Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: papavero radioattivo    28/03/2015    9 recensioni
DAL CAP. 1 «Teme…» lo chiamò picchiettando sul vetro con la punta dell’indice, «credo che Ramen abbia la febbre», ma l’altro non si scompose più di tanto, nemmeno si girò a guardarlo.
«Non credo che i pesci rossi abbiano la febbre» la voce di Sasuke era disinteressata e distante, così Naruto si alzò con il piccolo acquario e si diresse verso la porta chiusa della stanza accanto alla loro. «Shika, tu che sei intelligente e sai sempre tutto…» incominciò mentre il ragazzo, seduto davanti al computer, era intento a cliccare tasti in modo isterico con una concentrazione che di certo non aveva quando frequentava le lezioni. «Secondo te che cos’ha Ramen?» gli chiese, mostrandogli la boccia nella quale galleggiava il pesce, riverso a pancia in su
.
!!! ATTENZIONE, la seguente storia contiene linguaggio volgare, scene forti e riferimenti sessuali dall'inizio alla fine. !!!
AU universitaria con gioie, dolori e perlopiù cavolate quotidiane. Per non creare troppo disordine, ambientata in una città dei giorni nostri del Giappone che prendere il nome di Konoha. Prevalentemente romantica ♥.
|| COPPIE CANON + NEJITEN; nuovi personaggi; non tiene in considerazione la morte di Neji e Itachi ||
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Team 10, Team 7, Team 8, Team Gai, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Neji/TenTen, Sai/Ino, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Temari
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A









C A P I T O L O

quindici

 

 

 

 

 

Hinata si sedette al tavolino, posandosi la borsa sulle ginocchia per rimettere in ordine il suo contenuto. Era andata bene, alla fine, molto bene a dir la verità. Studiare con Naruto aveva dato i suoi frutti anche per lei: ripetere così tante volte i concetti più complicati le aveva permesso di memorizzarli come si doveva. Si erano detti che si sarebbero visti al bar dell’università, una volta finito l’esame, ma lei era uscita da quaranta minuti, e di Naruto ancora neanche l’ombra.

«Eccomi» brontolò Naruto, sedendosi malamente sulla sedia davanti a lei, appoggiando le braccia e la fronte sul tavolo, sbadigliando «Sono così stanco…» si lamentò, e Hinata temette che si potesse addormentare seduta stante.

«Com’è andata, Naruto-kun?» chiese gentilmente, abbassandosi per appoggiare la borsa a terra.

Naruto sembrò risvegliarsi, appoggiando i gomiti sul tavolo e sorridendole, «Ventidue, Hina-chan!» le disse, chiamandola con quel soprannome che le aveva dato Kiba, usato ormai da tutta la compagnia, «Ed è tutto merito tuo» continuò.

«Ma sei tu che hai studiato, Naruto-kun» rispose, sfiorandogli la mano, «E sei stato tu che hai risposto alle domande del professore».

Naruto la fissò negli occhi, così profondamente da metterla a disagio, ma prima che lei potesse fare qualsiasi mossa sbagliata, Naruto parlò, «Quindi usciamo assieme, vero?» le chiese, osservandola mentre arrossiva.

Lei sembrò esitare, ed ogni secondo che passava Naruto si sentiva meno sicuro di sé, desiderando quasi morire. Forse Hinata lo voleva rifiutare, e Kiba gli avrebbe detto che poteva benissimo uscire con altre ragazze, o con Mai, dato tutte stravedevano per i giocatori della squadra di baseball. Ma lui non voleva uscire con nessuna ragazza al di fuori di Hinata.

«Va bene, Naruto-kun» disse finalmente, accennando ad un sorriso.

Naruto tornò a respirare, rilassando le spalle, «Per un momento ho pensato che tu mi dicessi di no» rise poi, passandosi una mano tra i capelli, «Quindi… andiamo a mangiare fuori stasera, ti va?» e quando la vide annuire, il posto perfetto gli si materializzò davanti agli occhi come un’Illuminazione, «Conosci Ichiraku? Lui fa il ramen più buono della storia del ramen! Dovremmo andare lì, sicuramente…―» poi, all’improvviso, le parole gli morirono in gola e sentì le proprie guance scaldarsi, «Forse dovresti scegliere tu, Hina-chan, dove andare a mangiare…».

Era uno stupido. Si stava comportando da stupido. Forse Hinata non si sarebbe nemmeno presentata perché spaventata da lui.

