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Autore: kanejvibes    25/03/2015    4 recensioni
Non disse niente, nemmeno una parola, e non perse tempo: mi spinse contro gli armadietti e mi baciò, con passione, con forza, con sentimento.
[...]
Il mondo si era spento nell'istante in cui mi aveva guardato e avrei continuato a baciarlo per sempre.
Ne avevo bisogno. Avevo bisogno di lui e del suo contatto.
Dopo minuti, che mi sembrarono millesimi di secondo, si allontanò, per riprendere fiato, ma di poco, rimase comunque vicinissimo a me.
"Il tuo amichetto potrà anche conoscere tutto di te, ma sa che era questo il tipo di bacio che hai sempre sognato e non uno dolce e smielato da film? Sa che saresti così pazza da abbandonare tutto e andartene, se solo lo volessi? Sa che tieni più ai tuoi stupidi amici che a te stessa, mmh? Lo sa? ", mormorò, con il fiato corto, fissandomi intensamente negli occhi, mentre mi teneva stretto il viso tra le mani.
"Sa che mi hai quasi visto nudo?", fece poi, rompendo quell'atmosfera fin troppo seria che si era creata.
Risi di gusto, portandomi una mano alla bocca, e lui sorrise, lasciandomi andare il viso.
"Sa che mi fai impazzire?", sussurrò, più piano, sfiorandomi dolcemente la guancia.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Mi odia?

Mi allontanai improvvisamente, anche se, per un attimo, pensai di non farlo.
Le sue labbra, a differenza della prima volta che l'avevo baciato, mi avevano attirata e il suo profumo mi aveva stordita. E il fatto che mi si fosse spalmato sul corpo non aveva aiutato.
Per la prima volta da quando lo conoscevo, stava lottando per me.
Seppure non approvassi i suoi metodi, l'aveva fatto per me.
Prima di rendermi conto che due ragazzi ci stavano fissando a bocca aperta, tirai a Harry uno schiaffo con tutta la forza che avevo.
"Non...non t-ti permettere mai più!", balbettai, col fiato corto.
Notai che lo schiaffo, però, non lo aveva turbato nel modo in cui avrei voluto e me ne andai velocemente.
Mi toccai le labbra e cercai di cacciare via il suo sapore, che però sembrava intensificarsi ogni secondo di più nella mia bocca.
Andai nel panico e iniziai a vagare per i corridoi, senza sapere quale fosse la mia meta.
Ma su ogni muro, porta, armadietto sovrastavano quei maledetti cartelloni con il viso di Harry e rivederlo mi stava facendo impazzire.
Non sapevo cosa provare, mi si stava fondendo il cervello.
Per fortuna, vidi Zayn a chiacchierare con i suoi amici o, meglio, sembrava piuttosto arrabbiato.
Forse qualcuno l'aveva provocato.
Scossi la testa e lo raggiunsi, presa da un'improvvisa voglia di stargli vicino, di sentire la sua voce, di baciarlo.
"Zayn...", sussurrai, alle sue spalle, mentre gli occhi di tutti i suoi amici si puntavano su di me.
"Ouch", commentò uno di loro, mentre gli altri facevano smorfie o si grattavano la testa, imbarazzati.
Vidi Zayn voltarsi lentamente, quasi malvolentieri, e quando mi guardò mi sentii uno schifo.
Non avevo mai ricevuto un'occhiata così piena di odio, rabbia e delusione in tutta la mia vita.
I suoi amici si dileguarono senza che ci fosse il bisogno di una sua qualche parola.
"Vorrei chiederti se ci sia una qualche giustificazione per quello che ho visto. Forse, qualcosa che mi è sfuggito, ma mi illuderei per niente, giusto?", disse, con una tremenda calma e una serietà che mi fecero preoccupare.
"Per favore, dimmi di che stai parlando", tremai, mentre il suo sguardo sfuggiva al mio.
"Non ti è ancora arrivata la foto? Sarà questione di momenti, ormai, sta facendo il giro della scuola...".
Mi agitai, di che foto stava parlando?
Proprio mentre quel pensiero mi tormentava, sentii il mio cellulare vibrare e lo tirai fuori di tasca, notando che mi era appena arrivata una foto.
