Questa
one-shot è dedicata a tre persone fantastiche, inimitabili, semplicemente
uniche.
Kiki.
Iaia.
Glo.
Spero
con queste parole di essere riuscita a dimostrarvi tutto l’affetto che provo
per voi.
Shot
nata semplicemente da un’immagine, un lato inusuale, bramoso fino
all’ossessione di verità e conoscenza, del carattere di Hermione, il calore
insospettato di quello di Draco. Un minuscolo accenno alla splendida
Blaise/Ginny. Un Lago a dicembre, la Luna piena che, silenziosa, osserva due
anime opposte incontrarsi e non abbandonarsi mai più.
La malia del
Lago
[n.B. ambientata in un ipotetico settimo anno]
Tutte le volte.
Tutte le notti di luna piena mi accoccolo qui, su
un ramo di uno degli alberi più bassi della Foresta Proibita, sfuggendo a tutte
le parole inutili dentro al castello, a tutte le meschinità, alle falsità che
riescono a dire, mi arrampico fin quassù, sebbene io non sia propriamente una
ginnasta, mi ritrovo avvolta dalla completa, scura solitudine della notte, e lo
guardo.
È sempre lì.
Sempre nello stesso punto.
Steso sulla riva del Lago Nero, tutte queste notti
l’ho sempre visto da solo, è immobile e guarda il cielo trapunto da centinaia
di migliaia di stelle, alcune più lontane, altre più vicine, alcune ardenti e
vivaci, altre sperdute nell’infinità del cosmo. Fa sentire piccoli, questo
cielo immenso intorno a noi.
Non sa che ci sono. Non se n’è mai accorto, non ha
mai notato i miei sguardi, dapprima seccati per essere stata disturbata nei
miei momenti rubati al chiasso del castello, poi curiosa, curiosa di scoprire
come mai un ragazzo come lui fugga da tutto il resto, fugga dal mondo,
esattamente come faccio io.
Io, Hermione Jean Granger, sto parlando di Draco
Lucius Malfoy.
Sembrerà assurdo. Sembrerà stranissimo, patetico,
illogico, che ogni volta che mi ritrovo qui il mio sguardo venga
irresistibilmente attratto dalla pallida, alta figura del biondo Slytherin, un
magnete, una calamita per i miei occhi color miele.
Ha lo sguardo perso nel vuoto dell’universo. I
suoi occhi d’argento liquido sembrano spuma del mare in tempesta, sono
allungati, perfetti, contornati da ciglia scure, sono occhi capaci di fendere
qualsiasi cosa…me compresa.
Non riesco a negarmelo. Non riesco a capire perché
quegli occhi mi provochino un fremito generale in tutto il corpo, perché
facciano arrossare le mie gote, perché mi costringano a giocherellare con
qualche ricciolo fuggiasco, in imbarazzo.
Ginny sospira, ogni volta che torno dalle mie
notti in solitario e le racconto le centinaia di emozioni che la semplice vista
di Malfoy mi provoca. Lei sa cosa vuol dire sentirsi confusi, da quando
frequenta Blaise Zabini (e sembra pure una storia seria). Alza lo sguardo al
cielo e non dice nulla, perché sa che non accetterei l’assurda, improbabile,
impossibile ipotesi che io mi sia innamorata di lui.
Non lo sono.
Assolutamente no.
Però…
È seccante, questa storia. Io sono abituata ad
avere il controllo su tutto, la conoscenza di ogni comportamento umano, di ogni
reazione possibile immaginabile che una persona può avere…sapere è potere, mi
ripeto, ogni volta che tardo in biblioteca su volumi sempre più complicati. E,
per proteggere chi amo, ho bisogno di tutto il potere possibile. Per Harry,
Ginny, e Ron.
Per questo la presenza di Malfoy mi secca e mi
attrae allo stesso tempo. Perché non riesco a comprendere cosa la sua
altezzosa, inafferrabile, eterea immagine mi provochi.
Ed ogni notte, come tutte le volte che la luna
candida e piena sorge in cielo oscurando intorno a sé le stelle sue umili
ancelle, io mi incanto a guardarlo anche per delle ore intere, finché il Sonno
non sopraggiunge.
