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Autore: Owlfiction    27/03/2015    1 recensioni
Ambientata alla fine di New Moon, questa è la storia di Isabella Swan, incappata nel mondo del soprannaturale per amore, quando il suo mondo minaccia di nuovo di crollare. Lei ed Edward sono stati miracolosamente rilasciati dai Volturi e i Cullen vogliono tornare a Forks. Però Bella si imbatte in qualcosa di cui non sapeva l'esistenza, o meglio, che credeva essere solo una leggenda. Si risveglierà in un luogo sconosciuto, più forte, più veloce, con sensi più acuti, senza però i Cullen a circondarla. Scoprirà di essere, suo malgrado, entrata in una sanguinosa guerra che dura da millenni, di cui lei potrebbe decidere l'esito. Dovrà proteggere chi ama, e decidere a chi dare il proprio cuore: perché anche il suo legame con Edward si sta sfaldando, e lei non è sicura di volerlo salvare.
Le servirà tutta la sua forza e quella che ha ricevuto in dono dal morso di uno sconosciuto.
Perché lei, adesso, è un lupo mannaro.
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Isabella Swan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon, Eclipse
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Capitolo 24


Bella


Pioveva, la mattina dopo la nostra vittoria sui neonati, come quasi ogni altro giorno a Forks. Il suono delle gocce che sbattevano incessantemente contro le finestre di casa Cullen faceva da sottofondo ad ogni attività, compreso il dialogo tra i cinque lupi mannari.
-Quando dici “Talenti mentali”- chiese la Cecchina -intendi proprio tutti i Talenti mentali?
Più che un dialogo era un interrogatorio.
-Non ne ho ancora incontrato uno che possa superare il mio Scudo.- confermai -Ma chiunque sia al suo interno può colpire indifferentemente sia quelli che sto proteggendo, sia quelli fuori dalla bolla.
-Te compresa?- domandò Lucy.
Sospirai.
-No, io sono sempre immune.
Era la terza volta che lo dicevo, e mi sembrava che il concetto non volesse entrar loro in testa. Cercai di essere comprensiva: avevo appena smontato duecento anni delle loro convinzioni.
La Cecchina si rivolse a Den.
-È per questo che non la avete portata in un rifugio con altri licantropi, vero?
Den annuì.
-Ci sono troppi esaltati tra di noi.- si giustificò -Se uno di loro avesse saputo della sua esistenza chissà cosa...
-E avete usato il Blue 8- lo interruppe l'altra -capisco.
Le parole parvero scivolare via dalla bocca del licantropo come fumo nell'aria.
-E voi come fate a sapere del Blue 8?- intervenne Trevor.
Lucy gli sorrise benevolmente, leggermente divertita.
-Conoscevamo Max da più tempo di voi. Siamo state tra i primi ad usare quel codice.
Adesso ero io quella confusa.
-Cos'è il “Blue 8”?- gli interrogai.
-Talento speciale bisognoso di protezione.- mi spiegò Den -Era un codice che aveva inventato Max: se uno di noi avesse trovato un licantropo giovane con un Talento particolare, avrebbe dovuto mandare agli altri un messaggio con scritto “Blue 8” e il luogo in cui incontrarsi, per evitare che il poveretto finisse dalle persone... sbagliate.
-Lo ho usato anche io quando sono venuto a sapere del tuo Scudo.
Esme entrò in casa e si avvicino al nostro gruppetto. Aveva ricevuto una telefonata da Alice ed era uscita di casa per non disturbare la nostra conversazione. Il fatto che ora la stesse interrompendo significava che non c'erano buone notizie.
La vampira si morse il labbro e per un paio di secondi rimase immobile come se fosse una statua, di cui si muovevano solo gli occhi, che passavano su ognuno di noi.
-Lo dica subito, e senza indorare la pillola.- la esortò Johanna, socchiudendo le palpebre.
I giovani Cullen erano a scuola, e Carlisle in ospedale, quindi eravamo noi le uniche presenze in casa.
-Le decisioni dei Volturi sono confuse, e si intrecciano con il destino dei lupi- cominciò piano -quindi Alice non è riuscita a vederle distintamente.
Sapevamo tutti che era in arrivo un “ma”.
-Ma è sicuro che vogliano attaccarci. E che vogliano uccidere Carlisle.- sussurrò in modo talmente flebile che se non fossi stata un lupo di sicuro non sarei riuscita a comprenderla.
-Non si sa ancora quando.
Il silenzio calò su di noi come la falce dell'Oscura Mietitrice. I Volturi erano la masnada peggiore che potesse marciare contro di noi. Non erano semplici cacciatori, né un gruppo disorganizzato di neonati. Erano forti, intelligenti, e soprattutto malvagi.
-Immagino che regoleremo i nostri conti con la triade, Lucy.- asserì la Cecchina.
-Ti guarderò le spalle.- le assicurò la lupa castana.
-Non potremmo fuggire?- proposi -Per esempio, sparire in Norvegia? Dubito che ci troverebbero.
Esme scosse il capo.
