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Autore: pamina71    23/03/2015    4 recensioni
Ho utilizzato i 3 movimenti di ognuno dei 4 concerti de "Le quattro stagioni" per una "song-fic" in cui ad ogni movimento di ogni stagione associo una scena dall'autunno 1788 all'estate 1789.
L'associazione è data più dalle sonorità che dai titoli dei singoli movimenti, oltre che dalla stagione rappresentata dal concerto. Suggerisco di leggere ogni racconto ascoltandone il tema, magari nell'esecuzione del Giardino Armonico. Per ogni tempo avremo un "violino solista" diverso.
La base dei racconti è principalmente il Manga della Ikeda (traduzione francese) comprese le Storie gotiche e il Gaiden di André.
E' la mia prima fanfic, ed ammetto di essere partita con un progetto ambizioso, visto che la cronologia e i singoli tempi dei concerti mi concedono davvero pochi gradi di libertà.
Genere: Introspettivo, Song-fic, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Lame e violini'
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Stiamo uscendo dall'inverno, presto la primavera porterà tepore e novità. Grazie a chi ha letto, ho visto che ci sono moltissime visite e ve ne sono immensamente grata. Grazie inoltre ha chi ha avuto la voglia di recensire.

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Inverno in Fa Minore – Allegro non molto – Terzo movimento

Solista: André Grandier


Sentir uscir dalle ferrate porte
Scirocco, Borea, e tutti i venti in guerra
Quest'è'l verno, ma tal, che gioia apporte.

Riemerse dal sonno lentamente, assaporando la sensazione di un materasso molto più morbido della branda in camerata. Una soffice trapunta lo manteneva in un piacevole tepore.
Solo una lama di luce filtrava tra le tende cremisi accostate a chiudere completamente il baldacchino del letto. Doveva essere molto tardi, vista la luminosità di quel raggio di sole invernale.
Inspirò profondamente per respirare il profumo di acqua di rose dei capelli biondi che si spargevano sul cuscino solleticandogli una guancia già un po' ruvida di barba.
Allungò una mano per cercare i fianchi della proprietaria di quei riccioli e stringerla un po' di più a sé. Decise di rimanere in quel piacevole dormiveglia il più a lungo possibile. Tanto, nessuno lo avrebbe cercato.

La sera precedente, Oscar di era premurata di esagerare il suo stato di affaticamento con la nonna, raccomandandosi espressamente di non svegliarlo neanche se fosse rimasto a poltrire fin dopo il mezzogiorno. D'altra parte, era domenica. Sul momento André, non aveva capito la ragione di un simile suggerimento, per quanto gradito. In effetti, il sonno arretrato da smaltire era davvero considerevole.
Non aveva immaginato nulla neanche quando, a tavola con il padre, Oscar gli aveva garbatamente chiesto di passare da lei, più tardi durante la serata1. Una richiesta come molte altre volte. Certo, da quando, circa tre settimane prima, gli aveva dichiarato il proprio amore, il tempo che trascorrevano insieme aveva assunto un altro sapore. Il sapore di lei, e delle sue labbra. E, sebbene André si struggesse dal desiderio inespresso, non aveva ancora osato forzarla in quella direzione.
Si era quindi immaginato di trascorrere con lei una tenera serata di chiacchiere, baci e languori. Bussando alla sua porta si era invece trovato di fronte una versione inusitata della sua amata, che lo aveva accolto scalza, indossando una veste da camera di foggia decisamente femminile, sopra ad una camicia da notte ancora più femminile, e impalpabile. E che, seppur arrossendo e guardando in basso, gli aveva sussurrato: - Questa sera...vorrei passare la notte con te. Come tua moglie2.

