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Autore: nuvole_e_popcorn    23/03/2015    1 recensioni
Tutte le volte che lo vedeva, aggirarsi per il Campo, abbaiando ordini a destra e a manca, gli si spezzava il cuore. Era come vedere metà di una persona vagare in cerca dell’altra metà senza posa. Jasper dubitava perfino che dormisse davvero. Quando avevano perso Clarke Griffin avevano perso anche Bellamy Blake, era lì fisicamente, ma c’era ancora qualcosa che vagava nell’aria. Quell’insieme che lui aveva fallito. [BELLARKE!]
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin, Marcus Kane, Octavia Blake, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo II
CHOICES
Clarke non capiva perché Lexa continuasse a tenere d’occhio il campo. Credeva che sarebbe tornata così in fretta? Allora non la conosceva così bene come le piaceva credere. Ricordava quel bacio pieno di promesse infrante, sbagliato. L’unica cosa che era stata e non era perché Lexa era una donna. Clarke non era mai stata il tipo da pregiudizi quindi quello non contava. Era il fatto che era stato sbagliato punto. Avrebbe sempre scelto altro prima di arrivare a Lexa, la sua ultima spiaggia. Ma non era vero neanche quello altrimenti sarebbe andata da lei invece che rimanere da sola. No, Lexa era la scelta che Clarke aveva deciso di rifiutare. Ancora si irrigidiva quando vedeva il suo sguardo rivolto verso il campo, per la paura che potesse fare del male a loro per convincerla a uscire dal suo nascondiglio perché non era stupida e sapeva che sarebbe rimasta a distanza di sicurezza per tenerli d’occhio. Era questa la ragione perché anche lei li teneva d’occhio? Sperava di incrociarla? Allora si sbagliava di grosso. Non si sarebbe fatta vedere non da loro certo. Clarke guardò all’interno del campo: Jasper negava a Monty la parola, e quello si aggirava spiritato in giro per il campo in assenza del suo migliore amico; Abby e Kane cercavano di mandare avanti la baracca rifiutando l’aiuto che Bellamy comunque continuava a dar loro. Bellamy. Ricordava l’istantanea spinta che aveva sentito da quando l’aveva conosciuto. All’inizio aveva pensato si trattasse di competitività per la leadership, ma aveva capito presto che nonostante le loro continue discussioni si fidava del ragazzo, forse era stato il fatto che le aveva salvato la vita da quella trappola dei Terrestri e non l’aveva fatto facilmente. L’aveva fatto d’istinto perché il suo corpo aveva agito di volontà sua, ma nei suoi occhi Clarke aveva visto il dubbio, ma vi aveva visto anche la risoluzione, la decisione di non lasciarla cadere, di non imporre di togliersi il bracciale per essere salvata. Ricordava anche il suo sguardo terrorizzato mentre Murphy le teneva un coltello alla gola e la minacciava la sera della morte di Charlotte era come se sapesse che ce l’avrebbero fatta solo insieme. Ma non era vero. Bellamy era in grado di farcela anche da solo. Per questo aveva saputo che poteva lasciarlo andare. Anche se non lo aveva davvero fatto. Ormai sperava quasi tutti i giorni di trovare qualcosa che lui le avesse lasciato sul sentiero. E un giorno trovò un quadernetto. Era la sua scrittura e lo scoprì quasi completamente vuoto, solo la prima pagina era scritta.
Sono passate quattro settimane Clarke, il freddo sta arrivando. Quanto pensi di riuscire ancora a resistere?
Manchi a tua madre. Manchi a tutti. Manchi a me…
Non voglio chiederti di tornare. Ti conosco abbastanza da sapere che non voglio porti davanti alla scelta. Mi preoccupo solo per te. Lexa ti troverà, lo sai. È testarda peggio di te, solo che ha più risorse di noi, e sa già cosa aspettarsi dall’inverno. Sta attenta.
