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Autore: Umiko    22/03/2015    7 recensioni
"Lotus Hotel, il paradiso al giusto prezzo".
Nico sviene davanti al Lotus Hotel e viene ospitato dal suo gestore, Percy.
Ma sarà davvero un paradiso?
***QUESTA FANFICTION E' UNA TRADUZIONE. TUTTI I DIRITTI VANNO ALL'AUTRICE ORIGINALE. LINK ALL'INTERNO.***
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Percy Jackson
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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E così ci siamo. E' l'ora del capitolo tanto atteso.
Innanzitutto, scusate per l'attesa infinita. Il mio computer fa partire gli aggiornamenti di Windows da solo e ci ha messo una vita -.-"
Seconda cosa: preparatevi ad un mix di alcune delle scene più cruente e più dolci di questa fanfiction. Le troverete tutte in questo capitolo.
Ovviamente, devo ringraziarvi per le meravigliose recensioni precedenti (a cui risponderò a breve, causa poco tempo :C). Anche se, dopo aver letto questo capitolo, non credo sarete mai più gli stessi... 
Ok, non esageriamo XD
Lascio rapidamente i soliti link (Children of Loss, Chapter 15 e XTheSonofHadesX) e vi auguro una bellissima lettura!


*



























Mentre la musica continuava, Nico si muoveva con gli altri Bambini Sperduti. Venerdì era finalmente arrivato, e si stava finalmente abituando. Apollo aveva lavorato con lui a partire dalle basi, cercando di insegnarli una routine specifica per quella sera, ed era sollevato di star riuscendo a mettere insieme le mosse.
Si portò le mani tra i capelli e intorno alla testa, infilandole nelle ciocche scure e scompigliandosi la capigliatura con un'espressione seducente. Era così strano, per lui, ma gli altri gli avevano detto che era normale, all'inizio. La cosa importante era riuscire a far finta di essere a proprio agio con quello che stava facendo.
Nico si spostò a sinistra e fece scivolare la gamba destra sul pavimento, trascinando le mani sulle cosce. Seguì i movimenti dei Bambini Sperduti mentre roteavano e si afferravano il fondoschiena. Si picchiettò il polso e schioccò le dita come gli avevano detto di fare. Si calò sul pavimento, come gli altri, alzando la gamba in aria. Aveva già perso la maglietta e i pantaloncini, a quel punto, ed era rimasto in biancheria.
La porta della palestra si aprì, rivelando Percy. Nico non poté evitare di ammirare il suo abbigliamento. Indossava una maglietta grigio scuro che aderiva perfettamente al suo petto, mentre la metà inferiore era ricoperta con un paio di jeans neri attillati che gli evidenziavano il sedere. Percy alzò un sopracciglio e si avvicinò alla radio, spegnendo la musica. Tutti i Bambini Sperduti smisero di ballare e ghignarono verso di lui. - Pensavo solo di passare a controllare come stessero andando le cose - disse Percy.
Nico non lo aveva visto molto, nella settimana passata. Aveva provato a chiedere il perché a Talia e Butch, ma loro gli avevano risposto solo che Percy era pieno di impegni importanti. Gli era stato concesso il resto della settimana libero dal piano di sopra ed era rimasto al bar, cosa per la quale era molto grato. Quell'ambiente era diventato leggermente soffocante, ad essere onesti.
Apollo lo tirò su. - Beh, avevamo quasi concluso - informò il capo.
Percy annuì. - Volevo solo vedere come sta andando.
Apollo ghignò e si passò una mano nei ricci dorati. - Per me va benissimo, non ho nessun problema a condividere.
Il resto dei Bambini Sperduti si alzò e recuperò la propria roba. Will si avvicinò a Percy per parlargli, prima di andare, ma stava sussurrando, quindi Nico non riuscì a sentire la loro conversazione. Comunque, Will fece un grosso ghigno e appoggiò una mano sul petto di Percy. Quest'ultimo sorrise di rimando e inclinò la testa di lato. Gli rispose qualcosa, passandogli una mano nei corti capelli biondi.
Nico si avvicinò ad Apollo, in modo da poter sentire i due che parlavano senza essere notato. - Quindi, stasera? - chiese Will. - Ho bisogno di discutere di alcuni affari con te.
Percy sorrise e lo afferrò per i capelli, avvicinandolo. - Non stasera - sussurrò. - Devo prima assicurarmi che vada tutto liscio. - I suoi occhi si scurirono. - Sai, in caso qualcosa vada storto.
Will si accigliò e sbuffò. Incrociò le braccia sul petto. - Perché dovrebbe andare storto qualcosa? E' così perfetto, dopotutto.
Percy alzò le sopracciglia. - Mi preoccupo sempre alle prime esibizioni. Devo ricordarti la tua?
Will brontolò e scosse la testa. Si voltò e andò via, lanciando una breve occhiata a Nico mentre attraversava la porta. - Beh, è andata bene - disse Apollo scherzosamente, appoggiando le mani sulle spalle di Nico.
- Lascialo - ordinò Percy, lanciandogli un'occhiata severa.
Apollo inalò bruscamente alle spalle di Nico e si schiarì la gola. - Allora, immagino che dovremmo cominciare. - Voltò Nico per guardarlo in faccia. - D'accordo, Nico, mostriamo al capo cos'hai imparato - disse con un occhiolino.
Nico annuì e si posizionò mentre Apollo andava ad accendere la radio. Percy prese due sedie per sé stesso e per Apollo. Incrociò le braccia e si accomodò per guardare Nico. Il ragazzo dai capelli neri si spostò leggermente dal suo sguardo, sentendosi improvvisamente a disagio. Si era abituato ad essere guardato dai Bambini Sperduti, ma da Percy non ancora. Era come quella notte nella sua stanza, quando Percy lo aveva guardato camminare e parlare.
- Rimettiti i vestiti - ordinò Percy, lanciandogli la maglietta. - Devo vedere l'esibizione intera.
Nico annuì di nuovo e si infilò la maglietta. Fece marcia indietro per recuperare i pantaloncini dall'altro lato della stanza. Si chinò e li raccolse prima di voltarsi nuovamente. Percy si stava chinando e Apollo gli stava sussurrando qualcosa nell'orecchio, mentre ghignavano entrambi. Nico mise il broncio e borbottò tra sé e sé mentre infilava i pantaloncini per coprirsi il sedere.
Percy appoggiò il gomito sulla spalla di Apollo, riposando la testa sul pugno. - Bene, Nico, facci vedere cos'hai imparato nella settimana passata - ridacchiò.
