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Autore: TeenAngelita_92    22/03/2015    3 recensioni
"Fu l’ultima cosa che le disse, le ultime parole che la sua bocca tremante riuscì a pronunciare prima che il respiro diventasse tremendamente corto e che le sue labbra chiedessero disperatamente di lei.
E le accontentò, accontento le sue labbra e quel suo disperato bisogno di tornare a sentire che sapore aveva la sua bocca che da troppo tempo ormai non aveva più sfiorato, quasi temendo di averne dimenticato la sensazione."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Francisca Montenegro, Nuovo personaggio, Raimundo Ulloa
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Urgencia de ti.
 
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“Raimundo, come…”
“Signora… Signora, credo sia meglio tornare alla Casona, sta iniziando a piovere ed il tragitto che ci aspetta è abbastanza lungo.”

E fu esattamente cosi che ricordò la forte e decisa voce del giovane Bosco, come un’improvvisa ed inaspettata pioggia.

“Raimundo…”

Ricordò le prime fredde e pesanti gocce, ricordò il loro arrivo ed il loro terribilmente gelido tocco sulla sua pelle. Ricordò i suoi occhi tristi e spenti, la sua espressione assente e l’aria che a malapena riusciva ad uscire dalle sue labbra. Si, poté sentirlo. I loro corpi sembravano  lontani ora, forse troppo, eppure lei poteva sentirlo, poteva sentire il suo respiro irregolare e poteva vedere le sue labbra schiuse come a voler dire ancora qualcosa, un ultima cosa.

“Raimundo… Le tue mani.”

Ricordò la fatica ed il timore con il quale le parole avevano deciso di uscirle dalla bocca, così, all’improvviso, e le numerose domande che iniziarono ad inondare la sua mente: perché? Perché le sue mani erano ferite? Perché lui sembrava ferito? Chi era davvero l’uomo davanti a lei? Chi era davvero quell’uomo che tanto sembrava aver bisogno di aiuto? E forse… Forse una semplice e delicata carezza, forse solo un forte abbraccio dove potersi rifugiare e nascondere, forse solo e soltanto lei sarebbe bastata.

“Signora, dobbiamo sbrigarci.”

Continuò a ripeterle Bosco, del tutto incurante di ciò che aveva appena interrotto e lei… Lei  troppo occupata a guardare l’uomo davanti a se per potergli dare ascolto.
Si, quell’uomo che nel giro di pochi e veloci istanti, stanco e al limite della sopportazione, sembrava aver sollevato la maschera che ormai da troppo tempo copriva il suo volto, nascondendone i profondi e scavati segni di sofferenza e malessere che nessuno, fino a quel momento, si era mai preoccupato di notare.
Ma lei non era “nessuno”, lei era Francisca, la sua Francisca, la persona che forse meglio di chiunque altro lo conosceva.
Aveva notato come, all’inaspettato ed improvviso arrivo di Bosco, la mano di lui aveva, di scatto, lasciato il suo braccio, come se quel semplice e disperato contatto gli avesse bruciato la pelle.
Non voleva che il giovane notasse la sua mano stretta al suo braccio? O forse, con quel gesto, si era accorto di essersi azzardato ad esporre le sue debolezze davanti a lei? O di aver lasciato intravedere le sue ferite o forse… No, solo altre domande. Solo e soltanto domande, un treno pieno zeppo di domande che arrivava a gran velocità fermandosi giusto ai piedi della sua bocca, delle sue labbra incerte. Non aveva risposte, non riusciva a trovarne ora e chi, se non lui, avrebbe potuto dirle ciò che tanto bramava sapere?

“Signora…”

Ed ancora la voce del giovane, ancora quelle insistenti gocce di pioggia fredde, gelide, sempre più numerose, ancora il rumore del cielo, rumore di un cielo scuro, spento, il presagio di uno di quei temporali che difficilmente si placano.
Si avvicinò a lui e decisa più che mai, strinse la sua mano ferita, nascosta timorosamente dietro le pieghe del suo cappotto.
Aveva freddo. Si, doveva avere freddo, era l’unica spiegazione plausibile al tremolio che aveva iniziato a torturare le sue dita.

