C
A P I T O L O
quindici
Hinata si sedette al tavolino,
posandosi la borsa sulle ginocchia per rimettere in ordine il suo contenuto.
Era andata bene, alla fine, molto bene a dir la verità. Studiare con Naruto aveva
dato i suoi frutti anche per lei: ripetere così tante volte i concetti più
complicati le aveva permesso di memorizzarli come si doveva. Si erano detti che
si sarebbero visti al bar dell’università, una volta finito l’esame, ma lei era
uscita da quaranta minuti, e di Naruto ancora neanche
l’ombra.
«Eccomi» brontolò Naruto, sedendosi
malamente sulla sedia davanti a lei, appoggiando le braccia e la fronte sul
tavolo, sbadigliando «Sono così stanco…» si lamentò, e Hinata temette che si
potesse addormentare seduta stante.
«Com’è andata, Naruto-kun?»
chiese gentilmente, abbassandosi per appoggiare la borsa a terra.
Naruto sembrò risvegliarsi,
appoggiando i gomiti sul tavolo e sorridendole, «Ventidue, Hina-chan!»
le disse, chiamandola con quel soprannome che le aveva dato Kiba, usato ormai
da tutta la compagnia, «Ed è tutto merito tuo» continuò.
«Ma sei tu che hai studiato, Naruto-kun» rispose, sfiorandogli la mano, «E sei stato tu
che hai risposto alle domande del professore».
Naruto la fissò negli occhi, così
profondamente da metterla a disagio, ma prima che lei potesse fare qualsiasi mossa
sbagliata, Naruto parlò, «Quindi usciamo assieme,
vero?» le chiese, osservandola mentre arrossiva.
Lei sembrò esitare, ed ogni secondo
che passava Naruto si sentiva meno sicuro di sé, desiderando quasi morire.
Forse Hinata lo voleva rifiutare, e Kiba gli avrebbe
detto che poteva benissimo uscire con altre ragazze, o con Mai, dato tutte
stravedevano per i giocatori della squadra di baseball. Ma lui non voleva
uscire con nessuna ragazza al di fuori di Hinata.
«Va bene, Naruto-kun»
disse finalmente, accennando ad un sorriso.
Naruto tornò a respirare, rilassando
le spalle, «Per un momento ho pensato che tu mi dicessi di no» rise poi, passandosi
una mano tra i capelli, «Quindi… andiamo a mangiare fuori stasera, ti va?» e
quando la vide annuire, il posto perfetto gli si materializzò davanti agli
occhi come un’Illuminazione, «Conosci Ichiraku? Lui
fa il ramen più buono della storia del ramen! Dovremmo andare lì, sicuramente…―» poi,
all’improvviso, le parole gli morirono in gola e sentì le proprie guance
scaldarsi, «Forse dovresti scegliere tu, Hina-chan,
dove andare a mangiare…».
Era uno stupido. Si stava comportando
da stupido. Forse Hinata non si sarebbe nemmeno presentata perché spaventata da
lui.
«Va bene Ichiraku,
Naruto-kun» la sentì dire, era dolce e leggera come
il vento in primavera, «Lo conosco anche io, è davvero buono il ramen, sì» e sorrise, alzandosi e prendendo la borsa, «Ora
scusami, ma devo proprio andare, ho promesso a mia sorella che ci vedevamo…» si
scusò, facendo un piccolo inchino di saluto.
«Quindi alle otto da Ichiraku?» chiese conferma lui, alzandosi a sua volta,
rendendosi conto di quanto Hinata fosse bassa rispetto a lui. Mi dovrò abbassare per baciarla, si
disse, vergognandosi per quel pensiero che gli aveva attraversato il cervello. Non correre idiota, non correre. Hinata è
una brava ragazza, dev’essere trattata come una principessa.
Avrebbe dovuto baciarla, quella sera?
Non lo sapeva, era confuso. In realtà, non aveva la minima idea di cosa avrebbe
dovuto fare – doveva assolutamente chiedere a qualcuno.
Quando si riprese dai suoi pensieri
per salutare Hinata, si accorse con dispiacere che se n’era già andata.