Mi affascinano i suoi movimenti studiati,
eleganti, indifferenti a tutto ciò che ha intorno. Il modo in cui il suo torace
ampio, modellato da continui e pressanti allenamenti di Quidditch, si alza e si
abbassa lentamente al ritmo del suo respiro, calmo e tranquillo come l’acqua
del Lago che lambisce i suoi piedi scalzi. Mi ammalia il suo viso, perfetto da
ogni angolazione possibile, modellato da Madre Natura per rappresentare
fedelmente ciò che gli scultori greci avevano in mente quando immaginavano la
perfezione dell’uomo. La sua pelle alabastrina, le sue labbra sottili, i suoi
serici capelli, fili d’oro bianco, tutto questo di lui mi incanta. Mi attrae, e
mi repelle allo stesso tempo.
Scosto una ciocca di capelli castano scuro dal
viso, sospirando. Lui è Draco Malfoy…ed è praticamente impossibile, anche se
decisamente probabile, che io provi qualcosa di più che semplice disprezzo per
quel montato figlio di papà disprezzatore di Mezzosangue.
Ma la verità è che mi fa male, il suo
comportamento…mi ferisce ogni volta il suo “Sporca Mezzosangue”, in quel tono
venefico che usa solo e solamente per me, proprio perché è lui,
l’incomprensibile dilemma di Hermione Granger, a sputare quel veleno che arde
come fuoco sulla mia pelle.
Sono fiera di essere ciò che sono…ma allo stesso
tempo vorrei non esserlo, per potermi avvicinare a lui, per poter finalmente
comprenderlo, capirlo, etichettare anche lui come tutto ciò che ho intorno.
Persa come sono nei miei pensieri, non mi accorgo
subito che è scomparso.
-La vista è piacevole, Granger?-
Sobbalzo di botto, scivolando giù dal ramo dove me
ne stavo precariamente accoccolata, mi sfugge un’imprecazione mentre le mie
mani perdono la presa e il mio corpo si affaccia al vuoto.
Una mano calda, stranamente calda, si stringe
intorno al mio avambraccio, impedendomi di cadere nel buio.
-Malfoy, tirami subito su!- sbotto, irata,
spaventata, imbarazzata per essere stata scoperta così palesemente immobile a
guardarlo.
Vedo due occhi cerulei scintillare, divertiti,
dall’alto, mentre senza alcuno sforzo mi solleva e mi trae a sé, riportandomi
al sicuro sul ramo. Una mano sale a sfiorarmi la schiena, mi preme
delicatamente contro al suo torace velato dalla camicia bianca della divisa, sento
un brivido attraversarmi quando mi rendo conto di essere così vicina, così
inaspettatamente vicina al mio inesplicabile, affascinante mistero.
-Stai bene, Granger?- mi chiede, e per un istante
non mi riesco a capacitare della situazione. Sono qui, appollaiata su un
albero, addosso a Draco Malfoy.
Tutto questo ha dell’assurdo.
Ma è decisamente piacevole sentire il mio corpo,
infreddolito dalla notte dicembrina, premuto su quello possente e caldo di lui…
-S-sì.- balbetto, avvertendo le mie guance andare
a fuoco, dimenticandomi persino di aggiungere un insulto alla mia risposta
imbarazzata.
Il suo viso, vicinissimo al mio, è
imperscrutabile. Non riesco a comprendere ciò che voglia…quello che ha in mente
di fare…e mi attira, irresistibilmente, ancora di più.
-Scendiamo di qui.- si limita a sussurrarmi sulle
labbra, con la sua voce tagliente, sensuale, che mi stordisce solo per un
istante.
-Non dirmi quello che devo fare, Malfoy.- replico,
indispettita, ma lascio che le sue braccia forti si stringano intorno ai miei
fianchi per un istante, colpendomi per la sua inaspettata gentilezza. Mi si
avvicina, sfiora il mio naso con le sue labbra, senza scomporsi.
-Non era un ordine, Mezzosangue.- mormora, prima
di lasciarmi bruscamente andare, tanto che per poco non cado di nuovo. Si
allontana da me con un ghigno divertito, scende dall’albero con un’agilità che
io mi sogno, la sua pelle chiara quasi risplende nel buio. Imprecando fra me e
me, lo seguo, chiedendomi cosa succederà ora che sono stata scoperta.