-Tra i Volturi c'è Demetri, un vampiro che ha il Talento di individuare chiunque conosca, in qualunque zona del mondo si trovi.
Questo spiegava perché nessun gruppo di vampiri o licantropi fosse mai riuscito a creare un esercito. Una volta che venivi scoperto, non c'era posto in cui tu ti potessi rifugiare.
Forse se io li proteggessi con lo Scudo... Pensai. Ma mi resi subito conto che era un'idea improponibile. Come facevo a proteggere sei persone tutto il giorno ogni giorno, senza contare che io dovevo dormire, trasformarmi e che loro dovevano andare a caccia? Se mi fossi impegnata, avrei potuto renderli irreperibili per un paio d'ore, ma non di più.
Cosa facciamo?
Aspettammo che gli altri membri della famiglia tornassero in casa per discutere il da farsi. Nel frattempo telefonai a Billy, che mi rassicurò dicendomi che il branco stava bene e che nessuno era stato ferito. Dovevamo avvisare anche i licantropi del pericolo che correvamo, quindi gli riferì che Alice aveva previsto l'arrivo di un altro gruppo di vampiri, adulti e più numerosi.
A metà della mia spiegazione Billy mi chiese se poteva passarmi Jacob.
-Certo.- risposi.
Di sicuro il fatto che fosse in casa confermava che stesse bene, anche se speravo che non volesse riprendere il tema della nostra ultima conversazione.
Dopo un breve tramestio la voce dell'indiano riverberò nella cornetta.
-Pronto, Bella?
-Ciao, Jacob.- lo salutai -È andato tutto bene, stamane, vero?
-Sì, puoi stare tranquilla.- fece, con voce fredda -Devo solo sapere se sono i Volturi i vampiri che voglio attaccarvi.
Quattro lupi mannari e una vampira stavano ascoltando ormai con estremo interesse la nostra conversazione.
-Sono loro.- risposi, sorpresa -Ma come fai a sapere chi sono? Non te ne ho mai parlato!
-Grazie. Scusami ma adesso devo andare.- fece per congedarsi -Non è per cattiveria, ma ho fatto una promessa che devo mantenere.
-Jacob...
-Di' ai Freddi che li aiuteremo.- E riattaccò.
Cosa era successo a Jacob? Perché era così strano da quando ero tornata? Non poteva essere tutto per la mia trasformazione, non aveva senso. In teoria, il morso di Den ci avrebbe dovuto avvicinare piuttosto che separarci, dato che ormai appartenevamo quasi alla stessa specie.
-Sta nascondendo qualcosa.- commentò Trevor -Qualcosa di cui si vergogna.
-Non è il tipo di persona che farebbe una cosa del genere.- lo contraddissi.
-Se c'è una cosa- intervenne la Cecchina -che ho imparato nei duecentotrentatrè anni che sono un licantropo, è che non si deve mai prendere sotto gamba il giudizio di un Alfa su una persona. Qualcosa nel loro Talento gli fa capire come ragiona la gente.
Den annuì, a sostegno della donna, e tutti ci concentrammo di nuovo sull'uomo castano.
-Non credo stia tramando contro di noi- continuò lui, rimpicciolendosi sotto il nostro sguardo -altrimenti starebbe più attento. Penso che non possa rivelarci qualcosa di cui si vergogna.
-Qualcosa che ha fatto contro di noi?- chiese Esme.
L'Alfa scosse la testa.
-Improbabile.
Non passò molto altro tempo prima che i ragazzi tornassero da scuola, ma prima di cominciare la discussione attendemmo che anche Carlisle terminasse il suo turno all'ospedale. Il clima era teso in casa, e io continuai a scoccare occhiate alla porta dietro cui Alice si era rinchiusa per cercare di vedere qualcosa di preciso, senza grandi risultati.
Quando fummo tutti presenti, ci riunimmo attorno al grande tavolo del soggiorno.
-Forse possiamo risolvere questa cosa con le buone.- propose Carlisle, anche se dai suoi occhi dedussi che non ci sperava molto.
-Aro ha già preso la decisione di ucciderti.- disse Alice con voce atona -Vuole me viva, e tu gli sei d'intralcio.
-Per loro allearsi con dei Figli della Luna è il crimine più grave che un vampiro possa commettere.- intervenne Jasper -Non faranno prigionieri.
-Fingerà che io sia pentita o qualcosa del genere.- lo contraddisse Alice -E troverà una scusa per risparmiarmi.
Emmet ghignò.
-Non ci resta che combattere.
-Perderemmo.- rispose Alice, i cui occhi erano ancora velati.
-Maledizione, sorella!- imprecò Rosalie -E cosa proponi? Di stare qui a farci massacrare come pecore al macello?
-Cerchiamo di calmarci.- s'intromise Esme -Abbiamo già abbastanza problemi senza che cominciamo a litigare tra noi.
La cosa peggiore di tutto questo e che io sapevo benissimo di non essere nella loro stessa situazione. Sapevo che se in quello stesso momento me ne fossi andata seguendo gli altri licantropi in un rifugio i Volturi non mi avrebbero mai trovata. E questo mi torturava.