Nico si sentì un po' male di stomaco a dover fare quella cosa di fronte a Percy, ma annuì e cominciò la routine che Apollo gli aveva inculcato nella testa tutta la settimana. L'espressione di Percy restò vuota e illeggibile per l'intera performance, al contrario di Apollo, che sorrideva e alzava i pollici.
Quando ebbe finito, Nico appoggiò le mani sulle ginocchia e ansimò. Era stata una lunga giornata di allenamento, e voleva solo fare una pausa con una bella doccia calda. Percy si chinò e sussurrò qualcosa ad Apollo, serio in volto. Apollo annuì, un ghigno strisciante sul suo viso. Percy fece un paio di gesti, ma finì per annuire. Si alzò e lanciò un'occhiata a Nico, facendogli l'occhiolino prima di incamminarsi fuori dalla porta.
Nico lo osservò andare via, confuso. Tornò a guardare Apollo, inclinando la testa di lato. Apollo si alzò in piedi e gli diede una pacca sulla schiena. - Bel lavoro, ragazzino - cominciò. - Ha detto che hai bisogno di un altro po' di allenamento, ma che dovresti andare bene per stasera.
- Quindi, sono a posto? - chiese Nico.
Apollo annuì. - Sei a posto. - Spinse Nico verso la porta mentre raccoglieva i suoi vestiti nel tragitto. - Lavati e preparati per stasera. - Un sorriso luminoso si diffuse sul suo viso. - Sarà una serata divertente.
Nico annuì, infilandosi i vestiti. - C'è qualcosa che devo indossare?
Apollo annuì di nuovo. - Vai da Ottaviano, ti aiuterà a mettere insieme qualcosa per la performance.
Nico sorrise. - Va bene. Grazie ancora, Apollo.
Apollo appoggiò una mano sulla sua spalla. - E' stato un piacere, Nico - rispose prima di andare via.
Nico sospirò e si chinò per allacciarsi le scarpe. Si stava decisamente innervosendo. Non aveva dormito molto, la notte precedente, e a pranzo aveva mangiato a mala pena. Più la giornata passava, più sembrava peggiorare. Forse, se si fosse concentrato solo sulla folla, sarebbe andata meglio?
Si sedette sul pavimento e appoggiò il braccio sinistro sulle ginocchia. Lasciò andare un lungo sospiro, mentre si passava l'altra mano tra i capelli neri. L'ultima settimana era stata la parte facile, lo sapeva. Sapeva che quello sarebbe stato il vero test.
Prima di arrivare al Lotus, nessuno lo aveva visto nudo se non quando era bambino. Percy era stato il primo. Sorrise tra sé e sé. Quella notte sembrava così lontana, adesso, ma era passato solo poco più di un mese. Era in condizioni talmente miserabili; Percy lo aveva salvato dalla fame e da una vita piena di timori continui. Inoltre, si era comportato da gentiluomo quando aveva evitato di sbirciare il corpo di Nico mentre faceva la doccia. Cosa che lo sorprese leggermente, ora che conosceva la vera natura di quel luogo.
Il suo corpo era in condizioni atroci, e adesso sarebbe stato pagato per farlo vedere alla gente. Era un modo interessante di notare quanto si fosse allontanato dal primo giorno di arrivo. Doveva solo tenere i nervi saldi. Non voleva rovinare tutto, sul palco. Nico gemette. Non sarebbe stato per niente attraente.
Alzandosi con un sospiro, uscì dalla stanza, dirigendosi verso l'ascensore. Aveva un po' di tempo prima di essere costretto a salire, e doveva ancora mangiare. Ma prima, doveva vedere Ottaviano per decidere cosa indossare.
Tirò fuori il telefono dalla tasca e compose il numero del biondino, accigliandosi quando non rispose. Raggiunse il piano dei Bambini Sperduti e si diresse alla suite di Luke e Ottaviano. Bussò alla porta. Dall'altro lato, qualcuno grugnì, facendosi sfuggire qualche imprecazione.
Luke spalancò la porta e guardò Nico. - Mi hai fatto uccidere - brontolò.
Nico alzò un sopracciglio. - Scusa?
Luke si strofinò la testa. - Cosa vuoi?
- Devo vedere Ottaviano. E' qui?
Luke ghignò. - Sì, è nella sua stanza. Seguimi - ordinò, facendolo entrare. Chiuse la porta alle loro spalle e guidò Nico verso la prima porta del corridoio. Senza bussare, spalancò la porta e la faccia di Nico divenne immediatamente rossa.
Ottaviano era nel letto con Travis sopra di lui, entrambi completamente nudi. E, beh, c'era un bel po' di movimento, specialmente da parte di Travis. Ottaviano graffiò la schiena di Travis con le unghie. Nico fece un passo indietro, ma Luke lo tenne fermo. La sua faccia si riscaldò ancora di più quando Ottaviano emise una serie di gemiti.
Nico non riuscì ad impedirsi di spostare lo sguardo sui loro corpi nudi. Avrebbe mentito a sé stesso dicendo che non aveva mai provato ad immaginarli nudi, prima. Diavolo, probabilmente aveva cercato di immaginare nudi tutti i Bambini Sperduti. Era un po' più attratto dalla forma magra e nuda di Travis, comunque. Si leccò le labbra mentre giudicava il suo torso sudato.
Luke si schiarì la gola, ma i due nel letto non interruppero l'azione. Guardarono semplicemente la porta; Ottaviano alzò un sopracciglio. - Ch-che volete? - ansimò.
Luke spinse Nico in avanti. Le guance di Nico peggiorarono quando Travis e Ottaviano lo guardarono contemporaneamente; Travis era ancora impegnato nel suo movimento. - A-Apollo voleva che venissi da te per farmi aiutare con i v-vestiti da indossare - balbettò, fissando il pavimento in modo da non dover guardare la scena.
- Non puoi aspettare? E' abbastanza impegnato, al momento - ringhiò il bruno.
Ottaviano scrollò le spalle. - Sentiti libero di unirti a noi - aggiunse.
Travis rallentò e fissò Nico. Stava davvero aspettando una risposta? - Puoi anche unirti a me nella mia stanza - gli sussurrò Luke all'orecchio.
Nico non sapeva se la sua faccia potesse essere più rossa, al momento. Immaginò che tutto il sangue del suo corpo fosse salito al viso. Travis scrollò le spalle e tornò a lavorare con Ottaviano.
Nico restò fermo, senza sapere cosa fare. Aveva bisogno dell'aiuto di Ottaviano, ma non era sicuro di voler aspettare che il biondo finisse. - A-aspetterò in salotto - mormorò.
Travis fece spallucce. - Accomodati. Lo faccio uscire tra un minuto.
- O più - ansimò Ottaviano.