Conoscendolo, potrebbe tranquillamente andarsene e sfottermi di brutto, senza
alcun problema.
Quando arrivo a terra, con molta meno grazia di
lui, mi permetto di osservarlo per qualche istante, prima di abbassare lo
sguardo, imbarazzata. È bellissimo, non posso non ammetterlo.
Mi sta guardando, mi sta soppesando, mi sta
lentamente studiando, senza la cattiveria che gli ho sempre visto negli occhi.
Sembra un bambino curioso, in questo momento. Curioso davanti a qualcosa di
nuovo e sconosciuto.
Non mi comprende? Per Draco Malfoy sono
altrettanto impenetrabile quanto lui per me?
Non so cosa dire. Non so cosa dire davanti a
quegli occhi grigi come le nubi.
-Da quanto…- comincio, ma m’interrompe quasi
subito, un sorriso soddisfatto, altezzoso, che si dipinge sul suo volto.
-Granger, speravo che avessi un po’ più di
coraggio.- sul momento non capisco a cosa allude Malferrett. Io possiedo il coraggio, stupido biondastro. L’unica
occasione in cui viene maledettamente a mancare è quando si tratta di fare i
conti con i sentimenti…
-Coraggio per cosa, Malfoy?- replico, sulla
difensiva. So di non potermi fidare di lui, sebbene non vi sia alcuna traccia
di cattiveria, né bonaria né crudele, in quelle iridi da cui non riesco, mio
malgrado, a separarmi.
Mi si avvicina lentamente, raccogliendo ogni
particella d’orgoglio tento di rimanere immobile, ma le mie gambe fremono,
vorrei fuggire, fuggire da lui e da ciò che mi provoca, fuggire lontano e
abbandonare la vista della luna che si specchia sui suoi capelli d’oro fino…
Il suo volto è a pochi millimetri, a poco più di
un attimo, dal mio, il suo respiro caldo mi accarezza le labbra, sensuale,
ammaliante…ed estremamente erotico, devo ammetterlo.
-Coraggio per farti avanti, Caposcuola Granger.-
mi sussurra, avverto il suo corpo trasmettermi ancora una volta una scossa, un
lampo d’energia, d’elettricità che nulla ha a che fare con ciò che abbiamo
intorno.
Avverto le sue dita sfiorare i miei fianchi, la
linea morbida dell’anca, scivolare con esasperante lentezza lungo il mio
bacino, fermarsi sulla mia schiena, sulla spina dorsale.
-Sai…- mormora, pianissimo, spostando lo sguardo
sui miei capelli. Una sua mano risale lentamente, sfiorandomi appena con quelle
dita lunghe e sottili, calde e dannate, come l’inferno, e affonda fra i miei
riccioli scomposti, scivolati via dalla mia acconciatura.
Sono immobile. Una statua, una pietra, un cammeo,
non posso muovermi, sono paralizzata e sorpresa. I brividi che i suoi tocchi
appena accennati mi danno sono dettati da tutto fuorché dal freddo, avverto la
mia pelle ardere dove lui mi sfiora, la camicetta che vela la mia carne
dall’essere toccata da lui.
Avvicina lentamente il volto al mio orecchio
sinistro, avverto i miei capelli sfiorare le sue labbra.
-Sai, Granger…- mormora, assorto, mentre io sono
ancora incapace di muovermi o pronunciare alcunché. Lo sconosciuto che mi
provoca e irresistibile. Irresistibile. -…ho aspettato che facessi qualcosa…sono mesi che ti nascondi su
quel ramo, che sento i tuoi occhi studiarmi…sono così interessante da meritare
tante attenzioni?- mi chiede, abbassando lievemente il volto e raggiungendo
lentamente i miei occhi, risalendo sul viso, indugiando sulle mie labbra.
-Sì…- rispondo, senza quasi pensarci, sostenendo
senza paura il suo sguardo. -…lo sei.-
-Sai perché vengo qui, Gryffindor?- nego,
scuotendo la testa. Lui sospira, qualcosa incupisce il suo sguardo ceruleo. È
più distante, ora. Si rinchiude di nuovo in se stesso, dietro l’arrogante
maschera di Slytherin Prince, si allontana da me. Avverto un vuoto, quando mi
abbandona. -È un posto solitario. Ho bisogno di pace e quiete, da un po’ di
tempo a questa parte. Ho dei problemi…- esita. Conosco i suoi drammi, ma sono
sempre stata convinta che li avesse nascosti fin troppo bene.
