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Autore: Emma Hannover    26/03/2015    4 recensioni
1977, Marauders Era.
Poche elette avevano avuto l'onore di essere definite "la ragazza di Sirius Black".
Non era raro udire tra le mura della Torre di Grifondoro o una qualsiasi ala di Hogwarts l'ironica frase: "Ma certo, e lei sarà la ragazza di Sirius Black!".
Tanto improbabile che pizzicasse le corde vocali di una qualunque ragazza, per far uscire dalle sue labbra quelle sette parole con voce stridula, – "Sono diventata la ragazza di Sirius Black!" – che, oramai, nella scuola di Stregoneria, erano diventate un modo carino e delicato per dire a una ragazza che nessuno, nessuno se la sarebbe mai filata.
Oh, non che Sirius Black non ne fosse felice. Preferiva mettere i fatti in chiaro da subito, tutta la popolazione femminile hogwartsiana ne era a conoscenza.
Ma quella, quella non era una delle tante altre volte.
Erano condannati.
Sirius Orion Black e Dorcas Helena Meadowes erano – costretti e – destinati a convolare a nozze, tranne che per un piccolo, insignificante dettaglio: nessuno dei due voleva il nome dell'altro sul proprio campanello.
Genere: Comico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dorcas Meadowes, I Malandrini, Lily Evans, Sirius Black, Un po' tutti | Coppie: Dorcas/Sirius, James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Capitolo I
Due, inaspettate, maledette lettere.
 

 
“ La vita è un gioco della follia in cui il cuore ha sempre ragione. ”
– Erasmo Da Rotterdam
 


Figlio,
 
sono deliziata dal comunicarti che, finalmente, abbiamo concluso l’affare.
Avrai una moglie, dopo gli svariati tentativi compiuti da me e tuo padre: Meadowes, Dorcas Helena. Sì, una Mezzosangue, figlio. Vi dovrete sposare poco dopo aver completato i M.A.G.O., se mai la tua promessa sposa riuscirà a superarli.
Inoltre, la famiglia della tua promessa sposa è davvero entusiasta di ciò, quindi sono ancora deliziata dal comunicarti che passeranno le vacanze natalizie nella nostra casa, insieme a quella feccia alla sua splendida famiglia.
 
E, nonostante io non ne sia felice e non ne sarò felice, mi aspetto di vederti tornare sulla soglia della nostra casa entro e non oltre il 21 Dicembre,
tua madre, Walburga Black.

 

Sirius osservò con cupo disgusto il modo in cui quella che non considerava più una madre da troppo tempo, aveva vergato quella lettera, soffermandosi su parole come “deliziata” (immaginò il rugoso volto di sua madre contrarsi in una smorfia di soddisfazione, al pensiero di rovinarlo), o “Mezzosangue” vergato quasi in modo incomprensibile (il ragazzo alzò gli occhi al cielo, impressionato dall’umanità della signora Black), oppure ancora l’intera frase che parlava della famiglia Meadowes (scritta probabilmente con mano tremante dalla rabbia, lei, Walburga Black, che dava il permesso a dei semplici Mezzosangue di insozzare la casa dei suoi padri!), o ancora la piccola riga segnata con poco entusiasmo su “quella feccia”.

Frenò quella che stava diventando un’espressione di disgusto degna della madre, gettando con noncuranza la pergamena tra le fiamme del camino della Sala Comune di Grifondoro, senza guardarla accartocciarsi sotto il peso delle fiamme.
La sua famiglia aveva intenzione di rovinare il suo ultimo anno ad Hogwarts fin dal primo giorno. Oh, non che lui glielo avrebbe lasciato fare.
 
 
*
 
Nostra carissima Doe,
 
siamo davvero felici di poterti dire – cioè scrivere – ciò! Siamo così fieri, così orgogliosi!
In realtà (per ora) solo io, cara, tuo padre ritiene che questa sia un’idea piuttosto antiquata, ma lo conosci, cambierà idea! Arrivando al punto: una delle famiglie magiche più prestigiose ci ha proposto con tanta gentilezza l’unione tra te e il loro primogenito!

 

Dorcas quasi cadde dalla poltrona, pietrificata dall’entusiasmo della madre.
 

... Esatto, tesoro, hai letto bene! I Black, una famiglia di prestigio magico enorme (nonché nostri adorati vicini da più di anni) vuole celebrare il matrimonio tra la nostra piccola e Sirius Orion Black, il loro primogenito, come detto prima. Dolce, povero ragazzo, non ha trovato la donna adatta: ma poi siamo arrivati noi, con la nostra Dorcas!
Oh, cara, sarà un matrimonio splendido. Lo celebreremo subito dopo il vostro diploma, dopo i M.A.G.O., cosicché possiate trovare magari lavoro insieme. Potrei prestarti il vestito dei mio matrimonio, oh, è stato così bello … e sono così sicura che lo sarà anche per te.
E, tesoro, passeremo anche le vacanze natalizie a due famiglie! Insieme, sì! Potrai conoscere meglio quella che sarà la tua seconda famiglia e il tuo promesso sposo, sarà magnifico. E così romantico.
 
Ti vogliamo bene,
mamma e papà.