― ♦
―
Sasuke se ne stava seduto sul divano,
il gatto appollaiato sulle sue gambe faceva le fusa mentre lui leggeva,
ignorando Choji e Shikamaru, intenti a giocare con la playstation, seduti sul
pavimento. C’era calma – se non si consideravano gli insulti occasionali che i
due ragazzi si lanciavano –, Sai era fuori con Ino, e Naruto aveva un esame che
forse non avrebbe passato, o forse sì, dato che aveva studiato con Hinata per
delle settimane.
«Choji, ammazza quel bastardo!»
strillò Shikamaru pochi attimi prima che la porta dell’entrata si aprisse,
seguita da un altro urlo fastidio.
«TEME!», e in tre secondi Naruto era
davanti a lui, ancora con la giacca addosso, «Ho un appuntamento con Hinata»
disse, schietto e chiaro, in preda a quello che sembrava il più totale panico.
Allora aveva passato l’esame.
«Auguri, dobe».
«AUGURI UN CAZZO», le sue grida catturarono
perfino l’attenzione di Shikamaru che, mettendo in pausa, si girò a guardarli.
«Dovremmo fare delle regole in questa
casa e appenderle sul frigorifero» suggerì, stringendo il joystick fra le dita,
«E la prima sarebbe: Non. Gridare» continuò, ignorando che lui era il primo a
strillare per nulla, ma Sasuke doveva ammettere che aveva ragione. Si fissarono
in silenzio per una manciata di secondi, e poi lui riprese a giocare,
ignorandoli di nuovo.
«Bene!» affermò Naruto, togliendosi la
giacca e lanciandola sul divano, «Mi devi aiutare, ti scongiuro…» aggiunse,
sedendosi accanto a lui, sopra il cappotto. «Non so cosa si fa agli
appuntamenti!» ammise, facendo una carezza al gatto che lo guardò con gli
stessi occhi della morte che era solito fargli il suo migliore amico.
«Si esce, dobe»
rimbeccò Sasuke, chiudendo il libro con un sospiro,
incominciando a piegare le orecchie del grasso micio.
È
un miracolo che quel gatto non gli blocchi la circolazione delle gambe, pensò Naruto, accomodandosi meglio
sul divano.
«Lo so che si esce, infatti andiamo da
Ichiraku» gli disse, notando lo sguardo perplesso sul
viso dell’amico, «Ma poi? Che cosa devo fare?».
«Quello che ti senti di fare, senza
terrorizzarla, magari» suggerì Choji, dimostrando che era in grado di fare due
cose contemporaneamente.
Naruto guardò Sasuke, cercando
un’approvazione che non arrivò.
«Che bei consigli, grazie davvero,
ragazzi!» si lamentò, alzandosi di
scatto dal divano, spaventando il gatto che si mise dritto, scappando dalle
gambe di Sasuke.
«Che vuoi che ti dica, dobe?!».
«Nulla, appunto! Chiederò a Kiba,
grazie lo stesso» rispose, dirigendosi verso il corridoio, ma la voce di Sasuke
lo fermò.
«Davvero vuoi chiedere consiglio ad
uno che non esce più di una volta con la stessa ragazza?» gli chiese, cercando
di fargli capire che era una pessima idea.
«Almeno lui ci esce con le ragazze!»
affermò, uscendo poi sul pianerottolo, suonando il campanello all’altro
appartamento.
Ad aprirgli la porta fu Shino, si limitò a guardarlo e poi a chiedergli chi
cercasse, «Kiba è in camera con Akamaru» disse, e poi
chiuse la porta alle loro spalle, tornando a fissare dei vasetti contenete
insetti, messi in riga sul tavolo della cucina.
Disgustoso.
«Kiba!» lo chiamò entrando in stanza,
trovandolo steso sul letto, abbracciato al cane.
«Naruto…cosa
ci fai qui?» gli chiese, mettendosi a sedere, seguito da Akamaru
che sembrava voler imitare il padrone.
Naruto si passò le dita fra i capelli,
sedendosi sul letto di Shino, fissando
involontariamente l’acquario ricolmo di terra e formiche.
Non voleva neanche sapere come si
potesse dormire con uno come Shino, sul serio.
«Devi darmi dei consigli» ammise, ed Akamaru abbaiò, stendendosi con il muso sulle gambe di Kiba, «Devo uscire con Hinata, e
non so cosa fare» confessò, stringendosi nelle spalle.
