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Autore: deeya    26/03/2015    2 recensioni
Cosa succederebbe se qualcuno mettesse in testa a Draco ed Hermione di avere un qualche atro legame diverso da quello fin'ora avuto? Un legame di cui non ricordano nulla? Decideranno di indagare più a fondo o resteranno con i loro dubbi odiandosi come hanno sempre fatto? Esiste veramente qualcosa capace di superare le barriere dei pregiudizi, delle convinzioni, dell'odio? Esiste qualcosa in grado di oltrepassare le barriere dello spazio e del tempo? Esiste qualcosa di più forte della morte? Starà ai nostri protagonisti scoprirlo...
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Angolo autrice: Siccome da me queste sono state giornate un pò uggiose vi lascio questo capitolo un pò melodrammatico, ma che comunque fa capire cose di notevole importanza. Faccio notare che il tutto è riportato dal punto di vista di Lavina vissuta all'incirca due secoli prima, il che rende i suoi ragionamenti un pò alla maniera dei poeti maledetti. A presto Dy.

Lavinia

La morte verrà all'improvviso. Avrà le tue labbra e i tuoi occhi; ti coprirà di un velo bianco addormentandosi al tuo fianco.
(Fabrizio De André)


***

Piove. Piove e dal cielo cadono mille frammenti di vetro lucente che si frantumano in terra. Piove. Piove come ieri e l'altro ieri ancora, piove sulla mia anima nera, intrisa di morte e paura. Le gocce si schiantano, scivolano e graffiano e cola sangue dalle pareti fredde di un cuore vuoto, spento da anni nascosto nell'ombra della notte più nera. E scivolano, cadono in terra gocce di sangue nero, nero come la pece, nero come il terrore, nero come cenere cosparsa al vento, portata lontano dal mare in tempesta.

Oh, quanto siete stupidi, voi esseri d'argilla, a rinnegar la notte per attimi di luce, a rinnegar la luna per il bruciar del sole. Oh, quanto è vana la vostra vita, se per rincorrere il giusto, perdete il gusto del vivere il piacere. E quanto é vana la vostra corsa, dietro ad un sentimento insensato e precario che penetra le ossa, consuma i polmoni, infetta il vostro sangue e pizzica il cuore con spilli di dolore che lo perforano a fondo, lasciando il posto, al freddo soffio del bacio della morte.

Perché tu principessa hai smesso di lottare, lasciando che un uomo ti succhiasse dalle membra, il tuo prezioso dono? Dimmi a cosa é valso, il tuo amore, se quando ha potuto ti ha schiacciato il cuore? Dimmi se le sue parole ti hanno risparmiato il dolore, o se la sua folle corsa ha evitato che il gelo ti abbracciasse le ossa?
Rispondi oh principessa, perché hai lasciato che un misero babbano scoprisse i tuoi segreti, scoprisse la tua forza, scoprisse le paure che ti rendevano umana? Perché lo hai lasciato avvicinare al cuore? Perché gli hai donato le chiavi del tuo castello, di fragile cristallo?

Tu eri pura forza, potenza consumante e ogni creatura ti avrebbe guardata adorante. Nelle tue mani scorreva, un fiume di magia forte e devastante, bruciante come lava, intenso come onde di un burrascoso mare. Saresti stata tu, la più temuta notte, l'angelo più nero, il velo su un volto, la falce della morte.

Che cosa ti ha spinta a rinnegare il dono che ti scorreva nel sangue, che ti teneva in vita? A cosa ti é valsa la tua onestà? A che pro hai regalato, a lui, la tua libertà? A cosa è serivito il tuo amore ai cari, che in vano hai perduto, per le braccia sconosciute di un giovane viandante?

Per questo ti é stato tolto, il tuo prezioso dono, il soffio che ti regalava i battiti di vita, le tue lucenti ali, l'incanto tra le dita. Tu non hai compreso come si usava il Potere, non hai saputo tenerlo tra le mani, l'hai fatto scivolare sugli altrui palmi, per poi restare vuota, nuda davanti a chi, non ha saputo darti che un infame rogo, tra folli animati solo di carne morta.

