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Autore: _Lillian_    25/03/2015    7 recensioni
"Sarà come se non fossi mai esistito".
Aveva detto così prima di scomparire e così sarebbe stato se dentro me non stesse crescendo qualcosa che mi lega ancora più inesorabilmente a lui.
"Quando non si ha più nulla a cui potersi aggrappare anche il pericolo diventa un'ancora di salvezza, e i Volturi per me, per loro... lo sono stati"
Mi chiamo Isabella Marie Swan e sono un'immortale.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Volturi | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
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Chapter 13
 
 
POV RENESMEE
 
“Ok, ammetto pure una sorta di collisione stellare, un accordo tra astri o che Winnie Pooh sia realmente esistito, ma nulla! E ripeto nulla! Può sorprendermi più della mia sfiga persecutrice!" sbottò mia sorella Lilian entrando come un invasata in cucina.
Erano passati esattamente cinque giorni, dodici ore e ventidue minuti da quando avevamo dato un volto concreto a colui che avremmo dovuto, almeno in teoria, chiamare padre. Ed esattamente lo stesso tempo, da quando il suddetto, se l’era filata a gambe levate non venendo più a scuola insieme alla sua famigliola felice.
Direi che fuggire dalle situazioni scomode era proprio un loro asso nella manica.
In più era da cinque giorni che in quella casa, e nelle due poste ai lati, regnava un isteria generale mista a megalomania, stranezza e ad una buona dose di incazzatura nera.
Robert era dolce con mamma. Mamma non solo non lo calcolava minimamente scatenando un forte stato depressivo compulsivo nell’uomo, ma si perdeva sempre più spesso nel suo mondo fatto di chissà che cosa.
Anthony diveniva isterico se solo si parlava di nostro padre nel raggio di cinque miglia da lui. Lilian, se già prima era famosa per il suo difficile carattere, ora sfiorava le vette massime della pazzia. La dolce e sempre affabile Deliah sembrava una bomba ad orologeria pronta a scoppiare da un momento all’altro. Sul dizionario, sotto la voce intrattabile, la sua foto faceva aveva cominciato a fare bella mostra di sé. Cameron il giorno dopo il ‘lieto evento’, fuori scuola, aveva trovato una scatola piena di cagnolini abbandonati e da allora aveva messo su una petizione contro colui o colei che secondo il suo modesto parere, aveva ‘deturpato la sensibilità del mondo animale’. Petizione che fortunatamente per cause di forza maggiore non era andata avanti a lungo. In realtà era nata e cessata quasi contemporaneamente. Daisy sembrava essere lì in mezzo la più normale, ma quanto poteva essere definita normale la normalità di quella ragazza?
Grace per il nervoso, come sosteneva lei stessa, aveva divorato le dispense di tutte e tre le ville per poi la sera stessa, andare a festeggiare chissà cosa, al Mec.
La più strana poteva sicuramente essere considerata Aria. Da un po’ di giorni infatti, girovagava con sguardo assente e una bottiglia sigillata di Vodka sotto braccio. Che stesse meditando i pro e i contro di un alcolista?
E fidatevi, è meglio non continuare con la lista di stranezze.
“Sei per caso inciampata in un libro di astronomia Lils?”chiesi retorica mentre placidamente, me ne stavo con i gomiti appoggiati sull’isola e la  testa ciondolante sul palmo aperto della mano destra.
“No!” ringhiò in risposta sedendosi al mio fianco e sbattendo le mani sul ripiano in marmo.
La guardai accigliata ancora ignara di quale fosse la causa del suo isterismo quel pomeriggio e attesi una sua delucidazione, che fortunatamente, non tardò ad arrivare.
“È l’incompetenza delle persone il mio problema!”.
“Continuo a non capire” dissi con la mano sempre più vicina al mio Iphone pronta per chiamare il primo manicomio disponibile.
“E quando mai di Lilian si è capito qualcosa?” chiese Grace entrando in casa con un barattolo di miele in una mano e le chiavi insieme ad un cucchiaio nell’altra. 
