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Autore: ForgottenSnow    20/12/2008    5 recensioni
Cosa succederebbe se Leah,il licantropo che prova maggior disprezzo nei confronti dei vampiri,finisse per innamorarsi proprio di uno di questi? Siate clementi,è la mia prima fanfic ^^ Ho scelto Leah come personaggio perchè è poco trattato,e ha una personalità interessante. Spero vi piaccia! Dal cap. 5 Chiusi gli occhi e presi un bel respiro: essere razionale era sempre stato il mio forte. Dovevo “soltanto” analizzarmi. Avevo avuto l’imprinting con quell’essere? Il destino non mi avrebbe mai fatto un torto simile… Poi, mentre la mia mente era invasa dalle sensazioni che mi provocava anche solo vederlo o sentirlo parlare, capii. Il destino sarebbe stato troppo buono se avesse deciso che io, Leah Clearwater, ero destinata a una vita con un Freddo. No. Avevo fatto tutto io. Non era l’imprinting, nessuno aveva deciso per me. Mi ero innamorata di lui solo perché io l’avevo voluto.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Eclipse
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Oooooook qst è il secondo capitolo :D Non so qnt piaccia qsta fanfic, è la prima ke faccio quindi probabilmente farà skifo e mi dovrei ritirare xD quindi si accettano ogni tipo di commenti ^^
spero ke vi piaccia, baci ^^







Capitolo II


Quella notte dormii poco e male, come sempre nell’ultimo periodo; mi misi a sedere nel letto, spostandomi i capelli arruffati dalla fronte imperlata di sudore. Di nuovo lo stesso incubo: io che correvo nella foresta e sfrecciavano attorno a me tutte le coppie che fin’ora si erano create…Jacob e Nessie, Sam ed Emily, Paul e Rebecca, Jared e Kim, Quil e Claire… Mentre io rimanevo sola, e continuavo a correre. Ero sicura che io, in quanto unica femmina della mia specie, sarei rimasta anche l’unica senza un compagno: continuavo a pensare di essere solo uno strano scherzo della natura, e che probabilmente il mio dovere non era quello di contribuire affinché la specie non si estinguesse. Forse il mio destino era quello di scomparire per sempre, in modo che nessuno si sarebbe ricordato di me in futuro. Sentii le lacrime bruciarmi gli occhi ma le ricacciai indietro, alzandomi dal letto. Era quasi l’alba, ormai. Non sentendo il russare regolare di Seth nella stanza accanto, capii che lui si era già svegliato. Infatti, un attimo dopo, la porta della mia stanza si aprì e comparve lui sulla soglia, con sguardo intenditore.
Annuii e mi infilai alla svelta una canottiera e un pantaloncino al posto del pigiama, poi saettai al piano di sotto cercando di non far rumore: papà, da quando era morta la mamma, era diventato iperprotettivo e abbastanza paranoico. Non sapevo se dargli torto o ragione, dato il fatto che sia io sia Seth eravamo licantropi che combattevano contro vampiri assetati di sangue e giù di lì.
- Non hai fame?- mi domandò Seth, quando comparvi in cucina. Scossi appena il capo, poi gli feci segno di andare: era ora.

Trovammo gli altri riuniti fuori la casa di Sam, come sempre prima di una spedizione. Alcuni ridevano, altri si picchiavano in modo abbastanza rude, come ad esempio Quil ed Embry, ma tanto che si rompessero un braccio o il naso non aveva importanza, dato che dopo alcuni secondi era tutto apposto. Sam stava parlando con Jacob accanto alla casa a voce così bassa che nessuno di noi, nonostante il nostro udito formidabile,  riusciva a sentirlo. Attesi pazientemente che giungesse il momento di andare guardando il sole sorgere e inondare l’aria gelida del suo calore; ero così distratta che quando Sam parlò sobbalzai e lui mi guardò storto.
- Sapete cosa fare.- disse, dandoci il via. – Leah…- aggiunse poi, ma non completò la frase; non serviva, io avevo capito. Distolsi lo sguardo da lui e corsi sul retro della casetta, spogliandomi. Contrassi i muscoli mentre li sentivo allungarsi, mentre mi sentivo sollevare da terra e una soffice coperta calarmi sulle spalle. Mi stiracchiai e trotterellai da Jacob, che mi attendeva già trasformato sul limitare del bosco.
