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Autore: wanderjess    24/03/2015    0 recensioni
Mercedes crede che la guerra le abbia rivelato tutto sulla brutale natura umana, disilludendola per anni. Sullo sfondo delle note di Eye of the tiger, però, potrebbe scoprire che oltre al mondo selvaggio che lei conosce c'è ancora qualcosa degno di speranza.
[Sta partecipando al concorso "This is war - Situations" indetto da ManuFury sul forum di EFP]
Genere: Azione, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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This is war

Nick sul forum: _Kora
Nick su EFP: Malwie

Titolo Storia: Heart of courage
Nome Scelto: Mercedes
Situazione Scelta: è un tiratore scelto che ascolta sempre musica quando spara. Durante una missione non si accorge di qualcuno alle sue spalle.
Bonus: (è albina), non ha mai conosciuto suo padre, ha un cane
Genere: azione, guerra, introspettivo
Rating: Arancione
Tipo di Coppia: nessuna (nominata FemSlash)
Note/Avvertimenti: Contenuti forti
Lunghezza (numero di parole): 6105

Note: Volevo avvisare che, non conoscendo lo spagnolo, alcune parole sono prese da internet. Il titolo, inoltre, è ispirato alla bellissima musica dei Two Steps From Hell che vi invito ad ascoltare, mentre i riferimenti a luoghi ed eserciti restano volutamente sul vago e non descrivono alcuna particolare guerra, anche se la storia è ambientata in un ipotetico presente :)



CAPITOLO 1:


Il vento torrido del deserto era insistente quella mattina, soffiava, gonfiava le tende dell'accampamento e minacciava di farle volare via. Gli uomini camminavano celeri, socchiudendo gli occhi per la sabbia che si alzava vorticando in aria. Il conducente di un grosso camion si era fermato all'accesso e mostrava ai soldati di guardia alcuni documenti, rientrava nel veicolo e accostava accanto alla tenda più grande.
Accarezzai il piccolo bastardino che aveva appoggiato il muso sulle mia ginocchia. Oliver era un cagnetto che avevo trovato tre anni prima in un villaggio ai margini del deserto. Si era rotto una zampa e da quella volta camminava zoppicando vistosamente, ma mi fece così tenerezza che lo presi con me e ne feci il mio compagno di tenda, senza separarmene mai.
I miei occhi si spostarono di nuovo sul camion e poi guardarono oltre. L'accampamento era situato in una piccola valle tra le montagne orientali, nascosto a chiunque non sorvolasse il territorio in elicottero. La terra era brulla e rossiccia, tipica degli altipiani asiatici e il sole bruciante aveva sterminato quasi tutte le piante, fatta eccezione per qualche arbusto e una grossa acacia. Era tutto così diverso dalla mia terra natia, eppure il caldo soffocante di certe estati era sempre lo stesso...

Alhama de Granada era una ridente cittadina del sud spagnolo, una di quelle che all'alba del XXI secolo ancora viveva di agricoltura e non sapeva cosa fosse un forno a microonde. La gente era alla mano, a tratti un po' burbera ma lì tutto aveva l'odore di casa e io non avrei voluto crescere in nessun altro posto al mondo.
La terra era verde, florida, pullulava di vita. Gli oliveti si spargevano a vista d'occhio tra le curve delle colline ed era proprio in mezzo a quelle alture che passavo interi pomeriggi a correre, giocare, nascondermi dopo aver commesso qualche bravata in casa.
Proprio in una di quelle occasioni me ne stavo seduta all'ombra di un'imponente quercia, quando un fruscio alle mie spalle mi avvertì che non ero sola. Due mani fresche mi coprirono gli occhi:
«Indovina chi è?»
Risi e spostai le sue mani, girandomi a guardarlo: «Sapevo che eri tu!»
Sorrise anche lui e si distese accanto a me. «Come stai? Mamá Camila mi ha detto che oggi sei intrattabile.»
«Le ho chiesto di raccontarmi qualcosa di papà...»
«Ancora?»
«Si è arrabbiata. Dice di non voler ricordare.» Sbuffo.
«È normale, Des. Gli voleva molto bene, dev'essere dura per lei» sospirò guardando il cielo azzurro «Sai, i miei genitori mi hanno sempre detto che era la persona migliore che avessero conosciuto. Tutti in paese hanno sofferto quando è partito.»
«Io voglio diventare come lui, Julian. Voglio diventare un soldato e combattere per qualcosa in cui credo, per aiutare chi sta male e ha paura!»
Rise e mi cacciò il suo cappello in testa, impedendomi la vista. «Sogna mocciosa, sono certo che quando avrai vent'anni non aspetterai altro che un buon marito e una vita tranquilla.»

Quanto aveva sbagliato il mio amico nelle sue previsioni! Innanzitutto perché l'unica scelta di cui non mi ero mai pentita nella mia vita è l'essere entrata nell'esercito, poi perché... be', avevo scoperto di preferire la compagnia femminile a quella di un marito e dei figli.
Al tempo avevo ventun'anni e la mia fidanzata italiana, Gilda, mi aveva ap
pena scaricato. Distrutta, avevo immediatamente lasciato un noioso impiego nella caotica Milano e avevo fatto ritorno nel mio paese natio, alla ricerca della tanto sospirata tranquillità.


«Sei cresciuto, Jul.»
L'amico d'infanzia si voltò di scatto, la chioma riccioluta che ondeggiò al movimento.
«Mocciosa, sei davvero tu?»
«Estúpido, vieni qui e fatti abbracciare!»

«E così hai fatto ritorno in patria?» Annuii. «Cosa pensi di fare? Perché se intendi rimanere, so che Horacio ha aperto una ferramenta vicino a casa mia e cerca un'impiegata per-»
«Voglio arruolarmi.»
Il silenzio seguì le mie parole, con un tiepido vento che vibrava tra le piccole foglie dei faggi sopra di noi. «Mercedes... era un sogno infantile, credevo non ci pensassi più seriamente.»
«Non è uno scherzo: voglio seguire le orme di mio padre, voglio cambiare vita e sento che quello è il mio posto.»
«Vengo con te.»

Erano i primi anni del nuovo millennio, e le nostre avrebbe presto subito una svolta.

  
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