“E da quando casa nostra è diventata un alveare Miss Ape Maya?” ribattè acida mia sorella riferendosi al fatto che da quella casa le persone entrassero e uscissero a loro piacimento ad ogni ora del giorno.
“Ehi! Che cosa hai mangiato alla mensa di andato a male?!” borbottò stizzita Grace sedendosi al mio fianco e immergendo il cucchiaio nel miele per poi portarselo alle labbra.
“Uno, sicuramente niente dato che tu eri prima di me in fila. Due, sei disgustosa quando mangi a quel modo. Tre, perché mai in questa città non riesco a trovare un parrucchiere che sappia fare il suo lavoro!?” urlò sempre più irata facendoci sobbalzare.
Scambiai uno sguardo preoccupato con Grace per poi riposare lo sguardo su mia sorella.
Che cosa mai poteva essere successo al momento del suo parto?!
Mamma aveva forse deciso di riposarsi bevendo Tequila liscia strong?
“Perché ti serve un parrucchiere Lily?” chiese Daisy entrando in casa seguita da Clara, che a sua volta, sosteneva Aria per un gomito.
Vidi la mia bionda amica barcollare spaventosamente ad ogni passo e notai subito i suoi occhi lucidi e rossi.
Mi sa che la bottiglia era stata aperta.
“Aria perché sei ubriaca alle cinque del pomeriggio?!” chiesi stordita guardando l’interessata alzare le braccia al cielo come una scimmia urlatrice.
“Pecché quescio mondo fa SCIFO!” biascicò iniziando a saltellare su una gamba sola mentre Clara disperatamente cercava di tenerla ferma per evitarle una rovinosa caduta di culo.
Rettifico. Era una scimmia urlatrice!
“Oh puoi dirlo forte!” sbottò Lilian alzando gli occhi al cielo e sbattendo nuovamente le mani sul marmo.
“La pianti di prendertela con l’isola della cucina?” sbottai stizzita dopo l’ennesimo sobbalzo. Di tutta risposta la mia adorata sorellina mi ringhiò nuovamente contro.
“Ho portato i cornetti e il libro di matematica, c’è Anthony vero?” disse Daisy  cambiando completamente discorso e guardando quel libro in modo sempre più frustrato.
“Mi sono fermata alla parola cornetti” esultò Grace saltellando verso la ragazza e strappandole letteralmente la busta di mano.
“Chi l’avrebbe mai detto che dopo centodieci anni di vita avrei dovuto fronteggiare, ed essere sconfitta in modo schiacciante ed umiliante, da stupide equazioni!” sbottò la bionda guardando ‘Graceladivoratricedicornetti’ sconsolata.
“Daisy la matematica è una materia come le altre. Non avresti mai potuto continuare a scansarla in eterno come la peste bubbonica” disse Clara prendendo il libro che malamente l’amica aveva lasciato schiantare al pavimento, impiegandoci il giusto tempo, affinchè Aria cadesse rovinosamente.
“Oooh, ora sci che mi sciono fatta la bua!” cantilenò ridendo come una pazza.
“In realtà avevo pensato più a come Robert scansa la gentilezza” disse Daisy afferrando la busta dei cornetti dalle mani di Grace e salvandone qualcuno da quella macchina macina cibo.
“Ritornando ad una delle questioni principali, perché ti serve un parrucchiere?” chiesi a Lilian che fissava Aria sconfortata e Grace disgustata.
“Perché ho bisogno di cambiamenti quando sono di cattivo umore!” borbottò avvicinandosi al frigo e prendendo del succo alle more.
“E perché mai saresti di cattivo umore?” chiese Deliah scendendo le scale in quel momento e guardando accigliata le condizioni in cui Aria riversava.
“Perché le domande mi vengono poste sempre da una persona diversa?!” rispose stizzita Lilian lanciando un occhiataccia a nostra sorella che di tutta risposta fece spallucce.