Così ora André si trovava nella meravigliosa situazione di attendere che lei si svegliasse, ripensando alla notte precedente. Ridestandosi, tornava anche a fare capolino una certa curiosità mista a una leggera inquietudine. Gli stessi dubbi che nelle settimane precedenti avevano talvolta oscurato il sole della sua felicità nascente come nuvole maligne e dispettose.
E ora? Cosa siamo ora? Se già prima i nostri rapporti erano qualcosa di indefinibile, per non dire di inqualificabile, agli occhi del mondo, ora cosa diverremo?
Manterremo una relazione da amanti? Non mi piace per nulla, ma temo sia l'unica soluzione. Non posso chiedere di fuggire con me, se non sarà lei a proporlo. E se anche fosse, a che tipo di vita la costringerei? Ripudiata dalla famiglia, senza più il lavoro cui tiene, senza più il rispetto...
Il matrimonio? Certo che mi piacerebbe. Quando ieri sera mi ha detto “come tua moglie” mi si è fermato il cuore. Ma come? Un matrimonio clandestino? Dio, che tristezza3! Certo, piuttosto che nulla...
Ma possibile che le differenza di nascita possa creare tutto questo? Possibile che io non possa amarla alla luce del sole? Mentre chiunque abbia un titolo può venire liberamente dal Generale e chiederla in sposa, solo perché possiede un feudo.

Fu distratto dai suoi tristi pensieri da una mano che gli si poggiava sulla guancia, per avvicinarlo in un bacio.
- Buongiorno, amore.
- Buongiorno a te.
- Credo che sia il risveglio migliore della mia vita.
- Anche per me. Non hai idea di cosa voglia dire svegliarsi e vedere il tuo viso anziché il brutto muso di Gérard!
Oscar si mise a ridere e lo baciò di nuovo.
- Ah, ma non credere che questo risveglio sia una cosa indolore. Dovrai pagare il fio della tua impudenza e presunzione, sai? Mi hai sedotta e disonorata ed ora dovrai redimerti con un matrimonio riparatore! Disse guardandolo con un' aria fintamente ingenua.
André rimase senza parole. Stava parlando di matrimonio? Con lui?
- Ma dici sul serio?
- Mai stata così seria. Rispose Oscar guardandolo negli occhi.
- Tu non meriti una squallida relazione tra padrone di casa e dipendente. Non riusciva a dire la parola servo.
- E francamente non fa neanche per me. Se fosse necessario, fuggirei con te, per dire al mondo che per me vali più di qualunque cosa. E se sarà inevitabile, lo farò. Ma più ancora, voglio fare sapere al mondo che tu per me vali addirittura un matrimonio. E non un matrimonio clandestino. Uno vero e legale. Voglio dimostrare che per un nobile non è disonorevole sposare un membro del terzo stato. Voglio che sappiano, che tra tutti i nobili vuoti che mi hanno chiesto in sposa, ho scelto te. Perché sei meglio di loro.
André si sentì gonfiare il petto d'orgoglio a quelle parole. Si sentì ripagato degli anni di attesa. Si sentì non solo amato, che già era moltissimo, ma amato proprio per quello che era. Seppe con certezza che non si sarebbe mai vergognata di lui, né delle sue origini.
- Ma come faremo? Perderesti il titolo4, e tutto il resto.
- Non mi interessa né il titolo né il feudo, l'unico motivo per cui voglio che riconoscano il nostro matrimonio è quello di essere un esempio per quelli che verranno dopo di noi. Non mi importa di essere ripudiata da mio padre, se non per il dispiacere di non vedere più mia madre e tua nonna se non di nascosto. A parte questo, ho un'idea, lascia fare a me. Un giro da un notaio sveglio, dopo le feste di fine anno, e avrò le idee più chiare.
Andrè la baciò pieno di gioia, di amore e di riconoscenza.
- Nel frattempo, non ho nessuna intenzione di nascondermi. Tu sei il mio fidanzato. Per tutti.
La rovesciò all'indietro sul cuscino, deciso a godere dei suoi “diritti di fidanzamento” ancora una volta.