Sbiancai, poi trasalii, mi girò la testa e per poco non caddi.
La foto ritraeva me e Harry che ci baciavamo.
Uno di quei due ragazzi che erano entrati doveva averla scattata e inviata a tutti o forse era addirittura stata un'idea di Harry, dato come era diventato.
"Zayn, ti giuro che non è come pensi...", mormorai, terrorizzata, guardandolo.
Non volevo, non potevo perderlo. Era troppo importante per me.
Il moro rise. Ma fu una risata così amara e piena di delusione.
"Sai, sapevo che l'avresti detto", ridacchiò, scuotendo la testa, poi tornò improvvisamente serio.
"Adesso non credo ci sia bisogno di dire che tra di noi è finita, no?", continuò, lanciandomi un'occhiata tagliente, prima di voltarsi per andarsene.
"N-no, Zayn, no. Ti prego, non volevo baciarlo, non volevo...".
"Ma è successo, no?", gridò, tornando a guardarmi, mentre tutti i presenti si voltavano verso di noi.
"Zayn...".
"No, non pronunciare nemmeno il mio nome", sibilò, puntandomi un dito contro.
"Sei soltanto una troia, Greer Smith. Sei una troia!", esclamò, crudelmente, sotto gli sguardi di tutti.
Poi mi sorpassò, puntando gli occhi verso qualcuno alle mie spalle.
"E tu, Styles, se credi di aver vinto...beh, tieniti pure il tuo trofeo da quattro soldi", ringhiò, riferendosi a me.
Strinsi le labbra, sapendo che di lì a poco non sarei più riuscita a trattenere le lacrime.
"Tienitelo stretto perché ti giuro che farò tutto quello in mio potere per rovinarti tutto il resto. Ah, e tenete bene a mente che sarà lo stesso per chiunque deciderà di votarlo alle elezioni studentesche. Giuro che scoprirò ogni singola persona che avrà il coraggio di votare per lui e se ne pentirà amaramente", minacciò, fuori di sé, andandosene.
Ormai coperta di lacrime mi voltai, Zayn se n'era andato, ma Harry era rimasto lì.
Non riuscii ad interpretare la sua espressione, ma non sembrò dispiaciuto per me.
Forse pensava che avessi ricevuto la lezione che meritavo.
Innamorarsi di uno stronzo portava davvero a questo?
Non sempre, forse, ma nel mio caso sì.
E faceva male, oh, se faceva male.

*

Passai le ore di lezione a ripensare al bacio con Harry, all'espressione di Zayn, ma, soprattutto, alle sue parole.
Come aveva potuto chiamarmi in quel modo?
Per varie volte rischiai di mettermi a piangere in classe da un momento all'altro, anche perché in molti non la smettevano di fissarmi.
In più, Amanda non si era presentata a lezione e avevo davvero bisogno di sapere se almeno lei stava bene.
Verso l'ora di pranzo raggiunsi la mensa e la vidi in piedi con il vassoio in mano, indecisa se sedersi al solito nostro tavolo, dove per il momento c'era solo Harry, insieme a tre suoi compagni di squadra oppure no.
Mi avvicinai, attirando la sua attenzione.
"Ehi", mormorai, dolcemente.
Amanda mi guardò, ma non nel modo che avevo sperato.
"Senti, lasciami in pace", disse, sedendosi ad un tavolo vuoto.
"Sei arrabbiata con me?", mormorai, incredula.
"Non pensavi che mi sentissi abbastanza in imbarazzo? Dovevi proprio slinguarti Harry?".
"Cosa?".
"Guarda che lo so cosa pensa la gente, pensano che tu l'abbia fatto per convincerlo a ritirarsi dalla sua candidatura. Pensano che tu l'abbia fatto per me. Non mi meraviglio che ti chiamino tr-", si bloccò, forse conscia del fatto che stesse un po' esagerando.