Eravamo abituate ormai ai suoi scleri.
“Non c’è neanche da chiederlo Dely, sappiamo benissimo perché Lilian da cinque giorni assomiglia più ad un cane da presa che ad una ragazza” rise Daisy dando l’ultimo morso al suo cornetto.
“Più che cane da presa io direi Rottweiler affamato dinanzi ad una scodella di carne fresca… Letale!” sottolineai io guardando gli occhi iniettati di sangue di mia sorella.
“Siete simpatiche tanto quanto lo sarebbe il ciclo, il giorno del matrimonio, in estate!”.
“Tanto noi non abbiamo di questi problemi” bofonchiò Grace con la bocca piena di miele.
Bleah.
“Parli di un possibile matrimonio o del ciclo mestruale?” rise Clara venendo istantaneamente fulminata.
“Nicholas e Daniel sono partiti da soli cinque giorni e il risultato è un’ubriacona incallita e una nevrotica impazzita. Non oso immaginare cosa potrebbe succedere alla notizia di un loro soggiorno prolungato lì a Cuba” dissi centrando a pieno il punto del problema dati gli occhi assatanati di Lilian in quel momento puntati su di me e il cessato borbottio sconnesso di Aria.
Nicholas, Daniel e Cameron erano partiti cinque giorni prima per volere di Nassiri, alla volta di Cuba. La nostra veggente personale aveva captato delle strane vibrazioni provenire da quel luogo e Robert tra noi, aveva scelto coloro che più erano tagliati per partire.
Aveva scelto Nicholas per i suoi trascorsi da killer, Daniel per la sua nonchalance ( anche chiamata faccia tosta) nel risolvere situazioni di pericolo e Cameron per il viso d’angelo che sarebbe servito nel caso avessero avuto bisogno d’informazioni.
Nessuno lo avrebbe mai preso per un assassino.
“Io non scio neanche chi scia Daniel, ansci lo scio e quescio mi fa popio arrabbiare!” soffiò Aria gettandosi sul divano di peso.
“Ed è per questo che oggi volevi tirare le exstension  al capo delle cheerleader per aver fatto un apprezzamento su di lui?” rise Clara dando un buffetto sulla guancia dell’amica.
“No! Pecchè sciulettava troppo!” abbaiò la ragazza in difesa.
“Io non sono arrabbiata per Nicholas! La mia rabbia non è di certo dovuta ad un suo mancato messaggio da cinque giorni, o ad una sua promessa chiamata mai arrivata sul serio o al fatto che non sappia se sia vivo o morto! È dovuta alla mancata vocazione artistica dei parrucchieri in questa città!” urlò Lilian isterica più che mai.
“Ok… qual è il manicomio più vicino?” chiese Daisy leggendo perfettamente nella mia mente. La mano sempre più vicina al cellulare.
“Basta così io vado a Seattle! Lì qualcosa salterà fuori! Arrivederci!” sentenziò Lilian correndo fuori senza darci neanche il tempo di rispondere.
Guardai esterrefatta la porta bianca che era appena stata ‘delicatamente’ sbattuta per poi, con la stessa espressione, guardare le presenti.
“In questa casa si sta sfiorando la pazzia pura” sentenziò Grace chiudendo finalmente quel dannatissimo barattolo che emanava un puzzo dolciastro orribile.
“Semplicemente perché in questa casa le persone dimostrano di non avere palle! Oh andiamo ragazze sono anni ormai che Lilian stravede per Nick e viceversa e non si fa nulla, sono anni che Daniel fa il cascamorto con qualsiasi cosa abbia un buco e respiri mentre Aria soffre in silenzio nascondendo in primis a se stessa ciò che prova per lui e sono anni che Isabella finge di non fregarsene più nulla di vostro padre quando è schiacciante che non sia così! Per non parlare di come Deliah arrossisca ogni qualvolta ci sia Kein nei paraggi o di come lui balbetti se nel raggio di un kilometro ci sia lei! Stiamo sfiorando il ridicolo!” sbottò Clara  concludendo il discorso più lungo che io abbia mai udito venir fuori dalle sue labbra.