Il giorno successivo, un lunedì, si ritrovarono ancora una volta nei cortili delle Caserme accanto alla Reggia. Il primo giorno del nuovo anno, si stava avvicinando. Re Luigi avrebbe ufficialmente indetto gli Stati Generali, il servizio di guardia sarebbe stato strettissimo, molti reggimenti erano stati richiamati.
Oscar era stata chiarissima con i suoi soldati. Avrebbero dovuto essere più che attenti, in quei quattro giorni, avrebbero dovuto essere perfetti. Anche nei momenti liberi. Non avrebbero dovuto né bere, né infilarsi in qualche rissa, né lasciarsi andare. Anche il poco tempo libero sarebbe stato regolamentato: allenamenti o quiete chiacchiere. Null'altro.
Il contatto con André le mancava. Avrebbe voluto buttarsi tra le sue braccia, ma non era il momento. Avrebbe dovuto attendere. Quanto era difficile! Ma ora aveva la consapevolezza di ritrovarlo alla successiva licenza. E aveva l'orgoglio di poterlo definire suo.
Invece, André non osava. Non si sentiva abbastanza saldo nella propria posizione sociale per poterlo dichiarare. Oscar lo percepiva e ne provava dolorosa consapevolezza. Anche questa volta sarebbe toccato a lei fare il primo gesto. E anche questo era fonte di nuovo dolore.
Immaginava quanto ad André avrebbe fatto piacere rendere pubblico il loro amore, ma il suo stato sociale lo ricacciava ancora una volta in una condizione di inferiorità. Ancora una volta avrebbe dovuto far forza della propria condizione nobiliare per smuovere le cose.
Sperava con tutto il suo cuore che quell'Assemblea degli Stati Generali avrebbe cambiato le cose. Egoisticamente, sognava che nel nuovo corso delle cose, anche amori come il loro avrebbero trovato il proprio posto nel mondo. Anche se sapeva benissimo che i suoi problemi erano ben poca cosa, rispetto a quelli di suoi soldati. Solo Alain era felice, per l'imminente matrimonio della sorella minore. Gli altri, erano coinvolti in piccole e grandi tragedie familiari. François aveva appena perso il padre, ora sarebbe stato da solo a mantenere la madre ed i fratellini. Il figlio di Lazare era stato molto male, si era temuto per la sua sopravvivenza. Loȉc era emigrato dalla Bretagna perché le tempeste estive avevano completamente inondato i campi e distrutto i raccolti. Tutti sottraevano cibo ai loro pasti per consegnarlo a casa. Come la maggioranza dei francesi, anche i suoi soldati confidavano molto nel nuovo corso che sarebbe seguito agli Stati Generali per migliorare le loro esistenze.

Nonostante ciò, o forse proprio per questo, tra tutte le persone presenti alla reggia in quei giorni, i più fidati per una confidenza sul suo fidanzamento erano proprio i suoi Soldati della Guardia Metropolitana.
Scese nel cortile. André si trovava in un angolo con Alain. La vicinanza del suo massiccio amico, con la corporatura da orco, lo faceva sembrare ancora più elegante e snello. Si diresse decisa verso di loro.
Fu Alain a parlare: - Mi spiegate cosa è successo in questi due giorni? Il mio amico, qui, è tornato da casa con una faccia da merluzzo che non gli ho mai visto.
- Ne deduco che il fidanzamento gli fa male. Dovrò prendere dei provvedimenti. - Rispose Oscar sorridendo, mentre il “merluzzo” arrossì vistosamente ed il suo amico sbigottito impiegò qualche secondo a riprendere l'uso della parola. E anche dopo averla ritrovata, faticò a recuperare il suo solito sarcasmo: - Dove?...quando?
- Non lo sappiamo, è ancora tutto da decidere, si tratta di una promessa decisamente recente...ma credo le notizie non ti mancheranno.
- Che posso dire? Congratulazioni! Però sono curioso di sapere come la pensa la Vostra famiglia , Comandante.
- Mio padre resterà fuori un paio di mesi con il suo reggimento, gliene parlerò al ritorno, e questo mi darà modo di mettere a punto i dettagli.
- E chi l'avrebbe detto che questo qui avrebbe messo a segno un colpo del genere! Avere la faccia da bravo ragazzo alla fin jfine paga, allora! Disse assestando sulla spalla di André un pugno che nelle intenzioni avrebbe dovuto essere affettuoso.
Oscar rise di quelle maldestre esternazioni di gioia ed affetto. Ancora una volta, pensò a quanto si trovava a proprio agio con quei soldati. Non faceva fatica a capire come André si fosse affezionato così tanto ad alcuni di loro, ed in particolare a quell'energumeno dal cuore generoso che stava ridendo con loro e di loro.