Travis ghignò e si chinò per baciarlo. Nico si schiarì la gola e si fece strada fuori dalla stanza, mentre Luke si chiudeva la porta alle spalle. Quest'ultimo rise mentre seguiva Nico in salotto. Si lasciò cadere sul divano. - E' stato più divertente di quanto mi aspettassi - ridacchiò.
- Felice di intrattenerti - mormorò Nico mentre si accomodava accanto a lui.
Luke continuò a sghignazzare, ma gli passò un controller.






- Mi oppongo - esclamò Nico, incrociando le braccia sul petto.
- Aw, ma sei così carino in uniforme - lo prese in giro Will.
Ottaviano aveva speso quasi un'ora ad aiutare Nico a scegliere un costume per la sua prima serata. Aveva insistito affinché indossasse l'uniforme da scolaro, che gli stava piuttosto bene. Luke e Butch erano di lato, a sghignazzare silenziosamente tra di loro mentre guardavano Nico lamentarsi del costume.
Anche le Bambine Sperdute che si sarebbero esibite quella sera avevano finalmente finito di tormentarlo pizzicandogli le guance. Quando il biondo fece un passo indietro, Nico sbuffò, anche se lui non sembrò curarsene. - Quindi, qual è l'ordine? - chiese Nico a Will.
- Il primo ad andare è Luke. Lui e Annabeth sono i più popolari, più o meno - spiegò Will.
- Beh, riguardo al sesso - aggiunse Butch.
Will annuì. - Sì, riguardo al sesso. Apollo, invece, eccelle nell'aspetto prestazionale, qui sul palco. Perciò, lui e Talia possono essere considerati la tua più grande concorrenza.
- Perché Talia? - chiese Nico.
- La storia è più complicata di così - cominciò Butch. - Apollo è il migliore a ballare, Annabeth è la ragazza più richiesta nelle sessioni private, e Talia e Luke primeggiano nella perversione.
- Ma dipende tutto da cosa vuole davvero il cliente - terminò Will. - Spesso la clientela non vuole la stessa cosa due volte, e persone diverse vogliono cose diverse.
Butch picchiettò Nico sulla schiena. - Ma non devi preoccuparti della maggior parte di queste cose.
Nico si sedette sul divano mentre ascoltava la musica che cominciava per l'esibizione di Luke. Lui sarebbe andato dopo Will, che si sarebbe esibito non appena Luke avesse finito. Will e Butch lo guardarono silenziosamente, lanciandosi un'occhiata a vicenda prima di tornare ai loro affari.
Il cuore di Nico gli batteva pesantemente nel petto, e cominciava a fare freddo, lì seduto. I suoi palmi stavano sudando. Cercò di fare dei respiri profondi, ma non sembrarono aiutare in nessun modo. Lanciò un'occhiata alla porta, pensando di fermare tutto, ma non gli avrebbe per niente giovato. Era arrivato troppo lontano, ormai. Immaginò che Percy lo vedesse più come un adulto, adesso, e non voleva fare retromarcia.
Quando la performance di Luke terminò, l'alto biondino tornò dietro le quinte con un ghigno sul viso. Guardò Nico prima di spostare lo sguardo su Will, il ghigno che cresceva. La strana sensazione che Nico aveva avuto nella settimana passata stava ritornando. Aveva anche paura che la cena gli ritornasse su. Si coprì la bocca e cercò di rallentare il respiro.
Aveva un brutto presentimento. Ma sarebbe andato tutto bene, giusto? Gli altri gli avevano assicurato che sarebbe stato fantastico. Avevano lavorato con lui per le due settimane passate, dopotutto. Sarebbe andato tutto alla grande. Sapeva cosa fare.
Will si fece strada verso il palco quando cominciò la musica. Il battito di Nico velocizzò. Cominciava a trovare difficoltà a respirare. Lo avrebbero guardato tutti. E se avesse rovinato l'esibizione? Se fosse caduto faccia a terra? Perché ci stava pensando solo ora? Perché non ci aveva pensato prima?
Luke e Butch lo fissarono per tutto il tempo dell'esibizione di Will. Si guardavano tra di loro, di tanto in tanto, con le sopracciglia aggrottate. Will tornò molto prima di quanto Nico volesse, avvertendolo che era il suo momento.
Il mondo intorno a Nico cominciò a girare. Si sentiva estramemente vertiginoso e nauseato; Will si avvicinò e lo aiutò ad alzarsi. Lo picchiettò sulla schiena mentre si incamminavano verso il palco. Nico scosse silenziosamente la testa. - Andrà benissimo, amico - lo rassicurò, con un ampio sorriso.
Nico si guardò le mani, che tremavano visibilmente. Sentì la porta aprirsi e Talia, Reyna e Calipso si avvicinarono a loro. - Volevamo vedere lo spettacolo da vicino - esclamò Talia, ma per Nico fu come un suono smorzato.
Non riusciva a focalizzare sui dintorni; tutto continuava a diventare sempre più vertiginoso. Aveva paura di collassare in qualunque momento. Guardò Will per chiedere aiuto, ma il biondo ghignò semplicemente e lo spinse in avanti mentre la musica cominciava.
Gli occhi di Nico si spalancarono mentre inciampava sul palco. Le sue mani stavano tremando; fissò il pubblico con terrore assoluto. Non era pronto per quello.
La musica era così smorzata dietro il ronzio delle sue orecchie che quasi non riusciva a sentirla. Erano tutti seduti lì, ad aspettare che facesse qualcosa. Cercò Apollo tra la folla; una volta trovato, notò che anche lui lo stava fissando. Comunque, Apollo non fece niente. Restò fermo lì, a guardare Nico con interesse.
Gli occhi di Nico saettarono al solito posto di Percy, dato che lo sguardo di Apollo non era d'aiuto. Percy era seduto nella sua cabina, impassibile mentre lo fissava. Nonostante fosse buio, tra la folla, Nico non ci mise molto a capire che Percy non era felice. I suoi occhi tornarono ad Apollo.
Quando si sentì due paia di mani addosso, Nico saltò. Si voltò per trovarsi circondato da Luke e Butch. Le loro espressioni erano vuote, quindi Nico non riuscì a capire cosa stessero pensando, ma le loro mani si mossero sul suo corpo. Nico tornò a guardare Percy, nella cabina, che si era di nuovo rilassato.
Luke afferrò il mento di Nico e lo costrinse a guardarlo. Afferrò la sua giacca e gliela sfilò dalle spalle, mentre Butch lavorava sulla sua cintura, spaccandola. Luke gli strappò la cravatta e lo fece chinare, di modo che Butch potesse usarla per schiaffeggiare il suo sedere. Nico emise un guaito, sentendo un forte bruciore sul fondoschiena.
