Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
Segui la storia  |       
Autore: Artemide12    28/03/2015    3 recensioni
[mini-long ambientata prima dell'inizio della guerra]
***
Si fida di lui, ma stenta a credere a ciò che dice. Forse considera queste promesse come le previsioni sempre troppo in grande che si fanno ai bambini per farli contenti.
«Non ti dimenticherai di me, vero Ghish?»
«No! Certo che no.»
***
Decine. Centinaia. Migliaia.
Sul pianeta ci sono alieni ovunque.
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kisshu Ikisatashi/Ghish, Pai Ikisatashi, Sorpresa, Taruto Ikisatashi/Tart
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'After and Before'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Pai – Lo Spazio


Nell'opinione comune, lo spazio è freddo. Ma come può qualcosa essere più fredda del pianeta da dove vengono? Su Arret la temperatura sfiora la soglia della non-vita e spesso la supera.

Lo spazio, tutto sommato, è caldo.

Si guarda intorno. Sono saliti a bordo dell'astronave due ore prima di Ghish, a sua insaputa. Si chiede perché il Governo abbia affidato a lui la missione se era così convinto che non sarebbe stato in grado di portarla a termine. Gli hanno risposto che non è esattamente così, semplicemente hanno voluto andare sul sicuro e avere un piano B, una squadra di riserva all'occorrenza, senza dover però utilizzare un'altra astronave. Anche perché non sarebbe stato possibile. Quella su cui stanno viaggiando è l'unica funzionante.

Sono chiusi in una parte secondaria della nave, quella riservata agli sgusci di salvataggio, perché è l'unica non collegata ai comandi a cui ha accesso Ghish. Qui non li troverà a meno che non abbia bisogno di abbandonare la nave in caso di emergenza.

Tart è rannicchiato in un angolo, tra i loro borsoni, e dorme tranquillamente. Il Governo deve essere parecchio sprovveduto se ha deciso di mandare in missione un bambino.

Pai si stende a propria volta. Sono decollati già da diverse ore ormai. Chissà quanto sono lontani da Arret. Chissà quanto sono vicini alla Terra. Quest'immenso limbo buio si allunga all'infinito, sempre uguale e sempre diverso.

Può vederlo attraverso gli strati di vetro infrangibile proprio sopra di lui. Rivestono tutto il soffitto aprendolo allo spettacolo di galassie. Ognuna è l'immagine di un'esplosione immobile, bloccata nel pieno della sua forza, e allo stesso tempo in lento e costante avanzamento.

Ci sono così tante stelle. Così tanti sistemi. Così tanti pianeti.

Perché i loro antenati in fuga hanno scelto proprio Arret?

Perché loro vogliono tornare proprio sulla Terra?

Perché alcuni sono così attaccati ad un pianeta che non hanno mai conosciuto, il cui vero ricordo si è tramandato di generazione in generazione distorcendosi fino a perdersi?

Victoria non lo è affatto.

Ma lei, inutile negarlo, è strana. Lo è sempre stata, fin dal primo giorno che l'hanno conosciuta.

Ricorda bene quel momento. Lei aveva l'aria di essere stata in altri orfanotrofi – su Arret ce ne sono tanti – ed era come in cerca di qualcosa. Non, però, come tutti gli altri che si presentano. Lei sapeva già cosa voleva. Non cercava un bambino che conciliasse i suoi gusti o che la notasse; doveva trovare qualcuno che aveva già scelto.

Ed è andata dritta verso di loro, come un magnete attratto da una calamita. E non c'è stato verso di farla andare via. La freddezza con cui ha imparato ad allontanare tutti gli altri non aveva avuto alcun effetto. Victoria si era imposta. E in qualche modo lo aveva fatto con naturalezza.

E come può una donna che ha evidentemente lottato tanto per avere ciò che voleva, acconsentire senza esitazioni che tutti e tre i ragazzi appena adottati partissero per una tale missione?

Ma perché si sorprende tanto? Non dovrebbe essere ormai evidente che quella donna è pazza?

Quante volte l'ha spiata durante la notte? Quante volte l'ha vista farsi distante?  Quante volte l'ha sentita parlare con qualcuno che solo lei vede?

Si prende la testa tra le mani. Ci sono troppe cose che non riesce a capire.

Torna a guardare lo spazio. È identico a pochi secondi fa, e allo stesso tempo è completamente diverso. È snervante essere un semplice spettatore, senza sapere bene di cosa.

Essere consapevole di non comprendere ciò che succede intorno a sé.

Per qualche motivo, ripensa al modo in cui Victoria li ha abbracciati stamattina all'alba, prima che se ne andassero – e come probabilmente ha fatto anche con Ghish qualche ora dopo. Come se lei stessa avesse affidato loro quella missione.

Come se stesse trasmettendo loro una specie di malattia.

Pai si porta una mano alla fronte.

Deve essere parecchio fuso per pensare queste cose.

Un capogiro. Come se i pensieri si fossero concretizzati da soli, si sente male.

È solo un secondo, un attimo, un istante.