Fu durante quello scambio di battute che arrivò il Maggiore Girodelle. Non ebbe modo di sentire quanto si dicevano, ma non poté non notare l'atteggiamento confidenziale che la donna che lo aveva respinto e tenuto a distanza aveva invece con due soldati di origine plebea.
Il suo orgoglio ferito e non del tutto cicatrizzato riprese a sanguinare.
Ancora quel servo. E il suo enorme amico, che già aveva notato in occasione del servizio che la Guardia Metropolitana aveva effettuato in autunno. Non riusciva a capire come Oscar potesse passare così tanto tempo con loro, persino divertendosi, a quanto pareva.
Colse soltanto l'ultima frase prima di arrivare loro vicino. Udì soltanto la voce di Alain che diceva al commilitone: - Allora mi aspetto di farti da testimone!
Girodelle si rasserenò di colpo. Allora era questo il motivo di tanta allegria! Le nozze dell'antico attendente! Bene, questa volta se lo sarebbe tolto dai piedi. Forse avrebbe potuto tornare ad insistere per ottenere la mano di quella donna che tanto sognava. Senza quella presenza ingombrante le cose sarebbero state diverse. Il suo orgoglio risanò di colpo. Raddrizzò le spalle e si diresse verso il terzetto con il più fiducioso dei propri sorrisi. Senza rendersi conto che mai fiducia fu peggio riposta.

André fu il primo a notare l'arrivo del Conte. Involontariamente, si irrigidì e si fece guardingo. Gli altri lo notarono e si volsero verso il nuovo arrivato.
- Buona giornata, Comandante! Soldati. Un lieve cenno del capo ed un sorriso inspiegabile.
Non capisco il suo atteggiamento. Eppure Oscar mi ha detto di averlo liquidato.
- Sono venuto a portare il programma delle manifestazioni di questi giorni.
Oscar tese la mano, prese i fogli e cominciò ad esaminarli seduta stante.
- Vogliamo andare ad esaminarli in ufficio? Staremo più comodi. Così il vostro amico potrà rimanere a festeggiare il fidanzamento con il testimone. A proposito, André ti faccio i miei auguri.
Il silenzio attonito che accolse questa frase, seguito dalla risata fragorosa del soldato alto gli fece morire il sorriso sulle labbra. Gli occhi azzurri che lo osservavano basiti gli insinuarono in testa un sospetto. L'espressione glaciale dell'uomo di fronte a lui lo trasformò in certezza. Eppure...

André non aveva frequentato la Reggia per anni senza trarne alcun insegnamento. Recuperò una qualche aria di serenità e lo ringraziò affabilmente, mentre lo malediceva in cuor suo. Trovò il modo di esprimere una frase di circostanza senza mai menzionare la futura sposa. Oscar non voleva mantenere segreta la cosa, ma metterne a parte tra i primi giusto Girodelle non gli pareva affatto una buona mossa.

Il Maggiore, cambiò inopinatamente argomento, rivolgendosi ad Oscar.
- Mi si dice che la Guardia Metropolitana abbia fatto dei miglioramenti incredibili, da quando è ai vostri ordini. Abbiamo un po' di tempo, prima di iniziare i servizi di oggi. Mi allenerei volentieri.
La donna accolse con favore l'occasione di cambiare argomento.
- Certo, sono mesi che non ho modo di misurarmi con Voi. Ben volentieri.
- Ma no, Comandante. Sono curioso di vedere i progressi fatti. Mi eserciterei volentieri con uno dei vostri soldati. Vieni tu, André, che già conosco il tuo stile. Disse Girodelle.
Vieni tu, che hai osato alzare lo sguardo su di lei. Pensò invece.
Vieni tu, che mi hai ferito nell'orgoglio, pensò Alain.
Vieni tu, che voglio farti soffrire, pensò Oscar.
Vieni tu, che ci vedi male, pensò André.

