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Autore: softkitty    24/03/2015    3 recensioni
La protagonista di questa storia è Nicky, neolaureata in lettere e barista per necessità.
Accanto a lei vedremo Noah, il suo fidanzato dalla famiglia ingombrante, Diane, la sua amica di una vita e Oneweek, metodico giovane incontrato in metro.
Attorno a loro ruoteranno vari personaggi, dalla ex fidanzata decisamente poco "ex" alla suocera molto "suocera", passando per genitori amorevoli e amici privi di tatto.
SOSPESA.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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In metro con amore

 

Capitolo 18

 

Dominique era sorpresa: «Cosa ci fai qui?»

«Volevo farti una sorpresa, ho fallito?»

«Assolutamente no! Fatti abbracciare!» Nicky aprì le braccia e Willa vi si tuffò immediatamente. «Bentornata! Com'è andata in Costa Azzurra?»

«Magnificamente! È un posto meraviglioso, ci devi assolutamente andare. Il mare è stupendo, le spiagge...»

«Coraggio, sali, così mi racconti tutto dentro, ti va?»

Le due entrarono nell'appartamento di Nicky e si accomodarono sul divano. Willa le raccontò della sua vacanza in ogni più piccolo dettaglio, tanto che, alla fine del suo resoconto, Nicky avrebbe potuto visitare la Costa Azzurra ad occhi chiusi, conoscendo ogni negozio, ogni ristorante e ogni via.

«E tu? Qualche novità?»

«Ho iniziato oggi a lavorare alla St. Pancras. Sono una supplente, per ora»

«Davvero? Ma è fantastico! E ti piace?»

«Da morire. All'inizio avevo una fifa tremenda, ma poi...» sospirò e sorrise. «Mi piace stare con questi ragazzini, sono intelligenti, vivaci...»

Willa sorrise, contagiata dall'amica. «Si vede che ti piace, ti brillano gli occhi. Hai visto Noah, di recente?»

«Sì, è venuto a chiedermi scusa e a dirmi che lui ed Angie non stanno più insieme. E che tu vivi da lui»

«E...?»

«Ho accettato le scuse, ma non voglio riallacciare i rapporti con lui. Però per te ci sarò sempre, lo sai, vero?»

«Certo! Ma ci sentiremo anche se non sarò qui?»

Nicky aggrottò le sopracciglia: «Qui?»

«Hanno accettato la mia domanda: frequenterò l'università a Nizza!»

«Oddio! Nizza? Davvero? Wow!» la abbracciò, stritolandola. «Sei contenta?»

«Molto di più! Sono elettrizzata! Non vedo l'ora di mollare la mia famiglia e cambiare nazione. Mi sono innamorata di Nizza e ho deciso di provare a fare domanda. A dir la verità, non avevo molte speranze, invece mi hanno fissato un colloquio quasi subito e mi hanno accettata!»

«Quindi dovrai ripartire? Quando? E dove starai?»

«Ho già fatto domanda per una stanza nel campus. Le lezioni inizieranno ad ottobre, ma mi trasferirò lì un mesetto prima, per iniziare ad ambientarmi»

«Quindi abbiamo ancora qualche mese per vederci»

«Sì, ma non ti libererai di me, quando partirò. Esiste Skype, mia cara»

Nicky sorrise: «Per fortuna siamo una generazione tecnologica. L'idea di sentirci due volte al mese tramite lettera è inaccettabile»

«Avremmo potuto addestrare dei gufi, in alternativa». Le due ridacchiarono, fino a che Willa non si fece di nuovo seria. «E con il tuo nuovo ragazzo?»

«Daniel? Va tutto bene. Stiamo andando con calma»

«Ottima idea! Ma raccontami di lui! Com'è? Che lavoro fa? È bello?»

«Daniel è... affascinante. Porta gli occhiali da vista, ma solo per non sforzare troppo gli occhi quando deve stare al pc. E lo rendono così sexy» fece l'occhiolino all'amica, che scoppiò a ridere. «Ed è un avvocato. Lavora in uno studio poco distante dal quartiere dove c'è Missy's. Ci siamo conosciuti perché scendiamo alla stessa fermata della metro»

Willa si fece pensierosa. «In quelle zone c'è solo lo studio Morris. È uno dei più rispettabili della città. Allora il tuo Daniel deve essere proprio un vero asso, non è facile farsi assumere lì» Nicky sorrise orgogliosa: il suo Danny era proprio un ottimo avvocato. «Come fa di cognome? Magari l'ho sentito nominare. Mio padre si tiene sempre aggiornato sugli avvocati migliori. Non sai mai quando potrebbero servirti» aggiunse, imitando la voce di suo padre.