«Va bene Ichiraku, Naruto-kun» la sentì dire, era dolce e leggera come il vento in primavera, «Lo conosco anche io, è davvero buono il ramen, sì» e sorrise, alzandosi e prendendo la borsa, «Ora scusami, ma devo proprio andare, ho promesso a mia sorella che ci vedevamo…» si scusò, facendo un piccolo inchino di saluto.

«Quindi alle otto da Ichiraku?» chiese conferma lui, alzandosi a sua volta, rendendosi conto di quanto Hinata fosse bassa rispetto a lui. Mi dovrò abbassare per baciarla, si disse, vergognandosi per quel pensiero che gli aveva attraversato il cervello. Non correre idiota, non correre. Hinata è una brava ragazza, dev’essere trattata come una principessa.

Avrebbe dovuto baciarla, quella sera? Non lo sapeva, era confuso. In realtà, non aveva la minima idea di cosa avrebbe dovuto fare – doveva assolutamente chiedere a qualcuno.

Quando si riprese dai suoi pensieri per salutare Hinata, si accorse con dispiacere che se n’era già andata.

 

― ♦ ―

 

Sasuke se ne stava seduto sul divano, il gatto appollaiato sulle sue gambe faceva le fusa mentre lui leggeva, ignorando Choji e Shikamaru, intenti a giocare con la playstation, seduti sul pavimento. C’era calma – se non si consideravano gli insulti occasionali che i due ragazzi si lanciavano –, Sai era fuori con Ino, e Naruto aveva un esame che forse non avrebbe passato, o forse sì, dato che aveva studiato con Hinata per delle settimane.

«Choji, ammazza quel bastardo!» strillò Shikamaru pochi attimi prima che la porta dell’entrata si aprisse, seguita da un altro urlo fastidio.

«TEME!», e in tre secondi Naruto era davanti a lui, ancora con la giacca addosso, «Ho un appuntamento con Hinata» disse, schietto e chiaro, in preda a quello che sembrava il più totale panico.

Allora aveva passato l’esame.

«Auguri, dobe».

«AUGURI UN CAZZO», le sue grida catturarono perfino l’attenzione di Shikamaru che, mettendo in pausa, si girò a guardarli.

«Dovremmo fare delle regole in questa casa e appenderle sul frigorifero» suggerì, stringendo il joystick fra le dita, «E la prima sarebbe: Non. Gridare» continuò, ignorando che lui era il primo a strillare per nulla, ma Sasuke doveva ammettere che aveva ragione. Si fissarono in silenzio per una manciata di secondi, e poi lui riprese a giocare, ignorandoli di nuovo.

«Bene!» affermò Naruto, togliendosi la giacca e lanciandola sul divano, «Mi devi aiutare, ti scongiuro…» aggiunse, sedendosi accanto a lui, sopra il cappotto. «Non so cosa si fa agli appuntamenti!» ammise, facendo una carezza al gatto che lo guardò con gli stessi occhi della morte che era solito fargli il suo migliore amico.

«Si esce, dobe» rimbeccò Sasuke, chiudendo il libro con un sospiro, incominciando a piegare le orecchie del grasso micio.

È un miracolo che quel gatto non gli blocchi la circolazione delle gambe, pensò Naruto, accomodandosi meglio sul divano.

«Lo so che si esce, infatti andiamo da Ichiraku» gli disse, notando lo sguardo perplesso sul viso dell’amico, «Ma poi? Che cosa devo fare?».

«Quello che ti senti di fare, senza terrorizzarla, magari» suggerì Choji, dimostrando che era in grado di fare due cose contemporaneamente.

Naruto guardò Sasuke, cercando un’approvazione che non arrivò.

«Che bei consigli, grazie davvero, ragazzi!» si lamentò, alzandosi  di scatto dal divano, spaventando il gatto che si mise dritto, scappando dalle gambe di Sasuke.

«Che vuoi che ti dica, dobe?!».

«Nulla, appunto! Chiederò a Kiba, grazie lo stesso» rispose, dirigendosi verso il corridoio, ma la voce di Sasuke lo fermò.

«Davvero vuoi chiedere consiglio ad uno che non esce più di una volta con la stessa ragazza?» gli chiese, cercando di fargli capire che era una pessima idea.

«Almeno lui ci esce con le ragazze!» affermò, uscendo poi sul pianerottolo, suonando il campanello all’altro appartamento.