Non fu un allenamento. Fu un duello.
André era in svantaggio per i problemi all'occhio. E Girodelle lo sapeva benissimo. Ma era in svantaggio perché non poteva rischiare di ferire il proprio avversario. Sarebbe stato facile per un aristocratico farlo poi condannare. Poteva solo difendersi, e sperare di uscirne vivo.
Il Conte assaltava con ferocia, puntando sempre verso il lato sinistro dell'avversario. Sapeva dove colpire per metterlo in difficoltà. André era abile, ma doveva limitarsi a parare e ad attaccare senza andare verso punti vitali.
I commilitoni, pur non comprendendo appieno le ragioni di quell'”allenamento” lo incitavano, e questo rendeva ancor più furente il Maggiore.
Ma nessuno di loro, tranne Oscar ed Alain, che aveva perso i gradi per un pugno ben assestato ad un superiore, capivano le ragioni del suo modo di combattere.
- Vai, André! Sei più bravo di così!
Ma rimaneva sulla difensiva, senza mai attaccare con convinzione. Morire infilzato o morire condannato per aver ferito un aristocratico. Bella scelta.
- Fagli vedere cosa sanno fare le Guardie Metropolitane!
Quest'ultimo incoraggiamento gli fece capire come agire. Girodelle maneggiava la spada in modo abile ed accorto, ma il suo stile era decisamente accademico.
Invece André negli ultimi mesi aveva anche potuto accostarsi ad un nuovo modo, molto più empirico, di combattere. Anziché schivare con una delle prevedibili mosse apprese negli anni, ruotò su se stesso, facendo perno prima sul piede destro e poi sul sinistro, compiendo un mezzo giro che spiazzò del tutto l'avversario. Prima di rimettere a terra il secondo piede, ebbe modo di fare un leggero sgambetto al suo avversario, che, già sbilanciato, cadde a terra permettendogli di puntare la punta della lama sul colletto decorato dell'uniforme da ufficiale.
- Allenamento terminato, Maggiore. Disse tendendogli la mano.
Girodelle si rialzò senza aiuto, si scosse la polvere dalla giubba e si limitò a commentare che si era fatto tardi. Se ne andò senza salutare.

André rimase dubbioso a guardarlo partire. L'aveva ferito nell'orgoglio. E se si fosse dimostrato più pericoloso che non ferirlo nella carne?




1Nel manga.

2Traduzione dall'edizione francese del manga. Invece l'abbigliamento è una mia libertà. La Ikeda immagina che Oscar inviti André nella propria camera con le stesse intenzioni e lo attenda vestita normalmente. Non mi sembra così OOC che la stessa donna che si era messa un abito per Fersen, peschi qualcosa di grazioso dal baule del corredo che le avranno sicuramente preparato in vista dell'eventuale matrimonio.

3Dopo il Concilio di Trento, i matrimoni erano regolamentati: serviva no tre "bandi" enunciati durante tre messe successive, un sacerdote e quattro testimoni. Ma i matrimoni clandestini erano diffusi, a causa del rifiuto del consenso dei genitori, e molte coppie si accontentavano di un notaio o di un curato compiacente.

4 La nobiltà francese si trasmetteva in linea maschile e l'origine della madre non aveva importanza. Se una donna era di buona famiglia, tanto meglio, se no diveniva automaticamente nobile anch'essa, restandolo anche in caso di vedovanza. Al contrario, una nobile di nascita sposata ad un popolano perdeva il titolo e non poteva trasmetterlo ai figli (la moglie prendeva in ogni caso la condizione sociale del marito).

   
 
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