L’ultima parte l’aveva calcata. Per darvi maggiore importanza. Sapeva che non gli avrebbe risposto. Non ne aveva la forza. Ma lasciò il quadernetto con una piega alla prima pagina per far capire che l’aveva letto lì dove l’aveva trovato.
Non ricevette sue notizie per un’altra settimana. Poi trovò il quadernetto nascosto dentro un albero.
Raven sta meglio, ha ricominciato a camminare senza stampelle. Wick le fa bene. Non l’avevo mai vista così felice, dopo Finn. Le manchi. Manchi a tutti. Jasper oggi ha finalmente rivolto la parola a Monty, lui ha quasi pianto quando è successo. Dovevi esserci.
Sentì l’amaro in bocca a quelle parole. Sapeva che non l’avrebbe perdonata tanto facilmente. Che anche se non lo dimostrava era arrabbiato con lei eppure continuava a prendersi cura di lei da distante.
Un giorno, poco tempo dopo, le nuvolacce preannunciavano brutto tempo trovò il quadernetto lì dove l’aveva lasciato tre giorni prima. Bellamy non l’aveva preso. Non sapeva perché, ma corse a perdifiato verso l’accampamento con una strana sensazione alla base dello stomaco. Tutto era in gran fermento. Guardò ovunque, ma di lui non c’era traccia. Octavia sembrava preoccupata mentre cercava tenda per tenda. Lincoln poco distante la aiutava e perfino Jasper si era unito alle ricerche.
“Octavia che fai!?” le urlarono contro quando con le lacrime agli occhi raccolse la sua spada e si preparò a correre fuori solo per essere trattenuta da Lincoln al limitare delle ‘mura’ di cinta. Jasper cercava di calmarla, Lincoln continuava a tenerla stretta per evitarle di dare colpi di testa. Fu allora che piangendo urlò:
“Lo so che ci sei! – e Clarke seppe esattamente a chi stava parlando, anche se era certa che non l’avesse vista – so che sei qui intorno! Lo hanno preso! Per favore! – abbassò la voce di un’ottava – solo tu puoi aiutarlo…! Per favore portalo a casa!” poi arrabbiata rientrò nel campo.
Clarke sapeva dove cercare. E Lexa doveva sperare che lui steste bene o si sarebbe pentita amaramente di aver incrociato Clarke sul suo cammino. Li seguì fino al limitare di una radura in cui si fermarono e li osservò dalla distanza: Lexa e Bellamy si fronteggiavano, lui costretto in ginocchio con un occhio gonfio, che sarebbe diventato nero e qualche taglio, un labbro gonfio.
“Dimmi dov’è!”
“Te l’ho già detto non lo so!”
“BUGIARDO! Io so che sai! Ti ho visto mentre ti guardi attorno, ti ho visto partire con un giubbotto e lasciarlo per tornare senza! Ti ho visto… so che sai dov’è”
“E pensi che te lo dirò perché…?” Clarke quasi rise alla strafottenza del ragazzo, ma smise immediatamente quando vide Lexa schiaffeggiarlo.
“Perché io posso proteggerla!”
“Clarke – disse lui sputando – sa benissimo cavarsela da sola. E non ha bisogno della tua protezione. Ci sto già pensando io!”
“E pensi di riuscire a proteggerla meglio di me?!” sbottò quella tirando fuori un coltello.
“So che lo faccio! – rispose lui – e comunque se avesse voluto sarebbe venuta da te, no?” a questo Lexa rimase interdetta per un attimo.
“Non sono affari tuoi. È solo spaventata, ma sa che alla fine io sono la scelta giusta” rispose incattivita.
“Non lo sei per la semplice ragione che desideri imporle una scelta.” Rispose lui a mezza voce.
“Non osare” sillabò la donna, minacciosa, ma Bellamy sembrava completamente ignaro del pericolo.
“Non ho paura di te. E sai qual è la cosa più bella? Se anche tu mi uccidessi non otterresti comunque quello che vuoi perché lei non te lo perdonerà mai” questa fu la goccia che fece traboccare il vaso, Lexa si preparò a colpire. Ed allora lo sparo risuonò nella radura. I terrestri imbracciarono le loro armi pronti a combattere.
