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Autore: Panda_Azzurra94    28/03/2015    1 recensioni
Era ormai da un mese che Violet aveva cacciato Tate ed esso ora era caduto nella depressione in cui si trovava prima di conoscerla, solo in forma più acuta.
Lei invece si sentirà terribilmente in colpa per averlo lasciato solo nel momento del bisogno, ma non vuole offendere la madre ed il padre, che odiano il ragazzo, perciò sarà molto insicura su ciò che dovrà fare.
I due ragazzi nonostante gli errori commessi torneranno insieme, oppure il loro amore segreto che provano uno verso l'altro li ferirà così tanto da farli allontanare solo di più?
(storia presente anche su Wattpad)
Genere: Horror, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tate, Langdon, Violet, Harmon, Violet, Harmon
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Violet era corsa via dallo scantinato con la madre che la seguiva a ruota cercando di bloccarla senza alcun risultato positivo.
Una volta essere giunta nel salotto,si sedette sul divano e scoppiò in lacrime ancora più di prima; Vivien la raggiunse e le accarezzò la testa

"Amore io lo so che forse ho sbagliato a dirti che avevo sentito tutto, ma mi ha fatto male sentirti parlare così della persona che mi ha violentata, il suo bambino mi ha anche tolto la vita durante il parto...io vorrei davvero lasciarti frequentare la persona che ami, ma mi ha davvero distrutto."

La ragazza abbracciò a madre affettuosamente riempiendole la maglia di lacrime

"Lo so mamma, scusami davvero, so ciò che ti ha fatto ma certe volte ritrono a prima di tutto questo, a quando io ero viva e stavo con lui, era diverso da ora o almeno si mostrava in un altro modo ai miei occhi. Non avrei mai dovuto proferirgli parola, scusami."

La donna strinse la figlia forte lasciandole u candido bacio sulla fronte poi provò a calmarla

"Amore tranquilla, ora è tutto ok non piangere...poi a dire la verità non credo che Tate sapesse che fossi lì dietro le tue spalle, lui non ha mai alzato lo sgardo da te e io sono uscita dall'oscurità solo quando ho iniziato a parlare...."

Violet sgranò gli occhi e imprecò a bassa voce con un espressione di terrore in viso, ora il ragazzo probabilmente aveva davvero preso in mano quella lametta procurandosi nuove cicatrici da aggiungere alla sua collezione di dolore.

"Mamma dobbiamo fermare Tate! Si farà del male, so che non potrà morire una seconda volta, ma ora probabilmente si starà infliggendo dolore fisico spontaneamente, ti prego vieni con me nel seminterrato ad aiutarlo!"

Senza farselo ripetere una seconda volta Vivien si alzò dal divano e seguì la ragazzina fino alla porta che dava alla stanza oscura, ora riempita dai singhiozzi di Tate che giaceva nello stesso punto in cui lo avevano lasciato cinque minuti prima.
Accesero la luce e corsero subito verso il ragazzo che non si fermava più, continuava a premere sulla pelle profondamente, sulle braccia e sulla pancia; tutti i tagli sul polso erano fatti verticalmente proprio sopra la vena e Violet in quel momento non potè che ricordarsi le sue parole il primo giorno in cui lo aveva visto.

*Violet era nel bagno di casa di fronte al lavandino, si era dimenticata di chiudere la porta a chiave, così quando prese in mano la sua amata la metta ed iniziò a fare il primo taglio facendo scorrere una goccia di sangue lungo la mano, Tate si ritrovò inspiegabilmente sull'uscio di essa che le diceva con voce seria "Se vuoi ucciderti davvero la prossima volta taglia in verticale e soprattutto chiudi la porta a chiave"*

Subito la ragazza si piegò su di lui e gli tolse l'arma dalle sue mani lanciandola in punto buoi e lontano della stanza. Vivien come vide quella scena, raggiunse il ragazzo e lo tirò su da terra aiutata dalla figlia e assieme lo portarono al piano superiore; una volta entrati nel bagno, gli tolsero la maglietta e gli disinfettarono tutte le ferite per poi fasciargliele.
Ora Tate stava seduto su di uno sgabello di fronte al suo riflesso nello specchio con tutti gli occhi rossi, i capelli arruffati, due grandi occhiaie ed il cuore spezzato. Violet di fronte a lui gli ripeteva scusa di continuo cercando di abbracciarlo senza fargli del male, ma il ragazzo nonostante lei fosse lì in ginocchio a implorarlo di perdonarla, rimaneva ormai imapssibile a tutto.
Vivien era uscita prendere dei vestiti puliti per Tate, così la ragazza ne approfittò per baciarlo e solo qui lui sembrò risvegliarsi un po', ricambiando quel gesto accarezzandole i capelli.
Dopo che si fu cambiato,se ne andò via da quella stanza senza dire una parola con gli occhi che sembravano fatti di ghiaccio che non lasciavano trasparire nulla ma che solo Violet poteva sciogliere nonostante gli avesse procurato tanto dolore.

"Tesoro, forse ho sbagliato a impedirvi di frequentarvi anche se mi ha fatto davvero del male, l'ho visto come ti guardava, aveva gli stessi occhi di tuo padre al giorno del nostro matrimonio. Lui è davvero innamorato di te, non ti diceva stronzate quando ti diceva di essere pentito e di rivolerti con lui."

Queste erano le parole di Vivien sussurrate a Violet quella sera quando il padre si era alzato un secondo dal tavolo per prendere un bicciere d'acqua. Ben non doveva sapere nulla sull'accaduto di quel pomeriggio o si sarebbe davvero infuriato.
La ragazza non fece in tempo a dire qualcosa perchè il papà era già tornato a sedersi appena aveva visto la moglie sussurrare qualcosa di misterioso alle sue orecchie.

"Io...non ho più tanta fame, posso andare nella mia camera?"

La madre le sorrise e le annuì acconsentendo, lasciandola quindi andare prima di poter esere invasa dalle domande di suo padre su cosa Vivien le avesse confessato.
Giunse nella stanza stanca morta e si lasciò cadere sul letto a peso morto, prese il suo Ipod e mise una delle sue canzoni preferite, The A team, di Ed Sheeran e si lasciò cullare dalle sue dolci note mentre la luce della luna entrava dalla finestra ed illuminava debolmente la stanza.
Dopo diversi minuti in cui si era persa ad ascoltare le sue canzoni senza interessarsi nemmeno un secondo al mondo attorno a lei al di fuori di quelle cuffiette, un rumore attirò la sua attenzione; fermò la musica senza farsi notare da chiunque fosse entrato nella stanza, poi sentì un corpo dietro di lei sdraiarsi al suo fianco.
Delle mani le circondarono la vita e un sospiro debole le giunse all'orecchio. Lei si tolse le cuffiette dalle orecchie e appoggiò l'Ipod con cura sul comodino, poi strinse le mani di Tate e si fece cullare dalle sue carezze fino a quando non si addormentò.
Il giorno seguente loro due erano ancora lì abbracciati quando la luce del sole svegliò entrambi.
   
 
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