da parte dell’animale, e la mia fame traboccò. Aprii gli occhi, feci appena in tempo a riconoscere il suo manto scuro che gli fui addosso. Agii come al solito, forse con più avidità dato che non mangiavo da giorni. Un solo morso, ben mirato, e morì; non ebbe nemmeno la forza di ululare, nulla. Rimasi lì ad osservare il sangue dell’orso che scivolava sul pelo morbido a fiotti dalla ferita aperta da me; mi ci tuffai, senza pudore, senza preoccupazioni. Ero diventato come lui: un animale. E l’animale più forte vince quello più debole. Dopotutto è la natura.
Non mi soffermai sul fatto che io ero contro natura; e continuai a bere.
  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: ForgottenSnow