 

La ragazza, la lettera ancora in mano, fissò tra un misto di incredulità, sconcerto e una vaga nausea ogni lettera, ogni parola, ogni frase. Inorridita, scorse sotto il suo pollice una frase vergata nella scrittura paffuta e rotondeggiante della madre, ancora non letta:
 

P.S.: Sirius e Dorcas: non trovi suonino benissimo, insieme?
 

Quest’ultima striscia di pergamena si incenerì, facendo sgretolare la sottile carta ormai completamente nera sotto i polpastrelli di Dorcas. L’unica buona, genuina frase che riusciva a scorgere in quella lettera erano quelle tre parole – ti vogliamo bene – scritte dal padre, nella sua scrittura minuta, probabilmente con un sorriso sbilenco causato dall’eccessiva euforia della moglie.

« Cos’avrò mai fatto di così orribile nella mia vita per meritarmi questo? » mormorò, gli occhi spalancati. « Non voglio il suo nome sul mio campanello! » strillò, mentre Lily Evans, fedele amica dai capelli e dal carattere come tizzoni ardenti, leggeva velocemente i punti più salienti della lettera, per poi osservarla da sopra il bordo giallastro di quest’ultima, uno sguardo sgomentato negli occhi.
« Potter aveva ragione: questo sarà un anno col botto. »
 
 
*

Di quelle due lettere, il destino non si seppe mai.

Ma, miei cari, arditi lettori, una storia ben più interessante ci attende, che le vicende di due pezzi di pergamena giallastra scritta da due donne così diverse da poter fare scintille solo al primo tocco.

Credete davvero che i due Grifondoro più diversi che abbiano messo piede nella Torre riservata a quest’ultima Casata non avrebbero affrontato l’argomento (a colpi di fattura)? … non avete mai avuto così tanta ragione.

La cosa non si udì quasi più, nei rispettivi Dormitori, e non raggiunse più le orecchie dei fidati amici: sembrava volessero solo continuare con le loro solite vite, senza lasciare che queste ultime si sfiorassero minimamente. Una sorta di accordo taciturno, dove l’uno non si curava dell’altra, dove l’una non esisteva per l’altro. Sembrava funzionare, sotto un’occhiata superficiale, tra l’uno che sedeva a un estremo dell’aula e l’altra che rispettava la scelta, accomodandosi all’opposto. Si rifiutavano di ammettere l’esistenza di quello che era il proprio promesso sposo (stritolando eccessivamente un ignaro bocciolo di Pugnacio) o la propria promessa sposa (ringhiando come se il proprio padrone gli avesse proibito di scavare in giardino).

Perfetto, si dicevano, sta-andando-tutto-bene, ripetevano automaticamente, scandendo attentamente le parole.
Questo funzionò apparentemente per ben due settimane (“Che record”, si dissero gli amici dei due). Finché, una timida, leggermente svampita Mary MacDonald non commise l’errore di pronunciare, tra irritanti suoni di ventose stappate prodotti da lei e un certo Sirius Black, la frase: « Doe, non ti dispiace, vero? So che è il tuo futuro marito, ma … ».
Tutta la Sala Comune di Grifondoro, in tempi davvero record, voltò la testa, chi un sopracciglio alzato, chi le labbra leggermente socchiuse, chi semplicemente un’espressione di palese sorpresa dipinta sul volto. Dorcas, curvata su un libro (Traduzione avanzata delle Rune Antiche) come un ramo appesantito dalla neve, alzò lentamente il capo controvoglia. « Tranquilla, Mary, fai pure. » pronunciò in un tranquillità assordante, tipica della ragazza.

« Se mai mi costringeranno a salire sull’altare accanto a lui, lo trasformerò in una bellissima statua, solo per potertelo regalare per il tuo compleanno ».



 

» the Hannover's understairs cupboard

... suppongo di dovermi scusare per l'assillo che sto dando al magnifico fandom di Harry Potter (
la saga di una vita, non ne puoi più uscire, ne vuoi, uscirne). So che questo capitolo e fanfction in generale, facciano beatamente schifo non si può considerare il massimo e non raggiungerà di certo un'Eccezionale, nè qualcosa di lontanamente comparabile al mediocre, o all'Accettabile (T ALLA POVERA EMMAAAA), ma almeno ho avuto la decenza e il coraggio di pubblicarlo. Credo si possa dire che non abbia propriamente una "fine", poichè credo continuerò con questo stile molto leggero e Malandrino fino al clue della cosa. Uhm, insomma, in conclusione è orripilante :D :3
Nulla da aggiungere,(non è affatto vero, ma dimentico tutto quando scrivo le NdA D:) se non un'occhiata alla citazione di Erasmo, Erasmo da Rotterdam, da Elogio alla Follia, che praticamente potrei avrei ispirato io, pazza come sono! :3
Ohw, ho dato da tempo immemore i volti ai Malandrini, i miei amati e vorrei tanto condividerli con voi :3
​Eee, per ora, tutto qui, non vi svelo il volto di Dorcas e Lily, Marlene, Alice e Mary :3 

con affetto (e pazzia) incondizionata,
-
lia, o emma, ci-sono-tutti-i-miei-nomi-e-nomignoli-in-una-bella-lista-nella-Stanza-Delle-Necessità :3


P.S. Tengo a sottolineare che io non ho assolutamente una cotta pazzesca e non sono innamorata dei Malandrini. Nope.

 
  
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