Ad aprirgli la porta fu Shino, si limitò a guardarlo e poi a chiedergli chi cercasse, «Kiba è in camera con Akamaru» disse, e poi chiuse la porta alle loro spalle, tornando a fissare dei vasetti contenete insetti, messi in riga sul tavolo della cucina.

Disgustoso.

«Kiba!» lo chiamò entrando in stanza, trovandolo steso sul letto, abbracciato al cane.

«Naruto…cosa ci fai qui?» gli chiese, mettendosi a sedere, seguito da Akamaru che sembrava voler imitare il padrone.

Naruto si passò le dita fra i capelli, sedendosi sul letto di Shino, fissando involontariamente l’acquario ricolmo di terra e formiche.

Non voleva neanche sapere come si potesse dormire con uno come Shino, sul serio.

«Devi darmi dei consigli» ammise, ed Akamaru abbaiò, stendendosi con il muso sulle gambe di Kiba, «Devo uscire con Hinata, e non so cosa fare» confessò, stringendosi nelle spalle.

«E sei venuto a chiedere al migliore, eh?!» si vantò un poco, facendo le carezze ad Akamaru, «Con Hinata… bella ragazza, complimenti!» commentò stiracchiandosi. «Bene…» aggiunse poi, dopo un attimo di pausa, «Punto primo, niente cena romantica».

Troppo tardi, si disse Naruto. Ma mangiare Ramen forse non era poi così romantico.

«Punto due, niente regali, ti porterebbe in una situazione di svantaggio in cui tu appari come quello che tenta di fare di tutto per lei, e non va bene» spiegò con fare da vero professionista, tanto che Naruto si chiese con quante ragazze fosse uscito, ma a pensarci bene non era una cosa che voleva sapere. «Punto tre, niente scene da film romantici e dichiarazioni di amore, tu te la vuoi portare a letto, ma di certo non ne sei già perdutamente innamorato».

«Verame-» tentò di commentare Naruto, ma lui non lo lasciò parlare.

«Niente monologhi di sei ore su te stesso, fai parlare lei, non annoiarla, non tirare fuori argomenti che avete in comune, devi agire come se non ti importasse l’idea che ci sarà un secondo appuntamento, e il secondo appuntamento ci sarà» continuò imperterrito, «Falla divertire e non cercare di fissare altri appuntamenti, se si crea la giusta tensione sessuale baciala e poi accompagnala a casa, fine» concluse, e Naruto lo fissò per qualche secondo.

«Grazie, Kiba», avrebbe dovuto chiedere subito a lui, invece di provare con quei tre idioti dei suoi coinquilini. Se ci fosse stato Sai sarebbe stato diverso, ma di certo Kiba ne sapeva più di lui.

Il ragazzo sorrise, «Di nulla, fai quello che ti ho detto e andrà bene» gli rispose mentre il cane sbadigliava, smuovendogli una mano con il muso, in cerca di coccole.

«Certo!» affermò Naruto, avvisandosi per tornare verso il suo appartamento.

«E fatti una doccia!» gli urlò Kiba, qualche secondo prima che lui chiudesse la porta dell’entrata.

 

 

Naruto continuò a stropicciare un tovagliolo di carta, spargendo i pezzettini per tutto il bancone di Ichiraku.

«Naruto, devono mangiare anche gli altri» lo riprese il vecchio, lanciandogli uno sguardo a metà tra il preoccupato e il severo, tornando poi al lavoro. Naruto raccolse tutti i pezzettini e ricompose il fazzoletto, lasciandolo poi da parte. «Stai aspettando qualcuno, ragazzo?» gli chiese, comprensivo, probabilmente perché il biondo non aveva ancora ordinato la sua ciotola.

«Una ragazza» rispose, sbrigativo, passandosi le mani tra i capelli e arrotolandosi le maniche della camicia fino ai gomiti – si era pure messo la camicia! Sai lo aveva accompagnato lì venti minuti prima delle otto per degli impegni che doveva sbrigare, ma ormai aspettava da più di mezz’ora e di Hinata neanche l’ombra.

«Arrivano sempre in ritardo, non preoccuparti» lo consolò Teuchi, «Arriverà».