Pronta?, mi domandò, e la sua voce risuonò allegra come al solito nella mia mente. Annuii con il mio capo poderoso; tuttavia ero comunque più piccola rispetto agli altri, sembravo un cucciolo rispetto al lupo dal manto rossiccio che mi stava accanto. Jacob sapeva la direzione da prendere, e io mi fidavo di lui, così lo lasciai fare: ero ancora convinta che lui potesse essere un capo migliore di Sam, poiché era lui il vero alpha, e si era comportato magnificamente quando, qualche tempo fa, pur di proteggere Bella e la sua bambina si era allontanato dal branco. Ero contenta di averlo seguito e di aver agito così. Mi affiancai a lui, facendo leva sulle mie zampe; lo sentivo concentrato sulla direzione da seguire, così misi a fuoco anche io: eravamo nella foresta, e ci allontanavamo sempre di più alla destra della casa di Sam.
Corremmo per chissà quanto tempo, tenendoci in contatto con le menti degli altri che cercavano ovunque e ogni tanto con quella di Seth che gironzolava attorno la casa scodinzolando. Improvvisamente mi bloccai, avendo captato di nuovo quell’orribile odore tipico dei Freddi: tuttavia avevo colto, come l’ultima volta, anche qualche traccia in più in quel fetore. Ed ero sempre più convinta che non fosse un semplice succhiasangue.
Concordo con te, e suppongo di aver capito cos’è, mi disse improvvisamente Jacob, che probabilmente aveva ascoltato i miei pensieri. Rallentammo, prestando più attenzione al sentiero che percorrevamo.
Cosa pensi che sia?, domandai.
Non sono sicuro di poterlo dire con sicurezza…
Ci trovavamo a un bivio; la foresta si divideva in due. Io volevo andare a sinistra, avevo sentito un odore più forte e non ero completamente assuefatta all’odore dei vampiri, quindi avevo la capacità di sentirlo meglio, al contrario di Jacob che passava l’intera giornata in compagnia di quelli.
Dividiamoci, proposi, voltandomi a guardarlo. Gli accennai con il muso la via diritta davanti a me, e quella a destra. Lui afferrò al volo e, dopo avermi scrutato attentamente, accennò un mezzo sorriso animalesco e si mise a correre; io imboccai il viottolo a sinistra e raddoppiai la velocità, eccitata dall’odore e disgustatane al tempo stesso.
Sbucai in una radura; c’era solo qualche albero che copriva il cielo rendendo visibile solo qualche raggio di sole. Era lì, lo sentivo. Era lì e mi aspettava. Smisi di correre e iniziai a muovermi piano, contando i secondi, mentre sentivo il mio cuore battere così forte che sembrava volermi balzare fuori dal petto. Sentii un fruscio dietro di me e mi voltai, con un misto di paura ed entusiasmo: mi piaceva la battaglia. Non vedevo l’ora di cominciare, e volevo che uscisse allo scoperto.
Ringhiai per farmi sentire, mentre con gli occhi percorrevo l’intero spazio a me circostante.
*
Non aveva senso continuare a fuggire; non mi avrebbero mai lasciato in pace. E, prima o poi, quel lupo grigio mi avrebbe trovato. Me ne stavo acquattato dietro il tronco di un albero, con gli occhi chiusi per orientarmi meglio: lo sguardo mi era superfluo, non mi era di alcuna utilità. Avrei potuto uccidere ad occhi chiusi, come tempo fa mi era stato insegnato… Sentivo i passi del lupo sulle foglie secche, ma ora le sue dimensioni, viste da vicino, mi sembravano più aggraziate e femminili, compresi i suoi passi quasi silenziosi, silenziosi del tutto per qualsiasi banale umano.
Sentii il lupo ringhiare: mi invitava a farmi avanti, e lo capivo. Temevo solo uno scontro uno contro otto, ma non potevo tirarmi indietro a quell’affronto; mi feci coraggio, spalancai improvvisamente gli occhi e il mondo riapparve davanti a me. Stavolta vidi davvero il lupo annusare, scrutarsi attorno, agitare la coda e ringhiare; balzai fuori dal mio nascondiglio, senza fare rumore. Ma lui se ne accorse, e si voltò come un lampo verso di me, mettendosi in posizione d’attacco.