Lentamente, Luke gli sbottonò la maglietta. Lo prese in braccio, avvolgendosi le gambe corte del più piccolo intorno alla vita. Lo spinse sul petto, sollecitandolo ad avvicinarsi. Nico obbedì, appoggiando le mani sul palco per sostenersi.
Luke si inclinò e gli leccò il ventre, suscitando un piccolo gemito dalle sue labbra. Butch cominciò a sbottonargli i pantaloni. Gli furono sfilati, di modo che si trovasse con il sedere sul palco. Luke gli afferrò una gamba e se la appoggiò sulla spalla. Agguantò i suoi capelli e tirò le ciocche nere mentre si spingeva contro di lui. Seppellì la faccia nella curva del collo di Nico, al lato opposto del pubblico.
- Puoi ringraziarci dopo - sibilò nel suo orecchio.
Luke si fece indietro e Nico lo fissò negli occhi meschini, curioso. Lo stavano aiutando? Luke lo stava aiutando? Butch afferrò la mano di Nico e lo tirò su. Lo fece chinare e passò la grossa mano sulla sua schiena liscia.
Era leggermente imbarazzante essere spogliato dagli altri, ma almeno non si era completamente umiliato davanti a tutti. Finalmente la canzone terminò e Luke e Butch si assicurarono che si chinasse. Mentre si rialzava, vide che Percy si avvicinava ad Apollo per sussurrargli qualcosa. Percy indicò la folla con un dito e spinse Apollo verso la porta del retroscena, seguendolo.
Una volta chiuse le tende, Luke gli lanciò i vestiti. Grugnì e si avvicinò agli altri, silenziosi come la morte. Nico si rinfilò i pantaloncini e si diresse nel retroscena. Lì c'era Percy, con le braccia incrociate, che fissava il pavimento. Alzò lo sguardo su Nico. Al notare dei suoi occhi di ghiaccio, Nico si ritrasse.
Percy si strofinò la faccia. - Andate - ordinò, un'aria di finalità nelle sue parole. Senza discutere, le Bambine Sperdute corsero verso la porta. Luke e Butch restarono ai suoi lati, le braccia incrociate mentre fissavano Percy. Will era proprio accanto a Nico. Anche lui guardava Percy, ma si mordeva le labbra. Apollo, d'altra parte, si rifiutava di incontrare lo sguardo del capo.
- Io... - cominciò Apollo, ma Percy lo interruppe.
- Pensi che io sia stupido? - chiese, la voce completamente calma. Apollo scosse vivacemente la testa. Gli occhi di Percy tornarono su Nico. Nico deglutì e si dimenò silenziosamente. - Voglio vederti dopo che lo spettacolo sarà finito. Siamo intesi?
Nico annuì. Non sapeva cosa stesse succedendo nella mente di Percy. Nella cabina era sembrato arrabbiato, ma adesso parlava in modo molto calmo. - Sì, signore - sussurrò.
Percy sospirò e spostò lo sguardo su Apollo. - Dovrò vedere anche te.
- Ma... - tentò Apollo.
- Non era una domanda - lo interruppe Percy, un piccolo sorriso lungo le labbra. - Per ora, voglio solo che tu vada a recuperare Travis tra i camerieri e che lo riporti qui. D'accordo?
Apollo annuì. - S-sì, signore - sussurrò.
- E io? - chiese Nico.
- Tu non tornerai, stasera - replicò Percy. Le sue parole morsero Nico come il serpente al quale lo aveva paragonato. Percy scosse la testa. - No, voglio che tu prenda il posto di Travis come cameriere per il resto della serata.
Nico annuì. Si morse le labbra per nascondere il cipiglio. Parte di lui voleva piangere, ma sapeva che non era il momento giusto. Percy guardò nuovamente Apollo e sbatté le palpebre. Senza ulteriori istruzioni, Apollo corse a prendere Travis.
Percy indicò la porta e Nico lo seguì fuori. Mentre camminavano, Percy si infilò una mano nella tasca. Era leggermente imbarazzante, per Nico. Percy si rifiutava di guardarlo, figuriamoci di dire qualcosa. Che stava succedendo?








Nico e Apollo erano dietro la cabina di Percy. A pochi metri di distanza c'erano un paio di Bambini Sperduti, raccolti intorno ad un tavolo. Percy stava parlando con Leo di un cliente, mentre lasciavano la cabina. Leo annuì e andò via, passando davanti a Nico e Apollo. Incontrò gli occhi di Nico e lo guardò preoccupato.
Percy sospirò e incrociò le braccia, ma non guardò nessuno dei Bambini Sperduti di fronte a lui. - Andatevene - abbaiò all'improvviso. I Bambini Sperduti si raddrizzarono e raccolsero rapidamente le proprie cose. Si fecero strada fuori, in silenzio.
Percy prese a camminare intorno ai due rimasti nella stanza. Di tanto in tanto, si strofinava la faccia, ma non parlava. Si fece sfuggire un lungo sospiro e si passò una mano tra i capelli. Finalmente guardò Nico e Apollo, osservandoli con un cipiglio.
- Nico, ti dispiacerebbe spiegarmi cos'è successo stasera? - chiese Percy con calma, sorprendendo Nico ancora una volta. Nico batté le palpebre, lievemente scioccato, ma Percy non fece altro che fissarlo di rimando, in silenzio. Non c'era niente da interpretare, sulla sua espressione. I suoi occhi e la sua faccia erano completamente vuoti, se non per un calmo, quasi placido, sorriso.
- Mi sono bloccato - confessò Nico. - Mi dispiace.
Percy annuì. - E perché ti sei bloccato?
Nico inclinò la testa di lato. Non era ovvio? - Ero nervoso.
Percy alzò un sopracciglio. - Davvero? E perché saresti stato nervoso? Non ti hanno detto come gestire la paura da palcoscenico? - chiese. Nico scosse la testa, optando per restare in silenzio. Percy mormorò tra sé e sé, annuendo. Si fece sfuggire una risatina.
Nico lanciò un'occhiata ad Apollo. Il biondo si stava agitando, estorcendo le mani. I suoi occhi erano spalancati e dardeggiavano ovunque, come se stessero cercando qualcosa. Nico si accigliò. Perché era così nervoso? Era stato lui a rovinare tutto, non Apollo.
Percy si strofinò il mento e si voltò verso Apollo con un enorme sorriso. Apollo impallidì visibilmente sotto il suo sguardo. - Perciò, non gli hai insegnato tutto quello che dovevi insegnargli? - chiesi Percy, ma era ovviamente una domanda retorica.
- Io... - tentò Apollo, ma la risata di Percy lo interruppe.
Nico inclinò la testa di lato. Percy sembrava piuttosto calmo ed allegro, considerato quello che era successo. Poi guardò Apollo. Avrebbe dovuto occuparsi della cosa con Nico? Perché non lo aveva fatto?
