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Autore: malpensandoti    22/03/2015    4 recensioni
Jodie le sorride di tanto in tanto, le scosta i capelli dal volto e le dice che Louis non ha idea di cosa si stia perdendo a non volere una sorella del genere.
Georgia la ringrazia e tace, alla fine non ci crede più di tanto.
Aspetta piano gli uomini – le persone – della sua vita prendersi qualcosa e sparire, perché è così che funziona, è così che semplicemente vanno le cose.
Vanno via.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Words As Weapons
Be Calm

you hate your pulse because it thinks you're still alive


 
 

Cammina con le mani infilate in tasca e le calze nere velate che non riescono a ripararle le gambe dal freddo della sera inglese.
Georgia ascolta James Bay con l'iPod di prima generazione e intanto pensa a come diavolo abbia fatto Oscar a convincerla – ancora – ad andare all'ennesimo diciottesimo di un loro compagno.
Jodie è sempre felice quando le comunica di star uscendo, quando la vede infilarsi qualcosa di più elegante e truccarsi un po' di più sugli occhi, Georgia quindi non le dice mai che in realtà preferirebbe evitare situazioni scomode come una festa piena di gente, non vuole vedere sua madre ancora più triste. Invece si lascia spazzolare i capelli mentre entrambe ascoltano Morrison Hotel dei The Doors sotto le luci chiare delle candele sparse per la casa.
Oscar è seduto sul muretto che circonda la piccola villetta della sua famiglia, le spalle ricurve verso le ginocchia e il volto scuro illuminato dalla luce dello schermo del telefono che tiene in mano, lo sguardo concentrato e le sopracciglia leggermente aggrottate, come se stesse leggendo qualcosa di importante.
“Hey, Kanye West – Georgia sorride alla sua stessa battuta, fermandosi davanti a lui – Hai deciso di ammalarti inutilmente?”
Oscar alza la testa verso di lei, esibendo un ghigno bianco e largo. “Questa era molto razzista, sai? – esclama, balzando giù dal muretto – Solo perché sei bionda con gli occhi azzurri non credo di averti mai chiamata Pavel Nedved”
La ragazza ridacchia, scuotendo la testa esasperata. Lui le mette un braccio muscoloso sulle spalle e insieme prendono a camminare lentamente, un po' sbilenchi.
 
 
 

Il luogo della festa è a Chequer Avenue, nella parte più benestante della città. Ci vogliono almeno una ventina di minuti per arrivare, Oscar continua a imprecare contro le indicazioni di Google Maps mentre Georgia accanto a lui continua a ridere.
Il festeggiato è un certo Lennie Cleveland, che frequenta quasi tutti i corsi di Oscar e che ha invitato tutti gli studenti degli ultimi due anni, senza distinzioni.
Georgia dubita che ci siano davvero tutti, ma a giudicare dalla gente che occupa già solo il giardino della villa, forse si sbaglia.
La musica è alta ma non eccessivamente, lei si fa di riflesso più vicina a Oscar e quello le accarezza la schiena, varcando la soglia del vialetto. Saluta un paio di volti conosciuti, fa strada dentro l'abitazione e poi si guarda intorno, con occhi impazienti.
L'ingresso dà subito su un ampio salotto pieno di persone e dai colori accesi, c'è Loyal adesso e la gente balla, ha in mano bicchieri blu di carta e si muove scoordinata ridendo e parlando a voce alta.
Oscar si china verso di lei, soffiandole contro l'orecchio: “Bello, vero?”
E Georgia è timida, tutta quell'atmosfera non fa che renderla nervosa, un po' triste. Non sono posti a cui appartiene.
Annuisce brevemente e sfoggia un sorriso piccolo e falso, stringendosi contro il braccio muscoloso del ragazzo.
Le situazione in cui si sente così piccola e impacciata hanno sempre avuto il potere di annullarla, facendola stare zitta, immobile come una statua di cera. Ci sono un mucchio di cose che lei potrebbe – vorrebbe – dire anche adesso, a cominciare dal fatto che quel posto e quelle persone non le piacciono, che ha troppo nero addosso, che ha già intravisto quella ragazza che alle elementari le tirava sempre i capelli e che quasi le viene da piangere.
Sta zitta.