«E sei venuto a chiedere al migliore,
eh?!» si vantò un poco, facendo le carezze ad Akamaru,
«Con Hinata… bella ragazza, complimenti!» commentò
stiracchiandosi. «Bene…» aggiunse poi, dopo un attimo di pausa, «Punto primo,
niente cena romantica».
Troppo
tardi, si disse
Naruto. Ma mangiare Ramen forse non era poi così
romantico.
«Punto due, niente regali, ti
porterebbe in una situazione di svantaggio in cui tu appari come quello che
tenta di fare di tutto per lei, e non va bene» spiegò con fare da vero
professionista, tanto che Naruto si chiese con quante ragazze fosse uscito, ma
a pensarci bene non era una cosa che voleva sapere. «Punto tre, niente scene da
film romantici e dichiarazioni di amore, tu te la vuoi portare a letto, ma di certo
non ne sei già perdutamente innamorato».
«Verame-»
tentò di commentare Naruto, ma lui non lo lasciò parlare.
«Niente monologhi di sei ore su te
stesso, fai parlare lei, non annoiarla, non tirare fuori argomenti che avete in
comune, devi agire come se non ti importasse l’idea che ci sarà un secondo
appuntamento, e il secondo appuntamento ci sarà» continuò imperterrito, «Falla
divertire e non cercare di fissare altri appuntamenti, se si crea la giusta
tensione sessuale baciala e poi accompagnala a casa, fine» concluse, e Naruto
lo fissò per qualche secondo.
«Grazie, Kiba», avrebbe dovuto
chiedere subito a lui, invece di provare con quei tre idioti dei suoi
coinquilini. Se ci fosse stato Sai sarebbe stato diverso, ma di certo Kiba ne
sapeva più di lui.
Il ragazzo sorrise, «Di nulla, fai
quello che ti ho detto e andrà bene» gli rispose mentre il cane sbadigliava,
smuovendogli una mano con il muso, in cerca di coccole.
«Certo!» affermò Naruto, avvisandosi
per tornare verso il suo appartamento.
«E fatti una doccia!» gli urlò Kiba,
qualche secondo prima che lui chiudesse la porta dell’entrata.
― ♦ ―
Naruto continuò a stropicciare un
tovagliolo di carta, spargendo i pezzettini per tutto il bancone di Ichiraku.
«Naruto, devono mangiare anche gli
altri» lo riprese il vecchio, lanciandogli uno sguardo a metà tra il
preoccupato e il severo, tornando poi al lavoro. Naruto
raccolse tutti i pezzettini e ricompose il fazzoletto, lasciandolo poi da
parte. «Stai aspettando qualcuno, ragazzo?» gli chiese, comprensivo, probabilmente
perché il biondo non aveva ancora ordinato la sua ciotola.
«Una ragazza» rispose, sbrigativo,
passandosi le mani tra i capelli e arrotolandosi le maniche della camicia fino
ai gomiti – si era pure messo la camicia! Sai lo aveva accompagnato lì venti
minuti prima delle otto per degli impegni che doveva sbrigare, ma ormai
aspettava da più di mezz’ora e di Hinata neanche l’ombra.
«Arrivano sempre in ritardo, non preoccuparti»
lo consolò Teuchi, «Arriverà».
E in quel momento la porta del locale
si aprì, Hinata si guardò attorno alla ricerca di Naruto. Era di una bellezza
che lui non si sapeva spiegare, non credeva di aver mai visto una creatura più
carina di lei. Quando lei lo vide, le guance rosse per il freddo si colorarono
ulteriormente e il sorriso si fece largo sul suo viso, rendendolo nervoso. Non
pensava che si sarebbe sentito così ansioso, gli era già sembrato gigantesco il
nervosismo di quel pomeriggio, ma avere Hinata vicino a lui, che profumava di
pulito e lavanda, era una tortura psicologica che lui non era sicuro di
riuscire a sopportare.
«Sei bellissima» si lasciò sfuggire,
mentre Hinata si spostava i capelli su una spalla.
«È stata Sakura-chan
a scegliere i vestiti…» rispose, aggiustandosi l’orologio sul polso e
raddrizzando la schiena, «Scusa per il ritardo, Naruto-kun,
non sono riuscita a parcheggiare qui vicino…» disse, abbassando lo sguardo.