“Mi volevi vedere” la leader si voltò a osservarla. Era dimagrita, pallida, sporca di terra, le labbra contratte in una linea tirata, indossava un giubbotto decisamente troppo grande per lei e aveva in mano una pistola, la stessa con cui aveva sparato per attirare la sua attenzione. Non aveva più lo sguardo della Clarke parzialmente innocente che aveva incontrato, aveva uno sguardo di una persona disposta a fare di tutto per le persone a cui teneva. E la cosa la spaventò e per la prima volta ebbe davvero paura di Clarke Griffin. La ragazza fece un altro passo nella radura l’arma bene in vista. Non sapeva esattamente come uscire da quel casino, ma ormai Bellamy c’era dentro fino al collo, non c’era tempo per pensare a una strategia. Avrebbe improvvisato.
Immediatamente lasciò Bellamy cadere a terra e fece un passo verso di lei, ma quando si vide la pistola puntata contro arretrò.
“Ti sei messo in un bel casino, Bell” disse rivolta al ragazzo, che alzò lo sguardo a incrociare il suo per poi scuotersi nelle spalle:
“Che vuoi farci, Principessa, sono una calamita per i guai”
Questo lo so. Avrebbe voluto dire, ma rivolse nuovamente la sua attenzione alla donna che la fissava con insistenza.
“Che vuoi?” chiese con acidità.
“Parlare”
“No” rispose categorica “mi hai tradito. Hai tradito la mia fiducia. Hai lasciato la mia gente a morire e io dovrei parlare con te? Hai preso lui. E io dovrei lasciarti parlare. Lexa, te lo puoi scordare” Lexa lanciò uno sguardo alle sue guardie, per accertarsi che avessero abbassato le armi e come da ordine lo avevano fatto, anche se erano tesi pronti a scattare per proteggere il proprio leader.
“L’ho fatto per la mia gente. Lo capisci”
“Mi avresti lasciata lì a morire. – disse Clarke facendo un passo avanti – e poi hai il coraggio di baciarmi e comportarti come se ti importasse?”
“Non lo avrei mai fatto! Avevo mandato i soldati a tirarti fuori. Ma non ci sono riusciti”
“Sì e vuoi sapere perché? Perché sono andata da lui. Lexa, non c’è più niente di cui parlare. La mia scelta era già stata presa. Non ci ho dovuto neanche pensare. Capisci questo? E non stai esattamente passando dalla mia parte buona rapendolo e maltrattandolo.”
“Lui è un ostacolo! Ma possiamo sormontarlo.. Insieme” disse lei con le mani sul cuore. Clarke fece una faccia disgustata prima di dire:
“Insieme? Ah! No, Lexa non c’è un noi, non c’è un insieme. E anche se fosse non è un ostacolo che ho desiderio di superare. Grazie tante.” Vide gli occhi della donna riempirsi di lacrime ricacciate indietro. L’amore è una debolezza. L’aveva sempre detto, lo sapeva, ma aveva davvero creduto per una volta potesse non essere così quando l’aveva incontrata. Ma perché l’aveva fatto? Perché era così tanto affascinata da quella ragazza coi capelli biondi? Perché anche se amava questo la rendeva più forte. Ecco perché.
“Se non ti potrò avere io neanche lui potrà!” sbottò avvicinandosi a Bellamy coltello in mano. Lo sparo risuonò forte mentre il proiettile si conficcava nella terra vicino ai piedi di Lexa.
“Tu provaci – la minacciò Clarke – era solo un avvertimento. La prossima volta non sbaglierò mira.” Lexa la guardò sconvolta. Credeva davvero che non l’avrebbe colpita. In quel momento comprese che esattamente come l’uomo che aveva di fianco Clarke era disposta a fare quel sacrificio, perché lui vivesse. Non si sarebbe spinta al livello di Finn, di quell’uomo che aveva ucciso diciotto dei suoi, ma non avrebbe avuto paura a colpirla. Quello mai.