- Dimmi, Apollo - cominciò Percy, restando sempre calmo. - Pensi che non ti abbia guardato quando Nico ha rovinato tutto? Avresti dovuto sapere che avrei ritenuto entrambi responsabili del suo fallimento. - Percy si stava dimostrando molto cordiale riguardo l'ordalia, ma le sue parole cominciavano a far preoccupare Nico. Apollo lo aveva fatto apposta? Guardò l'alto biondino con un cipiglio, ma i suoi occhi erano ancora intenti a scrutare la stanza.
- Io... lui... - iniziò Apollo, mettendosi le mani sulla bocca. Sembrava sull'orlo di un esaurimento nervoso. Quando Percy si mise una mano nella tasca e tirò fuori il telefono, si ritrasse. Percy mandò un messaggio veloce e infilò nuovamente il dispositivo nella tasca.
- Sai, effettivamente sono abbastanza sorpeso - continuò Percy. - Pensavo che ti saresti dimostrato un amico migliore, per lui, ma immagino di essermi sbagliato. - Nico corrugò entrambe le sopracciglia mentre lo ascoltava. - Lo hai accoltellato alle spalle e l'hai dato in pasto ai cani. Puttosto crudele.
Gli occhi di Nico si spalancarono. Apollo lo aveva fatto apposta? Guardò il biondino, sperando che negasse, ma lui restò semplicemente in silenzio, a fissare il pavimento. Era stato davvero lui a farlo sbagliare? Perché? Perché avrebbe dovuto farlo? Percy sospirò e si passò una mano sulla faccia. Nico poteva sentire gli occhi che bruciavano, mentre osservava la reazione di Apollo.
Percy annuì. Aprì la bocca, ma decise di parlare in una lingua sconosciuta. Nico non riuscì a capire quale fosse. Sembrava francese, ma non ne era sicuro. Percy gesticolò un po' prima di tornare a camminare. Mentre parlava, ghignava e rideva di Apollo, ma lui sembrava solo agitarsi di più. Sorrise luminosamente mentre fissava il pavimento, dicendogli qualcos'altro. Scosse la testa, il sorriso ancora in piedi, e sussurrò ancora qualcosa, silenziosamente.
Facendosi sfuggire un lungo sospiro, tornò a guardare Nico. - Ho bisogno che tu venga nel mio ufficio - ordinò con un altro sorriso. - Facciamo lunedì, va bene?
Nico annuì, fissandolo confuso. Percy annuì di rimando e li destituì. Si accomodò in cabina con un sospiro. Afferrò il suo bicchiere quasi vuoto e prese un lungo sorso. Nico seguì Apollo, silenziosamente.
Scesero le scale, trovando i Bambini Sperduti alla base. Guardandoli uno per uno, Nico sentì un brivido sulla schiena. Erano un mare di emozioni contrastanti. Alcuni guardavano il pavimento, imbarazzati; altri guardavano Apollo con tristezza; altri ancora fissavano freddamente Nico. 
- A quanto pare, sei davvero l'animaletto del capo - brontolò Reyna.
- Almeno lui scopa con noi, però - ridacchiò aridamente Travis.
- L-lo sapevate tutti? - gracchiò Nico. La sua capacità visiva stava diventando sfocata a causa delle lacrime.
- Non prenderla sul personale, Nico - cominciò Hazel.
- Volevamo solo farti sbagliare - continuò Calipso.
- Perché? - singhiozzò Nico.
- Così saresti stato come noi - battibeccò Will. - Sei così fottutamente perfetto che il capo non vuole nemmeno toccarti.
Nico si morse le labbra e si strofinò la faccia. Lanciò un'occhiata a Talia, sperando in qualche appoggio, ma la ragazza era troppo impegnata ad accarezzare la schiena di Apollo. Scrutò Nico con uno sguardo di ghiaccio, alzando le spalle. - Sei innocente, Nico. Non sei come noi. Perché pensi che tutti i Bambini Sperduti abbiano provato a scopare con te? Qualcuno deve renderti come noi, dato che Percy non lo farà - lo derise.
- Quasi come un gioco - aggiunse Will.
Talia annuì. - Sei un'immagine orribile che siamo costretti a fissare ogni giorno. Un fottuto, costante promemoria di quello che abbiamo perso e che non riavremo mai più.
- E poi hai voluto salire quassù, come se non apprezzassi quello che Percy stava cercando di fare per te - ringhiò Piper.
- Abbiamo deciso semplicemente di guardare, sperando che avresti mostrato qualche segno di trasformazione in qualcuno di simile a noi, ma niente - sussurrò Apollo. - Perché sei così speciale?
- Volevate che io... - Nico congiunse una mano alla bocca, tentando di trattenere un altro singhiozzo. Volevano farlo diventare come loro? Volevano che odiasse le persone? Volevano fargli perdere la cosa che Percy gli aveva detto di mantenere intatta?
- Non te la prendere, Nico - disse Connor. - Sarà più facile, per te, una volta che sarai come il resto di noi.
- Non ti odi tanto quanto ci odiamo noi - aggiunse Travis. - Come Leo e Rachel, non hai tutte quelle persone a violare il tuo corpo. Sei così fottutamente perfetto da farci venire la nausea.
- Fa male guardarti, sapendo che sei riuscito a gestire quello che noi non abbiamo mai potuto gestire - sussurrò Talia. - Ci sentiamo disgustati da noi stessi ogni volta che ti guardiamo.
- Nessuno di noi è riuscito a lasciare la strada con tanta fortuna. Come può essere giusto che tu ci sia riuscito? - ringhiò Will.
- In un certo senso, stavamo cercando di aiutarti, Nico. Come hanno detto i gemelli, per te sarà più facile quando sarai come noi - mormorò Hazel, rifiutandosi di guardare Nico. Gli altri annuirono.
- E poi, perché pensi che Percy non voglia toccarti? - esclamò finalmente Ottaviano, che fino ad allora era rimasto zitto.
Gli occhi di Nico si spalancarono. - Cosa intendi? - gracchiò.
- Come con noi, sei solo uno degli specchi di carnevale che Percy è costretto a guardare. Per lui, non sei nient'altro che un promemoria di sé stesso. E' per questo che ti trova disgustoso.
Nico singhiozzò e scese le scale restanti. Superò i Bambini Sperduti, fermandosi di fronte a Butch e Luke, che erano rimasti in silenzio per tutto il tempo. Erano appoggiati al muro, ma lo avevano fissato continuamente.
- Grazie per quello che avete fatto sul palco - mormorò Nico, asciugandosi il naso sul braccio.
Luke grugnì. - Lo abbiamo fatto solo per aiutare Percy - brontolò Butch.