Si sente risucchiare e avverte la propria posizione cambiare. Ora è in piedi.

Sbatte le palpebre. Si trova come immerso in una densa nebbia verdeacqua.

«Ma cosa...?» esclama.

«Finalmente rispondi al mio richiamo ragazzo.» una voce riecheggia apparentemente da ogni direzione «O forse mi sono rafforzato abbastanza da vincere la tua volontà.»

Pai si guarda inutilmente intorno.

«Chi sei?» chiede ad alta voce, infondendo sicurezza nelle proprie parole.

Un suono strano. Come una distorsione. «Chi sono io?» replica la voce, ha un che di divertito, quasi di incredulo, ma non di sorpreso.

Pai si guarda ancora intorno. Non c'è niente, è come circondato da impalpabile e uniforme nebbia verdeacqua. Poi, steso a pochi metri da sé, vede Tart. Dorme ancora, ma ora è agitato.

«Io» riprende la voce «sono la creatura più potente che quest'universo abbia mai incontrato.»

Il fatto che abbia detto “creatura” e non “uomo” è inquietante. Pai si costringe a non mostrarsi spaventato. Perché questa creatura si è messa in contatto con lui?

«Il mio nome è Profondo Blu e voi Ikisatashi starete ai miei ordini.»

«I tuoi ordini? Chi ti dà quest'autorità?» ribatte senza esitazione «Le uniche direttive che abbiamo sono quelle del Governo.»

«Il Governo! Io sono il Governo, lo sarò presto, appena la vostra delicata missione sarà compiuta.»

Pai incrocia le braccia al petto. Ha finalmente individuato il punta da cui viene la voce. È davanti a lui, all'altezza del suo viso, ma diversi metri più distante. Lì la nebbia è molto più concentrata e densa, quasi liquida, e più chiara, come se celasse una fonte luminosa.

Una forza vitale.

La più grande e potente che abbia mai visto, ma nient'altro che una forza vitale senza un corpo a cui unirsi, in cui poter sopravvivere al di fuori di questo limbo.

«Ho l'impressione che tu sia ancora parecchio debole per avere simili pretese.»

Un sibilo basso, ma assordante.

«Sono abbastanza potente.» afferma la voce.

Pai sente la propria volontà sbriciolarsi, ne può quasi sentire il suono, il rumore di tanti frammenti che cadono a terra. In un certo senso li imita, perché una forza esterna gli piega le ginocchia costringendolo ad inginocchiarsi.

«Victoria mi aveva detto che tu eri il più ragionevole, mentre Ghish il più arrogante.» ghigna la voce.

Victoria?

«Devo forse ricredermi?»

Lei lo ha mandato? È lui la voce con cui parlava?

È lui il fardello che ha consegnato loro prima della partenza? Come può essere così?

«Questa missione è destinata a fallire se agirete senza un capo.»

La mente di Pai vola altrove.

Victoria.

Lei consce questo Profondo Blu? Possono quindi fidarsi di lui come lei?

Perché sì, Pai si fida ciecamente della propria madre adottiva. Perché lei lo ha scelto a colpo sicuro, non può deluderla.

È per questo che è stato scelto tra tanti altri? Per una missione che potrebbe cambiare drasticamente le sorti di un'intera specie, di ben due pianeti?

Victoria ha sempre saputo molto più di chiunque altro, di questo è sicuro.

Se è così, è inutile opporre resistenza. È il suo compito.

«Seguirete i miei ordini.»

«Sì.»

«Bene.» sibila Profondo Blu.

La nebbia si dissolve. Pai si sente di nuovo risucchiato, questa volta riesce a riconoscere e analizzare la sensazione. È come volersi teletrasportare all'interno di se stessi.

Si ritrova di nuovo steso a terra, il viso rivolto verso l'immenso cielo stellato.

Si solleva a sedere.

Cerca Tart con lo sguardo. È ancora rannicchiato tra i borsoni, ma ora la sua espressione è tutt'altro che serena. Per fortuna dorme ancora.

Pai si alza.

Si avvicina ai comandi secondari che si trovano nella stanza. Apre le porte che la separano dal resto dell'astronave e le oltrepassa senza esitazione. Percorre i corridoi bui con sicurezza. In parte li ha progettati lui stessi e li ha studiati da cima a fondo. Non gli serve vedere per conoscere la strada.

Aggira le poche telecamere che ci sono, si tiene nell'ombra finché non arriva a pochi passi dalla sala comandi.

È separata dal corridoio da una robustissima posta vetrata.

Si sposta di lato e si appiattisce contro la parete. Avanza di qualche passo, poi si ferma.

Non può rischiare di andare oltre.

Ghish è di spalle, seduto nella postazione di pilota. Decine di schermi olografici di varie dimensioni sono alzati davanti a lui e gettano sul suo volto flash di luce verdognola.

Le sue dita si muovono rapide sulla superficie liscia su cui compaiono i tasti per il pilotaggio. Pai le studia per un po'. Sono veloci, ma non esperte.

Perché diavolo loro devono rimanere in riserva?