“Codardo locandiere di Puente Viejo… Io non me ne andrò da qui prima che le tue mani smettano di tremare ed il tuo respiro smetti di essere cosi accelerato.”

Gli sussurrò lentamente, avvicinandosi sempre più.

“Non me ne andrò prima che la tua bocca mi dica cosa ti succede.”

Continuò.
E non le importò minimamente il motivo per il quale solo qualche attimo prima era stata fredda e furiosa con lui, non le importò che la gente potesse vederli, vedere lei e la sua più grande “debolezza”, se cosi poteva essere definita, per lui. Non le importò degli occhi estranei cosi vigili e curiosi, o delle bocche chiacchierone e mal pensati o di quell’eco di voci fastidiose ed ignoranti di sottofondo.
Lui sembrò sospirare per un attimo, come se il semplice tocco con la pelle delle sue dita l’avesse rimesso al mondo, come se fosse stata l’unica e la sola cosa di cui aveva sempre avuto bisogno, e a lei questo bastava.

“Francisca..”

Riuscì a dire con labbra tremanti quando senti la mano di lei sfiorargli il viso delicatamente.
Se solo avesse potuto stringerlo a se, se solo avesse potuto stringerlo forte tra le braccia e sostenerlo, sostenere quel che sembrava rimanere di lui, dell’uomo che un tempo aveva amato, che non aveva mai smesso di amare. Se solo avesse potuto stringergli le mani e calmare la loro paura con il calore delle sue, se solo… Se solo avesse potuto avvicinare il suo viso ed assaporare le sue labbra fredde, tremanti, incerte.
Se solo avesse potuto l’avrebbe fatto, davanti a Bosco, davanti all’intera piazza, sotto quelle gelide gocce di pioggia e sotto quel temporale che tanto terribile si prospettava.

“Signora, andiamo.”
“Padre, forza rientrate! Vi prendere un accidenti!”


