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Autore: TheSlayer    24/03/2015    4 recensioni
Mary Jane Watson ha un nome che la rende il bersaglio di battutacce da parte di tutte le persone che conosce. E la gente non sa nemmeno il vero motivo per cui si chiama così (fortunatamente, perché le battute orribili potrebbero solo peggiorare). Frequenta la Washington University a St. Louis, nel Missouri, e ha una cotta enorme per il suo professore di Scrittura Creativa: Harry Styles.
E se anche il professore mostrasse un interesse particolare nei suoi confronti? Oppure Mary si sta immaginando tutto?
***
Dalla storia:
"Che vita difficile. Avevo un professore che, nella migliore delle ipotesi, era un idiota e non si rendeva conto dell'effetto che faceva sulla gente. E, nella peggiore, era un maledetto diavolo tentatore e faceva apposta a torturarmi in quel modo."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 31 – Who’s That Girl?

Decisi di non perdere altro tempo e chiamare immediatamente Harry, perché avevo bisogno di risposte, altrimenti sarei impazzita. Mi allontanai da orecchie indiscrete e mi diressi verso la mia stanza, dove mi chiusi dentro e, con mani quasi tremanti, telefonai all’uomo.

“Mary!” Esclamò lui, dopo aver accettato la chiamata. Il mio cuore cominciò, se possibile, a battere ancora più forte.

“Ehi.” Dissi. Come potevo iniziare un discorso del genere? Avevo paura della risposta, ma avevo bisogno di sapere. “Harry, devo chiederti una cosa e… vorrei che tu fossi onesto con me.” Aggiunsi dopo qualche secondo di silenzio.

“Okay.” Rispose lui, cautamente. Aveva cambiato il tono di voce perché sapeva quello che stavo per chiedergli, vero?

“Io…” Cominciai, poi mi interruppi. Non avevo davvero idea da che parte iniziare. “Mi hanno detto che… Harry, stai vedendo qualcun’altra?” Domandai, farfugliando.

“Un’altra?” Chiese lui, sorpreso. “Intendi un’altra ragazza, Mary?”

“Sì.” Risposi, resistendo alla tentazione di usare il sarcasmo. No, intendo un’altra femmina di lama. Il fatto che lui stesse facendo il finto tonto non prometteva nulla di buono, vero?

Avevo appoggiato il telefono sulla scrivania e avevo messo il vivavoce, perché non riuscivo nemmeno a tenerlo in mano. Ero nervosa e agitata e odiavo tutto quello che stava succedendo.

“No, Mary. Non sto assolutamente vedendo nessun’altra ragazza.” Replicò Harry. “Che succede?” Mi chiese dopo pochi istanti.

“Oggi le mie amiche parlavano di te… loro non sanno ancora di noi e… Carmen mi ha detto che si dice in giro che tu ti sia finalmente innamorato e che ti abbiano visto mentre baciavi la tua assistente bionda.” Spiegai, incespicando nelle mie stesse parole.

“La mia assist… la mia assistente?” Disse lui, scoppiando a ridere. “Amore, la mia assistente è Gemma, mia sorella. Non ha ancora trovato lavoro come insegnante, quindi ci stiamo aiutando a vicenda. Lei mi aiuta a organizzare la mia giornata ed io la pago per questo. E ti giuro che non ci siamo mai baciati, che schifo. Magari ci abbracciamo ogni tanto, ma… no. No. No.” Aggiunse. Poi tornò serio e disse esattamente quello che stavo pensando. “Ma capisco come tu possa avere avuto dei dubbi, dato il mio passato.”

“Scusa.” Mormorai, sentendomi una stupida.

“Non devi scusarti, Mary. È solo colpa mia se adesso non ti fidi più di me al cento percento. Ed è compito mio cercare di guadagnarmi di nuovo la tua fiducia.” Disse lui, facendomi sentire ancora peggio.

Sarei mai riuscita a tornare a fidarmi completamente di lui? Provavo dei sentimenti. Probabilmente era amore, quello che sentivo per lui. Ero ancora innamorata di lui, ma perché avevo subito creduto al peggio quando avevo sentito quello che aveva detto Carmen? Avrei voluto tornare ai tempi in cui mi fidavo ciecamente di lui. A quando tutto era più facile.

“Tornerà tutto come prima, vero?” Domandai. Volevo rassicurazioni, avevo bisogno di sentirmi dire che tra di noi sarebbe tornato tutto a posto.