-Qualcuno si dovrà pur schierare dalla nostra parte!- esclamai -I vostri cugini Denali o altri! I Volturi devono pur avere dei nemici!
Jasper scosse la testa.
-Nessun vampiro ci aiuterebbe. Non dopo aver fatto amicizia con dei lupi...
Forse avevo sbagliato sin dall'inizio. Forse non sarei dovuta tornare da loro. Mi sarei dovuta tenere in disparte e cercare rifugio da un'altra parte, evitando un sacco di problemi: Victoria, i neonati, Jane...
-Se non fossi tornata io non te lo avrei mai perdonato.
Gli occhi vispi di Alice ora erano fissi nei miei, ed io ebbi l'impressione che, senza alcun Talento, lei riuscisse a leggermi dentro.
Cosa facciamo?
Lucy si alzò dalla sedia, che emise un basso suono strascicato mentre veniva spostata.
-Sono i lupi il vostro problema.- esordì -Ma forse possiamo essere anche la vostra soluzione.
-Perché? Conosci un branco che ci aiuterebbe?- chiese scettica Rosalie, alzandosi -Non sareste solo felici di vedere che ci uccidiamo a vicenda?
Le due donne si guardarono per un interminabile manciata di secondi. Rosalie aveva lo sguardo di un cobra, ma Lucy sembrava poter far tremare i sassi con le sue iridi castane.
-Meglio che lasciarvi qui come pecore al macello.- rispose la lupa.
Rosalie strinse i pugni e si risedette, avvolta in un mantello di indifferenza.
-Avete una buona fama tra i licantropi...- continuò Lucy.
-Il che è un eufemismo per dire che non ne avete una troppo cattiva.- specificò Den.
-... e dopo che sapranno cosa avete fatto per alcuni di noi potremmo trovare qualcuno disposto ad aiutarvi. Sarà sufficiente che le persone giuste lo chiedano alle persone giuste. L'occasione di uccidere i Volturi non si presenta ogni secolo.
La Cecchina alzò le spalle.
-Per una volta sarà utile aver...- pronunciò la parola seguente con evidente sforzo -quasi ucciso Marcus.
-Quindi ci aiuteranno?- chiesi speranzosa.
Volevo disperatamente che mi dicessero di sì, che un gruppo ben nutrito di lupi mannari si sarebbe schierato dalla nostra parte, che ci saremmo salvati.
La Cecchina mi guardò e si morse il labbro.
-Faremo il possibile per convincerli.- disse -Ma non sono sicura che riusciremo a farli uscire allo scoperto: siamo una razza che ha vissuto nella paura per troppo a lungo.
Cosa facciamo?
Non c'era nessuna soluzione apparente. Dovevamo solo aspettare e sperare che le due lupe avessero successo, perché stavolta non ce la saremmo cavata da soli. Era deprimente: ogni volta che scampavamo ad un pericolo, uno più grande si presentava. Era troppo chiedere di poter vivere in pace?
Il mio sguardo si posò su Den. Vivere in pace era uno strano concetto per chi ha passato la vita a fuggire o combattere. In Den rividi la vita di ogni altro Figlio della Luna, e pensai che la nostra situazione non era dissimile. Se fossimo riusciti a fargli capire questo, ero certa che ci avrebbero aiutato. Dovevo farlo per lui e per me.
Avevo bisogno di trasformarmi.
Uscii sotto la pioggia blaterando un veloce saluto. Prima mi allontanai camminando, poi cominciai a correre con l'acqua che mi sferzava il volto ed i capelli.
Fu un sollievo ricoprirmi di pelliccia e camminare a quattro zampe, poter far uscire tutta la merda che mi sentivo montare dentro. Colpii un albero con un artiglio, lasciando dei tagli profondi e facendo schizzare via schegge come fossero proiettili. A quel punto non mi trattenni più e ululai.
Ululai per tutto quello che sentivo e tutto quello che avevo passato. La mia rabbia alimentò quel suono che si alzò nel cielo, finché non mi rimase più nulla.
Cosa facciamo?
Combattiamo per chi amiamo, Isabella, combattiamo per chi amiamo.


-Cercate di farle migliorare il suo Scudo il più possibile.- disse la Cecchina -Ne avremo bisogno. Basta che riesca a proteggere gli Alfa dai Talenti a lunga gittata dei Volturi, al resto penseranno loro.
Ero appena rientrata ed ero fradicia. I capelli mi si erano appiccicati al volto, le mie scarpe erano sporche di fango, così come i vestiti. La trasformazione mi aveva stancata, ma era quello che ci voleva.
-Cercheremo di tirare dalla nostra anche i Denali.- rispose Carlisle -Loro non ci negheranno aiuto.
-I vostri cugini vegetariani?- chiese Lucy.
Il vampiro annuì.