Come può Ghish anche solo sperare di portare a termine la missione da solo? Davvero si illude che non incontreranno nessun tipo di resistenza?

Victoria doveva, invece, esserne sicura se ha mandato loro Profondo Blu.

O forse non è così? Sono forse solo quelli che sono stati mandati a sostegno di quell'essere e non il contrario?

Pai decide che non importa. Devono portare a termine la missione, il resto conta poco.

Striscia ancora avanti di qualche passo.

Continua a fissare le dita di Ghish visto che non può vedergli il volto. Le vede rallentare fino a fermarsi e chiudersi a pugno.

Qualche istante di immobilità mentre sfrecciano nello spazio nero e vuoto tra le galassie.

Ghish apre un nuovo schermo olografico, dopo i primi comandi di avvio, però, la finestra rimanere verde e vuota. I tentativi di farla funzionare vanno a vuoto.

Pai aguzza la vista. Riconosce il programma di comunicazione.

Ghish ha appena provato a chiamare il centro operativo del pianeta.

Inutile, sono chiaramente troppo lontani per delle tecnologie in realtà così deboli. Pai si chiede perché mai ci abbia provato. È stato stupido. E probabilmente ha anche sprecato parte di energia.

Ghish non chiude lo schermo, continua invano a farlo funzionare.

Alla fine lo chiude con un pugno che fa vibrare l'intera tastiera. «Dannazione Victoria!» urla, inconsapevole di essere sentito. Anzi, sicuro ora più che mai di essere solo.

A Pai basta questo.

Si ritira nell'ombra indietreggiando di qualche passo. Ghish ha provato a chiamare Victoria. Per avere spiegazioni. Profondo Blu deve essersi mostrato anche a lui. Li ha contattati separatamente, quindi deve sapere che loro sono un piano di riserva.

Deve avere davvero qualcosa a che fare con il Governo.

O almeno deve averla Victoria.

Proprio mentre Pai sta per voltarsi e andare via, Ghish si volta. Come se avesse sentito un rumore, anche se l'unico suono è stato il suo respiro.

Pai trattiene il fiato e rimane perfettamente immobile.

Nascosto dal buio dell'assenza di energia, Pai restituisce al fratello adottivo uno sguardo diretto e perforante. Lui lo fissa a propria volta, senza però saperlo.

Il tempo si dilata fino all'inverosimile. Fin quasi a fermarsi del tutto.

Per quanto il suo cuore acceleri e i battiti si facciano più pesanti, però, Pai non teme di essere scoperto. Sia perché lo ritiene poco probabile, sia perché, infondo, non gli dispiacerebbe.

L'idea di fare da riserva lo disturba, rivelarsi vorrebbe dire agire tutti insieme fin dall'inizio.

Valuta la possibilità di avanzare e rivelarsi seduta stante.

Il Governo potrebbe persino non saperlo.

No.

Bisogna attenersi ai piani.

Per il bene della missione.

Se il loro aiuto non sarà necessario, tanto meglio.

Non si muove.

Aspetta pazientemente finché la curiosità si spegne nello sguardo di Ghish e lui si volta.

Pai aspetta.

Ghish riapre la schermata di comunicazione, tenta invano di farla funzionare. Poi la chiude di nuovo. Definitivamente, spera Pai, perché non possono permettersi di consumare troppa energia inutilmente.

Quando ha aspettato un tempo che gli sembra sufficiente, si volta e torna sui propri passi.

Spera che Tart non si sia svegliato, perché quasi sicuramente sarebbe andato in giro per l'astronave. Lui non sarebbe abbastanza pronto da non farsi scoprire da Ghish.

Pai si chiede come reagirà il fratello adottivo quando scoprirà di loro. Perché lo scoprirà. Che succeda adesso, o tra qualche giorno se avrà bisogno del loro aiuto, o tra qualche mese quando sarà il Governo a dichiararlo, fa poca differenza. Anzi, probabilmente più tempo passa e peggio sarà.

Sente di escludere l'ipotesi che non lo venga mai a sapere. Il Governo glielo sventolerà sotto il naso. E lui andrà in bestia. Come se facesse differenza. Ghish ce l'ha sempre con tutti.

Come se ognuno in particolare gli avesse fatto chissà quale torto.

Il perché, saranno fatti suoi.

Pai torna nella stanza da cui è venuto e si chiude di nuovo dentro.

Tart è sveglio, ma non se n'è andato in giro. Non gli chiede dove è stato.

«Ho fatto un sogno.» dice solo, come per metterlo alla prova, e sperando che fallisca «C'eri anche tu.»

Pai assottiglia le labbra «Lo so.» risponde «Non era un sogno.»

Tart non ne sembra affatto felice.

Nessuno dei due aggiunge altro.

Pai si siede a terra e si stende di nuovo, esattamente com'era prima, come se non si fosse mai mosso, come se avesse passato tutto il tempo a guardare le stelle.

E a pensare alle stranezze della madre adottiva.

Che la missione fallisca o riesca, Victoria dovrà a tutti e tre delle spiegazioni.

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Tokyo Mew Mew / Vai alla pagina dell'autore: Artemide12