"Oh, beh...non l'ho fatto per te. Anzi, io non volevo nemmeno. E' stato Harry e io l'ho rifiutato, quella foto è stata scattata prima che gli tirassi uno schiaffo. E sai un'altra cosa? Mi chiamano troia perché è stato proprio Zayn a definirmi così quando mi ha mollata davanti a tutti. E' comprensibile, è arrabbiato, offuscato dalla gelosia, lo posso capire, anche se a fatica, ma quello che non riesco proprio a capire è perché tu abbia anche solo pensato che io potessi tradire Zayn o che potessi baciare Harry per farlo ritirare dalla candidatura! Ma una cosa la capisco: se mi ritieni capace di tanto allora non mi conosci per niente, Amanda", sbottai, andandomene, tra le lacrime.
Corsi in corridoio, ormai vuoto, e mi appoggiai agli armadietti, abbandonandomi ad un pianto silenzioso.
Prima di quella mattina pensavo che non sarei potuta essere triste nemmeno volendo e in quel momento avevo capito che era bastata una scintilla per distruggere tutto.
"Greer Smith che se ne sta tutta sola all'ora di pranzo nel corridoio come una sfigata? Avrei giurato di poterlo vedere soltanto quando l'inferno si sarebbe congelato", commentò la voce di una ragazza.
Mi voltai e la vidi sedersi vicino a me, con un vassoio pieno di cibo.
Mi asciugai velocemente le lacrime e mi alzai.
"Ehm...me ne vado", mormorai.
"Oh, peccato, pensavo avresti voluto dividere con me queste deliziose patatine con la salsa di formaggio", commentò, addentandone una e sorridendo.
"Sai, non c'è niente che queste bellezze non possano risolvere", aggiunse, invitandomi a sedermi accanto a lei.
Tirai su col naso.
"Beh, dubito che prendere qualche chilo in più possa farmi stare meglio", commentai, fin troppo acidamente. Dopotutto quella ragazza era stata l'unica che era stata gentile con me dopo ciò che era successo.
"Peggio per te", cantilenò, mentre me ne andavo.
Mi fermai e cambiai idea, raggiungendola.
"Ok, forse qualche patatina potrebbe aiutarmi almeno un po'", sussurrai, afferrandone una.
"Tu mi conosci, ma io non...beh...non so il tuo nome", dissi, in imbarazzo.
"Oh, tranquilla, non sono in molti a conoscerlo. Non sono certo popolare come te", commentò, passandomi il vassoio per farmi prendere un'altra patatina.
"Sono Jenna, comunque. Jenna Farwell", continuò, porgendomi la mano.
Le sorrisi appena e gliela strinsi.
"Beh, non sai che darei per non essere popolare adesso", sussurrai, appoggiando la testa agli armadietti.
"Mi odiano tutti".
"Nah, non ti odiano. Anzi, direi che questa cosa ti ha resa anche più popolare. C'è qualcuno che vocifera che ti vedrebbe meglio con Harry che con Zayn", ridacchiò, masticando una patatina.
"Io credo che...no, non lo so...forse staresti meglio con il ragazzaccio", continuò, facendomi sospirare.
"Beh, se avessi sentito il modo in cui mi ha chiamata, sapresti che non ho speranze di tornare con lui".
"Oh, sì, l'ho sentito".
"Ah, eri...insomma...presente alla scenata?", mormorai, abbassando gli occhi.
"Non proprio, diciamo che qualcuno ha ripreso la scena...", rispose, forse rendendosi conto solo in quel momento che non avrebbe dovuto dirmelo.
Annuii, amareggiata, e mi strinsi tra le braccia.
"Ehi, senti, non crederai che lo pensi davvero, no? Era arrabbiato, insomma, se fosse successo a me probabilmente ti avrei dato fuoco all'auto, quindi ritieniti fortunata", scherzò, tirandomi una spinta amichevole, per consolarmi.
"Ti assicuro che non mi perdonerà mai", mormorai.
"Ma io non volevo baciare Harry...è stato lui, mi ha presa alla sprovvista...".
"Beh, a me è sembrato che ti fosse piaciuto abbastanza", intervenne Harry, sbucando dal nulla e facendomi sussultare.
"Puoi lasciarci da soli un attimo?", continuò, poi, rivoltò a Jenna.
"Non se non è quello che vuole Greer, tesoro", ribatté lei, piuttosto scocciata, poi mi guardò, ma io continuavo a fissare Harry.
"S-sì, vai. Io sto bene. Grazie, Jenna", mormorai, pensierosa.