“Io non sono innamorata di Daniel!” scattò a sedere Aria improvvisamente padrona del proprio linguaggio.
“E chi lo ha mai detto questo Aria?” chiese retorica Clara con un sorrisetto sornione che fece arrossire di botto l’amica, la quale, con uno scattò tornò a distendersi lanciando un inquietante lamento.
“Io non arrossisco quando vedo Kein!” borbottò Deliah sedendosi sullo scalino.
“Oh giusto, lo fai anche solo se si parla di lui, proprio come adesso!” dissi ridendo e beccandomi un occhiata furente da mia sorella.
Ma si stavano per caso sconvolgendo gli equilibri familiari?
Mamma tra le nuvole, io dolce, Anthony nevrotico, Deliah scoglionata e Lilian… beh Lilian sempre la stessa.
“Per quanto riguarda mamma, sono decenni che ce ne siamo accorti e sono altrettanti gli anni in cui lei elude ogni tipo di domanda al riguardo da parte nostra. Dopo tanto tempo abbiamo imparato che è meglio aspettare i suoi tempi per determinate cose” continuai rigirando tra le dita l’anello che mi aveva regalato Jake dieci anni prima in onore del mio compleanno.
“A proposito ma quando tornano gli adulti?” chiese Daisy addentando un secondo cornetto.
“Oggi era il loro primo giorno di lavoro, o meglio il primo giorno in cui si sono degnai di andarci, quindi penso che torneranno tutti ad orari diversi, dei quali tuttavia non ne ho la più pallida idea” risposi con molto poco trasporto afferrando l’ultimo cornetto sotto lo sguardo contrariato di Grace.
“Anthony?” chiese Deliah ancora imbronciata.
“Anthony è con Jacob alla riserva. Voleva salutare Seth e tutti gli altri”.
“Kein?”.
“Con Nassiri a Washington, pare che anche lì ci siano stati diversi movimenti sospetti. Sono partiti alla seconda ora scolastica”.
“Ah, ecco perché non c’era a Letteratura” disse distrattamente Aria che parve star tornando lentamente alla realtà.
“Oh ragazze ma andiamo! Abbiamo diciotto anni, siamo giovani e belle. È venerdì e non vedo il motivo per il quale dobbiamo restarcene chiuse in casa come delle recluse depresse. Mettetevi in tiro stasera si va a fare baldoria!” saltò su Grace venendo squadrata da tutte noi con un espressione sorpresa.
“Oh. Mio. Dio.” dissi scandendo bene parola per parola. 
“Che c’è?!”.
“Sembravi la copia rossa di Lilian!” balzò su Daisy portandosi una mano al cuore.
“Oh ma piantatela!”.
Risi di cuore. Amavo le mie amiche sin da quando avevo avuto modo di incrociare ognuna di loro. Mi piaceva così tanto considerarci un’anima sola divisa in sette corpi.     
 
POV NICHOLAS
 
Pensavo che le dicerie su Cuba fossero soltanto…insomma, dicerie!
E invece dopo cinque giorni trascorsi qui, insieme a Cameron e Daniel, non potevo fare a meno di tapparmi le orecchie per quella musica incessante e sentirmi stanco per tutto quel caos che mi circondava. Non avevo mai visto città più caotica e assolata di quella!
La bellissima mattina in cui mi ero svegliato con quella piccola donna raggomitolata sul mio petto, tra le mie braccia, fu la stessa in cui Nassiri e Robert ci chiamarono per avvisarci di quell’ imminente missione.
Fu una vera e propria doccia fredda che mandò al diavolo il mio sorriso da ebete.
