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Autore: Girasolerossofuoco    25/03/2015    2 recensioni
Il protagonista di questo racconto è Itachi Uchiha, dopo il suo ultimo combattimento. Itachi credeva che ormai la sua ora fosse giunta. Era contento, finalmente avrebbe potuto incontrare i suoi familiari e chiedere il loro perdono. Una ragazza, ignara dei tomenti che incupiscono il cuore del ninja, però, lo strappa alla morte, regalandogli una seconda possibilità. Come si comporterà Itachi? Quali segreti nasconde quella strana ragazza e perchè lo ha salvato? In un luogo lontano, oltre le cinque grandi terre ninja, i destini dei due ragazzi si legano indissolubilmente. In un posto straniero, dove pure gli alberi sono diversi da quelli conosciuti, il più forte degli Uchiha dovrà compiere una fatidica scelta: continuare ad essere un ninja o smettere di combattere e godersi la pace?
Genere: Erotico, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Itachi
Note: AU, Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Itachi provò con tutta la perseveranza custodita nel suo animo a divincolarsi dalla presa serrata della ragazza. Le sue dita sottili sembravano appiccicate sulla delicata pelle del suo collo, stringendo tanto da non lasciar passare l'aria. Cercò di chiamarla, ma la voce le morì in gola; oltre alle parole deglutì l'amara sensazione di esser stato tradito e il suo cuore cominciò a sanguinare.

Non ebbe altra scelta se non attivare quei suoi maledetti occhi, non poteva dipartire da questo mondo in tal modo, sottomesso dalla crudeltà di quella donna. Le sue iridi si tinsero di quell'odiato colore e la guardò.

Eliya non aveva mai combattuto contro lo Sharingan e questo le causò una brutta sorpresa: nel giro di un istante si trovò immersa in una luce nera.

“Bene, siamo dentro la mia illusione, ora le estorcerò le informazioni che cercò.” Pensò il ninja, ma si trovò costretto a mordersi la lingua, simbolicamente per ricordargli che in quel mondo, da lui stesso creato, se non stava attento, pensare e parlare coincidevano.

Eliya era sdraiata prona su quello che poteva definirsi un pavimento, nonostante non avesse alcun confine quella dimensione, bene o male possedeva un verso. La ragazza era bagnata da una pallida luce argentea che le scivolava addosso come un vestito, ammantandola di purezza, nonostante fosse completamente nuda.

“Eliya.” La chiamò con un tono di rimprovero, ma qual era la ragione di tale biasimo? Non aveva anche lui, molto tempo fa, in un'altra vita, pugnalato alle spalle le persone che più amava?

Una risata metallica gelò l'atmosfera di per sé già penosa.

“Uchiha, mi hai preso finalmente. Grazie a te, ora il mio piano potrà andare avanti.” La ragazza si alzò, sensuale come una sirena, gli si avvicinò e gli allungò una mano.

“Perché hai deciso di uccidermi?” La bocca era completamente asciutta, dopo tutto quello che aveva tentato di fare, ancora la desiderava.

“Stupido, ora sei solo un ostacolo sul mio cammino, non solo non ho più bisogno di te, ma potresti pure divenire un fatale intralcio, vanificando tutti i miei sforzi. Stai in guardia, ti affronterò qui, sul tuo campo di battaglia, ma prima vorrei parlarti. Credo sia giusto e conveniente per me spiegarti ogni cosa, in modo che quando dovrai decidere su come agire sia consapevole delle conseguenze delle tue azioni. Prima, però, dimmi... ti piaccio?”

Dopo aver formulato la domanda si sedette provocatoriamente con le gambe divaricate, mostrando, senza alcuna pudicizia, il suo sesso seminascosto dalla peluria bianca e riccioluta che tanto eccitava Itachi.