E in quel momento la porta del locale si aprì, Hinata si guardò attorno alla ricerca di Naruto. Era di una bellezza che lui non si sapeva spiegare, non credeva di aver mai visto una creatura più carina di lei. Quando lei lo vide, le guance rosse per il freddo si colorarono ulteriormente e il sorriso si fece largo sul suo viso, rendendolo nervoso. Non pensava che si sarebbe sentito così ansioso, gli era già sembrato gigantesco il nervosismo di quel pomeriggio, ma avere Hinata vicino a lui, che profumava di pulito e lavanda, era una tortura psicologica che lui non era sicuro di riuscire a sopportare.

«Sei bellissima» si lasciò sfuggire, mentre Hinata si spostava i capelli su una spalla.

«È stata Sakura-chan a scegliere i vestiti…» rispose, aggiustandosi l’orologio sul polso e raddrizzando la schiena, «Scusa per il ritardo, Naruto-kun, non sono riuscita a parcheggiare qui vicino…» disse, abbassando lo sguardo.

Esagerava, non era una cosa per cui dispiacersi così tanto, «Non preoccuparti» la confortò lui, posandole una mano sulla schiena, scoprendo quanto fosse bello tenere la mano in quella curva sinuosa, riusciva ad immaginare la morbidezza della sua pelle e si sentì nuovamente un idiota, «Non è un problema».

«Di solito non arrivo in ritardo…» iniziò lei, Naruto avrebbe voluto interromperla ancora e dirle che non doveva scusarsi o giustificarsi, sapeva che era una ragazza puntualissima. Ma la voce di Kiba gli rimbombò nella mente come una regola divina: non interromperla, «C’è un traffico tremendo per essere a metà settimana, non credi?».

«Sì, sì» rispose lui, quasi disinteressato, facendo scivolare via la mano dalla sua schiena. Mettere in pratica i consigli di Kiba sembrava estremamente difficile, e fingersi disinteressato ad Hinata ancora di più.

«Allora, ragazzi, che cosa vi porto?» Teuchi interruppe la tensione tutt’altro che sessuale che si era creata, trascinando Naruto lontano dalle dritte che Kiba gli aveva dato.

«Per me un Shoyu Ramen» rispose sorridendo, girandosi poi a guardare la ragazza, «Tu, Hinata?».

«Shio Ramen, grazie» ordinò, cortese, aspettando che l’uomo si allontanasse.

«Sei sempre così gentile, Hinata?» domandò Naruto, appoggiando il gomito sul bancone e girandosi verso di lei, cercando di farla parlare.

«Beh…» iniziò lei, muovendo le spalle come se cercasse di rilassarsi, «Sono fatta così, immagino… e poi non mi dà fastidio essere gentile con le persone» disse, spiando la cucina dall’altra parte del bancone, girandosi poi a guardare i clienti del locale di Ichiraku, «Tu stai risparmiando per il tuo tatuaggio, Naruto-kun?».

Non fare monologhi di sei ore su te stesso. «Oh, no»  rise lui, «Non ho ancora iniziato, ma tra un po’…» e lasciò morire il discorso, anche se gli sarebbe piaciuto riprendere il dialogo che avevano iniziato ad Halloween. Abbassò lo sguardo alle mani di Hinata, osservando una piccola macchiolina viola uscirle dalla manica – come aveva fatto a non accorgersi prima? «Cos’hai sul braccio?» domandò, curioso, sfiorandole il gomito per tirare indietro la manica bianca. Hinata però fu più veloce di lui e lo precedette, arrotolandosi la manica fino a mostrare un leone sui toni dell’azzurro e del viola, tatuato sulla sua pelle pallida con un disegno piuttosto geometrico. Sembrava fosse fatto di vetro e il suo sguardo era austero e fiero. Alzò lo sguardo per incontrare quello di lei, fisso invece sul proprio disegno. «Un leone» sentenziò lui, cercando di riportarla alla realtà.

«Un leone, sì» ripeté lei, sorridendo e abbassandosi nuovamente la manica, «Non ti piace?» domandò poi, come se il suo parere contasse.

«Ormai te lo sei già fatto, no?» chiese retorico, ma senza cattiveria, sfiorandole poi il polso da sopra la maglia, «Comunque è molto bello».

Nuovamente, furono interrotti da Ichiraku che porse ad entrambi le ciotole, Naruto afferrò un paio di bacchette e le porse ad Hinata, prendendo poi le proprie. Le staccarono l’una dall’altra assieme e si augurarono buon appetito come due bambini, iniziando a mangiare.