Sorrisi, prendendomi gioco di lui, e infilai le mani nelle tasche, scrollando le spalle.
*
Era balzato fuori dal nulla; silenzioso, ma non del tutto. E ora…cosa faceva? Si prendeva gioco di me? Lo guardai bene, cercando di focalizzare ogni suo particolare fisico per poter decidere se l’avevo già visto o no: viso di una bellezza non indifferente, come d’altro canto era quello degli altri vampiri, pallido come la luna e delicato quanto un sottile coltello di vetro. I capelli erano sparati ovunque, neri come la pece, le mani in tasca e i muscoli tesi, segno che, nonostante volesse apparire disinvolto, era preoccupato quanto me. Ma la cosa che mi fece immediatamente capire di quale creatura Fredda si trattasse fu il colore dei suoi occhi, gli occhi più strani che avessi mai visto: blu come il mare in tempesta, ma con delle sfumature in quel momento color miele scuro. Non era affamato, ma non era nemmeno sazio.
- Ci si rivede.- disse con voce armonica. Di tutta risposta ringhiai con rabbia. – Non vorrei parlare da solo…- continuò. Poi chiuse gli occhi, lasciando la frase in sospeso; mi preoccupai finché non sentii una strana presenza nella mia testa. Mi ci volle un momento a capire: quell’ibrido aveva penetrato la mia psiche. Mi dimenai nel tentativo di scacciarlo, poi lo attaccai violentemente; non c’era tecnica nelle mie azioni, lo sapevo, ma non riuscivo a coordinare i miei movimenti tanto ero spaventata da ciò che stava succedendo nella mia mente. Il mezzo vampiro scansò tutti i miei attacchi senza muoversi di molto, con il solito sorriso sulle labbra. Guaii, rimettendomi in piedi con irritazione, mentre scuotevo il capo con tutta la forza del mondo, come cercando di scacciare una pulce fastidiosa dall’orecchio.
- Non ti faccio niente.- mi rassicurò lui, con calma. Smisi di dimenarmi e lo guardai, furente. – Avverto la tua rabbia…Ma non capisco perché…-
Presi la rincorsa e tornai a scaraventarmi su di lui e stavolta lo colpii con una zampata che, tuttavia, non ebbe l’effetto sperato. Per lui fu come una carezza, ma non mi persi d’animo.
- Nervosetta…vero?- mi domandò, con un sorriso ironico; doveva aver appena scoperto che non ero un uomo. All’improvviso quella fastidiosa presenza che mi riempiva la mente scomparve, lasciandola libera. Spiazzata da quel gesto lo guardai, chinando appena il capo di lato. – Perché mi seguite?-
Non risposi e digrignai i denti, abbassando le orecchie e abbaiando.
- Non capisco come fare a comunicare con te.- spiegò. Lo guardai attentamente; non sembrava intenzionato a combattere, ma non persi la mia posizione di difesa. Sembrava molto più esperto di me, data la capacità di concentrazione che aveva dimostrato fino a quel momento. – Mi permetti di rientrare?-
NO!, avrei voluto gridare con tutte le mie forze, ma mi limitai a ringhiare. Lui sorrise, ironico.
- Allora parlo un po’ io, che ne dici?-
Lo fissai, indecisa e impassibile.
- Lo prendo per un si.- Il vampiro cominciò a camminare su e giù tra gli alberi, guardandomi di sottecchi mentre io lo fissavo incuriosita. – Mi chiamo Richard.-
Storsi il naso dinanzi a quel nome così fastidiosamente all’antica e lui sorrise, alzando le sopracciglia.
- Sai com’è, altri tempi…- disse, giustificandosi così. – Sono nato nel 1864 a Londra. Cosa ci faccio qui?- Quel vampiro sembrava leggermi nella mente, ma sapevo per certo che non era così. Mi stava dando le risposte alle domande che più avrei voluto porgli: - Voglia di fuggire.-
Da cosa?, domandò la mia mente. Ma lui non sentì e non rispose, anche se ero sicura che avesse inteso comunque la domanda ma preferisse non darmi una risposta.
- Be’…- sbuffò, sprofondando nuovamente le mani nelle tasche. – L’unica cosa che ho da dire, oltre queste, è che puzzi in modo non indifferente.-
Di tutta risposta sollevai una zampa e me la portai all’altezza del naso, chiudendo gli occhi con aria disgustata. Mai quanto puzzi tu!, avrei voluto rispondergli. Richard rise di gusto, mentre mi analizzava con gli occhi, quasi perforandomi.