Osservando quella piccola fessura rosa, il corpo del ninja reagì, ma mentalmente si maledisse per quella sua debolezza. Ora capiva per quale motivo un suo compagno Ambu lo aveva messo in guardia sulle donne: “sembrano dolci e delicate, ma nel giro di poco tempo, senza che tu possa rendertene conto e inevitabilmente, ti incatenano alla loro volontà.” Possibile che anche lui fosse rimasto intrappolato in tal morsa?

Le gambe gli cedettero un poco. Si inginocchiò di fronte a lei, sperava che, in un posizione più comoda, avrebbe potuto recuperare un po' la lucidità.

“Non è cortese non rispondere ad una domanda.” Disse con voce lasciva. I suoi occhi malva non abbandonarono neanche per un attimo quelli del ragazzo. Si morse il labbro inferiore, mentre con l'altra mano cominciò a disegnare piccoli cerchietti attorno al suo ombelico, poi si sposto più giù, ancora più giù.

Non riuscì a distogliere lo sguardo, la osservò toccarsi e il basso ventre protestò contro la sua ostinata immobilità.

“Vieni qui.”

Non riuscendo a parlare, a causa della scomparsa improvvisa della saliva, scosse la testa.

“Itachi.” Lo chiamò.

Il ragazzo non resistette e le si avvicinò, silenzioso e lesto. Con la mani la inchiodò al suolo, sovrastandola. Una lacrima di esasperazione bagnò lo zigomo di Eliya che sembrava soddisfatta della reazione del ragazzo. “Perché mi fai questo?” In realtà lo stava domandando più a se stesso che alla strega. Si odiava per non riuscire a resistere ai suoi istinti più primordiali, lo faceva sentire simile ad un animale affamato. Conosceva solo un modo per saziare il suo appetito e, a malincuore, cedette. Si avvicinò al suo collo, non voleva baciarla, non sarebbe riuscito a condividere con lei un gesto così affettuoso. Ciò che lo guidava era puro istinto, nient'altro. Non appena sfiorò il naso con la sua pelle però si irrigidì: il suo odore era diverso. “Tu non sei Eliya!” Esclamò disgustato. Con un balzo si allontanò immediatamente da lei.

Lei si alzò a sedere e con tutta la calma del mondo, con un sorriso terrificante sul volto, disse: “Sbagli, io sono Eliya, ma non l'Eliya che hai conosciuto, o meglio, non del tutto. Io sono stata creata dalla strega bianca e sono una parte di lei. Io sono la Strega nera.

Al principio, non ero altro che l'eco di un suo sentimento, ma pian piano ho preso forma, fino a quando, un bel giorno, acquisii una mia personalità. Cominciavo a comprendere cosa mi accadeva attorno, anche se non capivo per quale motivo fossi sempre chiusa in un angolo buio. Attraverso Eliya imparavo molte cose, ma mi sentivo sempre oppressa.

Una sera d'estate però, le catene che mi imprigionavano nel posto in cui cominciò la mia esistenza si allentarono e potei, finalmente, prendere il posto della strega bianca. Non puoi capire quale gioia fu per me avere un corpo e poter camminare nel mondo. Mi gustai quell'attimo di libertà come se fosse stato l'ultimo, liberai tutto la mia magia. Quando quella luce bluastra, da me emanata, si assopì, mi resi conto di aver distrutto un piccolo villaggio. Mai mi sentì più felice, procurare distruzione e morte fu per me fonte di un'inimmaginabile piacere. Mi resi conto, inoltre, che quelli erano i più oscuri desideri di Eliya. Quindi realizzai che fui creata dall'odio di Eliya per assecondare ciò che avrebbe voluto fare ma che non sarebbe mai riuscita a compiere.

In un primo tempo, quel compito mi gratificò e mi diede una ragione di vita. Avevo un compito, un motivo per la quale la mia esistenza era importante. Poi però mi sentì sempre troppo in gabbia, volevo potermi muovere con le mie gambe liberamente, quando ne avevo voglia; mi ero stufata di aspettare che Eliya avesse bisogno di me per potermi sentire viva. Ogni volta che mi lasciava prendere il suo posto, io possedevo il suo corpo sempre più a lungo, tanto che studiai un modo per liberarmi definitivamente di lei. Qualche volta riuscii ad emergere di mia iniziativa e mi resi conto che lei non si accorgeva della mia presenza, non sapeva che io esistessi, e questo mi rafforzò. La sua mente divenne debole, credeva di esser stata lei a compiere quelle azioni mostruose e non si dava pace. Si sentiva in colpa!” Esclamò infine, ridendo come se si trattasse della battuta più spiritosa mai proferita.