Ricordò la grande e forte mano di Bosco afferrarle un braccio e lentamente “trascinarla” verso casa, e ricordò la voce squillante di Emilia che, ferma sull’uscio della locanda, incitava suo padre a rientrare. Inutile dire che quindi, quelle sue carezze oltre non andarono.
Gli sguardi fissi uno sull’altro mentre una terribile e malinconia sensazione di vuoto, meglio definibile come “distanza”, si instaurava tra di loro.
Ecco, un’altra occasione. Avevano perso un’altra delle tante occasioni che gli erano state regalate.
Non era questo ciò che avevano sempre fatto? Perdere occasioni, restare immobili l’uno davanti all’altro quando tutto ciò che dovevano fare potevano chiaramente e semplicemente vederlo scritto davanti ai loro occhi.
No, forse no, non potevano. Loro non potevano vedere altro che il loro odio ed il loro rancore, la rabbia che lentamente e completamente indisturbata era riuscita ad accecarli.
“Questo tempo pazzo io non riesco proprio a capirlo: un attimo prima c’è un sole che spacca le pietre, ed un attimo dopo una continua e costante pioggia che sembra voler spaccare i vetri delle finestre.”
E cosi dicendo, Bosco fece irruzione nel suo studio, del tutto ignaro dello stato silenzioso e tanto pensieroso della donna, seduta dietro la sua scrivania, che forte stringeva tra le mani un mucchietto di fogli.
“Signora?” ripetè lui, intenzionato ad attirare la sua attenzione.
“Bosco…” la donna pronunciò il suo nome con un’aria alquanto sorpresa e stranita, come se non si fosse assolutamente accorta della sua presenza.
“Avete ascoltato ciò che ho detto?” chiese, volendo accertarsi della verità delle prime ipotesi che gli erano venute in mente al vedere quella sua reazione.
“Si… Si, certo.” rispose lei balbettando lievemente.
“Dunque siete d’accordo con me?” le chiese ancora.
“Ma si, certo che si. Sono d’accordo con te.” sorrise lievemente, come per far sembrare quella sua affermazione un po’ più credibile.
“Quindi possiamo invitare domani a pranzo i Mirañar?”
“Cosa?” rispose, infine, girandosi di scatto verso di lui. “Bosco… Aspetta, cosa…”
“State tranquilla.” la rassicurò, ridendo di gusto al vedere l’espressione spiazzata e spaventata sul viso della donna “Non ho detto nulla del genere, e voi non stavate minimamente ascoltando.” le spiegò.
“Questo non è divertente Bosco.” lo rimproverò, leggermente infastidita. “Non stavo ascoltando, è vero, ma ciò non ti da il diritto di farmi scherzi di questo genere.”
“Avete ragione, signora.” abbassò lievemente lo sguardo “Vi porgo le mie più sentite scuse se in qualche modo questo mio stupido comportamento vi ha infastidita.” si scusò sinceramente lui. “Ma tentavo di strapparvi un sorriso, ultimamente tante cose sembrano affliggervi che nella vostra mente non c’è più neanche un piccolo spazio per uno dei vostri meravigliosi sorrisi.” le sorrise teneramente.”E comunque dicevo solo che questo tempo mi sembra tanto pazzo, un attimo prima splende un sole meraviglioso ed un attimo dopo un temporale mai visto.”
“Già.” annuì, silenziosamente. “Ti prego di perdonarmi, Bosco…” gli disse sospirando, sforzandosi di mostrarsi perlomeno serena, sforzandosi di mostrare il sorriso più bello che avesse mai potuto fare.
“Anche stasera io e la mia sposa non vi abbiamo vista a cena. Continuare a non mangiare e ridurvi al punto da svenire non vi aiuterà con i pensieri che continuano ad affliggervi, lo sapete?”
“Stavo solo… Io stavo solo…”
“Pensando a lui.” terminò il giovane, accorgendosi della difficoltà con la quale provava a spiegargli cosa le dava tanto da pensare.
“Bosco, non avere abbastanza appetito non significa volersi ridurre in condizioni da svenire.” disse lei, cambiando totalmente discorso.
 “Signora, sapete bene che con me non occorre che fingiate, tantomeno che mi chiediate scusa.” la rassicurò ancora, sedendosi poco lontano.
“Bosco…”
Lui le prese dolcemente una mano e gliela strinse per poi continuare: “Com’è stato rivederlo? Involontariamente vi ho sentiti discutere e solo spero di non esserne stata io la causa. Ho ingenuamente creduto che forse farvi rincontrare sarebbe stata la cosa migliore per entrambi ma…”
“Shh…” gli sussurrò, accarezzandogli delicatamente il viso “Tu per me sei una benedizione, figliolo. Se non fosse stato per te non avrei mai trovato il coraggio necessario ad avvicinarmi a lui e provare a parlargli.” gli sorrise.
“E allora raccontatemi, rivederlo vi ha ridato la pace e la tranquillità che da tempo avevate perso?” gli chiese con aria tanto curiosa, come un bambino che tanto brama sapere il finale di una meravigliosa favola.
“Vorrei poterti dire di si, vorrei poteri dire che vederlo mi ha rimesso al mondo, e all’inizio cosi è stato, ma qualcosa lo affligge.”
“Signora, spiegatevi meglio: cosa intendete?”
“Io so che quella che sta indossando è solo una maschera per nascondere ciò che davvero sta provando, so bene che sta fingendo e so che sta male. Lo conosco troppo bene per far finta di niente, ma non abbastanza per capire cosa lo riduce a quel suo malessere.” gli spiegò, sincera come non lo era mai stata.
“E grazie a cosa siete riuscita ad arrivare ad una conclusione cosi affrettata? Probabilmente era la sorpresa di vedervi ancora o…”
“Una delle sue mani era ferita.” gli confessò, interrompendolo.
“Signora, ma sapete bene che può essersi procurato quelle ferite in qualunque modo, anche distrattamente.” provò a farla ragionare.
“No Bosco, no tu… Tu non hai visto i suoi occhi spenti, non hai sentito il suo respiro irregolare e le mani tremanti  con le quali mi ha accarezzato il viso.” gli confessò chiudendo gli occhi, illudendosi di poter ancora sentire il suo delicato tocco sulla pelle “Come se… Come se avesse freddo, un costante freddo che insistete sembrava voler torturare il suo corpo.” si fermò, come per riprendere l’aria che quelle parole le stavano rubando. “Bosco, lui sapeva delle mie lacrime, sapeva del dolore che da un tempo a questa parte mi ero imposta di soffrire, lui sapeva tutto, l’aveva sempre saputo ed io…” si fermò ancora “Io non ho creduto alle sue parole. Non una sola parola ho voluto credere, capisci?” continuava a ripetere, mentre il giovane, completamente stupito da quelle dolci e delicate parole, continuava a ripetersi che quel cosi forte amore che tanto male stava facendo ad entrambi, era semplicemente e meravigliosamente incredibile.