“C'è Horan! – Oscar spalanca gli occhi, le afferra un gomito e sembra il ragazzo più contento del mondo – Te lo presento, vieni”
La ragazza inciampa nei sui stessi piedi per l'agitazione di lui, che la conduce verso le scale che portano al piano superiore, larghe e ripide, rivestite di un parquet lucido come quello del salotto.
Seduti sugli scalini, ci sono due ragazzi e una ragazza, tutti e tre armati di birra imbottigliata e sorrisi vispi, per niente sobri.
Oscar si blocca davanti a loro, lascia la presa su Georgia e posa le dita sulla sua schiena, come per confortarla.
“Niall! – esclama poi, ad alta voce – Qual buon vento ti porta da queste parti?”
Niall dev'essere sicuramente il ragazzo biondo, perché l'attimo dopo quello spalanca gli occhi azzurri e arrossati, togliendosi dalla bocca la sigaretta con le dita pallide, appoggiando la bottiglia sul gradino e alzandosi in piedi con le gambe sottili e molli. Il suo snapback rovesciato blu è in contrasto con la pelle chiara del volto e le guance scarlatte, prive di barba.
Si getta letteralmente tra le braccia possenti di Oscar come se fosse piuma, ridendogli nell'orecchio per poi schiaffeggiarlo un paio di volte. “Tu! – strilla – Tu! Il mio eroe
L'altro scoppia a ridere, dalla sfumatura del suo tono sembra quasi che sia imbarazzato. Georgia aggrotta le sopracciglia, confusa.
“Andiamo, Horan – mormora il suo migliore amico – Non esagerare, adesso. Sono solo...il migliore Lock che potresti mai incontrare in tutta la tua vita”
Niall ride, fa un altro tiro di sigaretta e annuisce con veemenza, rifilandogli l'ennesima pacca, stavolta sulla spalla.
“Amici miei, - dice poi, rivolto verso i due ragazzi ancora seduti sugli scalini – Lui è Oscar Gomes, un mio compagno di squadra. Boss, loro sono Zayn e Cyndi”
Quelli alzano una mano in contemporanea, esibendo dei sorrisi storti.
Georgia arriccia le labbra e li osserva, sbattendo le palpebre. Lei ha le gambe coperte da una gonna a fiori larga, un cappotto bianco e lungo e il volto tondeggiante riempito da un paio di occhi sottili. I capelli sono di un biondo cenere, rasati ai lati per accentuare il ciuffo tirato indietro da qualche spilla. Tiene la bottiglia di birra con una mano, stringendola sul collo come se nemmeno ne sentisse il peso.
Il ragazzo invece porta una montatura di occhiali spessa, nera come i suoi capelli fissati con qualche dita di gel. Ha i lineamenti affilati, la pelle mulatta e gli occhi ambrati. Veste una camicia bianca qualche taglia più grande e un paio di jeans neri, arrotolati su un paio di Converse consumate.
Lui la bottiglia la tiene in mezzo alle gambe sottili, e ha un sorriso imbranato, buffo.
A Georgia viene da sorridere, ma non lo fa perché non crede sia opportuno. Invece deglutisce e aspetta che qualcuno si accorga di lei.
“Allora è vero che giochi a rugby – dice Cyndi verso Niall, il tono strafottente – Con quei due stuzzicadenti al posto delle gambe non si direbbe”
Zuccherino – le si rivolge Oscar, elegantemente – Niall Horan è il Centre più cazzuto dell'intero Yorkshire. Non per niente ha sangue irlandese”
Lei fa uno sbuffo divertito, scuotendo appena la testa.
È sorprendente la capacità di Oscar di interagire con qualcuno con così tanta facilità. Può avere le spalle ampie, centottantasei centimetri d'altezza, le mani immense e la voce profonda; resterà comunque abbastanza malleabile per infilarsi in situazioni nuove, adattarsi alla diversità.
Georgia ci pensa per davvero, per questo non si rende conto di essere finita al centro della conversazione. Oscar la scuote con dolcezza, rivolgendole un sorriso divertito: deve averla appena presentata.
“Il mio raggio di sole è un po' timida – spiega lui – Ma per lo meno non morde”
Anche Cyndi le sorride, quasi comprensiva. “Dovete assolutamente assaggiare il cocktail che sta facendo Liam in cucina. È probabilmente l'unica cosa che rende accettabile questa festa da sedicenni. Senza offesa, ovviamente”
A quel punto, Zayn alza gli occhi al cielo e “Dovete scusarla – biascica, guardando Georgia negli occhi – A volte si dimentica di essere stata al liceo”
La ragazzina abbozza un sorriso, non sapendo come comportarsi. Sente il braccio di Oscar circondarla, proteggerla. Lui le lancia un'occhiata complice e poi annuisce brevemente.
“Ci vediamo in giro, allora” si congeda con un sorriso, facendo un passo indietro.
Niall sorride di rimando, brillo e contento. “Ciao, Lock! È stato un piacere, raggio di sole!”
Georgia arrossisce di colpo, il respiro corto.
Camminano per il piano terra della casa un po' alla cieca, facendo sorrisi a volti conosciuti finché non trovano la cucina, la mano di Oscar è ancora ancorata al suo gomito e Georgia di questo ne è felice, si sente al sicuro, più importante e meno sola.
Ci sono bottiglie di alcool sparse un po' ovunque, la stanza è grande e le persone qui parlano con più scioltezza, senza la musica a distrarre le loro conversazioni.
Oscar viene richiamato da un paio di ragazzi che trafficano con vari bicchieri sulla penisola in marmo, lei rimane in disparte, si guarda intorno e cerca di capire perché per gli altri sembra così facile anche solo guardarsi negli occhi e sorridere, camminare, sopravvivere.
Dentro di sé Georgia piange tanto, adesso si guarda semplicemente intorno e tace.
Sta già tirando fuori il telefono dalla tasca della giacca per tenere le mani occupate, quando le arriva una spallata decisa, un po' rozza, che la fa barcollare per via della sua scarsa attenzione.
“Scusami, non ti ho vista”
Da così vicino, le iridi di Louis Tomlinson sono liquide, di un azzurro opaco, burrascoso. Danno il tono alle parole che gli balzano nel cervello, quelle che Georgia non riesce a decifrare. Il suo petto si gonfia di brividi, il suo labbro ha uno spasmo involontario.
Dopo tutto quel tempo a studiarlo da lontano, Louis ha un qualcosa di irreale.
Georgia respira a labbra schiuse, si schiarisce la voce e lo vede rendersi conto di chi lei sia. Se prima quegli occhi erano semplicemente indifferenti, adesso trasmettono prima consapevolezza e poi rabbia. È come un'onda che si ritira per distruggere di più.
“Non fa niente – mormora lei, la voce sottilissima – Scusami tu”
Louis le volta le spalle senza che abbia terminato la frase. Cammina con disinvoltura, con quella giacca imbottita che gli indurisce il portamento, il busto. Ha le gambe toniche, i jeans scuri e stretti, le scarpe basse e le mani in tasca.
Lei sbatte le palpebre, cercando di fermare quel vuoto che le sta riempendo i muscoli, quei brividi ghiacciati contro le scapole e tra le vertebre. Sente l'improvvisa e disperata voglia di uscire da quella casa al più presto.
La mano di Oscar è come una certezza attorno al suo polso così piccolo in confronto a quelle dita così lunghe.
Le sorride con amore alla vista dei suoi occhi azzurri e bagnati.
Dice solo: “Andiamo a casa”
 