Esagerava, non era una cosa per cui
dispiacersi così tanto, «Non preoccuparti» la confortò lui, posandole una mano
sulla schiena, scoprendo quanto fosse bello tenere la mano in quella curva
sinuosa, riusciva ad immaginare la morbidezza della sua pelle e si sentì
nuovamente un idiota, «Non è un problema».
«Di solito non arrivo in ritardo…»
iniziò lei, Naruto avrebbe voluto interromperla
ancora e dirle che non doveva scusarsi o giustificarsi, sapeva che era una
ragazza puntualissima. Ma la voce di Kiba gli rimbombò nella mente come una
regola divina: non interromperla, «C’è
un traffico tremendo per essere a metà settimana, non credi?».
«Sì, sì» rispose lui, quasi
disinteressato, facendo scivolare via la mano dalla sua schiena. Mettere in
pratica i consigli di Kiba sembrava estremamente difficile, e fingersi
disinteressato ad Hinata ancora di più.
«Allora, ragazzi, che cosa vi porto?» Teuchi interruppe la tensione tutt’altro che sessuale che
si era creata, trascinando Naruto lontano dalle dritte che Kiba gli aveva dato.
«Per me un Shoyu Ramen» rispose sorridendo, girandosi poi
a guardare la ragazza, «Tu, Hinata?».
«Shio Ramen, grazie» ordinò, cortese, aspettando
che l’uomo si allontanasse.
«Sei sempre così gentile, Hinata?»
domandò Naruto, appoggiando il gomito sul bancone e girandosi verso di lei,
cercando di farla parlare.
«Beh…» iniziò lei, muovendo le spalle
come se cercasse di rilassarsi, «Sono fatta così, immagino… e poi non mi dà
fastidio essere gentile con le persone» disse, spiando la cucina dall’altra
parte del bancone, girandosi poi a guardare i clienti del locale di Ichiraku, «Tu stai risparmiando per il tuo tatuaggio, Naruto-kun?».
Non
fare monologhi di sei ore su te stesso.
«Oh, no» rise lui, «Non ho ancora
iniziato, ma tra un po’…» e lasciò morire il discorso, anche se gli sarebbe
piaciuto riprendere il dialogo che avevano iniziato ad Halloween. Abbassò lo
sguardo alle mani di Hinata, osservando una piccola macchiolina viola uscirle
dalla manica – come aveva fatto a non accorgersi prima? «Cos’hai sul braccio?»
domandò, curioso, sfiorandole il gomito per tirare indietro la manica bianca.
Hinata però fu più veloce di lui e lo precedette, arrotolandosi la manica fino
a mostrare un leone sui toni dell’azzurro e del viola, tatuato sulla sua pelle
pallida con un disegno piuttosto geometrico. Sembrava fosse fatto di vetro e il
suo sguardo era austero e fiero. Alzò lo sguardo per incontrare quello di lei,
fisso invece sul proprio disegno. «Un leone» sentenziò lui, cercando di
riportarla alla realtà.
«Un leone, sì» ripeté lei, sorridendo
e abbassandosi nuovamente la manica, «Non ti piace?» domandò poi, come se il
suo parere contasse.
«Ormai te lo sei già fatto, no?»
chiese retorico, ma senza cattiveria, sfiorandole poi il polso da sopra la
maglia, «Comunque è molto bello».
Nuovamente, furono interrotti da Ichiraku che porse ad entrambi le ciotole, Naruto afferrò un
paio di bacchette e le porse ad Hinata, prendendo poi le proprie. Le staccarono
l’una dall’altra assieme e si augurarono buon appetito come due bambini,
iniziando a mangiare.
― ♦ ―
Naruto si affrettò a pagare mentre
Hinata era in bagno a sistemarsi. Sospirò nel vedere i pochi spiccioli che gli
erano rimasti nel portafoglio – meno male che almeno un consiglio di Kiba si
era rivelato utile: non regalarle niente. Avrebbe fatto davvero fatica a pagare
la sua parte di affitto e tutto il resto…
«Quindi hai fatto breccia nel cuore di
una ragazza, eh, Naruto?» si intromise Teuchi,
appoggiando un gomito sul bancone.