Tu non lo meritavi, eri soltanto una piccola schiava degli uman piaceri. Tu non ti meritavi di essere regina, perché ti accontentavi di esser principessa. Tu non lo meritavi, un simile Potere, non meritavi il trono, non meritavi il dono. Tu non lo meritavi; lui non ti meritava. Tu eri energia, pura magia, lui un semplice uomo, legato alla terra, gli era stato dato soltanto un nome e un volto, di polvere e cera.

A te obbediva il sole, a lui nemmeno il sangue, a te obbediva la luna a lui nemmeno il sonno.

Lo meritavo io, il tuo potere astrale, le tue mani fatate, le tue ali di latte. Lo meritavo io, il trono su cui, indegna poggiasti, per poco, la tua nobile gonna. La meritavo io, la corona dai raggi del sole più splendente, la corona di stelle impreziosita da comete.

 Lo meritavo io perché non possedevo un cuore, o il tuo sangue bollente di ignobili passioni, di futili emozioni, di inutili sensazioni. Lo meritavo io per ricoprire il mondo con il mio manto nero, per controllarlo al meglio, per liberarlo da catene di dolore, a cui imprigionato, tutt'ora, sta per via di un'umana insulsa invenzione, che il mondo chiama amore. Lo meritavo io perché superiore a te e al tuo bugiardo mondo di fantasie spezate, di animi confusi, di sogni lacerati. Lo meritavo perché io, il mio l'avevo lasciato agonizzante, l'avevo soffocato, ucciso, crendomi un essenza dal nulla di apatia morta, chiudendo fuori i vani, sentimenti umani.

Ma Lui ha scelto te, e più di una volta, e ora sta cercando di trascinarmi nella tua buia e lurida tomba.  Il Potere te ha scelto, perché per quanto assurdo Lui appartiene a chi, ha scelto come casa; reclama il tuo sangue, reclama le tue dita, reclama le tue mani.

Gli sono stata padrona per tutti gli anni in cui, sei stata solo un ombra, un idea lontana spenta da un fuoco una notte, in cui bruciava, solo il tuo solitario animo di donna.

Ma quando quest'idea si é concretizzata, rinascendo un giorno dalle ceneri di una fenice smorta, il tuo Potere ha tremato sfibrandomi il sangue, i muscoli le ossa.
Più la fenice cresceva, più la sua Forza vibrava per uscire dal corpo che lo imprigionava, ma il corpo, ancora, non lo lasciava andare, pensava che bastasse, averlo tra le mani. Allora il Potere, decise di mangiare, le sbarre della cella per liberarsi in volo e tornare da quella che, aveva scelto Lui, più di un secolo fa, in tempi ancora bui, per comandarlo lei...e quella lei sei tu.

Oh, eccoti principessa bussare alla mia porta, cercando di capire cosa in sogno, la notte ti tormenta. Non posso aprirti ora, non posso rivelarmi, non sei ancora pronta e io, non sono ancora morta. Continui a bussare, ignara che tu sola possiedi ogni chiave, possiedi la mia ora. Ma non ti aprirò, non ora, non mi mostrerò a te, né al tuo amico che, gira intorno al legno della mia dimora in faggio. Ma libererò un pensiero, un atto insensato che ti rivelerà chi sei, che ti riaprirà, le porte del tuo oscuro e lontano passato di tormenti.

"Torna da lui, è lui la tua risposta. Torna da chi, pensavi fosse degno, del tuo animo sereno e del tuo vergine seno. Torna da lui, abbraccialo di nuovo e lascia che ti baci con impeto e foga. Lascia che egli posi, con languido ardore le sue mani sul tuo corpo, che ti accarezzi il cuore. Lascia che ti entri dentro, fin sotto la pelle, che infetti il tuo sangue col veleno dei suoi ricordi. Mischia il tuo animo al suo, il suo nero il tuo puro. Così, ti schiarirai la mente, cadrà il tuo velo e aprirai gli occhi, sul mondo che hai perduto, sulla vita che avevi vissuto."

Così, brava va via; vai dal tuo amato Damian, oh mia piccola Hannah, poi torna da me e allora, forse, ti aprirò la porta.
  
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