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Autore: leila91    23/03/2015    15 recensioni
" [...]Bella e fredda, come una mattina di pallida primavera, e non ancora maturata in donna [...]"
Ciao a tutti!
Questo lavoro ripercorre tutta la vita di Dama Eowyn, uno dei personaggi a mio parere più belli che Tolkien abbia mai creato.
Partendo dalla sua infanzia, passando per l'adolescenza trascorsa al palazzo di suo zio Theoden, fino alle vicende narrate nel Signore degli Anelli: l'incontro con Aragorn, lo scontro con il Re Stregone e la sospirata felicità trovata con Faramir.
Per gli avvenimenti pre!LOTR mi baserò quasi esclusivamente sulla mia fantasia, rispettando ovviamente ciò che il Professore narra nelle Appendici.
In alcuni punti si è reso necessario un mix tra movieverse e bookverse... Spero non infastidisca nessuno :)
Vi ho già scocciati anche troppo: spero di riuscire a trasmettere, a chiunque deciderà di seguirmi, il profondo amore che nutro per questo personaggio, e di renderle pienamente giustizia.
Buona lettura!
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Eomer, Eowyn, Theoden, Theodred
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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🌸 Non più una regina 🌸
 

 

 
Valerie, con i miei più affettuosi auguri 


 

Éowyn lesse e rilesse diverse volte la lettera che le era arrivata poche ore prima, fino quasi ad impararla a memoria.
Il mittente era suo fratello, Éomer figlio di Éomund, Primo Maresciallo del Mark e futuro Sovrano di Rohan.
 
Oltre a confermarle la fine della Guerra, e la loro schiacciante, quanto insperata vittoria, Éomer nel suo scritto pregava la sorella di raggiungerlo al Campo di Cormallen, oltre Cair Andros, per assistere al suo fianco ai festeggiamenti.
 
I Portatori dell’Anello, due semplici Mezz’uomini di nome Frodo Baggins e Samvise Gamgee, avrebbero lì ricevuto i massimi onori da tutto il popolo e dal Re stesso, per la loro straordinaria impresa.
 
Era al loro incredibile coraggio, che si doveva infatti la caduta dell’Oscuro Signore, e la nuova Era di pace che stava per avere inizio nella Terra di Mezzo.
Da soli avevano marciato nei meandri maledetti della terra di Mordor, fino a giungere all’Orodruin, la Montagna di Fuoco, dove il fato di tutti i popoli liberi della Terra di Mezzo si era infine compiuto.
Un’impresa da molti ritenuta sconsiderata, impossibile, senza speranza.
E a ragione.
 
Ancora ti stupisci di fronte alla tempra dei Perian? Tu stessa sei viva in parte grazie ad uno di loro.
 
E fu proprio il Mezz’uomo in questione a distrarre Éowyn dalla sua ennesima rilettura.
Merry infatti, era appena apparso sull’uscio della sua stanza, con un contagioso sorriso che si allargava lungo il viso gioviale.
Tra le mani teneva anch’egli un pezzo di carta.
 
“È di Pipino!” esclamò lo Hobbit, sventolandolo, “Mi scrive per dirmi che stanno bene, stanno tutti bene! Oh, Éowyn…”
Merry era un vero spettacolo: rideva e piangeva nello stesso tempo, e mai come in quel momento era parso tanto somigliante a un bambino.
 
Éowyn si sentì scaldare il cuore, guardandolo: Merry ormai aveva preso a darle del tu, senza più alcun imbarazzo o ripensamento.
Il vincolo che era andato ad unirli, a seguito della Battaglia dei Campi del Pelennor, era come quello fra veri fratelli d’arme: forte, sincero e indissolubile.
 
“E ne ho anche una da parte di Aragorn!” continuò Merry, “Mi ha convocato ufficialmente ai festeggiamenti! Rivedrò i miei amici… Giorni celesti, non mi sembra vero! È tutto finito, e torneremo a casa…”
 
Éowyn rimase in silenzio, fissando il giovane Hobbit ma senza in realtà vederlo davvero, persa nei suoi pensieri.
 
Casa…
Casa era così lontana, ormai. 
 
Con sgomento, Éowyn si accorse di non ricordare più alcuni piccoli dettagli, che un tempo conosceva bene quanto se stessa: il colore del soffitto della sua stanza, gli intrecci ricamati dell’arazzo di Eorl che aveva tanto osservato nella sua giovinezza, la disposizione dei libri sopra il camino, nella sua amata stanza dei racconti.
E ancora: le scorciatoie segrete che conducevano alla Sala del Trono o i nascondigli dove le cuoche conservavano il vino migliore, quello per le grandi occasioni.
 