Sua madre è stata uccisa dai pochi Mangiamorte
rimasti vivi dopo la battaglia. Narcissa Malfoy, modello d’eleganza e
freddezza, perfetta maschera di sprezzante indifferenza, cuore tumultuoso sotto
la scorza che il marito la costringeva ad indossare, ha sacrificato la propria
vita perché aveva messo dinanzi alla propria la salvezza di suo figlio.
Mi colpisce che ne parli con me. Proprio con me,
la sua acerrima rivale praticamente da sempre.
-Tua madre?- gli chiedo, senza traccia di
compassione nella voce. Lui è uno Slytherin, gelido per antonomasia, la pietà
lo farebbe rinchiudere ancora di più dietro la sua maschera.
-Sì.- non aggiunge altro, non voglio sapere altro.
Non oso immaginare cosa farei se perdessi mia madre, o mio padre, o uno
qualsiasi dei miei amici. La perdita sarebbe devastante, e non riuscirei a
nascondere il dolore come fa magnificamente lui. -Ma non solo.- la sua voce
repentinamente cambia, i suoi occhi di piombo tornano a fissarsi nei miei, mi
sento arrossire, sotto quello sguardo perforante.
-Non…non solo?- balbetto, cercando di nascondere
tutto il mio disagio dinanzi a colui che non riesco a studiare. Lui annuisce,
pensieroso, senza staccare le iridi dalle mie, senza nemmeno battere le
palpebre.
-Ultimamente, Granger, ho un pensiero fisso a
tormentarmi.- mormora, senza l’ombra d’imbarazzo. -È un chiodo fisso, non
riesco a sbarazzarmene. Desidero qualcosa, desidero una cosa che non ho mai
voluto, e quel qualcosa lo possiedi tu, Mezzosangue.-
Mi fissa, mentre sento i battiti del mio cuore
accelerare bruscamente, mentre mi chiedo cosa potrebbe volere da me Draco
Malfoy, l’irraggiungibile, menefreghista, altezzoso figlio di un Mangiamorte
spietato.
-Cosa?- gli chiedo, tremante. Lui non risponde,
per un lungo istante mi guarda, prima di spostare gli occhi sul Lago Nero.
-Hai il coraggio di entrare in acqua, Granger?- mi
chiede, dopo un istante durato secoli.
-Sei pazzo! È dicembre, sarà congelata!-
-Allora abbiamo proprio la coda di paglia,
signorina.- non ci credo. Mi sta veramente prendendo in giro, o è soltanto una
mia impressione?
-Coda di paglia l’avrai tu, Malfoy.- replico,
prima di allontanarmi, grata, da lui. Mi sfilo il maglioncino, rimango con
addosso soltanto una soffice, leggera canotta di cotone rosato, e sotto la
gonna della divisa, scalcio via le scarpe e mi dirigo verso il Lago, ignorando
lo stupore di Malfoy.
Brr. È veramente congelata, l’acqua, mi sorprende
che non si sia formato il ghiaccio.
Ma, spinta dal mio inesauribile orgoglio, faccio
un paio di passi e lascio che l’acqua gelida mi avvolga, risalendo le mie gambe
fino a raggiungermi la vita.
Merlino, che freddo.
Sono già mezza assiderata, sento i polpacci
intorpiditi, le dita dei piedi hanno perso sensibilità. Quando la pianterò di
lasciarmi guidare da quest’istinto così terribilmente Gryffindor?
Mi guardo intorno, tentando di ignorare il freddo,
e rimango senza fiato.
La Luna, morbida osservatrice di mille storie
mute, si specchia sull’acqua immobile del Lago in ogni suo misterioso
dettaglio, ritratta meticolosamente fino al più piccolo cratere, sfera
trasudante incantesimi mai pronunciati da voce umana. Le stelle, così numerose,
trovano le loro gemelle nell’acqua nera come l’inchiostro, lucida, perfetta,
rendendo la superficie quasi un prolungamento naturale del cielo, un universo
parallelo fatto al contrario.