Nico sbatté le palpebre, scioccato. - Percy non sarebbe stato felice se tu fossi stato un disastro e avressi rovinato i suoi affari - battibeccò Luke, guardando Apollo. - Apparentemente, Apollo non ci ha pensato.
- Comunque, ne abbiamo parlato e ci siamo assicurati di raggiungere il palco in tempo quando abbiamo scoperto quello che Apollo stava cercando di fare.
- Solo in caso avresti rovinato tutto - sogghignò Luke.
La bocca di Nico si aprì diverse volte. Distolse lo sguardo, rifiutandosi di incontrare il loro sguardo. Non riusciva a smettere di piangere, le lacrime che scorrevano pesantemente sulle sue guance. Si morse le labbra e chiuse gli occhi. Sentì due paia di mani sulle spalle e li aprì per trovare Clarisse e Ethan, pronti a guidarlo.
Lo portarono verso l'ascensore senza una singola parola e premettero il pulsante del suo piano. Nico li ringraziò con un sussurro e si strofinò gli occhi. Le porte si chiusero e seppellì la faccia tra le mani. Passò il resto del viaggetto a singhiozzare tra i palmi.
Era stato così stupido. Si era fidato di loro. Si era fidato di Apollo. Apollo. Perché sembrava che il biondino fosse quello che lo aveva ferito di più? Prima, lo aveva visto fare sesso con Percy. Ora, lo aveva accoltellato alle spalle.
E quello che avevano detto gli altri... poteva essere vero? Si sentivano davvero in quel modo, nei suoi confronti? Li disgustava davvero tutti? Disgustava Percy? Uscì dall'ascensore e si fece strada in corridoio, piangendo ancora.
Beh, avrebbe spiegato parecchi comportamenti di Percy, pensò Nico. Sbatté la testa contro la porta. Era così stupido. Aveva sempre saputo che stava succedendo qualcosa. Si era accorto dei comportamenti di Apollo il lunedì, e anche il sabato prima. Aveva pianificato tutta la settimana. Aveva persino coinvolto gli altri Bambini Sperduti.
Nico si infilò dentro e si strappò il costume di dosso, sentendosi improvvisamente disgustato da sé stesso. Andò in camera da letto e si sfilò lo Speedo. Non sopportava di essere vestito come uno di loro, al momento. Trovò i boxer che aveva messo prima di cambiarsi e li indossò. Prese un paio di pantaloni della tuta e una maglietta, infilandoli per coprire la sua figura nuda.
Si trascinò di nuovo in salotto e collassò sul divano. Seppellì la faccia nel cuscino e continuò a singhiozzare per molto tempo. Non era colpa sua! Si comportavano come se fosse su un piedistallo, e non lo era. L'unica cosa che aveva desiderato era sopravvivere in mezzo alla strada. Per la maggior parte del tempo aveva digiunato, perché era troppo piccolo e fragile per riuscire a rubare del cibo a qualcuno. Aveva dovuto sgattaiolare via dai posti occupati per sopravvivere alla nottata.
Ma nonostante tutto, non era arrivato ad odiare il mondo. Come poteva essere colpa sua? Non aveva avuto tempo di arrabbiarsi, tutto ciò che sentiva era la paura. Nico rotolò e si spostò sul lato del divano. Si sentiva male. Avevano provato a fare sesso con lui, e lo consideravano solo un gioco?
Improvvisamente, si sentì di nuovo solo. Si sentiva solo e spaventato come quando era finito in mezzo alla strada. Lo avevano tradito tutti. Aveva pensato di potersi fidare, ma lo avevano tradito tutti. Almeno Luke e Ottaviano erano stati onesti riguardo i loro sentimenti nei suoi confronti. Gli altri avevano mascherato le loro vere opinioni. Lo odiavano davvero? Li faceva davvero sentire così male, disgustati da sé stessi? Non ne aveva certo intenzione. Non l'aveva mai avuta. Li trovava simpatici, tutti loro. Voleva che diventassero la sua famiglia, ma ormai stava crollando tutto, proprio come aveva detto Luke.
Luke lo aveva avvertito di quanto fossero davvero contorti ed incasinati i Bambini Sperduti, e lui lo aveva ignorato. Ma adesso, riusciva a capire quanto fosse vero. Erano cupi, proprio come l'albergo. Ecco a cosa assomigliavano: all'albergo.
Alzandosi dal divano, Nico si incamminò verso la porta. Non sapeva dove sarebbe andato, sapeva solo di aver bisogno di qualcuno. Ma da chi poteva andare? Voleva Percy, ma dubitava che sarebbe riuscito a trovare il ragazzo dagli occhi verdi. Comunque, era l'unica persona a cui riusciva a pensare. Perciò aprì la porta e, tirando su col naso, si fece strada verso l'ascensore.
Non sapeva se gli altri fossero in camera, ma al momento non gli interessava. Voleva solo qualcuno che lo confortasse, e sapeva di non poter contare su nessuno di loro. Premette il pulsante dell'ascensore e aspettò. Increspò strettamente le labbra, percependo un'altra ondata di lacrime in arrivo.
Le porte dell'ascensore si aprirono, e alla loro vista, Nico singhiozzò. Seppellì la faccia nel petto scolpito, avvolgendo le braccia intorno alla vita del suo proprietario. Una mano salì per infilarsi nei suoi capelli, mentre l'altra gli circondò i fianchi.
- Shh. Va tutto bene, Nico - sussurrò Percy. Lo spinse più vicino al petto, facendo un passo indietro, dentro l'ascensore. - Andiamo.
Nico restò in silenzio mentre l'ascensore saliva. Continuò a singhiozzare nel petto di Percy, mentre lui gli passava una mano tra i capelli. Percy si lasciò sfuggire un lungo sospiro e lo prese in braccio, proprio come aveva fatto la prima volta che lo aveva portato nell'albergo. Nico avvolse le braccia intorno al suo collo, lasciandosi trasportare attraverso la suite. Percy allungò una mano verso il portafoglio e lo tirò fuori, sfilando la chiave magnetica con il pollice.
Nico lo guardò mentre lo portava dentro, sbattendo le palpebre con incertezza. Percy gli sorrise e si chiuse la porta alle spalle. Lo fece sedere sul divano e andò in cucina. Nico si dimenò sulla poltrona mentre osservava Percy girare per la cucina, sentendo già la mancanza del suo tocco.
- Cosa ti hanno detto esattamente? - sospirò Percy, tornando in salotto con due bicchieri e due bottiglie. Una era chiaramente Coca-Cola, l'altra conteneva un liquido ambrato. Nico realizzò cosa fosse e spalancò gli occhi. Percy si sedette accanto a lui e mischiò i due liquidi, senza però toccare i bicchieri quando ebbe finito. Guardò Nico, aspettando una risposta.