E io che pensavo di poter trascorrere una giornata tranquilla all’insegna della scuola, dei compiti e di Lilian. Da quel giorno non l’avevo più sentita neanche per messaggio ed ero sicurissimo che questa cosa avesse scatenato in Sissi una furia omicida nei miei confronti. Ma Robert era stato chiaro, non conoscendo il nostro nemico, ogni nostra scia doveva essere cancellata e di certo mandare messaggi o addirittura chiamare, poteva essere compromettente secondo la sua logica. Ben presto poi, non appena il nostro ‘maestro’ aveva tirato in ballo la sicurezza di coloro che erano rimasti a Forks, questa logica era divenuta anche mia.
Tuttavia mi mancava…
La tentazione di prendere il cellulare tra le mani e mandarle un messaggio si fece forte.
“Oh accidenti! Tutto questo sole sta danneggiando il mio incarnato perfetto!” sbottò Daniel lanciando un occhiataccia al cielo.
“Oh povera fanciulla, vuoi forse che ti compri un parasole riccioli d’oro?” chiesi sarcastico al ragazzo che sbuffando come una locomotiva, mi camminava di fianco. Lasciai ricadere nuovamente il cellulare nella tasca dei jeans. Non potevo…
Daniel fece per rispondere ma Cameron lo interruppe presto, indicando con l’indice, un punto ben preciso alla nostra sinistra.
In una piccola stradina secondaria poco illuminata, il puzzo di cadavere in prima fase di decomposizione, iniziò a sentirsi forte.
“Uomini, abbiamo trovato l’ultimo cadavere”.
“E non solo purtroppo, qualcosa mi dice che il cadavere è appena diventato il terzultimo” disse Daniel indicando la stradina successiva.
Merda! Erano cinque giorni che quei cosi saltavano fuori come funghi!
Velocemente corremmo nella loro direzione prima che potessero strappare altre vite, ma sfortunatamente questo ci fu impossibile…
Ai loro piedi due giovani ragazze, erano riverse a terra in una pozza di sangue fresco e una terza stava per fare la loro stessa fine. Per un attimo mi soffermai sul suo viso venendo subito colpito da quegli occhi color nocciola tanto terrorizzati e impauriti. Ci volle un secondo affinché il mio cervello li associasse ad un altro paio di occhi del medesimo colore, molto più intenso, e ci volle ancora meno per farmi agire. Senza pensare ad alcun tipo di conseguenza, mi fiondai su di lei facendole da scudo con il mio corpo e sentii chiaramente quando gli artigli del succhia vita mi si conficcarono nelle scapole per poi scendere giù fino al bacino.
Un dolore lancinante si diffuse come una potentissima scarica elettrica in tutto il mio corpo e a stento riuscii a sentire le urla dei miei amici intenti a chiamare il mio nome più volte.
I rumori intorno a me si fecero ovattati e non ben distinti, l’ultima cosa che sentii fu il caldo asfalto sotto di me.
 
POV GRACE
 

Quando giunsi nel soggiorno di villa Black, erano le sette di sera precise.
“Eilà gente siete pron…”
Ok. Quale parte del ‘mettetevi in tiro stasera usciamo’ non avevano afferrato?
Vidi Isabella sul divano più piccolo intenta ad accarezzare i capelli di Deliah, che seduta a terra davanti ai piedi della madre, lasciava ciondolare stancamente la testa su un libro di Jane Austen.
Anthony sul divano vicino cercava in tutti i modi di far capire a Daisy che la matematica non fosse qualcosa di trascendentale. Renesmee stravaccata comodamente tra le braccia di Jacob, guardava distrattamente la televisione giocando con le dita del suo fidanzato, il quale, sul viso aveva la solita espressione da ebete felice.
Quei due erano zuccherosi da far voltare lo stomaco persino a me. Jacob guardava la mia amica come fosse la reincarnazione del miracolo di Sant’Antonio.
Robert, guardava Aria, intenta a mantenersi la testa con entrambe le mani, tra l’incazzato e lo sconfortato. Evidentemente anche lui aveva afferrato il dramma sentimentale che percuoteva la ragazza nelle viscere e di conseguenza preferito rimandare la ramanzina.