Un brivido violento scuote il mio corpo e mi
riporta alla realtà. Finirò assiderata, se non esco subito da qui. Ma sono
restia ad abbandonare questo bellissimo rifugio vicino alla riva, fra le canne
che crescono nell’acqua anche quando fa così freddo. È il luogo più magico di
tutta Hogwarts, lo stupore supera persino la sgradevole sensazione delle mie
gambe ormai insensibili.
-Freddo, Grifoncina?- la voce di Malfoy, ancora
una volta, mi fa sobbalzare. Avverto due braccia forti avvolgersi intorno ai
miei fianchi asciutti, le mani intrecciarsi sul bacino, sul ventre piatto e
morbido, il suo torace così ampio, rispetto al mio esile corpo, premere sulla
schiena. Con un sussulto, mi rendo conto che indossa soltanto i jeans, che
sento sfregare sulle mie cosce denudate dalle correnti, invisibili sull’immota
superficie.
Il suo corpo è, incredibilmente, caldo. Mi trasmette una sensazione di pace, di
serenità, di calore, mentre sento il suo volto affondare con delicatezza fra i
miei capelli oramai sciolti, il suo respiro sulla gola, che solletica il mio
orecchio. Inconsciamente, la mia mano lentamente si alza, sfiora quei fili di
seta bionda, sono capelli morbidi, sottili, sembrano fatti apposta per
giocherellarvi fra le dita, una sua mano si perde altrettanto fra i miei. Le
luci di Luna e stelle tremolano quando lo specchio immobile dell’acqua
s’infrange sotto i nostri movimenti lievi, appena accennati.
Posa le labbra per un istante sulla mia gola,
sospiro bruscamente, sorpresa.
-Sai cos’è che desidero da te, Granger…più o meno
da due anni?- mi sussurra, piano.
-No.- sussurro, la mia voce sembra il soffio
carezzevole del vento. Mi stringe appena un po’ di più a sé, prima di
rispondermi, la voce calda e suadente che mi da alla testa.
Malfoy, mistero incomprensibile ed affascinante,
cosa mi stai facendo?
-Il tuo cuore.-
…
Bum.
È la pulsazione quasi dolorosa del mio cuore
quando mi rendo conto di ciò che ha appena pronunciato. Alzo di scatto lo
sguardo, so di avere gli occhi sgranati, lucidi, sorpresi.
-Il mio…il mio cuore?- balbetto, incapace
d’articolare discorsi intelleggibili.
Perché ciò che ha appena detto lui è semplicemente
la cosa più bella che qualcuno mi abbia mai sussurrato all’orecchio,
dolcemente, immersi nell’acqua ghiacciata del Lago a dicembre.
I suoi occhi cerulei non contengono la minima
traccia di menzogna, di malizia, sono puri e sinceri come le stelle che
brillano tremolanti sull’acqua vibrante.
Annuisce.
-È da un po’ che me ne sono reso conto…ho cercato
di respingere questo desiderio, ho tentato in tutti i modi che conosco,
ripetendomi che eri soltanto una sporca Mezzosangue, indegna di un Purosangue
come me…e ho finito con il rassegnarmi all’idea che fossi tu, a meritare di
meglio che un codardo come me.- mormora, senza abbandonare mai i miei occhi,
senza allentare minimamente la stretta intorno al mio corpo, trattenendomi,
come a non volermi lasciar fuggire lontano da lui.
È il discorso più lungo, più sincero, più
semplicemente splendido, che gli abbia mai sentito pronunciare.
-Io
a…?- Io? Io che non meriterei uno come lui, quando è semplicemente la figura
onnipresente, quasi ossessionante, nei miei pensieri? Quando ho cominciato a
studiare ogni suo movimento, ogni suo dettaglio, anche il più insignificante,
per cercare di comprendere quel misterioso uomo dai capelli color platino?
Ho sempre pensato di non essere degna per Draco
Malfoy…e ho sempre pensato troppo…ho sempre pensato male.