Nico si strofinò gli occhi, tirando su col naso. - Ha-hanno detto alcune cose - mormorò.
Percy si accigliò. - Che genere di cose?
Nico increspò le labbra.
Percy passò una mano sulla sua bocca. - Nico, Clarisse e Ethan mi hanno già detto cos'è successo. Voglio solo sentirlo da te - spiegò.
Nico si morse le labbra mentre fissava le bevande sul tavolino da caffé davanti a lui.  - Hanno detto che sono una cosa orribile da guardare, perché ho qualcosa che loro hanno perso - singhiozzò.
Percy sospirò. Strofinò la schiena di Nico. Allungò la mano libera per afferrare un bicchiere e prese un sorso. - Mi dispiace che lo abbiano detto - sussurrò. - Devi capire che... non sei come loro, ma non dovresti sentirti in colpa per questo. E' una cosa di te che mi piace, Nico. Davvero. Voglio che tu mantenga quell'innocenza. Voglio che tu rimanga incontaminato rispetto al mondo.
- Mi odiano? - sussurrò Nico.
Percy scosse la testa. - No, non ti odiano. - Prese un respiro profondo. - E' come ti hanno detto, per loro sei un brutto promemoria di quello che hanno perso. Non sono più innocenti, Nico. L'innocenza... l'hanno persa in mezzo alla strada, in qualche modo. Non so come tu abbia fatto, ma sei riuscito a tenerla con te. - Nico si morse le labbra. - Non sto dicendo che non sia stato difficile, Nico. Sono sicuro di sì, ma per qualche ragione, sei stato fortunato.
- Non mi sento così fortunato, in questo momento.
Percy sorrise. - Beh, dovresti. - Spinse l'altro bicchiere di alcol verso Nico.
Nico si accigliò. - Pensavo che avessi detto...
Percy sospirò. - Lo so, ma ti lascerò scegliere. Lo vuoi o no? - chiese.
Nico lo fissò per un attimo, contemplando la sua decisione. Nonostante sentisse di averne bisogno, al momento, non era sicuro di voler prendere ancora quella strada. Percy aveva detto che era un metodo di sfogo, ma Nico sentiva che, se l'avesse scelto, avrebbe dovuto esaurire le altre opzioni. Se l'avesse preso, si sarebbe sentito incapace di affrontare quei problemi da solo. Quindi, scosse la testa e sorrise.
Percy sorrise di rimando e riavvicinò il bicchiere. - Perciò, cos'altro hanno detto? - chiese, prendendo un altro sorso.
- Mi sento uno spione a dirtelo - mormorò.
Percy ridacchiò. - Non lo dirò a nessuno di loro, hai la mia parola. Voglio saperlo solo per me stesso. E so anche che hai bisogno di qualcuno per sfogarti, quindi ho immaginato di poterti aiutare. In effetti, stavo passando da te per controllare, quando mi hai incontrato in ascensore.
Nico annuì, guardandolo negli occhi verdi. - Volevano farmi diventare come loro, e gli altri Bambini Sperduti hanno cercato di giocare con me, di sedurmi.
Percy restò in silenzio per un po', la bevanda che vorticava nel bicchiere, fissando il liquido. - Lo so - sussurrò infine.
- Lo sapevi? - Nico fu piuttosto scioccato dalla risposta di Percy. Lo sapeva, e non aveva fatto niente?
- Sì, ma ti ho lasciato prendere le tue decisioni e scegliere ciò che fosse meglio per te. Gli ho detto che avrebbero dovuto essere leali, e che se avessi rifiutato, avrebbero dovuto lasciar perdere. - Percy guardò Nico e ridacchiò. - Nico, se ti aspetti che io diventi il tuo cavaliere dall'armatura brillante, non credo proprio di assomigliargli. Non sei una principessa, non hai bisogno di essere salvato. Sei grande abbastanza da prendere da solo le tue decisioni. Devi solo essere capace di convivere con le conseguenze.
Nico guardò a terra. Sapeva che quello che stava dicendo era vero, ma sarebbe stato comunque carino se Percy avesse fatto qualcosa a riguardo. Forse non gli importava davvero di Nico, almeno non nel modo in cui Nico voleva.
- Continua - disse Percy. Nico lo guardò, corrugando le sopracciglia. - So che c'è dell'altro, Nico. Voglio sentire tutto.
Nico prese un respiro profondo prima di lasciarlo andare. Guardò Percy, che lo osservava intensamente. Voleva davvero rivelargli tutto quello che avevano detto gli altri? - Loro, uh, hanno detto che tu sei come loro, disgustato da me, ed è per questo che non vuoi toccarmi.
Percy si appoggiò al divano, un solco tra le sopracciglia. Sospirò e si passò una mano tra i capelli. Si strofinò la nuca e restò in silenzio per un momento, rifiutandosi di guardare Nico. Nico si sentì nuovamente sul punto di piangere. Era vero? Era per questo che Percy non voleva toccarlo?
- E'-è vero? - domandò Nico, la voce spezzata.
- Sì - sussurrò Percy.
Nico annuì e chinò la testa, le lacrime che scendevano sul suo viso. Percy restò seduto alle sue spalle, in silenzio, senza muoversi. Nico si sentiva nauseato da sé stesso. Disgustava il ragazzo che gli piaceva.
- Ma - continuò finalmente Percy. - non è per questo che non voglio toccarti.
Nico voltò la testa per guardarlo, sorpreso. Aprì la bocca, ma Percy continuò.
- Non ti tocco perché non voglio corromperti. Ho paura che, se venissi coinvolto, ti spezzerei, in qualche modo. Non voglio che tu perda la tua innocenza, te l'ho detto - sussurrò Percy.
- Io...
- Ma a volte è difficile guardarti, per me - confessò Percy.
- Perché?
- Per la stessa ragione dei Bambini Sperduti. Hai qualcosa che io non ho. Sei qualcuno che non sarò mai, che non potrò mai conoscere. Sono cresciuto in mezzo alla strada, Nico. Sono molto lontano dall'innocenza. - Si voltò verso Nico. - Inoltre, non sono qualcuno con cui vorresti essere coinvolto. Ho cercato di allontanarti, ma sei così determinato. - Mentre finiva, un sorriso si fece strada sulle sue labbra. Lanciò un'occhiata all'orologio e sospirò. - Ti va di dormire qui, stanotte?
Alla domanda, gli occhi di Nico si spalancarono. Gli avrebbe davvero permesso di dormire lì? Con lui? - Intendi, nello stesso letto?
- Sì, nello stesso letto - ridacchiò Percy. Si alzò e portò le bevande in cucina, depositandole nel lavello. Tornò in camera e guardò Nico. - Di solito, quando i Bambini Sperduti finiscono qui, ad un certo punto, li faccio rimanere se hanno bisogno di conforto. Ho pensato che debba valere anche per te. Questo posto è stato difficile per tutti loro, appena arrivati. Mi aspettavo una cosa del genere, quando hai detto di voler lavorare al piano di sopra.