“Ora slegalo. E lasciaci andare. Non cercarmi più e non avvicinarti alla mia gente.” Lo disse con una decisione tale che Lexa abbassò il capo sconfitta e fece un cenno ai suoi che lo liberarono e lo spinsero verso Clarke.
“Andatevene. – ordinò Clarke – andatevene adesso” dopo un momento Lexa obbedì abbandonando la radura e solo quando non sentì più i loro passi in lontananza si permise di respirare. Inginocchiandosi di fianco a lui e ispezionando le sue ferite. Erano marginali per fortuna.
“Sto bene” disse lui, ma si beccò uno schiaffo. “Ma che diavolo…”
“perché diavolo ti sei fatto cogliere alla sprovvista, hmm?!”
“E c’è bisogno di malmenarmi per questo? Insomma, diavolo, la mia ragazza è manesca!”
“Sta zitto” lo fulminò lei, nonostante l’ondata calda che l’aveva riempita quando l’aveva sentito parlare. “Octavia era fuor di sé dallo spavento!”
“Octavia ti è venuta a cercare?”
“No. Sapeva che ero nei dintorni mi ha urlato contro sperando che la sentissi, anche se non mi poteva vedere… era preoccupatissima”
“ E tu?”
“Ma che domande sono, ti ho tirato fuori dal casino, no? Pensi l’avrei fatto se non fossi stata preoccupata?”
“Mi hai sempre tirato fuori dai casini, anche quando non ti stavo simpatico”
“Vero. Ma ero preoccupata” lui ghignò.
“Lo sapevo”
“Lo sapevo” lo motteggiò lei. Alzandosi in piedi. Lui seguì il suo esempio sorridendo.
“Torna con me”
“Io…”
“So che li hai seppelliti.. hai fat.. abbiamo fatto l’unica cosa che potevamo e non è giusto che tu puoi abbandonarti alle tue colpe e io devo andare avanti per tutti e due. Quindi o torni con me o questa volta resto io con te.” Sembrava categorico.
“Manchi. Tua madre non riesce più a dormire bene. Manchi a tutti. Jasper ha chiesto di te in continuazione vuole parlarti” le disse quando lei guardò a terra. Solo quando le alzò il viso vide che piangeva.
“Per favore. Ho bisogno di te. Non posso farlo da solo” la pregò stringendola al petto. Non le aveva mai imposto una scelta, ma ora pretendeva una risposta.
“Ok” singhiozzò lei.
Quando arrivarono ai cancelli era ormai sera e Clarke rabbrividì, ma non per il freddo, per la paura. Fu allora che sentì la mano calda di Bellamy nella sua.
“Andiamo a Casa” lei annuì e con lui fece quel passo. C’era ancora della strada da fare. Lo sapeva. Ma non avrebbe abbandonato la battaglia questa volta.
Fine secondo capitolo
 
Nel prossimo capitolo:
“Ci ha abbandonati! Come possiamo fidarci di lei?!”
“Io mi fido” disse Jasper primo fra tutti e un coro di sì lo seguì.
“Io mi fido di voi – disse Clarke – si sono andata via. Ma non vi ho mai abbandonati. Vi guardavo la schiena durante la battute di caccia vi proteggevo controllandovi a vista. Solo non mi vedevate”
“Chiunque abbia qualcosa da dire – fece improvvisamente Bellamy ponendo fine alla discussione – ne risponderà a me. Se vi fidate di me, vi fiderete di lei perché io le metterei in mano la mia stessa vita” tutti rimasero in silenzio.
“Allora, il tuo ragazzo sembra piuttosto protettivo”
“Raven…”
“Hey non mi guardare così. È il tuo ragazzo”
Sì. Lo era. Ma non lo avrebbe ancora detto.      
Eccoci qua! Con il secondo capitolo che avevo già pronto e ho solo finito di controllare. Coraggio ditemi cosa ne pensate! Un bacio alla prossima.
  
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