 
 
 
La casa della vedova Styles è abitata, Jodie glielo dice quella domenica mattina.
“Suo nipote è tornato in città – spiega, appoggiata al mobile della cucina mentre beve il suo solito cappuccino con tanta schiuma – È molto carino”
Georgia arrossisce a quell'affermazione mirata, scuotendo appena la testa.
La vedova Styles abitava nella casa davanti alla loro, quella in cui si sono trasferite dopo l'abbandono di Marshall. Era una donna minuta e dolce che aveva perso il marito da poco e che faceva le migliori torte del mondo. Sono passati diversi mesi da quando i suoi figli l'hanno fatta mettere in un centro di cura specializzato, a Georgia le si stringe sempre il cuore quando ci pensa.
“Dovremmo restituirgli il vaso che sua nonna ci ha prestato, magari è uno a cui piacciono i fiori – sua madre incrocia le gambe affusolate e fa finta di pensarci – Vai tu? È quello all'ingresso”
“Mamma...” la ragazza inizia, le guance gonfie.
Jodie continua: “Oggi ho un impegno e poi sarebbe un modo perfetto per fare amicizia, avrà più o meno la tua età e non credo abbia familiarità col quartiere” poi le sorride come quando conclude una conversazione e appoggia la tazza dentro al lavello, scompigliandole appena la chioma bionda e uscendo dalla cucina.
Georgia non le ha detto di Louis, né del suo imbarazzo della sera prima. Invece le ha fatto capire di essersi divertita e di aver fatto amicizia. E Jodie ha avuto gli occhi orgogliosi per diverti minuti, perché è così che vorrebbe sua figlia, è così che vorrebbe che crescesse.
Georgia lo sa, per questo non accenna al pianto contro la spalla di Oscar, distruttivo come solo le cose silenziose sanno essere.
Per questo quella stessa domenica è davanti alla porta della casa della vedova Styles, con il vaso blu tra le dita sottili e il labbro infilato tra i denti per evitare che tremi.
Continua a sbattere le palpebre e a respirare forte, cercando di controllare i suoi gesti dettati dall'imbarazzo, dalla voglia di essere altrove e stare bene.
Il portone d'ingresso si spalanca all'improvviso minuti dopo, facendola sobbalzare per la violenza di quell'azione.
Davanti a lei c'è un ragazzo invecchiato, alto e massiccio, con la pelle del volto leggermente abbronzata e gli occhi socchiusi e verdi, diffidenti come una notte senza stelle. I suoi capelli sono trascurati e bruni e lui è rigido, fermo e quasi ansante, pronto a difendersi. Sembra una preda che sa come attaccare e questo per un attimo le toglie il fiato, facendola indietreggiare appena.
Quei lineamenti duri e affilati sembrano sciogliersi appena quando la mette a fuoco, il ragazzo sbatte le palpebre un paio di volte e raddrizza la schiena.
“Sì” le dice e non sembra una domanda, non c'è confusione né nel suo sguardo né in quella voce così intorpidita, corrosa. Sembra più che altro un invito – un ordine a parlare.
Georgia si tende tutta, smette di guardarlo negli occhi fissa il legno dello stipite, deglutendo.
“Abito qui di fronte – inizia, insicura – Mi chiamo Georgia e questo vaso appartiene a tua nonna. Mia madre, mh, mia madre pensava potesse servirti, ecco. Ecco a te”
Si sente i suoi occhi addosso, mentre allunga le braccia verso di lui. Il vaso di vetro trema per la presa instabile, Georgia si morde forte le labbra e lancia un'occhiata al suo volto.
Il ragazzo le fissa le mani, le fissa le mani e sembra talmente in difficoltà da non capire cosa fare, da non poter gestire le proprie emozioni. Guarda quelle dita bianche ed è come se volesse...spezzarle, frantumarle tra le proprie.
È solo un guizzo sulla gola, un lampo negli occhi smeraldo grezzo e le spalle che semplicemente tremano, poi tutto sembra smettere di rimbombarle in testa, così come il suo respiro cadenzato.
“ Harry – lui afferra velocemente il vaso e si presenta in modo statico – Harry Styles”
Poi richiude la porta, la lascia sola.
Georgia torna a respirare.