Prima che Itachi potesse interrompere il suo monologo, lei continuò. “Quando ero libera di agire, mi alleai col demone degli abissi. Il mio amore per il sangue e la distruzione lo sedussero e mi promise il suo aiuto. Mi spiegò come avrei potuto ottenere un corpo tutto mio, la soluzione era semplice: bastava trovare una ragazza, divorarle il cuore e se fosse stata quella giusta, capace di contenermi, mi sarei trasferita in lei. Ovviamente tutto sarebbe dovuto essere condito da una magia particolarmente difficile da eseguire, ma non per me che utilizzavo la sconfinata forza della Strega bianca.

Un giorno però, Eliya mi guastò la festa. Si accorse di me e cercò di combattermi, voleva uccidermi. Voleva riparare al danno che aveva causato creandomi. Sembra buffo, ma non riuscì a sconfiggermi e come avrebbe potuto? Io sono una parte di lei, come si può distruggere un pezzo di sé? Da quel momento lei, però, divenne consapevole e cercò di trattenermi il più possibile. Dovetti, quindi, scendere a patti.

La Strega bianca mi avrebbe aiutato a trovare un contenitore e poi ci saremmo sfidate. Io non provo rancore nei suoi confronti, ma lei mi detesta, si vergogna di avermi allevato dentro di sé e vuole disintegrarmi, così da placare il senso di colpa.

Tuttavia, nonostante lei mi fornisse molte candidate, nessuna sembrava quella giusta. Contattai il Demone degli abissi e lui illuminò la mia mente, mi segnò un percorso. L'unico problema era trovare l'opportunità di mettere in atto il progetto, ma, proprio mentre meno me l'aspettavo, l'occasione propizia si presentò.

Eliya si era diretta nelle terre ninja, nel suo cammino inciampò su un giovane ragazzo in fin di vita. Compassionevolmente ti tenne ancorato alla vita ed io colsi la palla al balzo. Mi insinuai fugacemente nella sua testa per manipolarla, senza farle capire che fossi io a dirigere i suoi pensieri. Le feci credere che tu avresti potuto sconfiggermi, grazie ai tuoi poteri, -lei non aveva mai abbandonato del tutto l'idea di uccidermi prima della mia rinascita- e la feci innamorare di te. Fu facile, come rubare delle caramelle ad un bambino. E' assurdo quanta potenza risieda in una creatura tanto ingenua e stupida! E così eccoci qui. Ti portò qui con la speranza di eliminarmi, ma a quanto pare sono io ad avervi preso in trappola, vi siete comportati proprio come avevo previsto.”

Sogghignò. Il suo volto era molto diverso da quello dell'Eliya bianca, i suoi occhi, nonostante avessero la stessa sfumatura malva, non possedevano alcuna luce. Erano gli specchi di un corpo senz'anima.

“Cosa ti fa credere che sia tu ad avermi catturato? Non sei forse tu richiusa dentro alla mia illusione. Ti ucciderò qui e libererò Eliya.” Tentò di infondere più convinzione possibile nelle sue parole. Si sentiva turbato per quelle rivelazioni, ma per lo meno aveva ottenuto la prova dell'innocenza della sua Eliya. “Mia?” Pensò incredulo, da quanto tempo la considerava sua?

Ragionevolmente vi era la possibilità che i sentimenti di lei non fossero genuini. Questa idea ferì il cuore del giovane ninja, come si sarebbe comportato se, una volta eliminata quella creatura oscura che la tormentava, Eliya non fosse stata capace di amarlo? Scosse la testa. In quel momento non aveva bisogno di simili preoccupazioni, doveva pensare a togliere di mezzo quel mostro con le sembianza di fata.