La Cecchina era praticamente fuori dalla porta e la sua compagna sembrava accingersi a seguirla. Una goccia d'acqua colpì il mantello della lupa e scivolò sul tessuto impermeabile, rifrangendo la luce in tanti piccoli arcobaleni mentre cadeva sul pavimento.
-Ve ne state già andando?- domandai, stupita.
-Abbiamo poco tempo, e dobbiamo sfruttarlo al massimo se vogliamo avere una possibilità.- mi spiegò la Cecchina.
Aveva usato la prima persona plurale: stava mettendo la sua sorte con la nostra nonostante ci avesse appena conosciuti. In un certo senso, me lo aspettavo dall'idea che mi ero fatta di lei.
La donna mi batté una mano su una spalla.
-Cerca di non farti ammazzare.- disse -E vale anche per voi altri.
-Strano detto da quella che insegue un esercito di neonati.- replicò Emmet, sorridendo.
-Qualcuno se ne è accorto.- sbuffò Lucy, uscendo sotto la pioggia -È da cinquant'anni che lo ripeto.
Poi se ne andarono, svanendo nel clima uggioso. Prima di iniziare a togliermi il fango dai capelli, però, udii due canzoni di saluto che riverberavano nell'aria.
Quando mi fui rivestita i vampiri si erano già organizzati: Carlisle ed Alice sarebbero andate a parlare con i loro cugini Denali, e la Veggente avrebbe usato il suo Talento per cercare di capire quale fosse il modo migliore per chiedergli aiuto. I lupi sarebbero rimasti buoni buoni in casa a cercare di non combinare altri disastri.
Anche se ormai avevo capito che erano i disastri a cercare me.
-Secondo te ci saranno dei licantropi disposti a difendere dei vampiri?- chiesi a Den quando la macchina di Carlisle fu scomparsa.
-Non lo so.- rispose -Ma il fatto di voler affrontare i Volturi giocherà a nostro favore, spero.
-Speri?
-O li motiverà o li farà correre a rifugiarsi nelle loro tane con la coda tra le gambe.- disse.
Rassicurante.
-Se c'è qualcuno che può convincerli, sono Lucy e la Cecchina.- intervenne Trevor -Non potevamo avere di meglio.
-Ehi, non è che ti sei innamorato della Cecchina? Da come parli...- Den interruppe la frase a metà ed arrossì a causa di un commento mentale di Trevor che io non avevo udito.
Continuarono a comunicare telepaticamente finché non creai una sottile lamina col mio Scudo, che piazzai in mezzo ai due.
-Avete finito?- domandai, mentre tanti piccoli insetti svolazzavano dalle due parti della mia barriera.
Trevor fece l'occhiolino al fratello, che lo ignorò.
Il clima stranamente vivace che regnava in casa era forse dovuto alla presenza di Jasper, che per quanto mi riguardava era la causa di alcuni miei immotivati scoppi d'ilarità. Li accolsi benevolmente, perché spezzavano la tensione che si era accumulata.
Una frase che sentii dire ad Emmet di sfuggita mi colpì particolarmente.
L'omone stava parlando con il vampiro che controllava l'umore, ma rivolse poche parole a Den mentre il licantropo gli passava di fianco.
-Sai, a proposito di ieri: non credevo che sarei mai stato felice di avere vicino dei cani.
Il lupo mannaro si fermò solo per i pochi secondi impiegati a rispondere.
-Credo che valga per tutti.
C'erano momenti in cui non capivo perché la guerra esistesse.
Dopo cena avevo intenzione di allenarmi con lo Scudo, perciò mi sedetti sul divano e mi rilassai fino a regolarizzare il respiro. Dopodiché cercai la sensazione che avevo percepito sul campo di battaglia e mi proiettai fuori da me.
Avevo la strana impressione che tutti mi stessero fissando, e questo mi agitava, nonostante nessuno di loro potesse misurare i miei progressi. La prima mente che incontrai fu quella di Jasper, poi venne il turno di Rosalie, Trevor, Emmet. Li riconoscevo non appena toccavano il limite liquido dello Scudo. Continuai ad allargarlo finché non credetti di aver occupato tutto lo spazio del soggiorno, senza alcuna particolare difficoltà. Mi sembrava che, da quando il mio Talento e quello di Jane si erano scontrati, io fossi pervasa da una nuova forza ogni volta che cercavo di usarlo.
Den. Chiamai.
Non ero sicura che l'informazione fosse giunta al destinatario, siccome mi stavo concentrando sullo Scudo e non sulla telepatia.
-Si?- chiese il licantropo.
Ti dispiace salire le scale? Voglio vedere fin quanto lontano riesco ad arrivare senza perdere il contatto con gli altri. Esposi.
-Va bene. Dimmi tu quando fermarmi.- acconsentii.
Il punto luminoso che era la coscienza del lupo mannaro si allontanò piano e poi si sollevò come se stesse levitando. Sarebbe davvero parso che Den fosse un volatile se non fosse per il suono dei suoi passi sugli scalini. Gli mandai la mia impressione.
-Fai sempre paragoni strani.- borbottò l'altro.