«No, no» rispose lui, infilandosi il
portafoglio nella tasca dei pantaloni, «Piuttosto è lei che ha fatto breccia
nel mio cuore» mormorò, guardando come incantato il corridoio da cui Hinata
sarebbe sputata da un momento all’altro, «Comunque il ramen
era buonissimo anche oggi» disse, alzando il pollice in segno di assenso,
accennando poi ad una risata.
«Naruto-kun»
Hinata richiamò la sua attenzione, costringendolo a
salutare il proprietario del locale e invitarla ad uscire.
L’aria fredda li colpì come una
frusta, Hinata si strinse nelle spalle e si abbottonò il cappotto blu, lo
stesso che aveva indossato alla rimpatriata. Sembrava avere così freddo che
Naruto non ci pensò due volte a passarle il braccio attorno alle spalle,
stringendola appena sé.
«Ti da fastidio?» chiese poi,
rendendosi conto solo in un secondo momento che forse aveva esagerato, che
magari non avrebbe dovuto essere così avventato.
«No, no, non preoccuparti» rispose
lei, rigida, ma senza allontanarsi dal suo tocco. Camminarono in silenzio, a
passo spedito, per uscire dalla piccola via e immettersi nel flusso di persone.
La sera era illuminata dalla luce gialla dei lampioni alti e dalle insegne
luminose dei negozi.
«Dove hai parcheggiato? Ti accompagno»
propose lui, fermandosi un attimo e lasciandola libera di muoversi e di
allontanarsi da lui, nel caso lo desiderasse.
Hinata rimase sotto al suo braccio,
con una mano posata leggermente sulla sua schiena, «Vicino al parco…» mormorò,
alzando gli occhi per incontrare quelli di lui.
«Hai fatto un sacco di strada…»
constatò, riprendendo a camminare, cercando di non andare troppo veloce per non
costringerla a tenere un’andatura pericolosa per i trampoli che indossava.
Sentiva il profumo dei capelli di Hinata e la morbidezza di quei fili di seta
sul braccio e sulla mano. Il suo respiro saliva sottoforme di nuvole bianche e
si disperdeva nella nebbiolina leggera, leggerissima, che li avvolgeva. «Ti sei
divertita?» le domandò, cambiando traiettoria per non farla entrare in una
pozzanghera.
«Certo che mi sono divertita, Naruto-kun» mormorò, alzando il viso verso di lui, «Anche
se eri un po’ strano… andava tutto bene?».
Ho
seguito i consigli di quell’idiota di Kiba, si disse. Limitandosi a “idiota” come insulto, quando
gliene aveva lanciati di ben più coloriti mentre si accorgeva che quello che
lui diceva non andavano bene per due come loro: Naruto era troppo chiacchierone
e Hinata non si meritava un comportamento così poco galante, e soprattutto finto
da parte sua.
«Avevo…» iniziò, chiedendosi se confessare
fosse la cosa migliore, «Avevo chiesto a Kiba come
dovevo comportarmi, dato che esce con un sacco di ragazze e ti conosce dal
liceo, e ho cercato di fare quello che aveva detto lui» disse, guardando
altrove, vergognandosi a morte di quello che aveva appena detto.
Hinata accennò ad una risata,
stringendo nella mano dietro la sua schiena, stringendogli la giacca, «Ma a me
piace come ti comporti tu, Naruto-kun, non hai
bisogno di chiedere consigli a Kiba-kun» lo
rassicurò, svoltando a destra.
Naruto intravide, sul fondo della
strada, le strisce pedonali e poi il parcheggio davanti al parco – erano già
arrivati, e ad ogni passo si sentiva sempre più malinconico a doverla lasciare
andare. «Dici?» chiese, riprendendo il discorso, «Allora non gli chiederò mai
più nulla» annuì convinto, «Anzi, arrivo a casa e lo riempio di pugni per non
avermi detto che dovevo essere come sono» esordì, facendola ridacchiare.
«Non devi picchiarlo per forza»
ribatté lei, «Basta non chiedergli più consigli, ti pare?».
Naruto annuì, «Quindi se non devo
seguire i consigli di Kiba…» iniziò, ragionando a
voce alta, «Significa che possiamo vederci ancora?» sorrise, sperando in un sì.