“No.” Replicò Harry, facendo tornare il mio cuore a battere velocemente. “Sono sicuro che sarà anche meglio di prima.” Aggiunse dopo pochi secondi. Sorrisi e annuii, anche se lui non poteva vedermi.

“Dove sei oggi?” Domandai, cercando di cambiare argomento.

“San Francisco. Poi vado in un paio di città del Texas, poi a Indianapolis, Cleveland, e poi… dovrei chiedere a Gemma, perché io mi sono già dimenticato. Comunque tra un paio di settimane torno a New York, ho ancora qualche impegno e poi posso finalmente venire a trovarti.” Rispose.

“Verrai in tempo per la mia laurea.” Dissi, quasi tra me e me. Poi un’idea mi balenò nella mente. “Harry… ti piacerebbe venire alla mia festa di laurea a casa dei miei nonni? Ci saranno i miei parenti, insomma, la mia famiglia.” Farfugliai, agitata.

Non eravamo più professore e studentessa, avevamo ricominciato a vederci e potevo finalmente presentarlo ai miei nonni. Ero sicura che l’avrebbero adorato, anche solo perché tre anni prima mi aveva aiutata a ritrovarli ed era solo grazie a lui se avevamo un rapporto.

“Ma certo, vengo volentieri!” Esclamò lui, felice. “Ci saranno anche i tuoi genitori?”

“No, non credo.” Replicai, rabbuiandomi. “Io li ho invitati, ma non credo che avranno voglia di passare una giornata intera con i miei nonni e il resto del gruppo.” Spiegai.

“Dai, festeggerai anche con loro, ne sono sicuro. Mi farà piacere conoscere i tuoi nonni di persona e festeggiare la tua laurea con te. Non vedo l’ora, a dire la verità.” Rispose.

“Anch’io.” Dissi. “Mi manchi tantissimo.” Aggiunsi. Non ci vedevamo da pochi giorni, eppure mi sentivo come se una parte di me fosse lontana e irraggiungibile. Non avevo mai provato niente del genere per nessuno e, nonostante quello che era successo in passato, ero felice che fosse proprio Harry a farmi provare quei sentimenti.

***

Non riuscivo a credere di aver finito il college. Di avere in mano una laurea, di essere pronta per iniziare a vivere la mia vita da adulta.

“Non so se questo cambiamento di piani così drastico è divertente, oppure terrificante.” Mi disse Laurel, quel pomeriggio. Le avevo chiesto di venire con me a Springfield a conoscere la mia famiglia ed eravamo arrivate a casa dei miei nonni da poco.

“Metà e metà?” Suggerii, guardandomi intorno. In realtà ero spaventatissima da tutti i cambiamenti che stavano per succedere.

Laurel aveva parlato con Liam, erano tornati insieme e lei aveva deciso di non trasferirsi più a New York. Diceva che Broadway le faceva troppa paura, che non era ancora pronta e voleva avere un po’ di esperienza in teatri meno importanti prima di fare un passo così grande. Così aveva fatto l’audizione per una parte in uno spettacolo di un teatro locale e l’aveva ottenuta. Si sarebbe trasferita nell’appartamento di Liam non appena io me ne fossi andata a New York.

“Io sono terrorizzata. Se ho superato questi quattro anni di college è stato solo grazie a te e non so come farò a sopportare la tua lontananza.” Rispose Laurel senza mezzi termini.

Chiusi gli occhi e sospirai. Avrei potuto dire esattamente la stessa cosa di lei. Era stata lei a darmi la forza di rimanere a St. Louis dopo tutto quello che era successo. Più volte avevo pensato che fosse il caso di raggiungere i miei genitori e di continuare la vita di sempre, perché cambiare città ogni anno era semplice. Le cose non diventavano mai serie con nessuno, non c’erano mai problemi. Rimanere nella stessa città, invece, era difficile, perché non si poteva scappare dai propri problemi. Rimanevano tutti lì e si era costretti ad affrontarli.

“Non farmi piangere, ti prego.” Mormorai. Sentivo un nodo in gola che non se ne voleva andare e non sapevo più nulla. Ero davvero pronta a fare un passo del genere? Trasferirmi a New York avrebbe voluto dire cambiare completamente pagina, buttarsi a capofitto in un’avventura nuova, dove non conoscevo nessuno e non sapevo cosa fare. Certo, ci sarebbe stato Harry con me, ma i miei amici e la mia famiglia sarebbero stati lontani.

“Janey, posso entrare? Sei nuda?” Sentii la voce di Jasper dall’altra parte della porta. Risi e scossi la testa, dicendogli di entrare.