"Di nulla. Beh, penso che mi sposterò nell'altro corridoio, se hai bisogno di me...", concluse, andandosene.
Non mi alzai, rimasi immobile a fissare il riccio per un po', poi lui sbuffò e mi fece cenno di alzarmi.
"Dai, dobbiamo parlare", disse, freddo.
"Parla", ribattei, altrettanto fredda, senza muovere un muscolo.
"Puoi alzarti così facciamo due passi?", riprese, scocciato del fatto che non mi fossi mossa.
"Oh, e perché? Non hai forse il coraggio di guardarmi in faccia?", sbottai, acida e infastidita.
Harry sbuffò, poi mi afferrò rudemente per le braccia e mi tirò in piedi, senza alcuna fatica.
Mi divincolai dalla presa, non tanto per la violenza che aveva utilizzato, ma piuttosto perché avevo giurato a me stessa che non gli sarei più stata così vicina.
Lo spinsi indietro, ma non si spostò di un centimetro, anzi bloccò con le braccia ogni mia via di fuga ed era così vicino che riuscivo a sentire il suo respiro sul viso.
Voltai la faccia perché non sopportavo quella vicinanza.
"Adesso chi è che non ha il coraggio di guardare in faccia?", sbottò, tagliente.
Feci una smorfia e lo guardai, mentre gli occhi mi pizzicavano.
"E secondo te perché? Mi fai schifo, Harry. Hai rovinato tutto!", dissi, piangendo.
Vidi i suoi occhi addolcirsi e sospirò.
"Credi che non lo sappia? Io...non avevo idea che la foto avrebbe fatto il giro della scuola".
"Però, sapevi della foto?", ribattei, scuotendo la testa, amareggiata.
Harry rimase in silenzio e si allontanò appena.
"Non era programmata, ma quando...quando ho saputo che Kyle l'aveva scattata...beh, volevo che Malik la vedesse perché sapevo che si sarebbe arrabbiato con te e avrebbe detto delle cose che...", si fermò e sospirò.
"Non pensavo sarebbe arrivato a tanto, ma volevo farti capire che non è la persona che credi e che non è cambiato affatto".
Scossi la testa e mi asciugai le lacrime.
"Sai invece cos'ho capito? Che tu non sei la persona che credevo. E se l'avessi capito prima avrei potuto prevedere quello che avresti fatto e adesso sarei ancora con una persona che mi merita veramente. E non gli avrei spezzato il cuore. Perché questo pensiero mi sta distruggendo più di quanto possa fare ogni cosa brutta che lui possa pensare su di me", dissi, singhiozzando.
"Hai rovinato tutto, Harry", ripetei, andandomene nella direzione dove prima era andata Jenna.
Infatti la trovai seduta per terra, a finire le sue patatine.
"Ehi, se ce ne andassimo?", chiesi, asciugandomi le lacrime.
"Andare dove?", chiese lei, confusa.
"Ovunque, ma non qui".
Jenna sorrise e lasciò il vassoio a terra, sorridendomi.

*

Il posto dove mi aveva portato era un piccolo locale non molto affollato, ma carino.
"Facciamo così: io provo a indovinare qualcosa su di te e ogni volta che ci prendo, tu bevi e se sbaglio, bevo io. Che dici?", iniziò, appoggiando sul tavolo due bicchieri stracolmi di qualcosa di veramente forte.
Alzai le spalle.
"Bene, cerca di indovinare il più possibile allora", dissi, afferrando il mio.
Jenna mi osservò un po'.
"Tu non ami la popolarità. Sei affezionata ai tuoi amici, alle persone che ti vogliono bene, ma non ti importa di essere popolare", cominciò, poi, come se fossi un libro aperto per lei.
"Notevole", commentai, trangugiando il mio drink.
Jenna sorrise e si preparò ad un'altra affermazione.
Finì che mi ritrovai a bere anche quando Jenna non indovinava qualcosa su di me e mi ubriacai.
Ormai si era fatta sera quando uscimmo dal locale e io quasi non mi reggevo in piedi, Jenna invece non era nemmeno ubriaca.
"Sarà meglio che ti chiami un taxi", mormorò, forse pensando che avrebbe dovuto fermarmi prima di quel momento.