All'improvviso la sua mente si fermò. Cercai di capire telepaticamente il perché, ma a quanto pareva Den ora era fuori dal mio raggio di comunicazione. Stabilii di provare a domandarlo a voce, ma prima che potessi farlo Den mi anticipò.
-Ehm... sono al muro. Fine della corsa.- disse.
Il mio Scudo ora era in grado di avvolgere una casa. Strabiliante pensando che un mese prima si allungava di venti centimetri scarsi.
-Ci proteggi ancora tutti?- chiese la voce di Rosalie da dietro si me.
Annuii.
-Te la senti di fare un altro sforzo?
Annuii di nuovo.
La luce della vampira si mosse verso la porta.
-Seguimi.- mi esortò e uscì.
Fuori pioveva ancora, ma il mio Scudo non poteva bagnarsi e quindi scivolò dietro alla ragazza come un cagnolino. Realizzai solo in un secondo momento che per Rosalie non valeva la stessa cosa, sebbene non soffrisse il freddo.
La Cullen camminava spedita, a differenza di Den, e dovetti affrettarmi per starle dietro. Ben presto ogni brandello del mio cervello dovette sostenere il Talento. Strinsi i pugni e contrassi la mascella mentre con ogni briciolo di volontà muovevo ancora quella massa, che diventava sempre più pesante e debole.
Come un elastico troppo teso. La mia mente si staccò con un balzo da quella di Den.
-Basta.- implorai -Non ce la faccio più.
Lasciai che il mio Scudo si ritirasse lentamente, senza strattoni, e chiesi fin dove fosse arrivata Rosalie.
-Ero a dieci metri dalla porta quando mi hai fermata.- rispose la vampira, rientrando.
La vampira gocciolava acqua, ma non sembrava preoccuparsene. Mise le mani sui fianchi.
-Quindi puoi estendere il tuo Scudo per circa venticinque metri.- dedusse -È un bene o un male?
-Ha già battuto Jane.- ci ricordò Den -Direi che è un bene sapere di poterci allontanare per tutto questo spazio senza venire colpiti da alcun Talento.
Arrossii e abbassai lo sguardo, lusingata. Gli Alfa stavano per lo più fermi durante lo scontro, perciò quando fosse arrivato il momento avrei potuto proteggere tutti quelli che mi sarebbero stati vicino. Avrebbero pensato loro a neutralizzare tutti i vampiri con poteri speciali dei Volturi.
-Ho un'idea.- annunciò Emmet.
Oh, no.
-Vediamo quanto sei veloce a muoverti.- propose, sfregandosi le mani.
Sapevo che non avrei dovuto tirargli una gomitata sul naso quando aveva cominciato con la storia del labrador.
-Den, tu devi parlarmi con la mente, Bella, tu devi proteggermi. Se sento qualcosa, hai perso.- spiegò, ghignando.
Il mio Scudo lo inglobò mentre inarcavo un sopracciglio.
-Lo sai che non è così difficile?- chiesi.
Emmet sorrise, poi sparì.
-Ehi!- protestai mentre la sua mente scattava su per le scale. Il mio Scudo perdeva il contatto con lui ad ogni svolta, ad ogni curva. Il vampiro si lanciò giù dalla finestra e atterrò nella marea di potere che avevo predisposto ad aspettarlo.
Io e Den ci scambiammo uno sguardo. Tra Emmet e lui c'era un muro, e sapevo che aveva bisogno del contatto visivo per comunicare qualcosa al vampiro.
Il lupo sorrise e scattò verso la porta. Gli afferrai la il colletto della maglietta e lo tirai verso di me. Approfittai del suo sbilanciamento e mi piazzai davanti all'uscita, allargando le braccia.
-Da qui non si pa...
Sentii una pressione sulla vita ed il mondo si capovolse.
-Una fortezza inespugnabile.- commentò sarcasticamente Den, mentre mi teneva su una spalla.
Emmet forse avrebbe dovuto approfittare di quel mio momento di distrazione per correre, ma era troppo impegnato a ridere.


Fu una parola a svegliarmi il mattino dopo: Denali. Mi rialzai immediatamente a sedere, perfettamente lucida, grazie ai riflessi da lupo.
-Il numero dei vampiri sta esponenzialmente aumentando.- commentò Trevor, da una camera vicina.
-Quando arrivano?- chiese Den, da un'altra direzione.
Sembrava che ci fossimo tutti svegliati nello stesso momento.
Si propagò un silenzio imbarazzato per la casa. Nessuno sembrava volerci dire la triste notizia.
-Non, verranno, cari.- rispose Esme.
Mi gettai verso l'armadio per indossare qualcosa. Come sarebbe a dire che non sarebbero venuti? I Cullen erano la loro famiglia! Non potevano lasciarli nelle mani dei Volturi come se niente fosse!
Scesi le scale e dribblai Jasper per arrivare in cucina, dove Esme mi stava già aspettando. Avevo una sola domanda, che riassumeva le decine che mi vagavano per la testa.
-Perché?
La vampira sospirò.
