Capitolo XV
Stralci di memoria
Potrebbe essere presuntuoso da parte mia, credere che
Miriam mi stia pensando? Sperare in questo, può essere presuntuoso? Forse, ma è
l’unica cosa che mi rimane.
Dal diario di Aliack Black
20 Luglio
- Dove lo devo mettere questo?
- chiese ai gemelli portando in mano un grosso scatolone.
- Nel magazzino. Senti,
dopo potresti portarmi il pacco rosso che hanno
inviato ieri?
- Va bene.
Era bello lavorare in quel
negozio, si rilassava facilmente e tutti quegli scherzi e giochini lo facevano
divertire un mondo e poi… aveva accumulato molte informazioni sul castello dei
Malfoy; doveva solo incontrare Nerix e Zecks per informarli e presto avrebbe
potuto provare a salvare Miriam.
Aliack, mi manchi, mi manca il tuo sorriso, mi mancano
i tuoi modi gentili, la tua simpatia, mi manca tutto di te, i tuoi capelli neri
come la notte, i tuoi occhi splendenti come zaffiri… perchè mi hai fatta soffrire?
Dai pensieri di Miriam
Data imprecisata
- Hai cambiato idea? -
iniziava ad odiare quella voce, ogni giorno le chiedeva se avesse cambiato idea, ma lei non l’avrebbe mai fatto.
- Rimango della mia idea. -
Voleva apparire forte, però quella frase che ripeteva tutti i giorni la
sfiancava, non riusciva più a parlare… riusciva solo a pensare e ne approfittava per pensare ad Aliack, aveva abbastanza
energie per usare l’Occlumanzia, quindi non correva il rischio che Voldemort
entrasse nella sua mente.
Vide dei Dissennatori
avvicinarsi: l’asso nella manica di Voldemort. Si avvicinavano a lei, in modo che
la felicità l’abbandonasse, ma non riceveva il loro bacio, il loro padrone non voleva rischiare che la sua psiche
danneggiata potesse interferire con i suoi eccezionali poteri…
Miriam, perdonami per ciò che ti ho fatto, perdonami per tutto il dolore che ti ho recato, è egoista da
parte mia sperare che tu accetti le mie scuse, ma è l’unico modo che ho per
andare avanti, ti prego, se riesci a sentire i miei pensieri, aiutami,
perdonami!
Dal diario di Aliack Black
21 Luglio
- Posso andare in pausa? -
chiese dopo aver spostato l’ennesima scatola.
- Sì, vai pure… però hai un quarto d’ora.
- Tiranni. - Sbuffò appena
fu sul retro del locale.
Si appoggiò ad una cassa e
prese il ciondolo che aveva fabbricato qualche settimana prima. Era d’argento e
nel mezzo c’era un’ametista. Schiacciò un minuscolo bottone e quello si aprì
rivelando la foto di Miriam. La guardò per tutti quei quindici minuti, non ci
credeva ancora, non riusciva a credere al fatto di averla
persa, riusciva solo a pensare a lei. Il negozio lo svagava, certo, però ogni
volta che rimaneva da solo pensava a lei. Non piangeva più, aveva superato
quella fase, rimaneva solo in silenzio ad osservare quella foto e quand’era a
casa guardava gli album fotografici. Ogni tanto gli arrivava una lettera di
Zecks, la domanda era sempre quella, anche se l’amico riusciva a mascherarla
con giri di parole lunghi due pagine: come stai? E lui dava sempre la stessa
risposta, anche lui faceva lunghi discorsi inutili, ma
sapeva che l’amico avrebbe comunque inteso: mi manca.
Pretendo troppo nel voler ricominciare con te? Posso
sperare in un’altra chance? Se
mi senti, Aliack, ti prego, rispondimi… ho bisogno di te…
Dai pensieri di Miriam
Data sconosciuta
Quanti giorni sono passati da quando è rinchiusa lì? Una settimana, due settimane, un mese? Ormai aveva perso il conto, faceva dei
segni per terra, ma quelli venivano coperti dal sangue
che continuava a perdere. Tutti quelli che avevano il permesso di entrare nella
cella le portavano da mangiare, ma nessuno si
preoccupava di controllare se fosse ancora viva… nessuno controllava se stesse
perdendo troppo sangue, si limitavano a lasciare quel vassoio e nessuno si
preoccupava del fatto che non mangiava. A che serviva tenerla in quella
condizione? Prima o poi anche i suoi poteri ne
avrebbero risentito e quello non era forse un problema? Non la tenevano lì solo
per i suoi poteri?
Sirius è morto, anche lui se n’è andato… pensavo di poter ricostruire una famiglia con lui, invece…
devo vendicarlo, devo trovare Voldemort e ucciderlo, devo farlo per lui.