Piccoli spaccati di quotidianità, di vita domestica e ricordi d’infanzia…
 
Tutto si era fatto così sfocato, confuso e lontano, da quando, pochi giorni prima, aveva incontrato un paio di malinconiche, e tuttavia dolcissime, iridi grigie.
Casa non sapeva più di casa, non come prima… Come se il vero posto di Éowyn fosse ora da tutt’altra parte.
Sì, ma dove?
 
“Éowyn? Stai… Stai bene?”
Éowyn si riscosse: lo sguardo che Merry le stava rivolgendo era carico di preoccupazione, ed Éowyn ebbe un improvviso moto d’affetto per quella creatura, alla quale si era ormai affezionata come se fosse un vero fratello.
 
“Non è nulla, Merry, non ti angustiare. Stavo solo pensando…”
“A Faramir?” suggerì lo Hobbit, con un sorriso impudente e un tono scherzoso.
 
Éowyn arrossì appena, mentre lo fissava stupita: la battaglia lo aveva davvero reso infinitamente più audace!
“Cosa mai te lo fa pensare, giovane Hobbit?” gli chiese, cercando di mostrarsi altera e distaccata come era solita fare, ma lasciando suo malgrado trapelare l’emozione: come era riuscito a capirlo con tale facilità?
 
“Qualche giorno fa mi ha preso da parte, dopo essersi presentato” rispose Merry, “E mi ha chiesto di parlargli di te: voleva sapere tutto, era davvero incuriosito. Inoltre vi ho visti spesso discorrere e passeggiare insieme, e così ho pensato… Sai quando ti vedevo con lui, mi sembravi davvero…”
Felice, avrebbe voluto dire, ma non ne ebbe il coraggio.
 
Éowyn tuttavia parve capire comunque.
Faramir aveva chiesto notizie su di lei! Doveva essere accaduto appena in seguito al loro primo incontro
Il pensiero le procurò un piccolo vuoto allo stomaco: una sensazione che aveva già provato in precedenza, quando aveva conosciuto Sire Aragorn.
Ma che cosa mi succede?
 
“Ho sentito dire che il Sovrintendente non partirà con noi per il campo di Cormallen. Preferisce rimanere in questa Casa, per il momento”, proseguì Merry.
“Noi?” Éowyn si odiò per il tono incerto con il quale pronunciò la domanda.
“Esatto, io… E te” rispose il Mezz’uomo, e questa volta fu lui a mostrarsi dubbioso, “Non è forse un invito da parte di Re Éomer, quello?”
Aveva infatti già preso a chiamare con quell’appellativo il giovane Maresciallo, nonostante non gli fosse ancora stato conferito in piena regola.
“Sì, sì è così…”, rispose, “Tuttavia, io non so se…”
 
Non era possibile… A lungo aveva atteso notizie, piena di angoscia. A lungo aveva agognato l’arrivo di una tale richiesta. E ora che finalmente aveva la possibilità di riunirsi definitivamente a suo fratello, il suo cuore non aveva più alcun desiderio di lasciare le case di Guarigione.
 
Una parte di lei cercava disperatamente delle scuse, delle giustificazioni: sarebbe partita all’istante, se l’invito le fosse giunto da Aragorn.
Ma dentro di sé sentiva che era solo una menzogna, e che era semplicemente la paura ad impedirle di ammettere le sue vere motivazioni.
Un’incredibile paura, mai provata prima di allora, nemmeno sul campo di battaglia.
 
“Resterò qui, Merry”, dichiarò, decisa.
 
E sono sicura che tu sappia il perché, piccolo amico. Forse lo hai saputo da prima di me, ma ti prego non chiedermi nulla. Non ancora, almeno.
 
Come se avesse udito quella supplica silenziosa, Merry si limitò ad abbracciarla, stringendola forte.
 
“Buona fortuna…” le bisbigliò nell’orecchio, prima di sciogliersi da lei e avviarsi verso la porta.
“Fatti onore” fu la risposta di Éowyn, “E porgi i miei più calorosi saluti a colui che presto chiamerò Re”.
 
Se intendesse suo fratello o Sire Aragorn però, Merry non riuscì a capirlo.
 
 
 
Il giorno seguente passò velocemente, senza particolari novità od eventi eclatanti: solo la pigra e rassicurante routine, alla quale Éowyn si era ormai abituata e perfino sì, affezionata.
 