Nicky scoppiò a ridere di gusto, tenendosi la pancia. «Eri uguale!» ridacchiò ancora un po', riuscendo a riprendersi solo dopo parecchi respiri profondi. «Si chiama Daniel Stephen Fisher»

«Fisher...?» Willa aggrottò le sopracciglia e rimase in silenzio per qualche istante, alla ricerca di qualche informazione nella sua testa. Nicky la vide prima illuminarsi e poi deglutire pesantemente. «Fisher? Solo Fisher?»

«Sì, perché?»

«Nulla. Non l'ho mai sentito nominare, mi dispiace»

Nicky la fissò assottigliando lo sguardo: «Willa, con me non attacca. Cosa sai?»

«Niente, da-davvero!»

«Willa Parker!»

«Nicky, non... non sono sicura di quello che mi ricordo. Non vorrei creare un casino per nulla»

«Se non mi dici nulla, inizierò a farmi dei film mentali su cose terribili. Parla»

La piccola Parker si alzò dal divano. «Prima fammi fare qualche ricerca, ok? Voglio solo essere sicura, prima di aprir bocca».

Nicky tentò invano di ottenere qualche informazione e fu costretta a lasciar andare Willa con la promesse che, non appena avrebbe avuto conferme, le avrebbe detto tutto.

Tutto cosa?

Nella testa di Nicky si affollavano mille ipotesi. Che avesse un torbido passato? Qualche enorme causa persa? Qualche parco nazionale distrutto per costruire un parco divertimenti?

La mente di Dominique era in fermento. Cosa le nascondeva Daniel di così scabroso da far preoccupare Willa? Che fosse un criminale redento? Magari aveva conseguito la laurea mentre era in carcere per omicidio.

Oppure in realtà era sposato ed aveva una famiglia.

Oppure...

Doveva calmarsi. Non poteva continuare così, o le sarebbe partito un infarto nel giro di pochi minuti.

Prese il telefono, decisa a chiamare Daniel, ma poi si fermò. Cosa diamine avrebbe dovuto dirgli? Ciao, cosa mi nascondi?

E poi, la sua mente fece un collegamento.

Daniel non ha voluto che andassi allo studio.

Daniel non ha voluto conoscere Peter ed Elizabeth.

Daniel mi nasconde qualcosa.

E ora? Voleva scoprire cosa lui le nascondesse? O era meglio andare da lui e chiedere spiegazioni? Ma poi... spiegazioni su cosa?

Le scoppiava la testa. E non sapeva cosa fare.

Guardò l'ora. Quasi mezzanotte. Forse poteva farsi una tisana alle erbe per rilassarsi e cercare di dormire.

***

Daniel si girò nel letto, sbuffando. Non riusciva a dormire. Probabilmente Nicky era già tornata dalla cena dai Cassidy. E magari si era aspettata di trovarlo da lei. E magari...

Emise un ringhio di frustrazione. Era stato un idiota. Avrebbe dovuto presentarsi sotto casa sua, chiederle scusa e dirle la verità.

Forse poteva farlo davvero. Guardò l'ora. 1.30. Meglio di no. L'avrebbe svegliata.

Posò di nuovo la testa sul cuscino, chiudendo gli occhi. E pregando di trovare il coraggio di parlarle.

***

Quella mattina, Dominique si svegliò con due occhiaie enormi e fu costretta ad abusare del correttore, per evitare di sembrare una pazza isterica con manie da serial killer. Il corso di cui si occupava si teneva al pomeriggio, ma una mano era sempre ben accetta anche al mattino, perciò Nicky si recò alla scuola di buon ora per preparare la sua lezione e per scambiare quattro chiacchiere con i colleghi e la preside.

Arrivò l'ora di pranzo e nessuna notizia di Daniel. Perché?

Decise di chiamarlo. «Daniel, buongiorno»

«Ciao Nicky, come stai?»

Nicky? Da quando la chiamava Nicky? «Io bene, tu?»

«Sì, anche io. Ti va di vederci questa sera?»

«Certo»

«Ottimo, ti chiamo più tardi».

Freddo, distante. Cosa diavolo stava succedendo?

Nicky prese qualche respiro per calmarsi e poi digitò un messaggio per Willa: Hai novità?