-Sedetevi e ve lo racconterò.- promise a me e ai due licantropi che erano appena arrivati.
Obbedimmo e attendemmo. Esme ci servì tre piatti di pancake, ma nessuno di noi sembrava avere particolarmente fame, perciò il cibo rimase a fumare davanti ai nostri occhi senza venire toccato.
-Vedete, i Denali sono cinque.- cominciò la donna -Ma un tempo c'era anche la fondatrice della famiglia. Non so il suo nome, loro non ne parlano mai, però so come è stata uccisa.
Esme fece un respiro profondo.
-Fu giustiziata dai Volturi per aver commesso un crimine contro la razza dei vampiri. Lei creò... un bambino immortale.
Sussurrò le ultime due parole velocemente, quasi avesse paura che potessero fare del male a qualcuno. Non conoscevo questi “bambini immortali”, ma dal viso di Esme dedussi che non facevano parte di una storia felice.
-Che cos'è...- cominciò Trevor.
-È un infante trasformato in vampiro.- disse d'un fiato Esme -Sono creature bellissime e del tutto incapaci di controllarsi. Per i Volturi sono quel genere di minaccia che potrebbe svelare la nostra esistenza agli esseri umani e per questo li hanno dichiarati fuorilegge.
Esme si passò le dita sulla fronte e aprì la bocca per parlare, senza riuscire a dire nulla. Jasper le andò vicino per poggiarle una mano sulla spalla.
-Vai a sederti- la esortò -continuo io.
La vampira annuì riconoscente ed uscì dalla cucina troppo in fretta per dare l'impressione di essere calma.
Il figliastro rimase ad aspettare che si fosse allontanata. Non che servisse a risparmiarle la narrazione, dato che io stessa riuscivo ad udire il frullo d'ali dei passeri fuori dalla casa.
-La madre di Tanya, Kate ed Irina morse un bambino.- proseguì Jasper -Lo fece all'insaputa di tutti, persino delle sue figlie, ma questo non bastò a salvarla. Venne scoperta ed arsa su una pira assieme alla sua creazione, sotto gli occhi del resto della sua famiglia.
-Aro dovette ammettere la totale innocenza del resto del clan e concesse loro di vivere.
Ora capivo cosa sconvolgeva Esme: non ci sarebbero stati patteggiamenti tra noi ed i vampiri italiani, alla fine dello scontro solo uno sarebbe continuato ad esistere e, indifferentemente dal fatto che avessimo vinto o perso, tutti avrebbero subito delle perdite. Quella donna stava per perdere i suoi figli.
-Un reato contro la vostra razza... I Denali hanno paura di mettersi di nuovo contro i mantelli rossi.- Den scosse la testa -Non gli posso certo dare torto.
-Ma sono la vostra famiglia!- protestai -Dovete pur contare qualcosa per loro!
La comprensione e la tristezza lasciarono il posto alla rabbia. Come potevano persone che si definivano civili abbandonare i propri amici in pericolo di vita? Chi credevano di essere? Perfino Victoria, l'esempio della manipolazione per eccellenza, non aveva mai tradito James. Mai. Perfino lei sapeva a cosa teneva.
Beh, se allora gli erano così tanto care le loro preziose vite immortali potevano anche prendersele e ficcarsele...
Strinsi i pugni e mi costrinsi a non trasformarmi in mezzo alla stanza per la frustrazione.
Addentai i pancake più per fare qualcosa che per una vera sensazione di fame. Speravo tanto che quegli idioti venissero aggrediti da un branco di Alfa, così da poter esibire il dito medio quando avrebbero supplicato l'aiuto di uno Scudo.
Il suono del motore in lontananza mi distrasse.
Scattai alla porta assieme a tutti gli altri per assistere al ritorno di Carlisle ed Alice.
I due vampiri uscirono dall'autovettura belli come al solito, ma delusi come noi. Alice corse tra le braccia di Jasper, Carlisle si avvicinò ad Esme.
-Ce la faremo.- ci rassicurò, muovendo lo sguardo sul gruppo -Adesso dobbiamo aspettare la Cecchina e Lucy, però.
Annuii inconsapevolmente.
-Sarà meglio che Jasper cominci a dare ripetizioni di lotta a tutti.- propose Carlisle.
-Non serviranno!- esclamò Emmet -Guardate come abbiamo conciato i neonati e Jane!
Rosalie inarcò un sopracciglio.
-Guardate come Bella ha conciato Jane, vorrai dire.- precisò la bionda -Perché ti ricordo che gli unici due vampiri dai poteri speciali che sono morti durante lo scontro sono stati uccisi da licantropi.
-Onore alla specie.- disse Den, alzando una mano in una posizione vittoriosa.
Ne approfittai per dargli il cinque.
-Non ti esaltare...
Tutti si zittirono e si voltarono verso Alice, di cui avevamo udito il tendersi di ogni muscolo. Gli occhi della vampira erano vuoti, e fissi in un punto lontano. Il suo volto non lasciava trasparire emozioni di alcun genere, solo stupore.
