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Autore: NeneDream90    28/03/2015    2 recensioni
--- La mia vita cambiò in una di quelle che io chiamo "sere di plastica".
Mi spiego meglio: avete presente quelle serate piatte, quando non si sente neanche un rumore, il vento è fermo e tutto sembra immobilizzato sotto la flebile luce della luna? Quelle sere in cui si potrebbe sentir cadere uno spillo insomma. ---
Selene Millis rientra a casa dopo una serata con le amiche e si rende conto che la sorella con la quale vive è scomparsa. Da quel momento la sua vita cambierà irrimediabilmente. Che cosa è successo alla sorella? Chi è quel ragazzo misterioso dagli occhi del colore delle foglie d'olivo?
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Perdere il cammino -

Quando riaprii gli occhi, misi a fuoco una stanza a me sconosciuta. Confusa mi alzai e detti un'occhiata in giro. Ero in una camera da letto ma non sapevo a chi appartenesse dato che era vuota. Ad una prima occhiata sembrava di un ragazzo. Mancava quel classico tocco femminile che tutte le stanze delle ragazze avevano.  

Passato l'intontimento dovuto alla dormita, iniziai a domandarmi che diamine ci facessi a dormire nella stanza di un ragazzo. Non mi sembrava di essermi ubriacata fino a perdere la ragione.  

All'improvviso qualcuno bussò alla porta e fui assalita dall'ansia. Chi mi sarei dovuta aspettare? 

< Sì? > chiesi un po´ incerta. 

La porta si aprì ed entro un signore piuttosto anziano. Aveva sul naso un paio di grossi occhiali quasi rotondi che gli conferivano un'aria piuttosto simpatica, enfatizzata dal grosso sorriso stampato sul volto. 

< Sono felice di vedere che ti sei ripresa Selene. > si avvicinò con cautela e mi porse la mano. < Mi chiamo Noah. >  

Guardai incerta prima lui, poi la sua mano. Non sembrava una cattiva persona, così la strinsi. 

< Se non ti conosco perché sai il mio nome? Dove mi trovo? 

< Oh ragazza mia, ci sono tante cose che devi sapere. > Il suo sguardo si fece triste per alcuni istanti. Poi sorrise di nuovo. < Se vuoi un attimo di tempo per cambiarti lì ci sono dei vestiti puliti. Ti aspetto nell'altra stanza. > detto questo uscì.  

I famosi abiti puliti erano miei, ma non avevo idea di come se li fosse procurati il vecchio. Non ci pensai troppo e mi cambiai. Mi detti un'occhiata nello specchio e vidi che avevo un'aria stravolta. Beh non ci potevo fare niente. Presi un bel respiro e aprii la porta. L'appartamento non era grande e arrivai dritta in piccolo salotto con un tavolo a cui erano sedute due persone. Noah e un ragazzo castano con i capelli a spazzola. era girato di spalle, per cui non riuscivo a rendermi conto se lo avessi mai incontrato prima d'ora. 

Mi schiarii leggermente la voce per mettere in chiaro la mia presenza in quella stanza. Il ragazzo non si mosse di un millimetro. Noah invece alzò lo sguardo e sorridente mi fece cenno di accomodarmi.  

Titubante mi sedetti al tavolo e dopo una breve occhiata al vecchio, il mio sguardo cadde istintivamente sull'altro. E sentii un tuffo al cuore. 

Due occhi verde intenso mi stavano fissando. Rimasi incantata nello scoprire quanto intensi potessero essere quegli occhi. Non so quanto passò esattamente ma Noah ad un certo punto si schiarì la voce. Imbarazzata riuscii a finalmente focalizzare l'attenzione sull'anziano, anche se il mio sguardo continuava a saettare sull'altro.  

< Suppongo che avrai qualche domanda da porci. Quindi ti prego, non ti trattenere, se sono in grado risponderti sarò lieto di farlo. > 

Ok, si parte. 

< Dove siamo? > 

< Ci troviamo nell'appartamento di Luke. Ti ha portata qui la scorsa notte quando sei svenuta. > 

Luke? Si chiamava così quel ragazzo?  

< Aspetta, svenuta? Non ricordo niente. E tu perché eri con me? Non ho idea di chi tu sia. > chiesi poi rivolta a Luke. 

Ovviamente non si degnò di rispondere, ma si limitò a fissarmi. Sembrava quasi che mi stesse studiando, era inquietante.  

< La memoria ti tornerà a breve. Può capitare certe volte. > 

Qualcosa nel modo in cui lo disse mi fece insospettire.  

< In che senso "può capitare"? Che mi è successo? > 

Sorrise di nuovo. Quell'uomo sorrideva un sacco. 

< Come ti ho detto è una lunga storia. Ma non è questo il momento adatto per raccontartela. Prima ci sono altre cose che devi sapere. Cose che non ti faranno piacere. Preferisco però dirtelo di persona, invece di aspettare che la memoria ti ritorni di colpo. > 

< Noah. > Finalmente il signorino si degnava di parlare. Non che avesse detto molto, certo. Adesso stava guardando accigliato il vecchio.

< E' meglio così Luke, fidati. E' suo diritto sapere. >  

Avevo i brividi. 

< Non so se voglio sentire quello che vuole dirmi. > improvvisamente volevo andarmene da quella stanza. Allontanarmi da quelle parole che mi spaventavano ancor prima di sapere quali fossero. 

< Selene, ti prego. Devi sentire quello che ho da dirti. E' importante. > Non sorrideva più e mi guardava con lo sguardo triste che avevo intravisto prima. C'era un dolore antico in quegli occhi. 

< Si tratta di Katy. E' rimasta coinvolta in fatti più grandi di lei. Non ce l'ha fatta. >  

Katy? Che c'entrava lei in questo momento? 

< Aspetti, che significa che non ce l'ha fatta? Che diavolo c'entra mia sorella? > mi stavo agitando. 

< Mi dispiace Selene. Katy è morta. > 

Il sangue sembrò defluire improvvisamente dal mio corpo. Forse avevo sentito male. 

< Come? > chiesi in un sussurro.  

Mi prendevano in giro vero? 

E poi la memoria tornò.  

Chiara, nitida, rividi la scena come se fosse appena successa. Katy, gli uomini che la circondavano, io che corrivo e gridavo. Katy che cadeva a terra. Non riuscivo a capire come, ma doveva essere successo in quel momento, proprio sotto il mio sguardo. 

E poi quegli occhi verdi. Un verde che difficilmente si dimentica, specialmente dopo che era stato lì a fissarmi per tutti i minuti che avevo trascorso in quella stanza. Erano l'ultima cosa che avevo visto prima di perdere coscienza. 

Mi voltai verso Luke, sconvolta come non mai. 

< Tu. C'eri anche tu. Che mi hai fatto? Dannazione, che sta succedendo! > Ormai avevo perso il controllo. Mi ero alzata in piedi e avevo iniziato a gridare.  

Anche Luke era in piedi e mi guardava preoccupato.  

< Mi dispiace > ripeté Noah.  

Lo guardai. Aveva le lacrime agli occhi. 

Non mi resi conto che anche io avevo iniziato a piangere finché non crollai in ginocchio a singhiozzare. 

Come poteva essere crollato tutto così? Le cose erano degenerate e non me ne ero nemmeno resa conto. 

Dannazione. 

Rimasi a piangere il mio dolore, sperando che smettesse di strapparmi il cuore in mille frantumi. 

   
 
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