Avevo invitato anche lui a casa dei miei nonni, nonostante avessimo già festeggiato la mia laurea a St. Louis qualche giorno prima, perché volevo che conoscessero le persone più importanti della mia vita. E lui era il mio migliore amico, una delle due ragioni per cui gli anni del college, nonostante quello che era successo con Harry, fossero stati i migliori della mia vita.

“Mary Jane Watson.” Esordì, squadrandomi da capo a piedi. Laurel cercò di rimanere seria, ma scoppiò a ridere dopo una sola occhiata alla sua espressione. “Eri solo una ragazzina quando ci siamo conosciuti, quattro anni fa. Tosta, perché sei stata la prima persona che mi abbia mai lasciato in bianco durante una festa della confraternita, ma pur sempre una ragazzina.” Aggiunse, tornando serio. “Oggi sei una giovane donna e non posso credere che tu stia per andare a New York, nella città che non dorme mai, in uno dei posti più caotici e pericolosi del mondo.”

“Ehi!” Esclamai, cercando di non piangere. “So cosa stai facendo.” Lo avvertii.

“Sì, sto cercando di farti cambiare idea, molto egoisticamente. Ma non sul serio, perché sai che voglio solo il meglio per te e non vorrei mai che tu rinunciassi al tuo sogno per rimanere a St. Louis a guardarmi mentre alleno una squadra di incredibili rompicoglioni adolescenti.” Replicò, ridendo.

Durante quelle settimane aveva preso una decisione seria, che non era stata del tutto dettata dalla sua volontà, ma anche dal parere dei suoi medici: non avrebbe più giocato professionalmente a football, ma avrebbe iniziato ad allenare la squadra della scuola superiore in cui avevo frequentato il mio ultimo anno. Il suo sogno era quello di riuscire a prendere il posto di Niall Horan alla Washington University, ma l’irlandese, per il momento, non aveva la minima intenzione di rinunciare al suo lavoro, quindi Jasper aveva dovuto trovare un’alternativa.

“Il mio sogno.” Mormorai a voce così bassa che nessuno mi sentì. Era davvero ancora il mio sogno trasferirmi in una città che non conoscevo poi così bene, lontano da tutti? Non lo sapevo.

“Ehi, a proposito di rompicoglioni.” Disse poi Jasper, ridendo. “Styles non è ancora arrivato?” Mi domandò, guardandosi intorno.

“Non lo sto nascondendo sotto il cuscino.” Risposi, intercettando il suo sguardo. “No, non è ancora arrivato. Il suo volo da New York è atterrato un’ora fa, quindi sarà qui tra un po’.” Aggiunsi.

“Sono curioso di conoscerlo di persona.” Replicò Jasper, pensieroso. “Perché quando ci siamo sentiti su Skype, quella volta, mi è sembrato okay, ma ho bisogno di guardarlo negli occhi sul serio per capire le sue intenzioni con te. Avrò una gamba che non funziona del tutto, ma il mio destro è piuttosto potente.” Aggiunse, facendoci scoppiare a ridere.

“Credo proprio che Harry sia un tipo poco violento.” Disse Laurel. “Probabilmente riusciresti a stenderlo anche se tu fossi un bambino di sei anni.”

“Ehi!” Esclamai, fingendomi offesa. “Anch’io non vedo l’ora che lo conosciate sul serio. E non vedo l’ora di vederlo e basta, perché è stato occupato per tutte queste settimane e mi manca.” Aggiunsi.

Ero curiosa di vedere come si sarebbe comportato con i miei amici e con la mia famiglia. Non ero mai riuscita a presentarli, prima perché non volevo ammettere che stessi uscendo con il mio professore – e perché entrambi avremmo potuto finire in guai seri – e poi perché, dopo esserci rimessi insieme, non ci eravamo più visti dal vivo. Dopo quel giorno a St. Louis era partito per il tour promozionale del suo libro, aveva visitato librerie di tutta l’America e il pubblico aveva divorato Venerdì Nero. Ne erano diventati tutti ossessionati, tanto che, solo pochi giorni prima, Harry aveva ricevuto la proposta di una casa di produzione di Hollywood per trasformare il suo libro in un film per il cinema, quindi era volato a Los Angeles per discutere la novità e avevamo dovuto posticipare il nostro ricongiungimento.

“Mary, è il tuo cellulare quello che suona?” Mi domandò improvvisamente Laurel, alzandosi dal letto su cui era seduta a gambe incrociate e cominciando a rovistare tra le lenzuola, in cerca della fonte di rumore.