Si staccò da Jasper con movimenti lenti, misurati, e si allontanò in direzione del bosco di un paio di passi.
-Cosa...
Alice mi fece un gesto per dirmi di tacere.
Un momento dopo fu chiaro a tutti il perché del suo comportamento. Un suono di passi nel sottobosco attirò la mia attenzione. La persona si muoveva con calma, pur essendo di sicuro più rapido di un umano comune. Nessun rumore di battiti cardiaci accompagnava quello dei passi e del respiro del misterioso visitatore, che in quel momento era appena oltre le mie capacità visive.
Con un ultimo scatto, Edward Cullen uscì dalla foresta.
Il suo volto catturò i tenui raggi solari provenienti da uno squarcio tra le nubi e li spezzò in milioni di arcobaleni. I capelli spettinati nascondevano in parte le iridi brune, incastonate su un volto stupendo, ancora più bello di quanto me lo ricordavo nei miei offuscati ricordi umani. Il suo corpo statuario procedeva con calma verso di noi, verso Alice, che lo guardava con occhi sbarrati.
Il mio Scudo si mosse su mia richiesta, e non si fermò finché le mente di Den non fu immersa nel magma bollente con cui ora visualizzavo il mio Talento.
Edward si fermò davanti alla sorella. I due si scambiarono uno sguardo che non avrei saputo decifrare.
-Ciao.- salutò Edward.
Decisi che era meglio mettere al sicuro anche la mente di Trevor. Volevo che i segreti dei licantropi rimanessero tali.
Prima che il vampiro potesse parlare di nuovo, un suono di due macigni che si scontrano rimbombò per l'aria. La faccia di Edward ruotò, colpita dal pesante pugno della sorella, che afferrò il nuovo arrivato per il colletto della camicia, sollevandolo finché i suoi piedi non toccarono più il suolo.
-Come hai fatto?- urlò -Cosa hai fatto?
-Posso spiegarvi. Era l'unico modo per far sì che tutti fossero al sicuro.- disse il vampiro, alzando le mani.
Edward Cullen era appena tornato dal mondo dei morti. Sembrava impossibile, ma era vero. Ed ora era lì davanti a me, togliendomi qualunque pensiero dalla testa che non fosse il sangue che fischiava nelle mie orecchie o la sensazione delle due menti a contatto con la mia.
-Lascialo andare, Alice.- intervenne Carlisle.
La vampira si morse il labbro e posò delicatamente per terra il fratellastro.
-Credevo di averti perso.- mormorò la veggente.
Lo abbracciò singhiozzando. Edward la circondò con un braccio mentre con l'altro si tastò la mascella con prudenza.
-Mi hai fatto piuttosto male per aver deciso di colpirmi solo all'ultimo secondo.- commentò.
-Spera che non lo faccia anch'io.- s'intromise Emmet -Come hai fatto a ingannare Alice?
Edward si sciolse dall'abbraccio e guardò il fratello. I suoi occhi si incrociarono per un attimo con i miei, e la tensione di quel momento fu insopportabile. Fortunatamente dovette accorgersene e distolse lo sguardo.
-Mi sono fatto aiutare da Jacob.- ammise -Gli ho chiesto di uccidermi... momentaneamente e farmi rimanere fuori gioco per un po'. Sapevo che Alice non avrebbe visto la mia decisione se fosse stato coinvolto un licantropo.
-Sì, ma perché l'hai fatto?- chiese Alice, con insistenza -Credevamo che tu fossi davvero morto!
-Era necessario.- si giustificò -La notte che Bella... fu morsa...
Io e Den ci irrigidimmo. Jake doveva averglielo raccontato dopo aver rimesso insieme i pezzi del suo corpo.
-Captai qualcosa.- si indicò la tempia con un dito -Un pensiero strano che apparteneva ad una creatura molto veloce. Sparì prima che potessi identificare cosa fosse l'essere a cui apparteneva.
Doveva aver percepito la presenza di Den mentre era lupo. Era l'unica creatura che era stata nei dintorni quella notte che potesse batterlo nella corsa.
-Quando i quileute mi dissero di aver trovato del sangue di Bella riuscii ad ottenere il permesso di entrare nella riserva prima di voi. Volevo essere il primo a vedere cosa era successo, e questa fu una fortuna.- continuò il vampiro, guardando in un altra direzione come per richiamare meglio i ricordi -Quando sentii l'odore di un Figlio della Luna pensai al peggio, ma né io né il branco riuscimmo a trovare nessun cadavere. Intuii che Bella dovesse essere stata morsa e portata via, ma la scia del lupo finiva nel nulla e...
-E perché non ce lo hai detto?- chiese Rosalie, spazientita.
-Perché sapevo che i Volturi sarebbero venuti ad assicurarsi che Bella fosse morta e non nascosta da qualche parte, e se Aro mi avesse toccato avrebbe saputo tutto. Noi eravamo innocenti, certo, e probabilmente i Volturi non avrebbero trovato nulla di cui incolparci. Era però sicuro che avrebbero scatenato una caccia per trovare Bella, e noi avremmo dovuto decidere se stare con loro o contro di loro. Esclusa la possibilità che decidessero di giustiziarci subito per non averla resa immortale prima di un cane.