L'espressione di Nico crollò leggermente. Aveva pensato che fosse una cosa speciale, che non fosse comune. - Oh - sussurrò.
Percy sospirò, sorridendo. - Non pensarla in quel modo. So che hai bisogno di qualcuno che ti conforti, comunque. Ma non li lascio certo dormire qui ogni volta che vogliono. E' solo che sono consapevole di quanto questo posto sia difficile e, a volte, hanno tutti bisogno di qualcuno che li sostenga. La cosa vale anche per te, se vuoi.
Nico annuì. Alzò lo sguardo per incontrare quello di Percy. - Mi piacerebbe dormire qui - gli disse finalmente.
Percy sorrise di nuovo e allungò la mano verso Nico. Nico si tirò su e si fece guidare da lui verso la camera da letto, spegnendo le luci nel tragitto. Davanti al letto di Percy, mentre il ragazzo dagli occhi verdi si sfilava la maglietta, Nico si agitò.
Percy ridacchiò. - Puoi infilarti nel letto e metterti comodo - gli disse.
Nico annuì e si arrampicò sul letto, emettendo un piccolo gemito. Quando Percy alzò un sopracciglio, arrossì. Si coprì la faccia per la vergogna. Non era riuscito a trattenersi, quel letto era comodissimo. Guardò Percy mentre si sfilava i pantaloni, fissando il suo sedere coperto dai boxer che si piegava per raccoglierli da terra e lanciarli nella cesta dei panni sporchi. Gli occhi di Nico si dilatarono quando Percy si chinò. Doveva ancora vederlo nudo, ma questa era la miglior eccitazione che gli aveva provocato, persino da vestito. 
Percy si stiracchiò, esponendo a Nico una bella visione della parte anteriore del suo corpo. Sorrise al ragazzino dai capelli neri e strisciò nel letto. - N-non dovresti accendere le luci? - chiese Nico mentre Percy si trascinava su di lui.
Percy alzò le spalle. - Dipende. Vuoi riuscire a vedere?
- Cosa?
Percy si mise seduto. - A meno che tu non voglia.
Nico si morse le labbra. - Vedere cosa? - chiese.
Percy sospirò. - Ti darò qualcos'altro su cui fare una scelta, Nico. Così come qualunque altra cosa, dipende completamente da te.
Nico sbatté le palpebre. - Non voglio farmi prendere di nuovo in giro da te.
Percy si chinò e morse il collo di Nico, appoggiandogli una mano sulla schiena. - Non ho intenzione di tirarmi indietro, stavolta - gli sussurrò nell'orecchio. Nico rabbrividì. Percy si fece indietro per guardare la sua faccia. - Non proprio tutto, ma ho pensato che potremmo fare qualcosa - spiegò.
Nico annuì, gli occhi già velati. Percy ridacchiò e gli sfilò la maglietta. Lo fece sdraiare e gli passò una mano sul petto, sfiorando la pelle liscia. Sostenne il suo sguardo mentre infilava le dita sotto i suoi pantaloni della tuta e li sfilava. Scese sul suo capezzolo, leccandolo e mordendolo.
Gi afferrò un fianco con una mano, mentre l'altra sollevava dal letto la sua metà inferiore. Nico cominciò a chiedersi cosa stesse facendo, fino a che Percy non si premette contro di lui. Non si mosse; restò semplicemente fermo, con il sedere di Nico contro il suo cavallo. La testa di Nico cadde all'indietro e Percy colse l'occasione per succhiare sulla sua gola.
Nico chiuse gli occhi mentre sentiva i baci di Percy lungo il suo corpo. Il ragazzo si fece strada verso il suo ombelico, infilandoci dentro la lingua. Si spostò verso il fianco, mordendo e succhiando leggermente la pelle. Nico gemette e passò una mano nei suoi capelli. Poi Percy si spostò più in basso, giusto dove finivano i boxer di Nico, succhiandoci sopra.
Nico sollevò il viso di Percy, cercando di farlo risalire. Percy spostò lentamente all'indietro il corpo di Nico, fino a trovarsi di fronte al suo viso. Nico si sedette, e così anche Percy. Si chinò in avanti, avvicinando il viso a quello di Percy. Percy sembrò esitare per un breve istante prima di far scontrare le labbra con quelle di Nico.
Cominciò in modo innocente, ma presto si intensificò in un bacio appassionato. Percy faceva scivolare la lingua contro le labbra di Nico, chiedendo il permesso di entrare. Nico non esitò a concedergli l'accesso. La lingua di Percy si infilò nella sua bocca, scivolando contro la sua. Nico cadde sul cuscino di Percy, senza spezzare il bacio.
Le mani di Percy finirono sui fianchi di Nico, ad avvicinare i loro corpi. La sua lingua uscì dalla bocca, dove cominciò a succhiare le labbra di Nico. Quando si allontanò, Nico gemette. Stava ansimando mentre Percy si leccava le labbra. Tornò ai lati di Nico, succhiando ancora una volta la pelle sopra i fianchi. Nico ansimò e si contorse sotto di lui. Percy ridacchiò contro la sua pelle, tenendolo fermo.
- Se vuoi che mi fermi, fammelo sapere - sussurrò Percy.
Ma lui non disse di no. Non voleva. Era ciò che desiderava da una vita, ormai, anche se non era "reale". Cercando di ricordarlo, la maggior parte risultava sfocato, per Nico. Le labbra di Percy su di lui erano state una sensazione stupenda, e non avrebbe voluto che finisse. Sfortunatamente, come dice il proverbio, tutto ha una fine.
In seguito, Nico si sdraiò nel letto, lo sguardo ancora velato e il corpo come gelatina. Percy scese dal letto e andò in bagno. Gli occhi di Nico stavano cominciando a chiudersi quando tornò. Percy fece un sorrisetto e capovolse l'interruttore della luce, immergendoli nell'ombra.
Nico sentì Percy che si contorceva nel letto accanto a lui. Una mano si appoggiò sul suo fianco e lo premette contro il corpo alle sue spalle. I suoi occhi si aprirono e si chiusero un paio di volte, cercando di tenerlo sveglio, ma era troppo stanco. Rilassò la testa contro il cuscino e si abbandonò presto al sonno.


























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Questi personaggi non mi appartengono né appartengono a XTheSonofHadesX, ma sono proprietà di Rick Riordan e di chi ne detiene i diritti, quindi questa fanfiction è stata scritta e tradotta senza alcun scopo di lucro.
  
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