E TUTTI erano rigorosamente in tuta!
“Ma fate sul serio?!” sbottai attirando finalmente l’attenzione su di me.
“Non solo sembrate un branco di anime spiritate e depresse ma avete anche bellamente ignorato ciò che solo poche ore fa vi ho intimato gentilmente di fare!” continuai squadrando la tuta rosa in cui era stretta Renesmee.
“Ciao anche a te Grace, sei bellissima” disse Anthony sarcastico lanciandomi un occhiatina languida.
“Non ci provare Don Giovanni!” borbottai sedendomi al fianco di Isabella.
Sbuffai sonoramente.
“Sembri una macchina a vapore Gracy” disse Deliah sistemandosi meglio tra le gambe della madre.
“Dovevamo uscire questa sera! Non fare i pensionati! Siete orribili in quelle tute!” sbottai stringendomi nella mia giacca di pelle nera.  
“Che cosa mi sono perso? Quando è stato deciso?” chiese Anthony aggrottando le sopracciglia in cerca, sicuramente, del momento in cui noi avessimo parlato di quel venerdì sera.
“Ne abbiamo parlato oggi pomeriggio” sbuffai io.
“Ma evidentemente le tue sorelle e le tue care amiche erano troppo occupate ad ignorarmi per potertelo riferire”.
“Davvero è stato detto oggi?” chiese Aria più con una specie di lamento che con voce da umana vera e propria.
La guardai accigliata.
Oh Santo Iddio!
“Quanti litri ti sei scolata Miss ‘bevo vodka per dimenticare’?” domandai scettica lanciando un occhiataccia ad Aria.
“Boh! So solo che ho un enorme e stratosferico mal di testa!” sbuffò in risposta facendo battere malamente la fronte contro il marmo freddo dell’isola.
“BUONASERA GENTE!” esultò una voce alle mie spalle che avrei riconosciuto tra mille.
Era arrivata la mia salvezza!
Colei che non avrebbe battuto ciglio per uscire quella sera, colei che sicuramente ad una comoda tuta avrebbe preferito tacchi a spillo e minigonna, colei che rappresentava più l’icona della vita mondana che una cacciatrice di chissachè, quella ‘colei’ era finalmente arriva…
“LILLIAN! PERCHE’ HAI I CAPELLI BLU!?” urlai non appena mi voltai verso colei che molto probabilmente era impazzita del tutto mandando il suo cervello alle Bahamas.
Vidi attorno a me tutti i presenti guardarla con la mascella a sfiorare il pavimento e gli occhi fuori dalle orbite.
“Lilian ma… cosa hai fatto ai tuoi capelli?” chiese Bella quasi in un sussurro per paura di far spaventare la matta.
“Li ho tinti no!? Come vi sembrano?” chiese tutta soddisfatta la diretta interessata.
“Strani”.
“Colorati”.
“Pazzeschi”
“Coraggiosi”.
“Blu!” sbottò Isabella guardano Lilian come fosse una bomba pronta a scoppiare da un momento all’altro.
La risata cristallina della gemella numero due, o forse uno, risuonò per l’intero salone.
“Avevo bisogno di rinnovare il mio look e ho pensato che non ci fosse di meglio del blu, il colore della speranza!”.
“Lilian il colore della speranza è il verde” la canzonò Deliah con gli occhi spalancati.
“Lo so, ma il verde non s’intona con la mia carnagione e quindi per me da oggi in poi il colore della speranza è il blu!” disse ovvia la ragazza sedendosi allegramente accanto al fratello che dal canto suo, la guardava come se fosse l’incrocio tra un alieno e un Gorbaciov.
“Ti prego tesoro, dimmi che con l’acqua viene via” supplicò Isabella guardando la testa color puffo geneticamente modificato della figlia.
“No mamma è una tinta forte e potente proprio come me”.
“Oh Signore aiutami!” disse Isabella incrociando le mani invocando chissà quale preghiera.