 

 

Naruto si affrettò a pagare mentre Hinata era in bagno a sistemarsi. Sospirò nel vedere i pochi spiccioli che gli erano rimasti nel portafoglio – meno male che almeno un consiglio di Kiba si era rivelato utile: non regalarle niente. Avrebbe fatto davvero fatica a pagare la sua parte di affitto e tutto il resto…

«Quindi hai fatto breccia nel cuore di una ragazza, eh, Naruto?» si intromise Teuchi, appoggiando un gomito sul bancone.

«No, no» rispose lui, infilandosi il portafoglio nella tasca dei pantaloni, «Piuttosto è lei che ha fatto breccia nel mio cuore» mormorò, guardando come incantato il corridoio da cui Hinata sarebbe sputata da un momento all’altro, «Comunque il ramen era buonissimo anche oggi» disse, alzando il pollice in segno di assenso, accennando poi ad una risata.

«Naruto-kun» Hinata richiamò la sua attenzione, costringendolo a salutare il proprietario del locale e invitarla ad uscire.

L’aria fredda li colpì come una frusta, Hinata si strinse nelle spalle e si abbottonò il cappotto blu, lo stesso che aveva indossato alla rimpatriata. Sembrava avere così freddo che Naruto non ci pensò due volte a passarle il braccio attorno alle spalle, stringendola appena  sé.

«Ti da fastidio?» chiese poi, rendendosi conto solo in un secondo momento che forse aveva esagerato, che magari non avrebbe dovuto essere così avventato.

«No, no, non preoccuparti» rispose lei, rigida, ma senza allontanarsi dal suo tocco. Camminarono in silenzio, a passo spedito, per uscire dalla piccola via e immettersi nel flusso di persone. La sera era illuminata dalla luce gialla dei lampioni alti e dalle insegne luminose dei negozi.

«Dove hai parcheggiato? Ti accompagno» propose lui, fermandosi un attimo e lasciandola libera di muoversi e di allontanarsi da lui, nel caso lo desiderasse.

Hinata rimase sotto al suo braccio, con una mano posata leggermente sulla sua schiena, «Vicino al parco…» mormorò, alzando gli occhi per incontrare quelli di lui.

«Hai fatto un sacco di strada…» constatò, riprendendo a camminare, cercando di non andare troppo veloce per non costringerla a tenere un’andatura pericolosa per i trampoli che indossava. Sentiva il profumo dei capelli di Hinata e la morbidezza di quei fili di seta sul braccio e sulla mano. Il suo respiro saliva sottoforme di nuvole bianche e si disperdeva nella nebbiolina leggera, leggerissima, che li avvolgeva. «Ti sei divertita?» le domandò, cambiando traiettoria per non farla entrare in una pozzanghera.

«Certo che mi sono divertita, Naruto-kun» mormorò, alzando il viso verso di lui, «Anche se eri un po’ strano… andava tutto bene?».

Ho seguito i consigli di quell’idiota di Kiba, si disse. Limitandosi a “idiota” come insulto, quando gliene aveva lanciati di ben più coloriti mentre si accorgeva che quello che lui diceva non andavano bene per due come loro: Naruto era troppo chiacchierone e Hinata non si meritava un comportamento così poco galante, e soprattutto finto da parte sua.

«Avevo…» iniziò, chiedendosi se confessare fosse la cosa migliore, «Avevo chiesto a Kiba come dovevo comportarmi, dato che esce con un sacco di ragazze e ti conosce dal liceo, e ho cercato di fare quello che aveva detto lui» disse, guardando altrove, vergognandosi a morte di quello che aveva appena detto.

Hinata accennò ad una risata, stringendo nella mano dietro la sua schiena, stringendogli la giacca, «Ma a me piace come ti comporti tu, Naruto-kun, non hai bisogno di chiedere consigli a Kiba-kun» lo rassicurò, svoltando a destra.

Naruto intravide, sul fondo della strada, le strisce pedonali e poi il parcheggio davanti al parco – erano già arrivati, e ad ogni passo si sentiva sempre più malinconico a doverla lasciare andare. «Dici?» chiese, riprendendo il discorso, «Allora non gli chiederò mai più nulla» annuì convinto, «Anzi, arrivo a casa e lo riempio di pugni per non avermi detto che dovevo essere come sono» esordì, facendola ridacchiare.

«Non devi picchiarlo per forza» ribatté lei, «Basta non chiedergli più consigli, ti pare?».