Hinata arrossì ancora, per un momento
sembrò quasi sul punto di inciampare, ma riuscì a tenersi sulle sue gambe, «Certo
che possiamo vederci ancora, Naruto-kun… che
domande!» e sorrise, senza sapere quanto fosse bella mentre lo faceva, con le
gote rosse e gli occhi socchiusi.
Rimasero in silenzio per il resto del
tragitto, attraversando la strada e cercando la macchina di Hinata nella
foresta di automobili che popolava il parcheggio. Quando la trovarono, la
ragazza scivolò a malincuore dalla stretta di Naruto e sentì il freddo
impregnarle le ossa nuovamente.
«Grazie della cena, Naruto-kun…» mormorò, cercando le chiavi nella borsetta, «Mi
ha fatto davvero piacere uscire con te».
Naruto la fissò, accennando ad un
sorriso mentre cercava di scorgere il telecomando della macchina nella
pochette, quando la estrasse trionfante, lui approfittò del momento prima che
lei si girasse, «Posso baciarti?».
Era stato diretto, preciso. E aveva una
gran voglia di farlo. Era tutto il giorno che ci pensava – se sarebbe stato
bello come Kiba diceva che fosse, se la sua bocca era morbida come sembrava e
dolce come la voce di Hinata.
La vide tremare e spalancare gli
occhi, diventando ancora più rossa di prima. Non sapeva cosa rispondergli?
Eppure gli sembrava una domanda così facile! Le prese delicatamente la mano che
stringeva le chiavi e premette il pulsante per sbloccare la portiera della
macchina, accennando ad un sorriso. Poi, prima che lei potesse prenderlo a
sberle o scappare via in preda al panico, si chinò a sfiorarle la guancia,
baciandola lì, all’angolo delle labbra, inspirando con discrezione il profumo
della sua pelle e sfiorandole la gote libera.
«Ci sentiamo, va bene, Hina-chan?» le disse piano, con una dolcezza che non sapeva
di avere, lasciandola un’ultima carezza al polso prima di girare i tacchi ed
andarsene, sperando che la ragazza non fosse troppo scombussolata da non fare
attenzione e fare un incidente.
N O T E ♦ D ‘ A U T R I C I ; siamo in missione per
conto del Signore.
Tah-dah! Eccoci qua.~
Allora, non abbiamo molto da dire, ci
limiteremo a poche e semplici cose, riguardo questo capitolo.
Parliamo della NaruHina,
della nostra personalissima versione di questa coppia.
Noi non siamo delle fans di The Last, è stato tutto così frettoloso
che ci ha lasciate spiazzate. Noi abbiamo una visione della NaruHina
più umana, e volevamo che facessero le cose con calma, passo per passo,
esattamente come una coppia normale. Anche perché Hinata
ha un carattere particolare, Naruto è molto
impulsivo, vero, ma non farebbe mai nulla che Hinata
non volesse fare, e questa è una cosa a cui personalmente teniamo molto. Quindi
non vi stupite se le cose, con loro due, saranno un po’ più lunghe.
Vorremmo che si conoscessero bene, che
legassero davvero, e poi che si impegnino in una vera e propria relazione
seria.
Devono prima di tutto capirsi, Naruto
deve capire Hinata, soprattutto, e poi il cerchio si
chiuderà.
Ovviamente questa è la nostra visione
delle cose, e ci dispiace se non coincide con la vostra.
Per quanto riguarda il pervertito Naruto, ci teniamo a precisare (dato che in giro si vede un
po’ di tutto) che per noi, pervertito, non significa che ci provi
immediatamente con Hinata e che sappia esattamente
cosa fare con una ragazza. La cultura porno insegna solo un sacco di cose
sbagliate, sia sul sesso, sia sulle relazioni, e pensiamo che si noti anche da
molte storie scritte da persone che hanno, come cultura di base, qualche video
porno visto in giro sul web.
Naruto è un imbranato, non sa cosa fare con
una ragazza, sa come sono fatte due tette, ma non come comportarsi ad un
appuntamento.
Insomma, questo è quanto, ci dispiace
molto se voi li vedete in modo diverso, ma pensatela così: soffrirete, ma poi ne sarete felici.
Detto questo, buon fine settimana,
nostri cupcakes.
Al prossimo aggiornamento, che sarà
sabato 4!
papavero
radioattivo