La risposta fu quasi immediata: Sì, sei sicura di volerlo sapere? Non voglio creare casini

Voleva saperlo? Rispose: Sì, non ti preoccupare, non è colpa tua

Lesse la risposta di Willa e rimase di sasso.

Spense il telefono e gettò gli avanzi del suo pranzo nel cestino. Concentrarsi sul lavoro, ecco cosa doveva fare.

Fu così che, nelle successive tre ore, Dominique si concentrò sui verbi e sul loro spelling, cercando in tutti i modi di farli entrare in testa ai suoi alunni senza minacciarli di morte.

Corresse il breve dettato di fine lezione e notò che ciascun alunno lo aveva svolto alla perfezione. Nessun errore per nessuno di loro. Quando la campanella suonò, gli alunni si precipitarono fuori. Tutti tranne Leopold, che si attardò per rimanere solo con lei.

«Grazie, maestra Stanton»

«Di cosa, Leopold?»

«Non ero mai riuscito ad imparare così tanti verbi correttamente in così poco tempo»

Nicky si aprì in un sorriso meraviglioso e carico di gioia e soddisfazione. «Sono felice, Leopold. Ora però vai. Dopo una lezione così impegnativa, ti meriti di giocare per un bel po' all'aria aperta! Ci vediamo domani»

«Arrivederci, maestra Stanton. A domani!»

***

«Sei un imbecille, cognato!» Terry era lievemente irritata per il comportamento di Daniel. «Ora ti prendi il pomeriggio libero, ti fermi da un fioraio e prendi un bel mazzo di rose rosse, poi corri da Nicky, ti prostri i suoi piedi e le dici la verità, supplicandola di perdonarti per la tua idiozia»

«Ma...»

«Non era una proposta, ma un ordine! Se lo viene a scoprire da qualcun altro, non ti vorrà più vedere. E non potrei darle torto. Perciò muovi quel culo e vai!»

«Vai» concordò suo fratello «Ti copro io con papà».

Fu così che Daniel sgattaiolò fuori dall'ufficio e si fermò da un fioraio, prese un mazzo di rose rosse e si precipitò fuori dalla St. Pancras, per aspettare la sua donna.

«Daniel?» la vide rallentare di fronte a quell'imponente mazzo di fiori, incerta. «Rose rosse? Perché?»

«Ci deve essere un motivo per regalarti dei fiori, Nicky?»

«C'è?»

«Sì»

Ecco, lo sapevo! «Qual è?»

«Ne vuoi parlare davvero qui? Non possiamo andare a casa tua?»

«Perché non da te?»

«Possiamo da te? Per favore».

Il viaggio in auto fu di un silenzio tombale. Nicky sapeva perché Daniel era nervoso. Dal canto suo fremeva dalla voglia di infilargli ogni singola rosa di quel mazzo su per il culo ed estrargliela dalla bocca, ma non avrebbe agito, fino a che lui non avrebbe parlato.

«Ottimo. Siamo a casa mia, ora. Ti dispiace spiegarmi qualcosa? Sto iniziando a preoccuparmi»

Daniel sospirò e rimase in silenzio, passandosi le mani tra i capelli, agitato. Poi decise di parlare. Aspettare sarebbe stato inutile, a quel punto.

«Ti ho mentito»

«Mentito?»

«Il mio nome completo è Daniel Stephen Fisher-Morris. Sono il figlio di Grayson Morris, il proprietario dello studio legale dove io e mio fratello lavoriamo. Lo studio legale che erediteremo quando nostro padre andrò in pensione»

Nicky lo sapeva, Willa le aveva inviato un sms con il nome completo di Daniel (unito alle sue scuse). Sapeva cosa significava che lui fosse un Morris, ma sentirselo dire da lui... faceva un altro effetto. Faceva male.

«Perché, Daniel?»

«Lo sai, il perché»

«Dimmelo, voglio sentirtelo dire»

«Perché tu eri appena uscita da una storia di merda, perché la famiglia di quel coglione ti ha trattata di merda e se io ti avessi detto chi sono... Saresti scappata a gambe levate, senza darmi una possibilità. Senza dare una possibilità a noi»

Dominique abbassò lo sguardo per qualche secondo. «Quindi, te ne sei fregato di me. Delle mie convinzioni, delle mie paure. Hai preferito mentirmi, piuttosto che dirmi la verità»

«Volevo dirtelo»

«Certo, come no» ribatté con sarcasmo.