“Oh Signore aiutala!” sottolineò Robert prendendo dalla tasca posteriore dei suoi jeans neri il cellulare che da pochi secondi aveva preso a trillare impazzito.
Guardò lo schermo in cagnesco per poi rispondere.
“Daniel quante volte vi devo ripetere di non chiam…COSA?!” urlò Robert cambiando la sua espressione da scocciato a terrorizzato repentinamente.
M’irrigidii all’istante e non fui l’unica.
“Non muovetevi, corro a prendervi subito!”
“Robert cosa succede?” chiese Isabella allarmata avvicinandosi al vampiro.
“Non posso ora, devo andare!” disse l’uomo prima di schizzare come un fulmine fuori dalla porta.
Volsi lo sguardo ai miei amici trovando sui loro volti la mia stessa espressione.
Paura.
  
POV ROSALIE
 

Io non potevo crederci…
Tra tutte le cose che la mia fantasia avrebbe potuto partorire, questa sicuro andava aldilà di ogni mia capacità.
Questo pensiero da cinque giorni a quella parte, era costante nella mia mente.
Vorticavano come impazzite tutte le informazioni che Alice quella notte ci fornì con occhi spaesati e increduli. Un espressione che presto dominò sui volti di tutti.
Figli…
Bella era riuscita ad avere dei figli da Edward. Era riuscita a coronare il mio sogno più grande non una, ma ben quattro volte!
Ed io, al contrario di ogni mia aspettativa, avevo reagito non provando invidia come tutti si sarebbero aspettati, ma provando una gran voglia di stringere ciascuno di loro forte a me.
Nipoti…non li conoscevo ma li consideravo già tali.  
Possibile che il loro amore, per quanto sbagliato, per quanto malsano, fosse riuscito a superare le barriere dell’innaturale?
“Ehi Rose va tutto bene?” chiese Emmett cogliendomi di sorpresa, entrando nella nostra camera e sorridendomi come solo lui sapeva fare.
“Ma tu riesci a crederci Emm?” chiesi a mio marito che di tutta risposta fece una smorfia.
“Sembra assurdo. Quando feci la battuta sui figli non potevo di certo immaginare di aver beccato la realtà. Insomma in meno di una settimana ci siamo ritrovati a dover assimilare una Bella morta giovane, poi una Bella ancora viva dopo quasi cento anni, Edward padre e noi zii di ben quattro ragazzi!” disse Emmett aprendo le braccia come a voler sottolineare l’ovvia assurdità di quella situazione.
“Ah e non dimentichiamoci di aver anche scoperto che un vampiro può cadere in stato catatonico” aggiunse riferendosi allo stato in cui era precipitato Edward da quella notte.
Erano cinque giorni che nostro fratello guardava dinanzi a se un punto indefinito senza proferire parola, cacciare o fare un qualsiasi tipo di cosa che ci permettesse di capire quanto fosse vivo.
Per non parlare di Alice. Erano ora ancora più frequenti le sue crisi isteriche dovute alla reazione di Isabella nel rivederla. Pare l’avesse spinta in malo modo fregandosene dei suoi sentimenti o di Edward.
E come darle torto.
Se io fossi stata al suo posto probabilmente avrei fatto anche di peggio. Ma io ero un tipo teatrale e questo lo sapevano un po’ tutti.
“Ehi Rose posso?” chiese Alice fuori la porta della nostra camera con voce lieve.
“Entra pure Alice” dissi sicura che non avrei trovato mia sorella nelle migliori condizioni.
“Beh io vi lascio sorelle, vado a cacciare qualche Grizzly” saltò su Emmett sfiorando le mie labbra con le sue e schizzando via non prima di aver scombinato i capelli di Alice.
A quella mossa non fece assolutamente nulla.
“Ti va di andare a caccia insieme stasera?” chiese il folletto, un momento… chiese?
“Alice da quando chiedi il permesso o il parere per fare qualcosa?” chiesi scettica e assai preoccupata per lei. Ok che non era sopportabile quando si mostrava normale, ma così era l’esagerazione!