Da una lettera di Harry Potter
Data imprecisata
Era nella casa dei suoi
zii, non ce la faceva più, perché nessuno veniva a prenderlo? Perchè era
costretto a restare in quel luogo? Guardò Edvige e la trovò addormentata, gli
dispiaceva svegliarla per portare quella lettera a Ron, ma non aveva nessun
altro modo per farlo e aveva anche urgenza di una risposta. Si avvicinò alla
gabbia e picchiettò contro le sbarre per far svegliare il suo gufo. Edvige si
svegliò rivelando la testa coperta da un’ala e rimase immobile a fissare il suo
padrone tentando di capire il motivo di quell’inaspettato risveglio.
- Porta questa a Ron.
Aprì la gabbia e il suo
gufo uscì dalla stanza per addentrarsi nel buio cielo di Londra.
Ciao Aliack,
è da tanto che non ci sentiamo… la tua ultima lettera
mi è arrivata solo ieri, scusa se non ti ho risposto prima. Hai parlato dei
gemelli e da quel che ho capito li hai descritti come
tiranni, ce li vedo sotto quelle vesti… Nerix ed io abbiamo deciso di
continuare a studiare ad Hogwarts anche il settimo anno per ottenere il diploma
di MAGO, è strano pensare che avremo un diploma in più rispetto a te; ti
ricordi la crisi di nervi che ho avuto poco dopo aver scoperto di te e Nerix,
del giorno in cui sei venuto a parlarmi? Ti ricordi di quando
ho detto che mi eri superiore in tutto? Per una volta potrò vantarmi di avere
un diploma in più rispetto a te. Comunque, siamo
andati ad Hogsmeade e abbiamo avuto delle informazioni in merito ai nuovi
mangiamorte e abbiamo anche scoperto che Voldemort ha reclutato quel lupo
mannaro… quello cattivo… cavoli, non mi ricordo il nome, vabbè però lui non è
un mangiamorte, ha solo il mantello, ma non ha ancora il loro simbolo. Senti
ora devo andare, ci sentiamo presto… stammi bene
Zecks
Da una lettera di Zecks
Data imprecisata
Chiuse la lettera e la
diede alla sua aquila reale. Si alzò dalla sedia e vide Nerix addormentata sul
divano. Erano andati in una locanda ad Hogsmeade per
passare le vacanze e trovare informazioni nello stesso tempo; non era il
massimo del comfort: aveva un letto matrimoniale, un divano, un armadio, una
scrivania e due sedie; di fianco c’erano il bagno e la cucina, poveri di mobili
anche loro. Aprì l’armadio di fianco al letto, prese una coperta di lana e la
utilizzò per coprire Nerix. Le scostò i capelli dal volto e si accomodò sulla
sedia davanti alla finestra… lo faceva tutte le sere, ormai era
diventata un’abitudine: si sedeva e rimaneva per ore a fissare il cielo.
Ecco la prima lacrima, quel cielo così buio gli ricordava Voldemort e quella
faccia lo riconduceva a Miriam, alla sua “sorellina”, gli mancava da impazzire,
non riusciva a rimanere fermo ad aspettare il momento propizio per aiutarla, se
non fosse stato per Nerix lui sarebbe già andato nel castello dei Malfoy a cercarla,
ma si bloccava ogni volta che il suo sguardo si posava su di lei: il pensiero
di farla soffrire lo uccideva, quindi non faceva niente, aspettava e si teneva
in contatto con Aliack per essere sicuro che non decidesse di andare al
castello… già Aliack, sapeva perfettamente del suo dolore
anche se lui non lo scriveva, riusciva a intuirlo anche solo vedendo il
colore della cera che utilizzava per sigillare le lettere: viola. Sapeva anche
che aveva superato la fase del pianto, l’aveva capito dallo stile di scrittura,
rispetto alle prime lettere era più chiaro e poi… non si vedevano delle piccole
sbavature dovute alle lacrime. Era entrato nella fase dei ricordi e questo
l’aveva capito quando gli aveva parlato di un ciondolo
che aveva fabbricato con incastonata al centro un’ametista. Non aveva detto
nient’altro, ma lui sapeva che c’era la foto di Miriam lì dentro e sapeva anche
che tutti i giorni fissava quella foto per non dimenticare il suo volto.
Sentì dei rumori dietro di sè
e si affrettò ad asciugare le lacrime. Si voltò e vide Nerix alzarsi dal
divano.
- Tutto bene?
- Sì, come mai ti sei
svegliata?
- Quel divano è scomodo.
Vado a letto… ‘notte.
- ‘Notte.
Si rigirò e si disse che era fortunato ad avere Nerix, ma un’altra volta il
suo pensiero tornò ad Aliack: che stava provando lui senza Miriam? Non aveva la
minima idea del dolore che lui potesse provare, non
poteva immaginarlo, poteva solo tentare di capirlo… si alzò dalla poltrona e
fissò il letto, dopo quel pensiero non poteva certo dormire con Nerix come se
niente fosse. Guardò il divano e si disse che per una
notte poteva anche sopportare la scomodità.
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