Itachi sospirò. Doveva concentrarsi. Sentì il chakra agitarsi dentro e dei brividi corsero lungo la schiena. Era il momento.

“Aspetta, prima di attaccarmi.” La Eliya nera con una mano alzata. “Non ti ho detto che se uccidi me, uccidi la mia dolce metà. La Strega bianca era disposta a suicidarsi pur di eliminarmi, ma tu sei capace di ammazzarla con le tue mani, o, forse, sarebbe meglio dire coi tuoi occhi?”

Itachi strabuzzò gli occhi. “Menti.” Tentò, ma sapeva che era la verità. Quella creatura era troppo legata alla strega per poter risultare indenne la sua dipartita.

“Non ti mentirei per nulla al mondo, ma anche se fosse, non puoi farmi seriamente del male, potrebbe risentirne il bambino!”

“Quale bam...” Gli ritornò in mente l'immagine dei due piccoli che si tenevano per mano. L'avevano chiamato papà... no era un'altra delle sue illusioni, lei mentiva! Mentiva per forza, non poteva essere vero. Non aveva alcun senso...

“Ora che sai tutto, potrai decidere come comportarti: o mi uccidi qui e porterò con me Eliya e il bambino, o mi lascerai nascere nel corpo di tuo figlio e la strega bianca vivrà.”

“Non può essere già incinta!” Gridò Itachi. Aveva perduto il suo imperturbabile autocontrollo.

“Sì invece, ho velocizzato la fecondazione ed è andata a buon fine. Forse dovrei congratularmi con te. In ogni caso, nel frattempo che tu scelga come agire, io ti eliminerò.” Detto questo si scagliò contro di lui.

 

Eliya sentiva delle gocce d'acqua cadere lontano, con un leggero eco arrivava alle sue orecchie un suono costante. “Dove mi trovo?” Chiese a se stessa. Il luogo era immerso nella più totale oscurità, non riusciva a scorgere nulla. Non ricordava da quanto tempo fosse lì, lo stillicidio lontano e un dolore persistente ai polsi erano i suoi unici compagni.

Era legata con qualcosa di metallico, una catena probabilmente. Chi l'aveva imprigionata? Non ricordava, ma credeva fosse giusto così. Sentiva il bisogno di espiare le sue colpe e, qualunque fosse stato il modo, lo avrebbe accettato con piacere.

Non ricordava come tutto ebbe inizio, ma non poteva scordare le sue mani e il suo viso grondanti di sangue non suo. L'odio che l'aveva portata a distruggere il suo villaggio natio e a tagliare le teste dei suoi genitori era sempre stato parte di lei, dal giorno in cui venne abbandonata. Non aveva mai smesso di provare rancore e desiderio di vendetta, ma una volta saziati questi impulsi si trovò in un cupa disperazione. Si era trasformata nel mostro che tutti temevano diventasse, giustificando il suo allontanamento.

Ogni notte, i volti sofferenti delle sue giovani vittime venivano a tormentarla, inizialmente credeva fossero solo allucinazioni partorite dalla sua mente, poi però, quel giorno che incontrò la Strega nera, capì di esser stata lei a commettere quella serie di disumani omicidi. Non lei direttamente, ma vilmente aveva, per anni, lasciato che la Strega nera facesse il lavoro sporco per lei.

Dopo l'accordo crebbe in lei l'idea che non sarebbe mai riuscita a sconfiggerla, così penso di raccogliere alcune erbe mediche per porre fine alla sua vita. Queste erbe si trovavano nella terra del Fuoco e così vi si diresse. Non avrebbe mai immaginato di trovare lui.