Aveva cercato per tutto il giorno di evitare Faramir, dopo che questi aveva saputo che la giovane non era partita per Cormallen.
Fu verso l’ora del tramonto che lui riuscì finalmente a trovarla.
Éowyn era in giardino, più precisamente davanti a quell’arcata dalla quale, pochi giorni prima, avevano assistito insieme alla caduta di Sauron.
Aveva un fiore nei capelli, mossi dalla leggera brezza serale, e le spalle erano ricoperte dal manto blu di Finduilas.
 
“Sei qui…” mormorò Faramir avvicinandosi.
“Mio Signore!” esclamò lei, girandosi di scatto.
“Éowyn, ti prego: cosa sono questi improvvisi formalismi?”
 Éowyn non seppe come rispondere e si limitò a fissarlo negli occhi, con uno sguardo fiero.
Mentre a sua volta osservava la morbida curva del suo mento, e la pelle candida come neve, Faramir si rese conto di non averla mai trovata così bella, come appariva ora in quel frangente.
 
“È tutto il giorno che ti cerco. Mi hanno detto che hai scelto di rimanere qui, e speravo di poter godere della tua compagnia. E se possibile, scoprire che cosa ti abbia indotta a restare” soggiunse Faramir con un sorriso: un piccolo sorriso compiaciuto, che Éowyn trovò alquanto irritante.
“Ti credevo impaziente di raggiungere tuo fratello e l’esercito”.
 
Una piccola vena di malizia s’insinuò allora nell’animo di Éowyn, che decise di canzonarlo lievemente.
“La tua lungimiranza non ti è stata d’aiuto, Sire Faramir? Quale risposta ti sei dato?”
 
Se Faramir fosse rimasto ferito da quelle parole, non lo diede a vedere: “Due motivi, mia cara Éowyn, sono sorti nelle mia mente, ma quale sia quello vero, questo solo tu puoi dirmelo”.
 
“Non desidero giocare agli indovinelli! Parla chiaramente!”
 
Faramir sospirò: “E sia. Inizialmente ho creduto che il motivo della tua reticenza fosse dovuto all’orgoglio. Nessun invito ti è giunto da sire Aragorn; solamente tuo fratello ti ha mandata a chiamare. So quello che credevi di provare per il Signore di Gondor… Desideravi la gloria, la fama, la libertà e pensavi che solo lui fosse in grado di donartele. Ma quando egli non ti offrì altro che semplice pietà, la tua unica via di fuga rimase la morte. Quale gioia ti procurerebbe ora, il rivederlo in tutto il suo splendore? Nessuna, oserei dire. Null’altro che un cupo risentimento”.
 
Éowyn non lo contraddisse, al contrario annuì, tenendo a bada l’emozione.
“E il secondo motivo?” chiese con voce incredibilmente ferma, nonostante il suo tumulto interiore.
 
“Esso invece, mi è stato dettato dalla speranza” rispose Faramir, arrossendo lievemente, “La speranza che tu, sapendomi qui, non sia voluta partire per rimanere al mio fianco. Éowyn di Rohan… Tu non mi ami, o non vuoi amarmi?”
 
Questa volta Éowyn arrossì veramente, e il suo sguardo cedette, di fronte a quella domanda così sincera, diretta e non eludibile.
“Come bene hai capito, desideravo l’amore di un altro” mormorò infine, “Ma non voglio la pietà di nessuno! Ed è pietà che quella che ho letto anche nei tuoi occhi, la prima volta che ci siamo conosciuti…”
 
“Se hai guardato con attenzione, come credo tu abbia fatto, ti sarai accorta di come in seguito tutto ciò sia cambiato!” ribattè Faramir con foga, “Non nego di aver provato compassione, quando ti vidi discutere con Angus quel giorno, così fiera, così bella e tuttavia così triste. Fredda come il pallido Sole di queste giornate. Poi però, ho imparato a conoscere il tuo valore: il tuo coraggio in battaglia, la tua passione, il fuoco che arde nascosto nel tuo cuore e che né la guerra né il rifiuto degli Uomini sono riusciti a placare. Ho scoperto la tua gentilezza, la tua bontà d’animo, la tua disponibilità ad ascoltare e la tua semplicità nell’accogliermi così come sono”.
 
“Ed io ti amo, Éowyn” proseguì con tono infinitamente più dolce, “Con tutto quello che sono, e per tutto quello che sei. Un tempo ebbi pietà della tua tristezza; quest’oggi sarei solo incredibilmente onorato di poterti considerare mia. Sei la donna più coraggiosa, e dal cuore più puro, che abbia mai conosciuto. Non m’importa che cosa deciderai, o se i tuoi sentimenti trovano dimora altrove. Non m’importa del tuo rango o del tuo passato: fossi tu anche la benefica Regina di Gondor, io ti amerei lo stesso”.
 