«Non mi sembrava mai il momento giusto»

«Potevi dirmelo quando ti ho detto che Noah mi aveva scritto. Potevi dirmelo quando ti ho detto che Noah era venuto al bar per chiedermi scusa. Potevi dirmelo quando ti ho invitato a conoscere Peter ed Elizabeth»

«Mi...»

Nicky gli lanciò uno sguardo di fuoco. «Non venirmi a dire che ti dispiace. Io sono stata sincera con te, in ogni istante. Non ti ho mai mentito e non ho mai omesso niente»

«Era un'omissione a fin di bene»

«Quindi, se io non ti avessi detto di Noah per non farti stare in pensiero e tu poi lo avessi scoperto da Missy o da tua madre... saresti stato meglio?»

«No. Ho sbagliato e mi dispiace tantissimo»

«Anche io ho sbagliato. Ho sbagliato a fidarmi di te»

Daniel sgranò gli occhi, allarmato. «No! Non è vero! Non puoi dire così, non è un cognome che cambia ciò che c'è tra di noi, Dominique»

«Non è il tuo cognome il problema. È questione di fiducia e rispetto. Ora mi hai nascosto la tua identità, per il bene della nostra relazione. E più avanti? Mi nasconderai un'amante, per non farmi soffrire? Mi nasconderai il tuo lavoro, per non farci litigare?»

«Non puoi dire così, sai che non lo farei»

«So che l'uomo con il quale ho appena iniziato una relazione mi ha nascosto la sua vita. Ecco perché non volevi che venissi in ufficio. Ecco perché non sei voluto venire a conoscere Peter ed Elizabeth. Ecco perché non mi hai mai portata a casa tua». Il tono di Nicky si fece amaro. «Mi hai tenuta nascosta come fossi...» non terminò la frase, deglutendo tutta la delusione che stava provando.

«Dom» Daniel le si avvicinò e provò a toccarla, ma la giovane si scansò. «Dom, per favore, non è così. Non ti ho tenuta nascosta. Volevo solo che tu fossi sicura di ciò che provi per me»

«Quindi hai aspettato di scoparmi prima di aprire bocca»

«No! Volevo solo...» si bloccò. «Non lo so cosa volevo! So che cercare di dirti la verità è diventato sempre più difficile». Cercò nuovamente un contatto con lei, ma Nicky lo rifiutò nuovamente. «Guardami, per favore»

Nicky alzò lo sguardo su di lui, rimanendo in silenzio. «Perdonami, Dom»

La giovane chinò nuovamente il capo. Era sopraffatta da quella marea di emozioni. Voleva lasciarlo perché le aveva mentito, voleva stare con lui perché lo amava, voleva... Mille pensieri le affollavano la mente e sapeva di dover rimanere da sola per poter razionalizzare tutto e non prendere decisioni affrettate. «Ho bisogno di tempo»

Daniel la guardò, angosciato. «Tempo? Vuoi lasciarmi?»

«Io non...»

«No» Daniel la interruppe. «Non ti lascerò, Dom. Ho fatto una cazzata, lo ammetto. Ma ti amo e non posso pensare di perderti»

Nicky rimase a bocca spalancata. Davvero Daniel le aveva appena detto di amarla? «Mi ami?»

«Sì»

«Ok» disse la giovane, strofinandosi gli occhi «Questo è decisamente troppo. Ho bisogno di riflettere e riposare. Puoi... andartene?»

Daniel la guardò, sconfitto. «Vuoi che me ne vada?»

Voleva che se ne andasse? «Sì. Ti chiamo domani»

«Davvero lo farai?»

«Sì»

«Allora... buonanotte, Dom. E... scusami, ho fatto una cazzata». Le lasciò un bacio sulla fronte ed uscì dall'appartamento, con lo stomaco pesante ed il cuore sanguinante.

 

 

Il mio angolo.

Bonsoir!

Rischio il linciaggio? Devo chiudermi nel mio bunker?

Daniel ha parlato, ma troppo tardi. Ormai il segreto era già stato svelato. E ora?

Cosa passerà nella testa di Nicky?

Come sempre, non posso non ringraziare tutte le persone che continuano a leggere la storia nonostante le mille attese, ringrazio chiunque l'abbia inserita tra le preferite/ricordate/seguite, e ringrazio tutte le anime misericordiose che hanno lasciato e/o lasceranno una recensione. I vostri pareri sono fondamentali, per me.

Mi auguro che non ci siano errori, ma non lo escluderei, poiché non sono riuscita a revisionare il capitolo prima di postarlo.

Abraçada,

Softkitty

  
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