- Perché mi inseguite?- domandò all’improvviso, puntando lo sguardo nel mio. Solo a quel punto ricordai che era mio nemico giurato quanto lo erano tutti gli altri della sua specie e tornai sull’attenti; poi sentii altri rumori, rumori familiari alle mie spalle. Uno dopo l’altro, comparvero i miei sei compagni di viaggio, e Jacob mi si affiancò immediatamente con un ringhio, cercando di farmi arretrare. Richard scattò e ringhiò anche lui, con fare particolarmente spaventoso. Sam avanzò e si pose davanti a lui, in posizione di attacco.
- Se devo uccidervi tutti qui, datemene motivo e lo faccio.- sibilò il vampiro, a denti stretti. Sarebbe potuto sembrare un po’ presuntuoso da parte sua, ma non potevo negare che forse sarebbe stato possibile.
Bisogna parlare con lui e spiegargli tutto, intervenne Sam nelle nostre menti. Leah, cosa ti ha detto?
Riportai la mia mente su quanto accaduto poco fa e lo condivisi con tutti; un momento di silenzio, e poi…Jacob abbaiò con tutte le sue forze, mentre pensava al momento in cui Richard mi era entrato nella mente.
Non mi ha fatto niente, gli dissi, stupendomi del fatto che stessi difendendo un vampiro che si era intrufolato senza permesso nella mia mente.
Lo spero davvero per lui, ribatté Jacob.
- Non voglio combattere contro di voi.- disse ancora Richard, facendo oscillare il suo sguardo su tutti noi e fermandolo per qualche istante in più su di me: per un attimo vidi come se le fiamme dorate stessero divorando l’azzurro dei suoi occhi e ne rimasi affascinata. Ma, appena mi resi conto dei miei pensieri, li misi da parte per evitare di svelarli involontariamente anche agli altri.
- Non ho attaccato la ragazza.- continuò il vampiro. – Non attacco le donne…- Smorfiosetta ironica. Ok, aveva esagerato; quella era la goccia che faceva traboccare il vaso, la diga che andava in frantumi e il fiume che straripava, ero io che mi lanciavo su di lui così velocemente da sbatterlo a terra e da tenerlo fermo piantandogli una zampa sul petto e ringhiando con tutte le mie forze.
Sam mi guardò storto, mentre Jacob emetteva uno sbuffo simile a una risata.
- Siamo suscettibili…- mormorò appena Richard, a voce così bassa che quasi non emise suono. Piantò i suoi occhi nei miei, completamente carbonizzati, mentre sorrideva scoprendo due canini luccicanti appena più lunghi del normale. Gli ringhiai contro per l’ennesima volta.
- D’accordo, l’ho capito che sarebbe divertente uno scontro con te…- mi disse. La sua pelle era dura, e in forma umana sarei stata più leggera di una piuma: ma così riuscivo a tenerlo fermo, anche se ero fermamente convinta che si sarebbe potuto liberare se avesse davvero voluto. Questo mi intenerì e mi innervosì ulteriormente al tempo stesso, e premetti ancora di più la zampa sul suo petto freddo.
Lascialo andare!, tuonò la voce dell’alpha. Io guaii per la forza assordante con cui l’aveva detto e mi spostai, arretrando lentamente. Dapprima Richard scattò in piedi con un balzo, poi mi guardò preoccupato; si preoccupava per me? Smisi di guardarlo ma anche di ringhiare, e abbassai il volto verso terra.
Ok, dobbiamo comunicare con quest’ibrido, ci disse Jacob. E sarò io a farlo, ho più controllo con questa specie…
Assassini, sibilai io e lui mi rivolse uno sguardo di ammonimento. Tuttavia Sam gli accordò il permesso e Jacob riassunse velocemente una forma umana: quella di un ragazzo alto e ben piantato, abbronzato e con indosso solo un paio di jeans corti ridotti a brandelli. Lui e Richard erano alti allo stesso modo e si fronteggiarono, squadrandosi da capo a piedi.
- Che fai da queste parti?- attaccò subito Jake, senza perdere tempo.