Éowyn rimase in silenzio per tutta la durata di quella insperata confessione, ma i suoi occhi brillavano come non succedeva da molto, e ad ogni parola di Faramir, Éowyn sentiva uno strano calore aumentarle nel petto, e sciogliere tutto quel freddo che da troppo tempo ormai, la stava opprimendo.
Si accorse improvvisamente di non avere più dubbi: fu questione di pochi secondi e la scelta era fatta.
 
Quando Éowyn rispose, infine, la sua voce tremò leggermente.
Ma il sorriso che esibì, fu uno fra i più dolci e sinceri che Faramir avesse mai visto.
“Credo sia un bene, dunque”, disse quasi timidamente, “Che io non desideri più essere una Regina”.
 
Faramir la guardò sbalordito, prima di scoppiare a ridere scuotendo la testa, senza riuscire a fermarsi.
 
“Oh sì! Decisamente un bene!” esclamò fra le risa, tirandola teneramente a sé per la vita.
 
“E ditemi, sire Faramir, Sovrintendente di Gondor” proseguì Éowyn, radiosa, con tono leggermente canzonatorio, “È dunque questo, ciò che vorreste che dica la vostra gente? Ecco un uomo che ha saputo domare una fiera fanciulla dei Rohirrim! Non ve ne era dunque nessuna fra la sua gente, che egli potesse scegliere?”
 
Faramir inclinò la testa di lato, divertito, guardandola con un tale affetto che Éowyn sentì le ginocchia tremare.
L’uomo aspettò solo alcuni istanti, prima di rispondere in tono dolce ma deciso: “Sì, è questo che voglio”.
 
Éowyn non avrebbe saputo dire chi di loro due colmò la rimanente distanza.
Tutto ciò che ricordava fu che le loro labbra si erano infine trovate, con un’intensità e un bisogno tali da credere che si stessero cercando da tutta la vita.
E forse, in fondo, era davvero così.
 
Il Sole stava tramontando lentamente a Occidente, e i suoi ultimi raggi creavano scintillanti giochi di luce lungo le vesti e le capigliature dei due giovani.
Essi si trovavano al limitare delle mura, visibili a chiunque passasse in quel momento per le strade di Minas Tirith.
E molti infatti li videro, e si fermarono ai piedi della Casa, incantati, gioendo per loro.
 
Ma Faramir ed Éowyn non si accorsero di nulla, persi l’uno nel rassicurante calore emanato dall’altro, le loro labbra impegnate in una danza antica quanto lo stesso mondo.
 
Stretta fra le braccia dell’unico uomo, del quale si fosse mai innamorata davvero, Éowyn sentì di aver finalmente trovato tutto quello che stava cercando.
 
E la Primavera cedette il passo all’Estate.
 


 





 


 
 
Benni’s Hole:
 


E… Ce l’abbiamo fatta!
Ok, devo ammettere che a parte la patetica ultima riga (giuro, non sapevo come concludere, perdonatemi ç_ç)
questo è in assoluto il mio capitolo preferito. O perlomeno quello che più mi è piaciuto scrivere finora =)
Spero apprezziate il mio sforzo con tutti questi dialoghi u.u (è stata dura, mooooolto dura xD ahahahaha sapete che il mio forte sono più le introspezioni); inoltre giuro che stavolta non ho riletto il libro e ho cercato di limitare ‘intromissioni’ della versione originale ai minimi storici xD.
La scena con Merry all’inizio è totalmente made in Benni e mi è piaciuto moltissimo scriverla ^^, mi mancava il piccolo Hobbit. Spero sia piaciuta anche a voi!
E riguardo al momento clue?? Che mi dite? Troppo sdolcinata? Mielosa? OOC ç__ç?!? No, vi prego, dite di no a tutto çç!! XD Ok a voi l’ardua sentenza!
Siamo quasi alla fine, caro pubblico, e io non smetterò mai di ringraziarvi per lo straordinario affetto che mi avete dimostrato, oltre che per la pazienza e la costanza nel seguire.
Grazie come sempre ai lettori, chi segue (in particolare annael)/ ricorda/ preferisce e alle recensiste <3 (in particolare misslegolas86).
Vi adoro tutti, dal primo all’ultimo ♥
Alla prossima!
Vostra,
 
Benni
 
   
 
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