AUTRICE: VI CHIEDO GIA' SCUSA. NON FUCILATEMI, HO
PIANTO UN POCO,
SCRIVENDOLA.
3.
Hospital
Newt salì sull’autobus, un
poco agitato. Era un giorno come un altro, e
pioveva un poco.
Come ogni giorno, era passato a prendere sua
sorella dopo scuola e ora sii
stava dirigendo verso l’ospitale. Guardò fuori dal
finestrino e notò una
coppietta di fidanzati.
Lei lo stava tenendo per mano, mentre lui parlava
al cellulare.
Continuavano a lanciarsi quei tipici sorrisini da coppia alle prime
armi. Newt
si ritrovò a sperare che la loro relazione sopravvivesse a
lungo.
Ultimamente gli succedeva sempre più
spesso di guardare una coppia e
sperare che la loro relazione fosse positiva. Forse inconsciamente
sperava che
facendo questo, magari anche la sua relazione sarebbe sopravvissuta a
lungo.
Ma solo inconsciamente. Perché lui
sapeva che in realtà la sua relazione
non avrebbe mai potuto sopravvivere. Scosse la testa, cercando di
eliminare i
pensieri negativi, prima di chiamare la fermata.
Scese e si mise il cappuccio della felpa in testa.
Aveva cominciato a
piovere più forte.
Notò un piccolo negozio di fiori, sul
punto di chiudere. Corse verso di lì,
nonostante la caviglia gli facesse male.
“Scusate… posso? Posso
comprare dei fiori?” chiese, respirando affamato.
L’uomo
lo guardò un poco infastidito, ma poi sorrise.
“Cosa vuoi?” gli chiese, infine.
Newt sorrise. “Fiordalisi, per favore.” Thomas
amava i fiordalisi. La prima
volta che si erano incontrati era stato in un campo di fiordalisi.
“Cosa stai facendo?” aveva
chiesto Newt, all’epoca 6 anni. Thomas aveva alzato il viso
verso di lui, un
mazzo di fiordalisi in mano. “Raccolgo dei fiori. Sono i miei
preferiti.” Aveva
spiegato fiero. Newt li aveva guardati un sorriso sulle labbra.
“Sono belli.” Aveva
detto. Si era poi girato per tornare da sua madre, ma Thomas gli aveva
afferrato il braccio. Quando Newt era tornato a girarsi verso di lui,
Thomas
gli aveva dato i fiori. “Ecco, visto che tu
piacciono.” Gli aveva poi sorriso,
quel sorriso che più tardi Newt si sarebbe reso conto di
amare ed era corso
via.
Newt prese i fiori e li pagò, prima di
andare verso l’ospedale. Salutò la
receptionist, ormai abituata a vederlo lì e salì
calmo le scale.
Davanti alla porta di Thomas vide Teresa e Alby,
seduti. I due gli fecero
un cenno. “Minho è dentro?” chiese alla
fidanzata del ragazzo. Teresa annuì.
Teresa era la sorella maggiore di Thomas, nonché la
fidanzata di Minho. Newt
entrò nella stanza.
Minho era seduto su una sedia, non accanto al
letto di Thomas e si stava
strofinando gli occhi. Fece un debole sorriso a Newt. “Ehi,
biondino.” Disse.
Newt gli sorrise a sua volta, prima di girarsi verso il letto.
Thomas sorrise al biondo.
“Ehi.” Sussurrò. Newt si
avvicinò al suo letto e
mise i fiordalisi nel vaso accanto al letto. Thomas
fece un sorriso leggermente più largo alla
vista dei fiori. “Fiordalisi.” Sussurrò.
Newt si sedette accanto al letto. “Come
stai, Tommy?” La risposta del
ragazzo arrivò automatica. “Bene.” Poi
rise, leggermente. “Sono stato meglio.”
Newt passò una mano tra i capelli del fidanzato.
Thomas sospirò, sempre sorridendo.
“Newt, sii forte, quando io… quando io
non ci sarò.” Newt sentì il groppo alla
gola tornare, ma si sforzò di
deglutire. “Anche te. Devi combattere.” Thomas si
volse verso la finestra,
prima di tornare a guardarlo. “I dottori mi hanno dato ancora
una settimana di
vita al massimo.”
Newt si sforzò di controllare il
movimento del labbro. “Avanti, Tommy, lo
sai anche te che a volte i dottori si sbagliano.” Thomas
annuì. “Lo so eccome.
Non credo che arriverò ad una settimana. Non credo nemmeno
che arriverò a
stasera.”
Newt scosse la testa ripetutamente, mentre le
lacrime scendevano sul suo
viso. “Tommy, non dire così, cacchio.”
Gli occhi del ragazzo più giovane erano
lucidi. “Non voglio che sia un
colpo troppo forte per te, Newt.”