Senza offesa. Dissi mentalmente a Den.
Lo sentii mordicchiarsi la parte interna della guancia per il nervosismo.
-Persuasi i Quileute a confondere l'odore del lupo con il loro, e poi gli spiegai il mio piano. Jake mi avrebbe momentaneamente distrutto dopo che io avessi lasciato un biglietto inscenando un suicidio. Convincendo voi, e soprattutto Alice, ho potuto convincere Aro della mia morte. Jacob doveva risvegliarmi o due mesi dopo la visita dei Volturi, assicurandosi che non ce ne fossero altre in programma, o se le cose fossero degenerate ed il conflitto fosse diventato inevitabile. Ammetto di non avergli rivelato che Bella era stata trasformata, e mi dispiace che questo abbia quasi causato una battaglia.
-Ecco di cosa si vergognava Jacob...- disse Trevor -Sapeva che stavate vivendo un lutto immotivato.
Gli occhi di Edward si spostarono sul licantropo, che fece un passo indietro, intimidito da quegli occhi inquisitori, e palesemente curiosi.
-Non riesco a sentirvi.- disse il vampiro, socchiudendo le palpebre.
Tutti, meno Trevor, si voltarono verso di me.
-Devo parlare più forte?- chiese l'Alfa, corrugando la fronte.
Den scosse il capo. -Edward ha il Talento della telepatia.- gli spiegò.
Sapevo cosa stavano pensando tutti, e quindi cosa Edward stava apprendendo sul mio Scudo. Non era di certo un segreto, perciò non mi comportai come se lo fosse. La mia coscienza incontrò Esme, Emmet, Carlisle... Tutti vennero avvolti dalla mia aura, meno Edward.
-Hai protetto solo i tuoi amici lupetti?!- esclamò Emmet, puntando un dito contro Edward -Ti rendi conto che mi odierà per i prossimi dieci anni per quello che ho pensato su di lui negli ultimi due minuti? Non potevi fare un piccolo sforzo in più?
Scossi la testa, confusa.
-Scusa.- dissi -Non ci avevo pensato.
È pazzo. Sussurrai telepaticamente a Den. Il suo sorriso dissipò parte della tensione sul suo volto.
Non sapevo dove ci avrebbe portato questa conversazione, e forse fu a causa di questo smarrimento che quando mi voltai non potei fare a meno di fissare le iridi castane del telepate. Sarebbe dovuto succedere prima o poi, certo, ma forse una parte di me sperava che non accadesse mai.
I miei occhi rimasero incatenati dai suoi, e mi sentii risucchiata in qualcosa che non sapevo definire. Di una cosa ero sicura: avevo paura.
-Un potere strabiliante.- commentò con la sua voce melodiosa.
Sbattei le palpebre, e quando le risollevai il mondo era diventato giallo. L'espressione di Edward diventò sbalordita ed il vampiro si trattenne dal fare quel passo verso di me che aveva accennato.
-Smettete di pensare cose imbarazzanti.- avvertii -Sto per ritrarre lo Scudo.
Proteggerò solo voi. Dissi ai due licantropi mentre la marea ritornava nella mia testa e i miei occhi cambiavano colore. Sarà meglio che non si sappiano troppe cose sui rifugi dei Figli della Luna in giro.
Ruppi il contatto visivo con il Cullen. Udii il suo corpo muoversi ed avvicinarmisi. Non sapevo cosa fare. Il lupo dentro di me si agitava a disagio, suggerendomi di indossare la pelliccia e di correre via.
Ma non sarei più fuggita, nonostante la paura.
Il vampiro si bloccò e si girò verso Alice, con la quale sembrò condurre una conversazione mentale.
Adesso sapeva di me e di Den, sicuramente. Cosa potevano pensare i Cullen se non che durante l'assenza del vampiro io mi ero messa con un altro? Edward non ne sembrava particolarmente felice.
L'immortale scosse la testa e proseguì verso di me, rispondendo ad una muta domanda di Alice. Quando fummo a due passi di distanza si sporse ed annusò prudentemente l'aria.
-Mhhh.- mugulò -Nessun buon profumo, il che più che essere un male è un bene.
I nostri occhi si rincontrarono, ma io ora avevo superato la sorpresa. Resistetti al vortice.
-Sono contenta che tu non sia morto.- gli rivelai, facendo un cenno col capo.
Edward aprì la bocca. Una zaffata dolciastra mi investì in un insieme di zucchero, cannella e qualcosa di acido. Faceva vagamente schifo, ma non troppo.
-Devo trasformarmi.- lo interruppi, prima ancora che potesse cominciare.
Gli diedi il lato sinistro e mi allontanai verso gli alberi. Ci volle qualche secondo perché Den e Trevor capissero che mi dovevano venire dietro. I lupi si affrettarono a raggiungermi, sempre all'interno della barriera.
 
   
 
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