- Ho bisogno di un luogo dove mettermi al sicuro.-
- Al sicuro da chi?-
- Se permetti…- iniziò Richard, alzando appena un sopracciglio. -…Vorrei tenermelo per me.-
- No, invece. Sei entrato in territorio proibito, quello fuori dalla riserva è marcato dai Cullen.-
- Ne ho sentito parlare…- annuì il vampiro, perdendosi improvvisamente nei suoi pensieri.
- Non vogliamo morti da queste parti, in particolar modo oltre il confine.-
- Di che confine si tratta?-
Il branco ascoltava in silenzio il discorso dei due, concentrandosi al massimo: io, più che concentrata su ciò che si dicevano, lo ero sul mezzo vampiro e sui suoi atteggiamenti.
- Voi succhiasangue non potete oltrepassare il confine della riserva di La Push e dintorni.-
Richard sembrò disgustato da quella trattativa per lui assurda.
- Perché?-
- Non vogliamo morti, ibrido.- rispose freddo Jacob, stringendo i pugni.
- Ibrido?!- Richard lo guardò male, ma al contempo sembrava divertito. – Parla l’uomo-cane.-
- Attento a ciò che dici…-
- Figurati.- risolse velocemente il Freddo, noncurante. Noi lupi tornammo in posizione di attacco, indecisi e senza capire.
- Devi andartene veloce come sei venuto.-
- Proprietà privata?- domandò ironico.
- Si.- rispose laconico Jacob. – Non ci vorrà molto a farti fuori.-
- Scommettiamo??- ribatté prontamente il vampiro, sorridendo; i canini scintillarono, contribuendo a un’immagine già troppo irreale e fantastica. Sam ringhiò forte, Embry abbaiò e Jared si fece più avanti; Quil rimase fermo, le zampe piantate sul terreno e l’espressione contratta, mentre Paul, al mio fianco, muoveva nervosamente la coda.
- Non voglio combattere, non vogliamo ucciderti; vogliamo che tu te ne vada.-
- Con chi è stato stipulato l’accordo? Con questi Cullen?-
Avevo sentito pronunciare tante volte quel nome e mi aveva sempre suscitato un profondo disgusto, ma detto da lui assumeva tutt’un altro aspetto.
- Dai nostri avi; cacciavano in queste terre cent’anni fa.-
- Non ho mai cacciato nelle vostre terre.-
- Niente morti; per stragi umani si prega di rivolgersi altrove.- ironizzò Jacob, imitando la voce di un ipotetico altoparlante. Lui sorrise appena, distogliendo lo sguardo.
- Non ho ucciso, e non ucciderò. Vorrei solo poter venire e andare quando voglio.-
- Suppongo che non te lo possiamo concedere.-
- Non capisco…-
- Ascolta bene, succhiasangue; è così, i patti non cambieranno certo per te.-
- Allora abbiamo messo le cose in chiaro.-
- Non del tutto.- puntualizzò Jacob, e io mi incuriosii. – Dobbiamo parlarne con i Cullen; non puoi accedere alla nostra riserva, ma se vuoi rimanere lì… Insomma, il territorio è già loro.-
- Capisco…- Richard assunse uno sguardo pensieroso. – Ne parlerò con loro, allora.-
- Non vorrei che ti vedessi addosso dieci vampiri tutti insieme, quindi prima li avvisiamo noi.-
Il Freddo sbuffò, incredulo:
- Hanno bisogno di annunciatori? Oppure voi siete i cani da guardia?-
Stavolta ringhiai anche io con il branco, mentre Jacob si stava trattenendo per non mollargli un pugno in pieno volto.
- Vattene, finché sei in tempo.- sibilò, amaro. Anche Sam a quel punto prese sembianze umane, anche lui vestito esattamente come Jacob; anzi, svestito. Richard alzò le sopracciglia guardando Jacob, poi si girò verso di me e chiuse gli occhi per un attimo; ed ecco che la risentii. Ma era qualcosa di diverso, era come se qualcuno bussasse alla porta e dovessi decidere io se aprire. Non era un’intrusione, era una richiesta. Aprii cautamente la porta, e pian piano sentii la presenza di Richard scivolare lentamente nella mia mente.
Ci rivedremo presto, mi sussurrò con voce dolce.
Si…, riuscii a dire. E in un attimo la mia mente ritornò la stessa, piena soltanto dei miei pensieri ma vuota di lui.
  
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