Newt tentò di asciugarsi gli occhi, ma
non riusciva a fermare le lacrime. Thomas
era sempre stato quello forte nella relazione. E ora vederlo piangere,
lo stava
distruggendo di più.
Dopo il primo incontro, Thomas
e Newt non si videro per un bel po’ di tempo. Poi Thomas
cominciò a frequentare
la stessa scuola primari DI Newt e Minho. Newt lo riconobbe subito.
“Il ragazzo
dei fiordalisi!” urlò, non appena lo vide. Thomas
lo guardò con un sorriso,
chiaramente riconoscendolo. In poco tempo, lui, Thomas e Minho
divennero
inseparabili migliori amici.
Thomas e Newt si baciarono per
la prima volta l’ultimo giorno della quinta elementare. Dalla
prima media
divennero una coppia.
Erano la coppia perfetta: il
ragazzo più intelligente e il ragazzo più gentile
della scuola. Rimasero
insieme anche durante il difficile periodo in cui Newt
rischiò di morire tirato
sotto da una macchina.
Andarono alla stessa scuola
superiore, e finirono l’università insieme. Tutti
dicevano che erano di sicuro
anime gemelle, erano perfetti insieme.
Dopo 2 anni dalla fine delle
superiori, Newt aveva cominciato a sperare in un matrimonio tra lui e
Thomas.
Avevano fatto dei piani per andare in vacanza insieme e Newt aveva
deciso che
si sarebbe proposto in vacanza. Ma non fecero mai la vacanza.
Fu un caso, davvero. Thomas si
era rotto un braccio cadendo dalle scale e, una volta
all’ospedale, mentre lo rimettevano
in sesto, avevano scoperto il tumore. O meglio i tumori, dato che lo
stavano
consumando letteralmente in tutto il corpo.
E ora, due mesi dopo, Thomas era lì,
sdraiato a dirgli che non sarebbe
riuscito a rimanere un altro giorno. Thomas tese la mano verso Newt, e
il
ragazzo gliela afferrò. Thomas la mosse verso il viso del
biondo e gli asciugò
le lacrime. “Non… non piangere, Newt.”
Newt si morse il labbro, mentre le lacrime
rifiutavano di fermarsi. Thomas
sospirò. “Ti amo tanto, Newt. Mi dispiace. Vi amo
tutti.” Ora le lacrime
stavano scorrendo sempre più copiose sul volto del giovane.
Newt strinse la
fredda mano di Thomas tra le mani. “Tommy, ti amo
così tanto! Vorrei che
avessimo più tempo…”
Thomas sorrise, tra le lacrime. “Lo
vorrei anch’io.” Rimasero a fissarsi
negli occhi per qualche secondo, finché un attacco di tosse
non costrinse
Thomas a chiudere gli occhi. Newt vide il battito cardiaco del moro
decelerare.
Thomas sorrise nuovamente.
“Newt… voglio dirti che sei il miglior ragazzo
che qualcuno potrebbe sperare di avere nella propria vita. Nessuno
è come te.
Mi mancherai un sacco. Ti amo.” Fece. Poi chiuse gli occhi.
Newt continuò a stringergli la mano. “Tommy…”
Thomas
riaprì gli occhi. “Sii forte, Newt. Fallo per
me.” Newt annuì, la vista
oscurata dalle lacrime. Poi con un ultimo sorriso, Thomas chiuse gli
occhi. E
stavolta non gli riaprì.
Newt non lasciò andare la mano del
giovane. “Tommy? Ti prego non lasciarmi.
Tommy? Rimani con me per favore! Tommy, non lasciarmi!”
urlò, piangendo. Sentì
Minho piangere alle sue spalle, mentre usciva dalla stanza.
E dall’urlo straziante di Teresa, lo
seppe anche lei.
Un paio di forti braccia lo afferrarono, e si
ritrovò stretto tra le
braccia di Alby, a piangere. Quando la mano di Tommy scivolò
via dalla sua,
pianse più forte. “Tommy!
Perché…?!”
Pianse per se, e per la morte del proprio amore.
Pianse per Chuck, il
fratello minore di Thomas, che pensava che il fratello avesse solo
un’influenza
un poco grave, ma che sarebbe passata. Pianse per i genitori del
ragazzo.
Pianse per Minho, per Teresa, per Gally e gli altri. Pianse per Tommy.
Non pianse al funerale. Quello che stavano
mettendo sottoterra non era il
suo Tommy. Il suo Tommy era già andato via.
Newt visse fino ad una
veneranda età, ma mai si sposò. Si vedeva ancora
con Teresa e con Minho e gli
altri. Non aveva più pianto per la morte di Tommy. E se gli
chiedevano di lui,
lui sorrideva, al ricordo del suo primo, unico e vero amore.