 

buona domenica a tutti :)
come sono contenta di sapere che già il prologo vi sia piaciuto, avevo molte incertezze a proposito e mi fa piacere che voi - ancora una volta - le abbiate disintegrate!
prima di commentare il capitolo, ci tengo a spiegare qualche nome all'interno del testo:
  • kanye west e pavel nedved sono entrambi personaggi famosi. il primo penso lo conosciate tutti, mentre il secondo è un ex calciatore che continua a farsi vedere in televisione ogni volta che si parla della juventus
  • lock e centre sono ruoli del rudby a 15: il lock è di solito il giocatore più possente della squadra, mentre il centre è più agile e svelto. mi reputo molto ignorante sotto il punto di vista di questo sport, però non avrà che un ruolo secondario, di contorno
detto questo, questo è il primo vero capitolo della storia! l'ho scritto qualche mese fa per poi aggiungerci e toglierci pezzi per via della trama completamente stravolta, e sono ancora un po' diffidente! vedremo come si evolveranno le cose, no?
sono stati quasi indrodotti tutti i personaggi principali della storia, a iniziare da quel matto palato di niall horan - ho una crush per i frat boy, non posso farci nulla! -, per poi concentrarci su cyndi e il suo anticonformismo e anche su zayn, tranquillo e bilanciato come mai prima d'ora ahaha
louis credo che lo odierete, ma perché non lo capirete, ecco! io per prima inizio a rendermi conto del suo carattere solo adesso, solo dopo aver immaginato molto meglio l'andamento della storia! e anche jodie, che è un personaggio complesso, visto sempre in modo superficiale per via delle sue azioni, delle sue parole.
e poi, last but not least, harry styles!
allora, SO perfettamente che il concesto neighbors è qualcosa di visto almeno cento volte, nel plot iniziale loro si conoscevano alla festa, però c'è da dire che harry non era quell'harry, quindi sono voluta stare sul banale per cercare di andare fuori dagli schemi un'altra volta! incrocio le dita adesso :)

non credo di aver reso l'idea della sua inquietudine, ma spero di riuscirci meglio nelle prossime volte!
aaaaaaah!, prima che mi dimentichi! vorrei specificare il fatto che georgia è timida, moooolto timida! e io, come ben sapete, non ho mai scritto niente del genere, i miei personaggi femminili hanno sempre avuto una cerca indipendenza e temperamento che lei non possiede! è tutto nuovo per me, spero di migliorarmi!
la frase ad inizio capitolo è presa da "be calm" dei fun, che dà anche il titolo al capitolo stesso!
grazie di cuore a tutte le persone che hanno messo questa storia tra le seguite dopo solo il prologo, e grazie anche a cui si è fermato a lasciarmi il proprio pensiero, lo apprezzo infinitamente!
vi risponderò entro stasera!
un bacione immenso e grazie di cuore di nuovo <3
a presto,
caterina


 
 
  
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