Seminascosta aveva assistito alla scena. Due ragazzi si combattevano con una ferocia inaudita. Si assomigliavano molto, ma uno dei due era evidentemente di qualche anno più giovane. Entrambi aveva un colore di occhi strano, non aveva mai visto iridi rosse, ma le piacque. In particolar modo fu colpita da quello più vecchio, coi capelli più scuri e lunghi. Dotato di un incredibile bellezza, possedeva un qualcosa che lo distingueva da quell'altro, quel qualcosa era l'enorme potere che sembrava emanare e il suo sguardo triste, sembrava soffrire molto.

Lei assistette col cuore in gola all'esito dello scontro. Vide il ragazzo per cui parteggiava avvicinarsi all'altro. Proprio mentre sembrava che l'avrebbe colpito, assestandogli il colpo di grazia, gli picchiò leggermente due dita sulla fronte, sorrise e poi s'accasciò a terra.

Eliya trasalì. Non capiva per quale motivo, visto che era un perfetto estraneo, tuttavia sentiva che tra di loro correva il filo rosso del destino.

Il ragazzo più giovane, svenne dopo pochi istanti. In quel momento Eliya uscì dal suo nascondiglio e si avvicinò ai due. Quello dai capelli coi riflessi blu sembrava solamente assopito: il suo cuore e il suo respiro erano regolari. Mentre l'altro era messo peggio. Il battito era debole, quasi assente, il respiro era quasi impercettibile e grossi rivoli cremisi fuoriuscivano da quelle labbra morbide.

La ragazza sentì le sue guance avvampare. Possibile che in tale circostanza trovasse quel ragazzo meraviglioso? Doveva salvarlo. Una vocina interiore le suggerì che un ninja così potente avrebbe potuta aiutarla a sconfiggere la Strega nera.

Prese dalla borsa alcune erbe e le ridusse ad una poltiglia con una magia. Non era il massimo della cura, ma non vi era tempo per prepararne una col modo corretto. Le infilò con poca grazia nella bocca del ragazzo e poi adagiò le sue labbra sulle sue. In quel modo, la poltiglia si impregnò della sua forza vitale.

Il cuore del ragazzo riprese a battere in modo più regolare. Avrebbe dovuto solo trovare un posto più tranquillo dove farlo guarire. Quando si era avvicinata a lui, però aveva sentito che vi era una malattia più seria e radicata nel corpo, una di quelle che non poteva essere eliminata con qualche intruglio e un po' di magia. Doveva portarlo alla sua dimora, li disponeva degli strumenti necessari.

“Scusami.” Gli sussurrò. Poi premette due dita sul petto del moro. Un luce giallastra esplose e quando svanì il ragazzo era lungo circa dieci centimetri. Con un tuffo al cuore, si rese conto di quanto adorabile fosse quel mini-shinobi.

A casa lo medicò con cura e attenzione, migliorò la sua salute. Ogni giorno lei gli preparava la colazione nel caso si fosse svegliato, ma non accade per molto tempo. Ricordava con un sorriso quanto le fosse piaciuto prendersi cura di lui. Non capiva bene perché lo facesse, ma si sentiva utile e alleviava un poco la sua solitudine. Sperava che si fosse ridestato, ma anche se ciò non fosse accaduto le piaceva godere della sua muta compagnia. Temeva che una volta tornato in se, l'avrebbe delusa. In fondo lei non lo conosceva. Poteva benissimo essere un essere crudele, che non le sarebbe stato minimamente grato di tutto ciò che aveva fatto per lui.

Scacciò più volte quei pensieri, per sostituirli con quei dolci momenti in cui lo immergeva nell'acqua. Lo trattava come una mamma col figlio, non aveva mai allungato le mani in modo inappropriato, nonostante più volte ne fosse stata tentata. Solo una volta si allungò a sfiorargli le labbra. Un tocco gentile, ma che aveva risvegliato in lei desideri rimasti assopiti per tutta la vita.

Poi si era svegliato. Comprese come non si fosse sbagliata nei suoi confronti; si era rivelato essere un ragazzo meraviglioso, proprio come l'aveva immaginato e sognato per un mese intero. Non parlava molto, ma comunicava con quel suo sguardo perennemente triste. Non riusciva a leggergli dentro il cuore, ma credeva di poterlo capire solo guardandolo.