“Ha confessato di aver bisogno di me, ha confessato di avermi desiderata, disperatamente mi ha detto di essere schiavo della sua confusione e della sua paura ed io altro non ho fatto che allontanarmi dalle sue braccia e gridargli in pieno viso che a nessuna delle sue parole riuscivo a credere.” pronunciò quelle ultime parole con una tale rabbia verso se stessa che, forse, all’assenza del giovane, sarebbe stata capace di prendersi a schiaffi.
“Signora, guardatemi…” le disse il giovane, stringendole ulteriormente le mani “Non avete la colpa di nulla, continuare a tormentarvi e a colpevolizzarvi non vi porterà da nessuna parte. Siete stata illusa troppe volte, è normale non riuscire a credere a parole cosi belle e dolci pronunciate dalla persona che per una intera vita avete continuato ad amare con la stessa e costante intensità.” cercò di spiegarle, in un disperato tentativo di rassicurarla. “E poi occorre ammetterlo, se Don Raimundo sta davvero cosi male come dite, lui non è di certo l’unico. Che mi dite di voi? A quanto ne so passate ore ed ore a piangere, chiusa in questo cosi buio luogo che a volte vorrei addirittura bruciare.” le confessò con una punta di rabbia, il giovane.
“Io ho te, Bosco.” gli disse “Ho te figliolo, la cosa più bella che potesse capitarmi.” sorrise “Lui…”
“Lui ha sua figlia signora, dunque la differenza qual è?” la interruppe.
“Non ci sono differenze, Bosco. Semplicemente per stare davvero bene, per essere davvero felici come crediamo di meritare, io ho bisogno di lui e lui…”
“Di voi.” terminò Bosco. “Credo di aver capito ora: ne io ne Emilia potremmo mai colmare quel vuoto che dentro vi lacera, se non voi stessi.”
Ed era esattamente quella la vera realtà delle cose: nessuno avrebbe mai potuto colmare quel profondo vuoto che dentro li stava lacerando poco a poco, se non loro stessi.
Chi gli avrebbe più riservato tenere e delicate carezze? Chi gli avrebbe più potuto offrire un posto sicuro tra forti e calde braccia? Chi avrebbe più avuto il calore e la sicurezza di cui entrambi avevano disperatamente bisogno? Chi gli avrebbe più potuto regalare tutto questo se non loro stessi?
“Devo vederlo.”
Cosi dicendo, con voce ferma e decisa più che mai, fu Francisca ad interrompere un alquanto piacevole silenzio che lento si era instaurato nel suo studio.
Era forse stata quella cosi vera affermazione del giovane Bosco a ridarle il coraggio necessario per alzarsi dalla sua sedia e andare da lui? O la disperata voglia, che ormai da giorni la distruggeva, di stringersi al suo corpo e poter sentire il suo profumo, il suo respiro ed il battito del suo cuore?
No, non lo sapeva con precisione, ma di una cosa era certa: doveva vederlo.
“Signora… Signora aspettate, cosa…” aveva provato a fermarla il giovane non appena l’aveva vista alzarsi di scatto, ma si accorse, nel giro di pochi attimi, di aver fallito miseramente nel suo intento.
“Devo vederlo, devo andare da lui e dirgli che tutto ciò che ora desidero è mettere fine a tutto questo, poterlo stringere a me senza aver paura che tutto possa finire, che lui possa andarsene e… “ prese a ripetere con una certa velocità, mentre si affrettava a dirigersi verso la porta, ora tanto lontana, della Casona ed indossare il suo cappotto.
“Signora, signora per favore fermatevi…” tentò ancora lui, impedendole di andare oltre. “Vi prego, ragionate un secondo…”
“Non è forse ciò che ho fatto per un’intera vita, Bosco? Ragionare e ragionare ancora su ciò di cui sono sempre stata certa. Al diavolo la ragione se è a causa di quest’ultima se quello studio è ormai diventato il mio unico rifugio, al diavolo se il gelo delle mie lacrime è diventato l’unica cosa che il mio volto riesce a sentire.” rispose con rabbia, intenzionata come mai a compiere ciò che il suo cuore ormai da anni le dettava di fare.
“Signora, guardatemi un istante…” disse il giovane, afferrandole lievemente i polsi per fermarla. “Vi do ragione, credetemi. Avete tutte le ragioni di questo mondo per dire ciò che state dicendo e voler fare ciò che state per fare, ma ragionate per un secondo…” si fermò, come per assicurasi di aver attirato la sua completa attenzione “Fuori la pioggia continua a battere forte su ogni cosa le capiti sotto tiro, ed è ormai troppo tardi per incaricare Mauricio di preparare l’automobile.” le spiegò “E voi… Voi non siete nelle condizioni adatte per vederlo. Siete cosi agitata e soprattutto cosi debole dopo tutte le volte che vi siete rifiutata di mangiare.”
“No, no Bosco io sto meravigliosamente bene e se, come dici, è ormai troppo tardi per l’automobile, vorrà dire che ci arriverò camminando... Ci arriverò a piedi, si…”
“Signora…”
“Non mi importa Bosco, non mi importa, io…” lo interruppe, per poi fermarsi nella disperata intenzione di riprendere a respirare in un modo che sembrasse più regolare e normale rispetto a quello che istanti prima aveva. “Non mi importa”. ripetè ancora, sospirando. “Ho solo bisogno di vederlo.” gli confessò, infine.
“E lo vedrete, vi prometto che lo vedrete e sarò io stesso ad accompagnarvi domani mattina presto.” le giurò, guardandola con un espressione intenerita e comprensiva sul volto, quasi come se riuscisse inspiegabilmente a capire, a comprendere ogni più piccola emozione che le passava attraverso, lasciandole sensazioni contrastanti, forti, tutte insieme e troppo grandi da poter sostenere.
“Vi prometto che lo vedrete, solo non ora. Permettetemi di stare tranquillo e di sapervi riposare nella vostra stanza, ne avete tanto bisogno.” le chiese con occhi supplicanti e lei, dopo alcuni interminabili secondi di puro silenzio, altro non fece che annuire lievemente, lei altro non seppe fare che accettare la sua proposta ed, apparentemente, arrendersi.
Si, apparentemente, perché in realtà quella sera, qualunque cosa sarebbe accaduta, qualunque cosa avesse promesso a Bosco, lei lo avrebbe visto. 