"Nah, posso andare a piedi".
"Greer, sei ubriaca fradicia", mi fece notare, ridacchiando, quando inciampai su me stessa e caddi a terra.
Risi e mi tirai lentamente in piedi.
"Ok, magari ho bevuto un pochino...", sussurrai, ridendo ancora.
Jenna mi chiamò un taxi e mi salutò.
Rimasta sola ebbi la grandissima idea di dare al tassista l'indirizzo di Zayn e non il mio.
E, per sfortuna, lui era a casa perché la sua auto era nel vialetto.
Bussai tre o quattro volte, con un ritmo sempre più accelerato e quasi disperato.
L'alcol aveva vinto sulla parte di me che non avrebbe voluto vederlo e mi stava facendo perdere sempre più lucidità.
Probabilmente, se la porta non si fosse aperta, avrei continuato a bussare finché non mi fosse passata la sbornia. Ma Zayn si materializzò davanti a me, vestito solo di una canottiera, che non nascondeva per niente il suo fisico atletico e un paio di calzoncini corti.
Probabilmente si stava allenando prima che lo interrompessi o, più probabilmente, sfogando.
Quando mi riconobbe fece una smorfia e scosse la testa, sbuffando.
"Vattene", disse solamente, esausto, non solo fisicamente
Sorrisi, poi ridacchiai, fino a scoppiare in una risatina isterica.
"Sai, Zayn, sei scortese. Prima mi dai della troia, poi mi cacci malamente...", canticchiai, senza smettere di ridere.
Lui aggrottò le sopracciglia e mi guardò da capo a piedi.
"Sei ubriaca?", chiese, facendo una smorfia.
Aumentai la risata.
"Ecco, vedi? Mi dite tutti che sono ubriaca, ma non vi preoccupate dei miei sentimenti. Questo è...", mi fermai un attimo, pensierosa.
"Triste", conclusi, guardandolo negli occhi per tornare a ridere.
Il vento gelido mi fece rabbrividire e strinsi i denti.
"Uhm...fa freddino qua fuori, posso entrare?", chiesi, sorridendogli.
"No", rispose secco.
Schiusi le labbra.
"Scortese, di nuovo", ripetei, ridacchiando.
"Ti chiamo un taxi, così puoi andare a casa", disse, componendo un numero con il suo cellulare e afferrando il cappotto.
Poi, uscì e me lo mise sulle spalle.
"Non voglio andare a casa. Voglio parlare", mi lamentai, come una bambina.
"Vuoi parlare? Bene. Mi hai spezzato il cuore, ok? Odio quella sensazione, non è la prima volta che la provo e la odio. Perché pensi che sia così stronzo con tutti? Mi sono fidato di te, pensando di conoscerti, pensando che forse tu non avresti...che non mi avresti mai fatto sentire così. E mi sono sbagliato. E fa schifo. E...non voglio vederti, non voglio sentirti, non voglio parlarti. Quindi fingiamo solamente che tutto questo non sia mai successo. Riprendi la tua vita, vivila. Perché io intendo vivere la mia, solo...non con te", disse, guardandomi negli occhi.
Avevo smesso di ridere dall'inizio del discorso e adesso mi sentivo soltanto in colpa e da schifo.
Faceva così male che quasi mi sembrava impossibile respirare.
Tirai su col naso, sul punto di piangere.
La testa mi pulsava fortissimo, mi scoppiava.
Improvvisamente, mi sentii una nullità, un niente.
Zayn si strinse nelle spalle, guardando la strada in attesa dell'arrivo del taxi.
Mi asciugai velocemente una lacrima dalla guancia, sperando che mi guardasse.
Volevo specchiarmi nei suoi occhi, volevo leggere in quelle iridi meravigliose che non pensava le parole che aveva detto, ma più lui evitava il mio sguardo, più mi convincevo del contrario.
Mi odiava? 
No, non mi odiava, voleva andare avanti e dimenticarmi.
Ed era la cosa peggiore, per me.
Il taxi arrivò e cercai di tornare almeno presentabile.
"Mi dispiace", dissi soltanto, mentre salivo in auto, senza guardarmi indietro.



 
  
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