Sorrise in modo stanco ed io sospirai.
“Alice?” chiesi stavolta io, incerta più che mai.
Non appena vidi i suoi occhi puntati nei miei capii di avere la sua totale attenzione.
“Come sono?” domandai mesta.
E sorrise.
“Rose sono… wow. Il loro cuore batte, arrossiscono, piangono, ridono e sembrano adolescenti come tanti altri, sono…”
“Alice” dissi io interrompendola.
“Come sono loro?” richiesi calcando le parole una per una.
“Non saprei come spiegartelo Rose… avrei anto voluto capire di più, molto di più rispetto a quello che mi è stato concesso quella notte. Sono Edward, ma sono anche Bella. E sono te e sono me nonostante tutto. Non sai cosa darei per poterli conoscere davvero…”.
“E allora facciamolo no? Perché non stiamo andando a scuola? Cosa vogliamo dimostrare con questo nostro comportamento?” sbottai stizzita da quella decisione quasi unanime presa cinque giorni prima.
“Cosa vogliamo dimostrare dici?” chiese Alice perdendosi in chissà quali pensieri.
“Alice non è così che li conquisteremo, non è così che diventeremo una famiglia”
“E se loro non volessero?” chiese Edward entrando come un automa nella camera.
“Oh ma guarda un po’, allora sei vivo”.
Alzai gli occhi al cielo non potendo fare a meno di frenare il mio tagliente sarcasmo.
“Loro non vogliono perché sanno ciò che di male abbiam fatto, ma mostriamo di saper fare anche del bene Edward!” continuai con ovvietà.
Nessuno avrebbe mai perdonato un ladro, ma se avessero saputo che dietro ogni suo gesto, seppur sbagliato, si nascondesse il voler aiutare una persona in difficoltà, se le sarebbero poste alcune domande, no? Sarebbero venuti alcuni dubbi sulle loro sentenze? No?
“È inutile Rosalie”.
“Cazzo Edward sono i tuoi figli! combatti per loro come non hai fatto per Isabella!” urlai attirando l’attenzione di tutta la famiglia e facendo sbarrare gli occhi all’interessato che nonostante paresse colpito da quelle parole, abbassò il capo in segno di resa.
“Sei un codardo!” sputai risentita.
 
Angolo autrice <3
 
 IMPORTANTE: Ho cominciato a dare alcuni volti ai miei personaggi e vorrei condividerli con voi prma di capire come riuscire a mettere delle loro foto ahahah.
Allora...
Robert : Ian Somheralder.
Anthony : Robert Pattinson nella sua versione umana (XD) con qualche dettaglio differente (lascio alla vostra fantasia il resto).
Lilian: la bellissima e meravigliosa Demetria Devonne Lovato, per tutti Demi.
 Nicholas: sono indecisa tra Nick Jonas con gli occhi blu o Liam Heimsworth con i capelli ricci, fatemi sapere chi preferite.
Renesmee: la bella Nina Dobrev.
Daisy:  la biondissima e dolcissima Emily Osmet.
Deliah: Nicole Anderson con i capelli lunghi, la trovo bellissima.
Daniel e Kein: saranno uno Zac Efron rispettivamente impeccabile e ordinato per Daniel e selvaggio e mooolto sexy per Kein.
per gli altri devo ancora pensarci bene.
tra qualche capitolo la scelta finale con foto annesse al capitolo stesso. Si spera XD 


Ri- angolo autrice <3

 
Olaaaaa!! Beh cosa dire, stanno succedendo un po’ di cose che in questo capitolo volutamente non ho voluto specificare. Cosa ne sarà di Nick?
Dove sta andando Robert? Cosa penseranno tutti coloro rimasti in casa Black nel dubbio? Che decisione prenderà Edwrad? La famiglia Cullen si spaccherà forse in sezioni?
Tutto questo nella prossima puntata xD ahahahha
   
 
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