Spazio Autrice:
E dopo non so quanti anni, SONO TORNATA!
Bene, voi sapete benissimo che vi devo (come sempre) delle scuse (infinite scuse) per il tempo che ultimamente impiego per aggiornare, ma come vi ho raccontato l'ultima volta, ero in pieno trasloco e tutto ciò mi ha rubato molto tempo. Ora che sono riuscita a riordinare un po' tutto (soprattutto le idee riguardo a questo mio sclero di fantasia su questi due spappolatori di feels) posso continuare e magari senza metterci 3 o 4 anni per ogni capitolo (promesso).
Dunque mi piacerebbe dire solo alcune parole riguardo questo capitolo ed i prossimi. Intanto (e correggetemi se sbaglio) ricordate quando nell'ultimo video incontro con Maria e Ramon, quest'ultimo aveva affermato che avremmo visto una Francisca completamente diversa dal solito? Bene, da questo capitolo in poi potrete vedere come me la sono immaginata io questa nuova "Francisca", ed inoltre (sempre per capitoli futuri) noterete che mi sono ispirata ad alcuni episodi della serie (trasmessi in Spagna ultimamente). 
Eh niente, ora scompaio perchè vi ho già rotto le scatole. 
Un BESAZO grande!
TeenAngelita_92

 
  
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