-Malfoy, io…- comincio, cercando un modo di
spiegargli cos’è che sento, cos’è che provo da tanto tempo, ormai, sebbene io
stessa abbia allontanato e negato quei pensieri, quelle sensazioni, perché
sapevo – credevo di sapere – che mi avrebbero soltanto ferita.
Va ben di là dell’odio, ciò che provo verso di
lui.
-Draco. È il mio nome, Granger.- mi corregge,
bruscamente.
-E il mio è Hermione, Draco.- replico. Rimane un attimo in silenzio,
sorpreso, prima di parlare ancora.
-Scusa…- esita. -…Hermione.-
…
Draco. Malfoy. Mi. Ha. Chiesto. Scusa.
Questo dev’essere un sogno. Poco ma sicuro,
dev’essere un sogno che mi mostra finalmente ciò che non ho voluto vedere, che
ho respinto con tutte le mie forze, per semplice timore, per amara
rassegnazione.
Lo desidero.
So che è così. So che è questo il significato che
questo sogno sta cercando di trasmettermi.
Io voglio Draco Malfoy, lo desidero ardentemente,
più di qualsiasi altra cosa al mondo. Non fisicamente, non è brama dei sensi
ciò che sento, ciò che provo.
Io voglio lui, voglio ognuna delle sue cellule,
ogni battito del suo cuore, ogni molecola del suo respiro. Voglio quegli occhi,
voglio rinunciare a comprenderli, riesco a capire, finalmente, perché non posso
etichettarli, ridurli ad una provetta in laboratorio, con un nome chiaro e
preciso scritto in grafia elegante.
Il mio mistero è il mio unico, vero, reale
desiderio.
-Sto sognando, vero?- gli chiedo, chiudendo gli
occhi, abbandonando la testa sulla sua spalla. Se è così, non svegliatemi, vi
prego.
-Perché dovresti?- mi domanda, per tutta risposta,
avverto un lieve sorriso disegnarsi sulle sue labbra posate nuovamente sulla
sua gola. Sento la sua bocca scivolare con trepidante cautela lungo la linea
gentile del mio collo, del mento, posarsi per un istante sulla mia guancia,
all’angolo della bocca. -Sono io quello che sta sognando, Hermione. Sei tu, il mio sogno.-
-E tu sei il mio rompicapo, Draco.- mi viene
facile pronunciare il suo nome, è bello, scivola naturalmente dalle mie labbra.
-Non riesco a comprenderti. Non riesco a catalogarti.- mormoro.
-Non si può catalogare l’amore, Hermione.- sembra
che voglia ripetere all’infinito il mio nome, che non voglia smettere, ora che
ha cominciato. Mi concentro su questo, per non pensare alla parola che ha
appena pronunciato.
Amore.
Amore.
È così? È questa la mia soluzione?
Lo amo?
La sua mano, finalmente infreddolita (allora umano
lo è anche lui!), scivola lungo i miei capelli umidi, sul mio viso, m’inclina
lievemente la testa e le sue labbra catturano le mie.
Sento qualcosa dentro di me nascere
improvvisamente, una sensazione di calore e di benessere, che dal ventre dove
sono posate le mani di lui s’irradia in tutto il corpo, fino a raggiungere le
mie labbra posate sulle sue, lievemente, come tocco di seta sulla pelle. Hanno
una forma perfetta, le sue, sembrano create apposta per combaciare sulle mie.
Schiudo la porta della mia anima, quando la sua
lingua mi sfiora appena, esitante, timoroso di vedermi risvegliarmi da questo
sogno meraviglioso. La sua sfiora la mia, è uno scoprirsi reciproco, quando
c’incontriamo per la prima volta, senza veli, senza pudore, senza l’odio
dettato dalla diversità dei nostri ideali ora così insignificante, inutile,
futile.
Forse sarà soltanto una notte.
Forse sarà soltanto la Luna piena di stasera a
vedere quest’amore sbocciare.
Forse.
Oppure, ciò che ho sempre cercato di comprendere
ha una spiegazione assolutamente irrazionale. Una spiegazione che non dà
risposte, ma dona qualcosa di molto più grande, di mille volte più importante,
qualcosa che ho aspettato da tanto, un mistero che, per la prima volta, non
voglio e non vorrò mai risolvere.
L’amore.
Buon
Natale, mi chicas.