Naruto annuì, «Quindi se non devo seguire i consigli di Kiba…» iniziò, ragionando a voce alta, «Significa che possiamo vederci ancora?» sorrise, sperando in un sì.

Hinata arrossì ancora, per un momento sembrò quasi sul punto di inciampare, ma riuscì a tenersi sulle sue gambe, «Certo che possiamo vederci ancora, Naruto-kun… che domande!» e sorrise, senza sapere quanto fosse bella mentre lo faceva, con le gote rosse e gli occhi socchiusi.

Rimasero in silenzio per il resto del tragitto, attraversando la strada e cercando la macchina di Hinata nella foresta di automobili che popolava il parcheggio. Quando la trovarono, la ragazza scivolò a malincuore dalla stretta di Naruto e sentì il freddo impregnarle le ossa nuovamente.

«Grazie della cena, Naruto-kun…» mormorò, cercando le chiavi nella borsetta, «Mi ha fatto davvero piacere uscire con te».

Naruto la fissò, accennando ad un sorriso mentre cercava di scorgere il telecomando della macchina nella pochette, quando la estrasse trionfante, lui approfittò del momento prima che lei si girasse, «Posso baciarti?».

Era stato diretto, preciso. E aveva una gran voglia di farlo. Era tutto il giorno che ci pensava – se sarebbe stato bello come Kiba diceva che fosse, se la sua bocca era morbida come sembrava e dolce come la voce di Hinata.

La vide tremare e spalancare gli occhi, diventando ancora più rossa di prima. Non sapeva cosa rispondergli? Eppure gli sembrava una domanda così facile! Le prese delicatamente la mano che stringeva le chiavi e premette il pulsante per sbloccare la portiera della macchina, accennando ad un sorriso. Poi, prima che lei potesse prenderlo a sberle o scappare via in preda al panico, si chinò a sfiorarle la guancia, baciandola lì, all’angolo delle labbra, inspirando con discrezione il profumo della sua pelle e sfiorandole la gote libera.

«Ci sentiamo, va bene, Hina-chan?» le disse piano, con una dolcezza che non sapeva di avere, lasciandola un’ultima carezza al polso prima di girare i tacchi ed andarsene, sperando che la ragazza non fosse troppo scombussolata da non fare attenzione e fare un incidente.          

 

 

 

 

 

 

N O T E D ‘ A U T R I C I ; siamo in missione per conto del Signore.

 

 

Tah-dah! Eccoci qua.~

Allora, non abbiamo molto da dire, ci limiteremo a poche e semplici cose, riguardo questo capitolo.

Parliamo della NaruHina, della nostra personalissima versione di questa coppia.

Noi non siamo delle fans di The Last, è stato tutto così frettoloso che ci ha lasciate spiazzate. Noi abbiamo una visione della NaruHina più umana, e volevamo che facessero le cose con calma, passo per passo, esattamente come una coppia normale. Anche perché Hinata ha un carattere particolare, Naruto è molto impulsivo, vero, ma non farebbe mai nulla che Hinata non volesse fare, e questa è una cosa a cui personalmente teniamo molto. Quindi non vi stupite se le cose, con loro due, saranno un po’ più lunghe.

Vorremmo che si conoscessero bene, che legassero davvero, e poi che si impegnino in una vera e propria relazione seria.

Devono prima di tutto capirsi, Naruto deve capire Hinata, soprattutto, e poi il cerchio si chiuderà.

Ovviamente questa è la nostra visione delle cose, e ci dispiace se non coincide con la vostra.

Per quanto riguarda il pervertito Naruto, ci teniamo a precisare (dato che in giro si vede un po’ di tutto) che per noi, pervertito, non significa che ci provi immediatamente con Hinata e che sappia esattamente cosa fare con una ragazza. La cultura porno insegna solo un sacco di cose sbagliate, sia sul sesso, sia sulle relazioni, e pensiamo che si noti anche da molte storie scritte da persone che hanno, come cultura di base, qualche video porno visto in giro sul web.

Naruto è un imbranato, non sa cosa fare con una ragazza, sa come sono fatte due tette, ma non come comportarsi ad un appuntamento.

Insomma, questo è quanto, ci dispiace molto se voi li vedete in modo diverso, ma pensatela così: soffrirete, ma poi ne sarete felici.

Detto questo, buon fine settimana, nostri cupcakes.

Al prossimo aggiornamento, che sarà sabato 4!

 

 

papavero radioattivo





   
 
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: papavero radioattivo