Ogni notte, come aveva abitudine di fare da quando l'aveva mollato su quel letto, si intrufolava nella sua stanza per assicurarsi che dormisse. Spesso l'aveva sentito gemere o piangere, qualche volta era agitato, altre volte era tranquillo, però riposava sempre. Non l'aveva mai visto, dopo che si era risvegliato, desto o in piedi. Al mattino le sue lunghe ciglia era quasi sempre bagnate di lacrime, ma non aveva mai chiesto il motivo. Non gli aveva mai chiesto nulla, le bastava stargli vicino.

Un brivido le corse lungo la schiena quando ripensò alla sera precedente, quando lei gli aveva lasciato prendere la sua verginità. Nonostante fosse la sua prima volta, non sentì alcun dolore, anzi accolse Itachi con un desiderio soffocante. Non importava se lui sarebbe scomparso dalla sua vita dopo quel momento d'amore, lei lo avrebbe ricordato per sempre con un dolce sorriso. Non avrebbe mai rimpianto la sua decisione, nessuna delusione futura sarebbe stata peggiore del non far l'amore con lui.

Poi le sue dita si strinsero intorno al suo collo.

Gridò. Il suono della sua voce la riportò alla realtà. Ora ricordava tutto, ogni cosa, compreso i piani della Strega nera. Li aveva appresi inconsciamente in quel momento.

Si guardò il ventre. Non solo Itachi le aveva donato un po' di amore che non aveva mai provato, le aveva regalato un figlio. Non sarebbe mai più stata sola. Alcune lacrime di commozione le scesero a rigarle il viso. Non si trattenne, lasciò che si formassero due minuscoli laghetti sul vestito.

Non aveva tempo per godersi e assimilare quella lieta notizia. Sopratutto quando capì che il suo piccolino sarebbe dovuto diventare, secondo i piani di quella Strega, il suo contenitore. Non lo avrebbe mai permesso, avrebbe lottato per mantenere in vita sia suo figlio che Itachi e quella orribile parte di sé sarebbe morta, svanita per sempre.

Si alzò. Toccò le catene con la punta delle dita e le sciolse. Con uno strattone di liberò del metallo diventato molliccio. Non le restava che trovare Itachi. Corse a lungo, ma non lo vide da nessuna parte, il buio continuava a circondarla, finché non scorse un piccolo punto di luce. Vi si fiondò e quando lo raggiunse precipitò in luogo un po' meno nero, una pallore argenteo rischiarava la stanza.

Non appena posò gli occhi sui presenti, si rese conto di aver davanti la Strega nera e Itachi. Lei impugnava la spada del Demone degli Abissi e la puntava proprio contro il ninja che sembrava paralizzato.

Il suo cuore perse un battito. Semplicemente, Itachi non poteva morire così, non dopo tutto quello che le aveva donato. Corse verso di loro, in quei secondi non le balenò in mente che lui avrebbe potuto anche voler distruggere la Strega nera, fregandosi del fatto che sarebbe morta pure lei.

Quando raggiunse Itachi, lo afferrò per una mano. Lui sembrò sollevato a rivederla, subito dopo, però, spalancò gli occhi, colmi di terrore.

La spada della Strega Nera le aveva perforato parte del fianco sinistro. Il dolore lancinante le arrestò il respiro. L'ultima cosa che vide fu Itachi che la strinse in un forte abbraccio, poi fu inghiottita dall'oscurità.

 

 

NOTA: Eccomi qui col quarto capitolo! Ho atteso un po' di tempo per trovare l'ispirazione e alla fine è arrivata, mi ha levato una notte di sonno, ma credo ne sia valsa la pena. Mi rendo conto che forse è un po' confuso, ma, accidenti, la mente di Eliya è un po' contorta. Non biasimatela, è sempre stata sola, forse la Strega nera è stata la sua unica compagna per molto tempo.

Grazie per aver letto, jaa ne!

   
 
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