“Sì.” Dissi, unendomi alla ricerca. Quando lo trovai – nascosto sotto uno dei mille cuscini che i miei nonni avevano posizionato sul mio letto – vidi un numero sconosciuto sul display e risposi.

“Parlo con Mary Jane Watson?” Domandò la voce di una donna che non avevo mai sentito.

“Sì.” Confermai, sorpresa.

“Salve, signorina Watson, sono Linda Godbersen e chiamo dalla Bluebird Publishing. Abbiamo ricevuto il suo curriculum dalla Washington University e saremmo interessati a fissare un colloquio per parlare di un posto di lavoro.” Disse la donna, lasciandomi a bocca aperta.

Mi ero dimenticata che la mia università aveva inviato i curriculum degli studenti che avevano ottenuto i voti più alti a varie case editrici della zona. Valutai le mie opzioni: avrei potuto rifiutare gentilmente, dicendo che mi sarei trasferita e non avevo bisogno di un lavoro a St. Louis. Oppure avrei potuto provare a sentire la loro offerta. La prospettiva di avere un lavoro in quella che ormai sentivo la mia città non era male. Anzi. Avrei potuto decidere di rimanere con tutti i miei amici. E Harry? Sarebbe stato disposto a tornare nel Missouri? Oppure sarebbe tornato a New York e avremmo cercato di far funzionare la nostra relazione a distanza, per poi capire che era inutile soffrire?

“Mi farebbe molto piacere.” Risposi, fissando lo sguardo prima su Jasper e poi su Laurel, come se volessi trasmettere loro quello che stava succedendo solo tramite la mente.

“Perfetto, quando è disponibile per il colloquio?” Mi domandò la donna. La sentii digitare qualcosa su una tastiera e cominciai a pensare a quello che mi avrebbe aspettato nei giorni successivi. “Per lei potrebbe andare bene mercoledì prossimo alle dieci del mattino?” Chiese ancora la donna.

“Sì, andrebbe benissimo.” Risposi, sorridendo.

“Ottimo, l’indirizzo e-mail sul curriculum è quello giusto?” Domandò la signora Godbersen.

“Sì, è giusto.” Confermai.

“Perfetto, allora le invierò un’e-mail al più presto con tutti i dettagli. Arrivederci, signorina Watson.” Mi salutò, interrompendo la chiamata.

Laurel e Jasper, che non avevano smesso di fissarmi per un solo istante, cominciarono a farmi domande contemporaneamente.

“Chi era?”, “Era Harry? Non viene?”, “Perché fai quella faccia? Erano buone notizie?” e via dicendo.

“Era una delle case editrici a cui l’università ha mandato il mio curriculum.” Spiegai. “Vogliono vedermi per un colloquio.” Aggiunsi.

Mi sentivo come se stessi camminando su uno strato di nuvole. Il cuore mi stava battendo alla velocità della luce ed ero felice. Non avevo mai pensato che potessi sentirmi così per una proposta di lavoro. O forse il mio umore era così buono perché, improvvisamente, ero tornata a valutare l’idea di non trasferirmi a New York e di rimanere a St. Louis, la città dove avevo trovato gli amici, la famiglia, l’amore.

“Quindi rimarrai qui?” Mi chiese subito Laurel, incapace di trattenere l’entusiasmo.

“Non lo so.” Risposi subito. “Non so nemmeno se mi offriranno davvero un lavoro. È solo un colloquio, ma… devo ammettere che l’idea di rimanere nel Missouri non suona per niente male.” Ammisi a bassa voce. Mi spostai verso la finestra della stanza che una volta era di mia madre e cominciai a guardare fuori.

“Come pensi che la prenderà Harry?” Mi chiese Jasper, preoccupato.

“Non lo so, ma penso che lo scoprirò prestissimo.” Dissi, cominciando a sentirmi agitata. Un taxi giallo si era appena fermato davanti alla casa dei miei nonni e avevo visto scendere Harry, con i capelli stranamente pettinati e raccolti e un completo elegante.



Ecco il nuovo capitolo! Scopriamo finalmente la verità sulla bionda che hanno visto con Harry e poi facciamo un salto nel tempo di qualche settimana e arriviamo alla festa di laurea di Mary. La nostra protagonista, improvvisamente, comincia a valutare l'idea di non trasferirsi a New York, ma come la prenderà Harry? Il loro rapporto sopravvivrà a questo ennesimo cambiamento?
Martedì scopriremo tutto!
Grazie per essere passati e per aver letto, un bacione grande e a martedì! <3

 

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